domenica 20 settembre 2009

Tarantini, il commerciante:"Così gli ho dato tutta quella coca nel 2003"

Il commerciante confessa: "Così ho dato a Tarantini tutta quella coca dal 2003"

Un negoziante confessa: mi telefonava e chiedeva
di Gabriella De Matteis e Giuliano Foschini

Nico è lui. «Quel Nico indicato da Gianpaolo Tarantini nel suo interrogatorio sono io. L´ho rifornito più volte durante l´estate. Veniva in negozio praticamente ogni settimana e mi chiedeva di procurargli un tot quantitativo di droga: non sono certo i 70 grammi di cui ha parlato lui, visto che mi chiedeva prima 20, poi 50, fino a 100 grammi alla volta». Nico è il teste chiave nell´indagine su Gianpaolo Tarantini, l´uomo grazie alla cui confessione la Procura ha deciso di fermare l´imprenditore barese. Si è presentato giovedì spontaneamente alla Guardia di finanza per fare la sua deposizione e raccontare, giura, tutta la sua verità: «Non sono un pusher, ho soltanto procurato della droga a Gianpaolo». L´aspetto investigativo principale ha riguardato proprio il quantitativo di droga che "Nico" ha raccontato aver venduto a Tarantini: molto di più dei 70 grammi indicati agli investigatori dall´imprenditore. Sommando infatti tutti vari rifornimenti, si arriverebbe a un quantitativo di 700 grammi di cocaina.

Il super testimone (che nel corso del suo interrogatorio, ha visto trasformare in indagato la sua posizione) lavora da anni come commesso in uno dei negozi più conosciuti della Bari bene, e da un po´ di tempo ne ha aperto uno di proprietà a pochi passi. La sua frequentazione con Gianpaolo Tarantini risale almeno a sei anni fa quando Nico cominciò a lavorare come fornitore di coca per Gianpi. La frequentazione è documentata nell´informativa dei Carabinieri agli atti dell´inchiesta del 2003 del pm Roberto Rossi, informativa alla quale segue un avviso di conclusione a Tarantini notificato nell´estate del 2008. È il primo febbraio del 2003, per esempio, quando - ricostruiscono i carabinieri - «è chiaro che Gianpaolo sta cercando da più fonti colui il quale potrà garantirgli l´approvvigionamento di droga per la serata. Stavolta è Nico a chiamarlo per dirgli di non essere ancora riuscito a contattare il suo parente (ndr suo cugino, tale Alessandro) che spaccia. Ad ogni buon conto dice che stasera lo andrà a trovare per cui gli farà sapere o gli fornirà il nuovo numero di telefono sul quale contattarlo». I due si sentono poco dopo. «I contatti del procacciamento della cocaina sono ormai quasi febbrili - scrivono ancora i Carabinieri - Nico ha delle novità, quindi richiama Gianpaolo. Chiede che sia lui a contattarlo sull´altra utenza, ma dice che alla roba provvederà comunque Massimo Verdoscia».


Tarantini contatta questo fantomatico cugino di Nico (in realtà l´utenza telefonica è intestata a un pregiudicato di San Girolamo) e prendono accordi. Poi richiama l´amico commesso che - ricostruiscono ancora gli investigatori - «sarebbe invece il caso di richiamare Alessandro e trovare una scusa per rimandare la compravendita, atteso che la roba che recentemente starebbe «spacciando» Alessandro non è assolutamente di qualità. Metaforicamente Nico dice: "Lo devi chiamare, lo devi mandare a fare i b...., non vale la pena... io li sto avvisando;... e sì, perché ieri sera siamo andati noi a mangiare.... E abbiamo mangiato malissimo! E la frutta di mare non era buona! Hai capito?». I due, già dal 2003, erano in rapporti non soltanto "commerciali". Ma quasi di amicizia. Lo dimostra una telefonata del 17 febbraio quando Gianpaolo gli confida per telefono «di essersi divertito molto il sabato scorso (ndr, un festino a base di coca). Dice di essere stato più volte contattato da Alessandro al quale aveva commissionato la fornitura di droga, ma di essersi liberato dal suo assillo».
(la repubblica 20 settembre 2009)

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