lunedì 31 agosto 2009

Mogavero: «La nota anonima su Boffo? Sembra un avvertimento mafioso»

CESA, UDC: L'ATTACCO AL DIRETTORE DI AVVENIRE È DEGRADO DELLA POLITICA

Il vescovo di Mazara, presidente del consiglio Cei per gli Affari giuridici: l'ho ricevuta e sono rimasto indignato


DOSSIER ANONIMO CHE ACCUSA BOFFO:GUARDA


Il direttore di «Avvenire» Dino Boffo È sempre giallo sull'origine del «mini dossier» che accusa il direttore di Avvenire Dino Boffo e che è stato reso pubblico da Vittorio Feltri su Il Giornale. L'informativa, una nota anonima, è stata praticamente inviata a tut ti i vescovi d’Italia per posta. A confermarlo all'Ansa è ora il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, presidente del consiglio Cei per gli Affari giuridici, noto per le posizioni espresse sulla questione immigrazione. «Si ho ricevuto l'informativa su Boffo anch'io e ne sono rimasto indignato» ha detto il vescovo, apostrofando l'informativa come «una forma di avvertimento che da siciliano definirei di tipo mafioso». Per Mogavero la vicenda che ha preso il via dalla pubblicazione sul quotidiano diretto da Feltri di un articolo su Boffo «pesa» nelle relazioni tra Chiesa e governo perché «indubbiamente in situazioni come questa c'è uno spirito di corpo che si ricompatta anche se precedentemente vi poteva essere una situazione sfilacciata». «Se si voleva dividere il mondo cattolico certamente così si ottiene il contrario. Se il premier Silvio Berlusconi - continua il vescovo di Mazara - cerca un riavvicinamento con la Chiesa deve semplicemente cambiare stile di vita, deve semplicemente fare il politico e non il manager o l'uomo di spettacolo». Poi, prosegue Mogavero, «il giudizio sulla sua politica lo daranno il Parlamento e la storia ma se cerca la vicinanza con il mondo ecclesiastico deve assumere un rigoroso stile di vita». «Non ci interessa la sua vita privata - conclude - ci interessa che non ne faccia motivo di spettacolo».

«I SERVIZI NON C'ENTRANO» - Entrando nel merito della vicenda Boffo, il presidente del Copasir Francesco Rutelli ha escluso un coinvolgimento dei Servizi, assicurando la «massima attenzione contro eventuali deviazioni». «A proposito degli articoli di stampa che ipotizzano la formazione di documentazione illecita nell'ambito delle polemiche in corso, il presidente del Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica Francesco Rutelli - si legge in un comunicato- ha reso noto che il comitato non ha ricevuto finora alcuna segnalazione su coinvolgimenti diretti o indiretti di persone legate ai servizi di informazione. Il Copasir dedicherà il massimo di attenzione ad ogni notizia a questo proposito e vigilerà perché non si registrino deviazioni, in qualunque direzione, dai compiti istituzionali in un momento molto delicato per la vita democratica».

IL FASCICOLO A TERNI - Informativa a parte, negli archivi del tribunale di Terni è conservato il fascicolo processuale che riguarda il direttore di Avvenire e che lo costrinse a pagare un'ammenda di 516 euro. Sulla vicenda lunedì mattina il procuratore della Repubblica Fausto Cardella non ha voluto fare commenti. Il magistrato, che all'epoca dei fatti non guidava ancora l'ufficio, è rimasto nella sua stanza impegnato nella normale attività. Con i giornalisti non è voluto entrare nel merito della vicenda. Si è limitato a confermare che nessuna iniziativa è stata presa dalla Procura in seguito alla pubblicazione della notizie riguardanti Boffo da parte de Il Giornale. Da parte sua il gip di Terni Pierluigi Panariello ha spiegato che nel fascicolo riguardante il procedimento per molestie a carico di Dino Boffo «non c'è assolutamente alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni sessuali». Il giudice si sta occupando della vicenda essendo stato chiamato a decidere in merito alle richieste di accesso agli atti presentate oggi da diversi giornalisti. Non si trovano invece più a Terni il pubblico ministero che coordinò l'inchiesta e il gip che firmò il decreto penale di condanna nei confronti di Boffo per molestie.

CESA E ROTONDI - A sostegno di Boffo scende ancora in campo il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa: «L'attacco ad un giornale libero come Avvenire che per tutti noi cattolici è un punto di riferimento è vergognoso ed è un segno del degrado della politica dei nostri tempi» spiega il leader centrista a margine del sit-in di protesta davanti l'Ambasciata libica di via Nomentana a Roma contro la visita del premier Silvio Berlusconi a Tripoli. Cesa si augura che venga fatta luce «sul dossier che è girato tra le redazioni e lo si faccia in Parlamento nella commissione competente che è il Copasir». Per il ministro per l'Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi «questo è uno dei casi in cui serve solo la preghiera per tutti i protagonisti di questo doloroso capitolo della vita nazionale». «Il livello di imbarbarimento nel rapporto tra politica e informazione è tale che necessita di un momento di riflessione e di responsabilità» sostiene Piero Fassino. all'esponente del Pd replica il presidente dei deputati del Pdl Farbizio Cicchitto. «Quello che afferma Fassino sull'imbarbarimento dello scontro politico-giornalistico è condivisibile se riguarda ciò che è successo in Italia da alcuni mesi a questa parte e se si rivolge a trecentosessanta gradi a tutti i mezzi di comunicazione di massa, giornali e trasmissioni televisive, che si sono esibiti su questo terreno».


corriere della sera 31 agosto 2009

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