sabato 27 giugno 2009

Lodo Alfano: udienza Consulta su legittimità il 6 ottobre


Lodo Alfano: udienza Consulta su legittimità il 6 ottobre
Roma, 26 giu (Velino) - La legittimità costituzionale del “lodo Alfano” che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato sarà esaminata dalla Consulta il 6 ottobre prossimo. La Corte costituzionale ha infatti fissato oggi, con un decreto firmato dal presidente Francesco Amirante, l’udienza che affronterà le questioni di costituzionalità della legge sollevate da diversi giudici nei mesi scorsi. Il relatore del procedimento sarà il giudice Franco Gallo, componente della Consulta dal 2004, professore di diritto tributario nominato dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Nel 2004 i giudici delle leggi avevano dichiarato incostituzionale il “lodo Schifani”, una norma analoga inizialmente proposta dai senatori della Margherita Antonio Maccanico e di Forza Italia Renato Schifani per sospendere nei sei mesi di presidenza italiana dell’Unione europea eventuali processi nei confronti delle 4 più alte cariche dello Stato (presidenti di Senato, Camera, Corte costituzionale e del Consiglio dei Ministri). Il provvedimento di legge venne poi modificato con l’abrogazione del termine di 6 mesi inizialmente previsto e il senatore Maccanico ritirò la propria firma.

Le motivazioni della sentenza che bocciò il lodo Schifani nel 2004 furono redatte dall’attuale presidente Amirante. La nuova formulazione del lodo, affidata all'ufficio legislativo del ministero della Giustizia del ministro Angelino Alfano, ha tenuto conto delle osservazioni della Consulta che portarono alla bocciatura del precedente lodo Schifani. In seguito alla nuova approvazione, lo scorso anno, il Guardasigilli sottolineò che “la Corte Costituzionale ha considerato validi i principi che sono alla base di questa legge affinché ci sia il sereno svolgimento del lavoro delle alte cariche dello Stato”. In quella stessa occasione il ministro spiegò che "sono stati mantenuti i principi indicati dalla Corte ed è stato posto rimedio ai vizi individuati dalla sentenza del 2004". Dopo l'approvazione del nuovo Ddl da parte del Consiglio dei ministri, la presentazione alle Camere del testo di legge è stata perciò autorizzata dal Quirinale il 2 luglio 2008. Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, con una nota, spiegò che "punto di riferimento per la decisione è stata la sentenza n. 24 del 2004 con cui la Corte Costituzionale dichiarò l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1 della legge 140/2003 che prevedeva la sospensione dei processi che investissero le alte cariche dello Stato". Il disegno di legge approvato il 27 giugno dal Consiglio dei ministri, continuava la nota del Colle, "è risultato corrispondere ai rilievi formulati in quella sentenza, poiché la Corte non sancì che la norma di sospensione di quei processi dovesse essere adottata con legge costituzionale e, inoltre, giudicò un interesse apprezzabile la tutela del bene costituito dalla assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche, rilevando che tale interesse può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione é strumentale, e stabilendo a tal fine alcune essenziali condizioni. La sussistenza di queste condizioni – precisava il Capo dello Stato – ha costituito la bussola esclusiva del Capo dello Stato". Infatti il 23 luglio 2008 in una nuova nota relativa all'approvazione della legge il Quirinale precisava che "non essendo intervenute, in sede parlamentare, modifiche all'impianto del provvedimento, salvo una integrazione al comma 5 dell'articolo unico diretta a meglio delimitarne l'ambito di applicazione, il presidente della repubblica ha ritenuto, sulla base del medesimo riferimento alla sentenza della Corte costituzionale, di procedere alla promulgazione della legge".

Le attuali questioni di costituzionalità sulle quali la Consulta si pronuncerà dopo l'udienza del prossimo 6 ottobre, sono state sollevate da tre diversi magistrati in altrettanti procedimenti che vedono tra gli imputati il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Una è stata proposta dai giudici della prima sezione penale del tribunale di Milano, davanti ai quali si celebra il processo per presunte irregolarita' nella compravendita dei diritti televisivi del calcio da parte di Mediaset. La seconda viene dai giudici della decima sezione penale, sempre del Tribunale di Milano che hanno condannato per corruzione in atti giudiziari l’avvocato inglese David Mills stralciando la posizione di Berlusconi. La terza questione è stata posta dal gip di Roma Orlando Villoni nel procedimento nei confronti di Berlusconi per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all'estero durante la scorsa legislatura con l’obiettivo, secondo l’accusa, di farli passare dall’allora maggioranza di centrosinistra all’opposizione.
(ror) 26 giu 2009 18:40

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