martedì 27 ottobre 2009

Mills condannato in Appello "Fu corrotto da Berlusconi"

Quattro anni e 6 mesi al legale accusato di avere ricevuto 600mila dollari dal premier
Risarcimento di 250mila euro alla presidenza del Consiglio, costiuitasi parte civile


I difensori: "A dura prova la fede nello stato di diritto, ricorreremo in Cassazione"
Ma in aprile scatterà la prescrizione


MILANO - Dopo 4 ore di camera di consiglio, la seconda sezione della Corte d'appello ha confermato la condanna a quattro anni e sei mesi nei confronti dell'avvocato inglese David Mills per corruzione in atti giudiziari. Confermato anche il risarcimento alla presidenza del Consiglio, costituitasi parte civile, pari a 250 mila euro.

Secondo la sentenza di primo grado, il legale avrebbe ricevuto 600mila dollari da Silvio Berlusconi per essere un testimone reticente in due processi nei quali era imputato il presidente del Consiglio, quello su "All Iberian" e quello sulle tangenti ad uomini della Guardia di finanza. La posizione di Silvio Berlusconi era, invece, stata stralciata per via del lodo Alfano, riguardante le più alte cariche dello Stato e il dibattimento a suo carico era stato sospeso. Dopo la bocciatura della Consulta, il procedimento a carico di Berlusconi ricomincerà, anche se davanti a un altro collegio rispetto a quello che aveva inflitto a Mills la condanna in primo grado. Questo collegio, infatti, è incompatibile e di conseguenza si dovrà tenere una apposita udienza nella quale i giudici presieduti da Gandus "si spoglieranno" del processo che sarà assegnato ad altri giudici.

Al termine della lettura della sentenza il suo legale, Federico Cecconi, ha spiegato di condividere le affermazioni rilasciate nei giorni scorsi dall'avvocato d'affari londinese, che ha dichiarato che Berlusconi è estraneo alla vicenda giudiziaria. "Quello che sottolineo, però - ha aggiunto - è che lo stesso Mills non c'entra nulla, perchè non c'è stata corruzione".

Nella scorsa udienza, durante la sua arringa, l'altro difensore di Mills, l'avvocato Alessio Lanzi, aveva parlato di "gravi ripercussioni", che avrebbero potuto seguire alla sentenza. Oggi il legale ha spiegato ai cronisti: "Le conseguenze politiche della vicenda non ci riguardano, anche se ci sono circostanze oggettive che le testimoniano". E' dal punto di vista giuridico, però, ha proseguito, "che questa sentenza mette a dura prova la fede nello stato di diritto". La difesa ha, quindi, deciso di ricorrere in Cassazione. I tempi sono comunque molto stretti: per evitare la prescrizione, la sentenza dovrebbe arrivare entro aprile.
LA REPUBBLICA 27 OTTOBRE

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