lunedì 23 febbraio 2009

SONDAGGIO MANNHEIMER: ELETTORI PD DIVISI SULL'ADDIO DI WALTER

Il nuovo segretario può contare su un 70 per cento di votanti fiduciosi nel partito


Riuscirà il neoeletto — sia pure tra qualche contrasto — segretario del Pd Franceschini a ridare vigore — e unità — al suo partito, a rafforzare il ruolo ricoperto dall'opposizione nello scenario politico, a incidere maggiormente sulla vita del Paese e riconquistare così i numerosi consensi perduti dal Pd in questi mesi? Nessuno, ovviamente, lo può prevedere con certezza. Alcuni elementi giocano a favore del neosegretario, altri, più numerosi, rendono assai problematico il suo difficile compito.
Tra questi ultimi c'è, in primo luogo, la drammatica situazione di partenza. Il giudizio della popolazione sull'operato concretamente seguito dall'opposizione negli ultimi mesi è pessimo. Solo poco più del 10% degli italiani dichiara di valutare positivamente l'azione svolta sin qui e, di converso, più dell'80% ne dà un giudizio negativo (i restanti non esprimono un'opinione). Una valutazione di questo genere comporta, naturalmente, una forte erosione nelle intenzioni di voto per il partito oggi guidato da Franceschini. In questo momento il Pd può contare, grossomodo, sul 25-26% dei consensi espressi (poiché molti, specie tra chi ha votato Pd l'anno scorso, manifestano indecisione e disorientamento), a fronte del 33% raccolto in occasione delle ultime elezioni.
Una critica di queste dimensioni coinvolge, ovviamente, anche una parte considerevole — la netta maggioranza — di chi aveva comunque scelto il Pd alle Politiche dell'anno scorso. Il 70% di costoro esprime oggi un giudizio critico nei confronti dell'azione dell'opposizione e si aspetta di conseguenza un mutamento più o meno radicale delle scelte e degli atteggiamenti tenuti sin qui. Per questo, una parte considerevole degli elettori del Pd dichiara di ritenere giusta la decisione di Veltroni di dimettersi. Anche se molti (la lieve maggioranza) la giudicano invece una scelta errata, perché finisce, a loro avviso, col minare ancor più la solidità del partito.

È proprio l'affetto («Vogliamo bene al Pd» ha detto Fassino all'Assemblea di sabato) e, in parte, l'orgoglio di partito a muovere ancora la maggioranza degli elettori del Pd. È vero che di fronte alla domanda «lei ha fiducia nel partito che ha votato alle ultime elezioni?» solo il 13% dei votanti per il Pd risponde «molta ». Ma un altro 58% afferma di continuare comunque ad avere «abbastanza » fiducia. Insomma, buona parte (più del 70%) confida, ancora oggi, nel partito, ciò che rappresenta un importante elemento positivo per il lavoro di Franceschini. Anche se quest'ultimo dovrà tenere conto di quel restante 30% che manifesta poco o nessun affidamento al partito e avrebbe voluto, forse, un rinnovamento più incisivo fin da ora. Il nuovo segretario dovrà tentare, rivolgendosi anche a costoro, di ricostituire un tessuto di consenso unitario in modo da risalire così la china discendente percorsa sin qui.
Renato Mannheimer
Corriere della Sera 23 febbraio 2009

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