mercoledì 7 ottobre 2009

Cossiga: “Berlusconi condannato farà come Mussolini”

Francesco Cossiga come Nostradamus. Dal suo osservatorio privilegiato, ritiene che ormai il dado sia tratto anche perché, racconta, «all'interno di quel collegio c'è chi, parlando con un giudice suo ex collega, ha detto "Berlusconi è un pericolo per la democrazia e bisogna fermarlo a ogni costo". La deliberazione è tutta politica e l'organo che la prende è un collegio squisitamente politico. È inutile che i giudici costituzionali si adontino se li si definisce giudici politici: si occupano di arbitrati politici non certo tecnici». Tutto questo e di più racconta l'ex Capo di Stato in un'intervista al Corriere della Sera che riportiamo integralmente perchè vale la pena di leggerla....magari toccando ferro.

Presidente, se è come dice lei cosa succederà una volta bocciato il lodo?
«L'immediata ripresa del processo a Milano sul caso Mills con probabile condanna di Silvio Berlusconi dato che la Gandus scrisse nella sentenza che a corrompere Milis era stato proprio Berlusconi. Non credo che un diverso presidente del collegio giudicante avrebbe il coraggio di esprimere un avviso contrario»

Lei dà per certa una condanna del premier?
«Con effetti nefasti. Guardi che in Paesi anglosassoni o del Benelux l'intralcio alla giustizia o l'istigazione alla falsa testimonianza sono reati gravissimi. Berlusconi correrebbe il rischio nelle riunioni europee di vedere qualche collega alzarsi e andarsene».

mmaginiamo che sia come ipotizza lei. Come reagirà Berlusconi?
«A me risulta che Berlusconi e i suoi vogliano tenere il punto e resistere. Una fonte ben informata, un costituzionalista, gli avrebbe suggerito, da un punto di vista meramente tecnico, di recarsi davanti alle Camere, fare delle dichiarazioni sostenendo che le accuse sono tutte balle e ottenere la fiducia, ma questo scenario, secondo la stessa fonte, potrebbero scoppiare tumulti in aula con i gruppi delle minoranze pronti a fare la scelta di salire sull'Aventino denunciando i rischi per la democrazia e l'incipiente ritorno di Mussolini...».

Andiamo con ordine, Presidente. E il capo dello Stato non starebbe certo in silenzio.
«Il presidente della Repubblica non potrebbe non tenere conto delle deliberazioni del Parlamento e allo stesso tempo farebbe di tutto magari con un messaggio alle Camere o scrivendo una lettera al capo del governo per convincerlo a dimettersi. Berlusconi potrebbe reagire dicendo: "Mi dimetto, ma ti propongo di sciogliere le Camere". A mio giudizio il presidente della Repubblica non accetterebbe una soluzione del genere. Del resto lo stesso capo dello Stato, quando cadde Prodi, tenne in vita fino all'ultimo la precedente legislatura per modificare la legge elettorale».

Sviluppando questo ragionamento il presidente Napolitano non vorrebbe interrompere la legislatura. E allora che cosa accadrebbe?
«È realistico immaginare il tentativo di formare un "governo del Presidente", un esecutivo istituzionale che faccia qualche riforma, tenti di rasserenare il clima politico e poi casomai andare al voto. Un'ipotesi che, non è un caso, ha avanzato il mio amico Francesco Rutelli».Chi sarebbe chiamato a guidarlo?
«Il "nuovo Ciampi", quel Mario Draghi che muore dalla voglia di farlo dopo che non è riuscito ad arrivare al vertice della Banca centrale europea. Lui avrebbe un gran piacere di fare il presidente del Consiglio, magari tenendo per sé il ministero oggi tenuto da Giulio Tremonti che bastona ogni giorno».

Solo l'attuale governatore di Bankitalia o si fanno altri nomi?
«C'è un altro candidato. Mi riferisco a Gianfranco Fini. Un problema è capire se nel Pd siano disposti a votare un ex fascista. Credo che i franceschiniani e gran parte dei bersaniani la fiducia gliela darebbero, così come l'Italia dei valori e l'Udc».

È sicuro si profili un ribaltone come quello del 1994?
«E' la soluzione più probabile. Se le minoranze salgono sull'Aventino, quanto potrà resistere il presidente della Repubblica?».La maggioranza sostiene che si è di fronte a un "disegno eversivo" che vuole sovvertire il voto popolare.

«Non è un disegno eversivo. La politica si gioca con tutti i mezzi. E in Italia non si ha una normale dialettica come'avviene altrove. E chi cerca una posizione mediana è proprio Fini, ormai neo partigiano».

Tutto questo però non tiene conto della decisione di Berlusconi. il quale non sembra per nulla intenzionato a farsi da parte.

«Lo ha detto ai suoi e in un paio di occasioni lo ha ripetuto anche a me. Questo suo stato d'animo lo si desume anche dal fatto che, tranne il terremoto e l'alluvione, lui non si occupa poi tanto di politica».

Ma esponenti della maggioranza discutono di una manifestazione contro il "disegno eversivo".

«Se ci sarà, sarà grasso che cola per centri sociali, Comunisti italiani, Rifondazione comunista e così via. C'è il rischio che qualcuno venga alle mani».
nuovasocietà.it

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