mercoledì 15 luglio 2009

NAPOLITANO FIRMA IL DDL SICUREZZA, MA ESPRIME PERPLESSITA' E PREOCCUPAZIONE

Il presidente della Repubblica scrive a Berlusconi, a Maroni e ad Alfano
"Norme tra loro eterogenee, non poche delle quali prive di organicità e sistematicità"

Sicurezza, Napolitano promulga la legge ma esprime "perplessità e preoccupazioni"

Di Pietro: "Doveva rinviarla alle Camere. E' titubante, il suo lamento è un grido al vento"
Il Pd: "Il premier e il Governo ascoltino l'iniziativa del Capo dello Stato"

Giorgio Napolitano ha firmato la legge sulla sicurezza approvata dal Parlamento il 2 luglio scorso, ma ha inviato al premier e ai ministri interessati una lettera in cui esprime "perplessità e preoccupazioni". Una nota del Quirinale spiega che il capo dello Stato ha ritenuto "di non poter sospendere in modo particolare la entrata in vigore di norme, ampiamente condivise in sede parlamentare, volte ad assicurare un più efficace contrasto - anche sul piano patrimoniale e delle infiltrazioni nel sistema economico - delle diverse forme di criminalità organizzata".

"Su tali criticità - conclude il comunicato del Colle - il presidente Napolitano ha ritenuto pertanto di richiamare l'attenzione del presidente del Consiglio e dei ministri dell'Interno e della Giustizia per le iniziative che riterranno di assumere, anche alla luce dei problemi che può comportare l'applicazione del provvedimento in alcune sue parti. La lettera, ampiamente argomentata, è stata inviata, per conoscenza, anche ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati".

Il primo commento all'iniziativa è quello di Antonio Di Pietro, secondo il quale il capo dello Stato avrebbe dovuto rinviare la legge alle Camere. "Esprimo profondo dolore - afferma il leader dell'Idv - per la titubanza del presidente della Repubblica nel prendere in mano la situazione e soprattutto nell'affrontare i compiti che la Costituzione gli assegna. Se è vero come è vero che Napolitano aveva dei dubbi sulla coerenza costituzionale delle norme sulla sicurezza, il suo compito era quello di rinviare il testo alle Camere. Il suo lamento dopo aver firmato il provvedimento è come un grido al vento, che ammanta di ipocrisia una legge che meritava di essere espulsa dall'ordinamento".

Per il Pd hanno espresso approvazione per le parole di Napolitano, Marco Minniti e Lanfranco Tenaglia, rispettivamente responsabili della Sicurezza e della Giustizia del partito. "Le parole del presidente della Repubblica sul disegno di legge sulla sicurezza confermano le preoccupazioni che avevamo per lungo tempo espresso nel corso del dibattito parlamentare" - hanno affermato i due. "Si è invece proceduto a colpi di fiducia, anche per tacitare riserve e dissensi presenti all'interno della maggioranza. Questa iniziativa forte del presidente della Repubblica non può e non deve essere ignorata dal presidente del Consiglio e del Governo".

Infine hanno aggiunto: "La via maestra è che il Governo assuma l'iniziativa di tornare in Parlamento per affrontare e risolvere la questione aperta dal capo dello Stato. Se il Governo seguirà questa strada, non mancherà la nostra cooperazione. Nel caso contrario saremo noi a presentare appositi disegni di legge in Parlamento".

(LA REPUBBLICA 15 luglio 2009)

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