giovedì 29 ottobre 2009

Dopo Marrazzo altre vittime nella rete dei trans

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Dopo Marrazzo, Montino: "È proprietario di una disco gay"
Tra i ricattati anche "Chiappe D'oro"

La nuova vittima della "caccia al trans" è il presidente della Regione Lazio che ha sostituito Marrazzo. La sua colpa sarebbe quella di essere proprietario della discoteca romana Alib

Si allarga l'inchiesta sul trans-gate alla Regione Lazio. Nell'elenco delle persone filmate da Natalie ci sarebbe non solo l'ex presidente Piero Marrazzo, ma anche un volto noto della televisione, un altro politico - stavolta di centrodestra (più precisamente di area AN) e membro del Governo Berlusconi - e un esponente di spicco del centrosinistra. Spunta anche il soprannome di "Chiappe d'oro", per i gusti sessuali di uno di loro: lo rivela il quodiano Libero oggi in edicola. Ma la caccia ai clienti delle trans di via Gradoli 96, e il conseguente lancio di fango, ha coinvolto anche il presidente della Regione Lazio Esterino Montino, che ha sostituito Marrazzo in seguito alle sue dimissioni.


Gay.it - Dopo Marrazzo, Montino: Il giornale diretto da Maurizio Belpietro titola a tutta pagina: "Il locale osè del vice Marrazzo". La colpa del presidente protempore sarebbe quella, secondo il quotidiano, di essere il proprietario insieme alla compagna di un noto locale della capitale, l'Alibi, con la sua serata gay Gloss. Montino è proprietario al 70% della società Monester Srl; la compagna, Monica Cirinnà, già assistente nella giunta Veltroni per le politiche animaliste, detiene il restante 30%. Un imprenditore, dunque, nulla più. E i festini osè altro non sono che serate rivolte alla comunità gay.

Un paralallelismo, quello tra sconcio e omosessualità, che non è nuovo e che di recente era stato avanzato anche dall'avvocato della coppia che ha chiesto un risarcimento alla compagnia marittima Grimaldi per aver subito la vista di "festini spinti" a bordo della crociera gay Revuelta. Nient'altro che spettacoli di cabaret con volti dello Zelig e della televisione. A proposito, la caccia al trans è pure televisiva. Mai come in questo periodo nei salotti tv ci si chiede chi è il concorrente nato donna. L'unico trans, in questo momento, contento di finire sui giornali.

gay tv 29 ottobre 2009

Dopo Marrazzo altre vittime invischiate nella rete dei trans

Dagli archivi delle agenzie fotografiche stanno per uscire altri video che vedrebbero personaggi famosi, politici e star in situazioni scabrose

ROMA , 29 OTTOBRE 2009— GLI INQUIRENTI del caso Marrazzo, oltre che su una banda di carabinieri «infedeli», hanno messo le mani sulla «guerra dei trans». Dal giorno in cui lo scandalo è andato in prima pagina, venerdì 23, all’interno di questo giro di prostituzione stanziale fra due sponde della Cassia, dall’arcinota via Gradoli alla meno conosciuta via Due Ponti, la parola d’ordine è «si salvi chi può». Tutti contro tutti, davanti a microfoni e telecamere, ma anche sui verbali di polizia giudiziaria raccolti dagli investigatori del Ros e trasmessi ai magistrati.

CON I PEZZI di una controstoria della Roma by night che possono aprire altri fronti d’indagine su guardie, ladri e derubati. In ordine sparso, intorno all’episodio più eclatante che si è risolto in tragedia umana e politica per Marrazzo, fioccano fuori controllo i nomi di un parlamentare e di un politico di primo piano, di un presentatore televisivo e di un campione sportivo, di un direttore di giornale e di un ex amministratore locale, anche loro «beccati» in situazioni inequivocabili con un trans. Difficile, al momento, distinguere tra novità e fondi di magazzino, bocconi avvelenati e spunti promettenti per l’inchiesta. Intanto l’ex presidente della Giunta regionale ha trascorso il suo primo giorno di «ritiro» nella villa di famiglia a Colle Romano. Una scelta fatta martedì sera, dopo che il tentativo di raggiungere l’abbazia di Montecassino era stato abbandonato per evitare l’assedio da parte del «circo mediatico». Al di là della ricostruzione più esatta possibile del videoricatto costato lacrime e sangue all’ex Governatore del Lazio, la Procura per battere il ferro finché è caldo ha chiesto al ministero dell’Interno di applicare all’ormai famoso viado brasiliano Natalie (o «Natali», come si presenta sul citofono della palazzina frequentata anche da Marrazzo) la norma che consente a un clandestino di rimanere sul territorio italiano per «motivi di giustizia».

L’INTERROGATORIO di Natalie, infatti, è fra le carte depositate nel primo pomeriggio di ieri dalla pubblica accusa nella cancelleria del tribunale del Riesame, in vista dell’imminente udienza sul ricorso presentato dai difensori dei militari arrestati giovedì scorso.
Nel motivare le esigenze cautelari che impediscono di rimettere in libertà gli indagati, sabato 24, il gip ha scritto che il pericolo di fuga e di reiterazione del reato «è argomentabile dai poteri connessi alla qualifica rivestita, piegati all’esclusiva finalità di lucro perseguita anche con il ricorso a gravi attività come la disponibilità di sostanze stupefacenti, che denota peraltro il collegamento con ambienti della criminalità organizzata».

di BRUNO RUGGIERO
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