venerdì 19 giugno 2009

Bari, ipotesi escort bipartisan, De Magistris: Più grave del caso Lewinsky

Bari, ipotesi giro di escort bipartisan
Foto villa Certosa: no del garante

Nessuna limitazione per immagini aeroporto e villaggio turistico.



ROMA (19 giugno) - Il sospetto - tutto da provare - degli inquirenti baresi è che il giro di escort ingaggiate dall'imprenditore barese, Gianpaolo Tarantini, venisse impiegato in residenze esclusive di personaggi potenti - senza distinzione di colore politico - e che possa nascondere, o preludere a, pallidi tentativi di corruzione.

L'inchiesta della magistratura barese su forniture sanitarie che si è poi allargata a un presunto giro di ragazze organizzato da Tarantini per farle partecipare a feste di prsonaggi famosi, alcune delle quali sarebbero state tenute anche a palazzo Grazioli, residenza romana di Silvio Berlusconi, va avanti. Al momento - trapela da fonti giudiziarie - il filone della corruzione è però frutto solo di un sospetto non suffragato neppure da indizi. Inoltre, come è trapelato ieri, i magistrati già negli anni scorsi, indagando su Tarantini, hanno intercettato telefonate nelle quali si parla di festini a base di cocaina organizzati in sontuose dimore dai conoscenti dell'imprenditore ma non collegati al presunto ingaggio delle escort.

A proposito della corruzione per ora c'è il solo ragionamento degli inquirenti: un ragionamento semplice da verificare con indagini ad hoc. Tarantini avrebbe ingaggiato e versato migliaia di euro a donne per farle partecipare a feste. Perché lo avrebbe fatto? Per entrare - secondo gli inquirenti - nelle grazie di uomini di potere e per ottenere successivamente, da questi, favori per la sua attività professionale legata, almeno fino alla fine del 2008, alla società barese Tecno Hospital che fornisce protesi sanitarie. La società è coinvolta a Bari in due indagini: una, che fa riferimento a fatti della fine del 2008, del pm Giuseppe Scelsi, dalla quale è nata l'indagine sul giro di ragazze che, dietro pagamento, partecipavano a feste anche a palazzo Grazioli; l'altra condotta dal pm


Roberto Rossi che invece fa riferimento a fatti che partono dal 2003. In tutte e due le indagini i magistrati ipotizzano il reato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in epoche diverse. Ma viene contestato anche il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti nei confronti di persone che parlano al telefono di festini a base di cocaina.

Il Garante: divieto di diffusione per le foto dentro Villa Certosa, nessun limite per le altre. Il Garante per la protezione dei dati personali lo ha stabilito nel provvedimento in merito agli scatti del fotoreporter sardo Zappadu che ritraggono, tra l'altro, Berlusconi con alcune ragazze nella sua tenuta sarda di Villa Certosa. Il divieto dell'Autorità alla diffusione delle foto che riguardano, in questo caso, il presidente del Consiglio non dipende dal soggetto, ma dal luogo e dalla situazione in cui sono state scattate. «È illecito riprendere e diffondere immagini di persone all'interno di una privata dimora senza il loro consenso e utilizzando tecniche particolarmente invasive», ha sostenuto il Garante, che ha deciso in merito alle 43 foto oggetto della segnalazione presentata dal legale di Silvio Berlusconi, Nicolò Ghedini. Ciò riguardava 27 delle 43 foto, mentre «il Garante non ha invece ravvisato alcun motivo di intervenire per le rimanenti 16 immagini sottoposte al suo esame, in quanto acquisite in luoghi pubblici (un aeroporto) o aperti al pubblico (un villaggio turistico)».

Le foto, raccolte all'insaputa degli interessati, ritraggono persone all'interno del parco di Villa Certosa, in situazioni ordinarie di vita privata o di normale attività di relazioni sociali o in atteggiamenti tipici del contesto di vacanza e di relax. «L'Autorità ha, pertanto, dichiarato queste foto illecite perchè
realizzate in violazione delle garanzie poste a tutela del domicilio e dei principi stabiliti dalla normativa sulla privacy, e ne ha vietato, a chiunque ne venga in possesso, l' utilizzazione e la diffusione».

Ghedini: il Garante ci ha dato ragione. «Il Garante ci ha dato ragione - ha commentato Ghedini - non potranno in alcun modo essere utilizzate, né quelle già sequestrate, né le altre 5.000 scattate in modo analogo».

Gianpaolo Tarantini: rompo il riserbo, troppe falsità. «Rompo il riserbo al quale mi sono sin qui attenuto per precisare come sia assolutamente falso quanto affermato nel numero di ieri del quotidiano La Repubblica in merito alle mie condizioni economiche, enfaticamente descritte come molto agiate». Comincia così la dichiarazione di Gianpaolo Tarantini, l'imprenditore barese coinvolto nell'indagine della procura di Bari sul presunto giro di ragazze pagate per partecipare a feste a Palazzo Grazioli e in altre residenze esclusive. «A pagina quattro del quotidiano - dice Tarantini - è riportato un articolo intitolato: "Tarantini il piccole re, appalti facili e ragazze", nel quale mi sono stati attribuiti ruoli e partecipazioni societarie della cui esistenza nemmeno ho cognizione. A tale riguardo ribadisco come la mia (attualmente cessata) attività imprenditoriale abbia avuto ad oggetto esclusivamente la gestione di alcune aziende operanti nel settore sanitario. Circostanze, queste, note in Bari e comunque facilmente accertabili. Nego pure che io abbia mai tenuto il tenore di vita che mi si attribuisce, definito elevatissimo. Temo infine che questa maliziosa e falsa rappresentazione della realtà, davvero priva di ogni giustificazione, sia soltanto funzionale a precostituire a mio danno l'immancabile e predestinato ruolo di colpevole».

Legale Tarantini presenta denuncia-querela. Una denuncia-querela per invitare la magistratura barese ad indagare sulla fuga di notizie sul presunto giro di ragazze a feste organizzate a Palazzo Grazioli e in altri luoghi esclusivi è stata preparata da uno dei legali di Gianpaolo Tarantini, Nicola Quaranta. «Abbiamo deciso di procedere - dice l'avvocato -perché si assiste ad uno stillicidio di notizie. Si stanno inquinando indagini che erano state avviate ascoltando a verbale persone informate dei fatti. Ora, invece, tutti quelli che hanno conosciuto nella loro vita Gianpaolo Tarantini parlano del mio assistito».

Legale Mannavini: non è coinvolto in giro di escort. «Il mio assistito non è assolutamente coinvolto nell'indagine sul presunto giro di escort che avrebbero frequentato feste in luoghi esclusivi»: lo afferma l'avvocato barese Marco Vignola, difensore di Alessandro Mannavini, ex dipendente della Tecno Hospital, indagato a Bari per detenzione di sostanze stupefacenti. Di Mannavini parlano oggi alcuni quotidiani che affermano che l'uomo è indagato nell'indagine sulle feste organizzate a Palazzo Grazioli. «Il signor Mannavini - dice Vignola - ha lavorato per il gruppo dei fratelli Tarantini dal giugno al settembre 2008 e si è successivamente licenziato perchè svolgeva mansioni che non gli spettavano: ad esempio veniva usato come autista da Giampaolo Tarantini. Circa un mese fa il mio assistito è stato interrogato dal pm Giuseppe Scelsi, al quale ribadisco la mia stima, e nel corso dell'interrogatorio gli sono state poste domande relative agli episodi che gli vengono contestati, che nulla hanno a che fare con il giro di ragazze».

Grassi (Pd): mai rapporti con i Tarantini. «Cado dalle nuvole. Mai avuto rapporti con i fratelli Tarantini, non ho mai parlato con queste persone» ha detto il parlamentare Gero Grassi (Pd), riferendosi alle indiscrezioni di Repubblica secondo cui anche il suo nome sarebbe venuto fuori, insieme con quello del vicepresidente della giunta regionale pugliese, Sandro Frisullo (Pd), dalle intercettazioni fatte a Tarantini. «Sto facendo preparare - dice Grassi - un'azione legale nei confronti del giornale. Escludo di aver mai parlato con queste persone».

Frisullo: mai partecipato a feste. «Frequento moltissimi imprenditori e i Tarantini li ho conosciuti attraverso alcuni amici comuni; con loro non ho una frequentazione assidua - dice Sandro Frisullo, vicepresidente della giunta Vendola in Puglia - Li conosco, l'amicizia è un'altra cosa. Una cosa è certa: a feste non ho mai partecipato, né in Sardegna né a Bari. Nessuna festa, di nessun tipo».

«Non ho detto a D'Alema dell'inchiesta». Frisullo, che era presente nella masseria di Otranto da dove Massimo D'Alema ha rilasciato l'intervista a Lucia Annunziata, dice di non aver informato D'Alema sull'inchiesta della procura di Bari, e aggiunge che «chiunque pensi che quello di D'Alema non fosse un ragionamento politico è in malafede. Vista dalla Puglia, la possibile crisi del centrodestra è più evidente che da altrove. Ma stiamo parlando di politica e non di questioni giudiziarie». L'assessore pugliese allo Sviluppo economico ammette di essere a conoscenza delle indagini: «Non si può negare che si sapesse dell'inchiesta sulla sanità in Puglia».

Savino (Pdl): campagna denigratoria contro di me. «Resto stupita e amareggiata dal tentativo di coinvolgermi in una vicenda giudiziaria rispetto alla quale non mi risulta essermi stato mosso alcun addebito. È evidente che si tratta di una strumentale campagna denigratoria», ha detto Elvira Savino, deputata del Pdl, commentando gli articoli pubblicati oggi da Repubblica, secondo cui tra i brogliacci delle telefonate dell'inchiesta di Bari spunta anche il nome della parlamentare pugliese.

Greco: mai rapporti personali con la D'Addario. «Ribadisco di non aver mai avuto alcun rapporto personale con la signora D'Addario e sfido chiunque a provare il contrario: a questo punto, però, la prova dovrà essere prodotta davanti all'autorità giudiziaria»: lo dichiara l'onorevole Salvatore Greco, coordinatore regionale del movimento "La Puglia prima di tutto", a proposito di notizie comparse negli ultimi giorni su alcuni quotidiani. «Ho dato mandato ai miei legali - dice Greco - di querelare i giornalisti che hanno scritto falsità sul mio conto. Ho già spiegato di avere incontrato la signora Patrizia D'Addario soltanto in due occasioni durante la campagna elettorale. Non ho mai avuto alcun altro tipo di rapporto con questa persona, né tanto meno ho cenato con lei o le ho fatto gli auguri di Natale via sms con il mio cellulare».

De Magistris. «Innanzi tutto, credo che la situazione sarà più grave di quella che verrà fuori adesso.
Il quadro mi sembra molto fosco. Lo stesso messaggio dell'onorevole Ghedini che dichiara "male che vada, il presidente del Consiglio è solo un fruitore finale e pertanto non c'è nulla di penalmente rilevante" fa pensare a un ciclo produttivo, a una catena industriale, cosa vuol dire fruitore finale? L'immagine che ne emerge è da decadenza dell'Impero Romano, sembra di leggere il Satyricon di Petronio». Così Luigi de Magistris interviene a KlausCondicio, sottolinenado che il caso è «molto più grave di quanto era successo al presidente degli Stati Uniti» con Monica Lewinsky. Secondo De Magistris i Pm di Bari fanno bene «a volerci vedere chiaro nella vicenda, o a capire se dietro a tutto questo c'è dell'altro, se ci sono dei ricatti annodati. Mi pare che il quadro che ne esce - dice - sia inquietante. Da ex magistrato, sul piano penale sono abituato a vedere cosa viene fuori dalle inchieste».

il messaggero 10 giugno 2009

Nessun commento:

Yoox

0.1 Special banner