giovedì 16 luglio 2009

SICUREZZA, LETTERA NAPOLITANO:TESTO INTEGRALE

TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DI NAPOLITANO

Sicurezza, Napolitano promulga la legge. Dubbi su ronde e clandestini

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha promulgato la legge sulla sicurezza. Nel promulgarla, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sottolinea tuttavia che «suscita perplessità e preoccupazioni l'insieme del provvedimento che, ampliatosi in modo rilevante nel corso dell'iter parlamentare, risulta ad un attento esame contenere numerose norme tra loro eterogenee, non poche delle quali prive dei necessari requisiti di organicità e sistematicità».

Palazzo Chigi esprime "soddisfazione e apprezzamento per la promulgazione" e in un comunicato sottolinea che "le considerazioni del capo dello Stato saranno valutate attentamente" e che "si terrà conto delle notazioni e dei suggerimenti" di Napolitano "già a partire dalla prima applicazione della legge".

Non erano un mistero le forti riserve di Giorgio Napolitano sul pacchetto sicurezza. Erano note, fin dalla sua gestazione. Riguardavano lo spirito e in particolare le 'rondè e il reato di immigrazione clandestina, e anche l'accozzaglia di provvedimenti, e poi i maxi-emendamenti approvati con il voto di fiducia. Ma alla fine il capo dello Stato ha deciso di promulgare la legge. Lo ha fatto per non ritardare l'applicazione delle nuove norme antimafia, che giudica positivamente.

Ma con una lettera al governo e ai presidenti delle Camere ha espresso motivi di «perplessità e di preoccupazione» sulle altre parti, segnalando incongruenze e sollecitando numerosi correttivi. Il governo si è rallegrato per la promulgazione e ha promesso che terrà conto delle osservazioni di Napolitano. Prima di essere sottoposto alla firma del capo dello Stato, il provvedimento è stato passati ai raggi x dagli uffici del Quirinale.

Nella sua lettera, Napolitano dà conto del risultato del puntiglioso esame, fa una impressionante elencazione delle incoerenze introdotte nella legislazione penale, chiede che si interrompa la prassi dei «provvedimenti eterogenei» e un modo di legiferare «frutto di un clima di concitazione e di vera e propria congestione» che «mette in giuoco la qualità e la sostenibilità del nostro modo di legiferare», che si tenga conto delle osservazioni tecnico-giuridiche degli esperti e del Comitato per la legislazione che pur esiste alla Camera e 'le cui stringenti osservazioni sono cadute nel vuoto«. Sono parole pesanti ma ben soppesate quelle di Napolitano che contesta, in generale, »la disomogeneità e la estemporaneità di numerose previsioni che privano il provvedimento di quelle caratteristiche di sistematicità e organicità che avrebbero invece dovuto caratterizzarlo«, che hanno contraddetto il principio per cui in materia penale solo in casi eccezionali si corregge una legge »dopo brevissimo tempo«, che hanno prodotto norme difficili da capire per i cittadini e per chi deve applicarle.

"Auspico una rinnovata riflessione", dice Napolitano, per »superare futuri o già evidenziati equivoci interpretativi e problemi applicativi". Il primo di questi problemi, dice, riguarda il reato di immigrazione clandestina che »apre la strada a effetti difficilmente prevedibili« mettendo fuorilegge in modo inequivocabile, subito tutti gli extracomunitari senza permesso di soggiorno, (comprese le centinaia di migliaia di badanti) e senza prevedere alcun »giustificato motivo«, come chiede di
fare la Corte Costituzionale. Inoltre non funziona la competenza affidata al giudice di pace, e la nuova normativa di espulsione produce l'effetto »contraddittorio e paradossale« che chi sia stato espulso se rientra incorrerà solo in una multa. Altri pasticci riguardano il bilanciamento di attenuanti e aggravanti nei processi penali, il reato di oltraggio.

Sulle 'rondè Napolitano ricorda che sono stati fissati limiti molto rigorosi e chiede al ministro dell'Interno di emanare con urgenza un severo decreto regolatore per »ridurre al minimo allarmi e tensioni e anche aggravio per gli uffici giudiziari, e anche per impedire che il tanto decantato spray al peperoncino, che è stato legalizzato, «favorisca la delinquenza di strada» diventando un'arma non contestabile. Non tocca a me pronunciarmi o intervenire sull'indirizzo politico nè sui contenuti delle leggi, conclude Napolitano, ma «il presidente della Repubblica non può restare indifferente dinanzi a dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità che un provvedimento di rilevante complessità ed evidente delicatezza solleva per taluni aspetti specie sul piano giuridico. Di qui le preoccupazioni e sollecitazioni contenute nella presente lettera, e rivolte all'attenzione di questo governo nello stesso spirito in cui mi sono rivolto, dinanzi a distorsioni nel modo di legiferare, ad esempio, in materia di bilancio dello Stato, al precedente governo, e nello stesso spirito in cui auspico ne tengano conto tutte le forze politiche che si candidino a governare il paese».

Duro il commento di Antonio Di Pietro, leader idv, che dal Transatlantico lancia l'ennesimo attacco al Quirinale, innescando una nuova lite col Pd: "Il presidente Napolitano doveva rinviare la legge sulla sicurezza alle Camere, anzichè esprimere lamenti che sono solo grida al vento". Di Pietro ha coninuato: "Esprimo profondo dolore per questa continua titubanza del presidente della repubblica nel prendere in mano la situazione e soprattutto nell'affrontare i compiti che la costituzione gli impone. Se è vero come è vero che Napolitano aveva dei dubbi sulla coerenza costituzionale delle norme sulla sicurezza, il suo compito era quello di rinviare il testo alla Camera. il suo lamento dopo aver firmato il provvedimento è come un grido al vento, che ammanta di ipocrisia la scelta compiuta su una legge che meritava di essere espulsa dall'ordinamento".

Le parole di Di Pietro, in linea con il crescendo di attacchi che il leader dell'Idv ha rivolto al Quirinale, provocano la reazione del Pd, che considera l'uscita dell'ex pm un'esercitazione di irresponsabile demagogia. «Ormai è una costante ma non per questo è meno grave - attacca Vannino Chiti, vicepresidente del Senato - l'on. Di Pietro è solito fare opposizione politica, attaccando il Presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano rappresenta, in un momento di crisi e di distacco dei cittadini dalla politica, un punto di riferimento serio, solido e autorevole». «Vorrei poter dire che l'on. Di Pietro non conosce la Costituzione, ma non è cosi: semplicemente pratica una facile e irresponsabile azione di demagogia -conclude- Picconare le istituzione non è mai servito a migliorarle nè a rafforzare la democrazia».

"Le parole del presidente della Repubblica sul disegno di legge sulla sicurezza confermano le preoccupazioni che noi avevamo per lungo tempo espresso nel corso del dibattito parlamentare e avremmo voluto che fossero ascoltate e valutate con più attenzione da parte del governo e della maggioranza. Si è invece proceduto a colpi di fiducia, anche per tacitare riserve e dissensi presenti all'interno della maggioranza". Lo affermano gli esponenti del Pd Lanfranco Tenaglia e Marco Minniti. "Questa iniziativa forte del presidente della Repubblica non può e non deve essere ignorata dal presidente del Consiglio e del governo. La via maestra è che il governo assuma l'iniziativa di tornare in Parlamento per affrontare e risolvere la questione aperta dal presidente della Repubblica. Per quanto ci riguarda, se il governo seguirà questa strada, non mancherà la nostra attenzione e la nostra cooperazione. Nel caso contrario saremo noi a presentare appositi disegni di legge in Parlamento".

Guglielmo Epifani, intanto, parlando ai 1200 delegati all'assemblea programmatica di Chianciano, ha annunciato che "la Cgilmetterà in atto tutti gli strumenti tesi a una sua correzione e a impedirne gli effetti più nefasti» e lo farà in primo luogo «interpellando la corte costituzionale e la corte di giustizia europea», soprattutto nella parte che riguarda gli immigrati. Tutto a posto, invece, per la maggioranza. "Il presidente Napolitano ha scelto di promulgare il ddl sicurezza, dunque ha ritenuto prevalenti le ragioni a favore della promulgazione rispetto alle perplessità", ha detto il ministro Alfano, mentre il capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, dice: "Salutiamo con grande favore l'entrata in vigore delle salutari e coerenti norme contenute nel pacchetto sicurezza. Terremo in considerazione talune osservazioni avanzate in proposito, ma a nostro avviso non mutano la realtà: il provvedimento è pienamente conforme in tutte le sue parti all'ordinamento ed ai principi della Costituzione".15 luglio 2009 l'Unità

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