sabato 19 settembre 2009

Gianpaolo Tarantini dal carcere:"Non volevo fuggire in Tunisia"

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Patrizia D'Addario

Probabile lunedì l'udienza per la convalida del fermo

Secondo il pm c'è il pericolo di inquinamento delle prove

BARI - "Non volevo fuggire, non era mia intenzione scappare in Tunisia né trasferire lì i miei affari". Sono le parole di Gianpaolo Tarantini dal carcere di Bari, riferite dal suo difensore Nicola Quaranta. L'imprenditore barese è stato fermato ieri dalla Guardia di Finanza per episodi di spaccio di cocaina in concorso con altre tre persone, e il Gip dovrebbe fissare per lunedì l'udienza di convalida del provvedimento cautelare. Il difensore, riportando le dichiarazioni del suo assistito, ha aggiunto: "E' molto provato, non si aspettava assolutamente il fermo". Fermo che è stato deciso dal pubblico ministero Giuseppe Scelsi: alla base del decreto, l'ipotesi che l'imprenditore stesse per trasferire i suoi interessi all'estero, in Tunisia, e il pericolo di inquinamento delle prove. Tarantini è indagato dalla procura di Bari anche per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di medici e dirigenti sanitari pugliesi e per il favoreggiamento della prostituzione per le donne ingaggiate per le feste nelle residenze private del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

(La Repubblica 19 settembre 2009)



Escort, fermato Tarantini Voleva fuggire verso la Tunisia

Stava «inquinando pesantemente» le prove testimoniali e progettava di trasferirsi in Tunisia, contando su una forte disponibilità economica: per questo, la Procura di Bari ha fermato ieri l’imprenditore Gianpaolo Tarantini, di 34 anni, noto per aver ingaggiato “ragazze immagine” ed escort inviate a feste organizzate nelle residenze private di alcuni politici di entrambi gli schieramenti, compreso il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Si parla di 30 ragazze per 18 incontri. Undici quelle che avrebbero avuto rapporti sessuali con il Cavaliere.

Tarantini è stato bloccato da militari della Finanza alle 11.30 nell’aeroporto di Bari Palese, dove era appena sbarcato con un volo proveniente da Roma. È accusato di detenzione ai fini di spaccio di cocaina in concorso con altre tre persone, due delle quali erano già finite agli arresti anche sulla base di sue dichiarazioni accusatorie.

Dal luglio scorso, Tarantini aveva incominciato ad avere un atteggiamento collaborativo con la Procura. Un comportamento che era stato riconosciuto anche dal tribunale del Riesame di Bari che, valutando la posizione dei due coindagati di Tarantini arrestati nell’agosto scorso, aveva sottolineato che l’imprenditore, ritenuto attendibile, aveva rilasciato dichiarazioni «per godere di benefici premiali (cioè per sfuggire all’arresto, ndr) e non per sincero pentimento».

Una collaborazione che il procuratore di Bari, Antonio Laudati, e il pubblico ministero inquirente, Giuseppe Scelsi, mettono oggi in discussione contestando a «Gianpi», come lo chiamano gli amici, un «forte inquinamento delle prove».

«Il processo - ha spiegato Laudati - è delicato e la procura ha deciso di dare un’accelerazione alle indagini. È stato ritenuto che, nel caso di specie e dal punto di vista investigativo, per le cose che sono successe nelle ultime ore, negli ultimi giorni, c’era un forte inquinamento della prova, quindi ci sono delle esigenze cautelari, e sussiste il pericolo di fuga per le segnalazioni che ci sono pervenute dagli organi di polizia circa movimenti, spostamenti e progetti» di Tarantini.

Dalle indagini sarebbe emerso che l’imprenditore preparava un viaggio in Tunisia dove aveva intenzione di stabilirsi e di organizzare il suo centro logistico in vista del suo allontanamento dall’Italia. L’inquinamento delle prove fa invece riferimento - secondo l’accusa - alla possibilità che Tarantini induca alcuni testimoni già ascoltati a modificare le proprie dichiarazioni per ottenere vantaggi processuali personali.

Non si sa se tra le testimonianze “da addomesticare” ci sono quelle delle otto giovani donne ascoltate a Roma dalla guardia di Finanza. Tra queste, Vanessa Di Meglio e Francesca Lana. Quasi tutte le ragazze non avrebbero confermato la ricostruzione dei fatti di Tarantini. Un tassello questo che segna un altro punto a favore dei magistrati baresi che non credono al rampante trentaquattrenne al quale hanno rifiutato la richiesta di patteggiamento della pena proprio per verificare la bontà delle sue dichiarazioni.

Chi conosce Tarantini racconta che i suoi incubi sono due: diventare povero e finire in carcere. Il secondo si è materializzato ieri, quando ha varcato il portone del penitenziario barese: «È sgomento ma il suo stato d’animo è molto forte», assicura uno dei suoi avvocati, Nicola Quaranta, che con Nico D’Ascola assisterà l’indagato nell’interrogatorio di convalida fissato dal Gip di Bari per lunedì prossimo.

È facile pensare che nel faccia a faccia con il giudice Tarantini si difenderà. Dirà che non ha alcun progetto di fuga perché vive a Roma dall’aprile del 2008 con la famiglia e che le sue bambine frequentano le scuole della capitale. Spiegherà che è sempre stato a disposizione dei magistrati baresi, con i quali sta collaborando lealmente, e che in Tunisia è stato solo per una settimana con moglie e figlie nel maggio scorso. «Questa - confesserà al giudice - è la verità, il resto mi lascia sgomento».
il secolo XIX
18 settembre 2009

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