mercoledì 30 gennaio 2008

Cassazione, è reato tirare le orecchie, condannato l'ex assessore Angelè

di CRISTIANA MANGANI
La più famosa rimane quella ad Amintore Fanfani: una solenne tirata d’orecchie che, molti anni fa, un consigliere democristiano gli fece, assalendolo alle spalle. Più di recente la storia si è ripetuta, ma questa volta l’esperto “tiratore” ha dovuto fare i conti con la reazione della vittima e con la giustizia che ha impartito una bella condanna al politico autore del gesto. La vicenda riguarda l’ex assessore al traffico, Edmondo Angelè, e a decidere contro di lui è stata la Corte di cassazione che ha messo il sigillo alla precedente sentenza e ha confermato la multa di 400 euro che gli era stata inflitta, per aver tirato le orecchie al ginecologo Severino Antinori, procurandogli lesioni guarite in 12 giorni.Il fatto - ricostruisce la sentenza numero 4401 della V sezione penale - risale al 16 maggio del 2001 quando, nella sede del comitato organizzato per Antonio Tajani, l'allora assessore al traffico della Capitale, avvicinatosi al noto ginecologo, invece di stringergli la mano, ha pensato bene di attaccarsi alle sue orecchie. Il gesto, però, non è sembrato aggressivo, almeno ai testimoni che erano presenti. «Sembrava un gesto amichevole, non certamente violento», hanno dichiarato. Antinori, però, deve averla pensata diversamente e la vicenda è finita davanti ai giudici. L’ex assessore è stato condannato a 400 euro di multa (Tribunale di Roma, maggio 2004), oltre al pagamento di un risarcimento di 1.500 euro per il danno arrecato al ginecologo. Ieri la Suprema corte ha ricordato che «l'intento scherzoso non è incompatibile con il dolo eventuale, e l'azione commessa» per gioco «deve reputarsi sorretta dal dolo allorchè l'agente abbia previsto come probabile un determinato evento, accettandone il rischio della verificazione». Da qui l'inammissibilità del ricorso presentato da Angelè e la decisione di ribadire la condanna.Il pronunciamento è solo l’ultimo di una serie di sentenze della Cassazione sulla vita politica. L’agguato alle spalle di Amintore Fanfani risale al maggio del 1979, quando un consigliere democristiano di Acri (Cosenza), Michele Gallo, ha approfittato della messa nella Chiesa del Gesù, per il primo anniversario della uccisione di Aldo Moro, per sorprendere l’onorevole alle spalle e prenderlo per le orecchie. Il gesto è stato spiegato come una reazione al fatto che Fanfani «era rimasto sempre sordo alle richieste» di Gallo. L'incursione, però, venne immortalata da una foto che fece il giro del mondo, tanto da far pensare a una azione organizzata. Il consigliere democristiano, dopo una settimana in carcere fu prosciolto, ma vide stroncata la sua esperienza politica nella Dc.Dopo di questo, molti altri episodi simili sono stati registrati dalla cronaca, ed è capitato che gli ermellini abbiano dovuto decidere se condannare o meno chi dice «buffone» a un politico che non mantiene le promesse fatte ai propri elettori, stabilendo che “l’accusatore” andava assolto. Non può lamentarsi neanche chi cambia “casacca” e passa nelle file della coalizione avversaria. Se gli ex compagni di partito, nella cui lista sono stati eletti, lo definiscono pubblicamente «giuda» e «traditore», per la Cassazione, non c’è dolo né colpa.
Il Messaggero 30 gennaio 2008

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