giovedì 5 febbraio 2009

Agguato Tommasino: Il consigleire comunale PD era indagato per corruzione

l'agguato di castellammare
Omicidio Tommasino, i killer sono arrivati prima del pm
Il consigliere comunale del Pd ucciso era indagato per corruzione. Interrogato il sindaco Vozza

NAPOLI — Gino Tommasino, il consigliere comunale del Pd assassinato martedì sera a Castellammare, era indagato dal pm di Potenza Henry John Woodcock per presunti illeciti relativi alla costruzione di un termovalorizzatore nella zona vesuviana e per una presunta tangente versata da un imprenditore interessato a svolgere lavori nella discarica di Terzigno. Corruzione e associazione per delinquere finalizzata alla frode e alla truffa le accuse ipotizzate da Woodcock per Tommasino e altre 13 persone. Numerosi atti sono stati acquisiti dai carabinieri del Noe al Comune circa un mese fa, ma qualcosa di importante è avvenuto proprio martedì mattina, solo poche ore prima che il consigliere venisse ucciso: forse un'informativa depositata dalla polizia giudiziaria o una richiesta d'arresto avanzata dal pm; c'è il sospetto di una fuga di notizie.

Gli accertamenti rientrano in un filone dell'inchiesta «Total», che lo scorso gennaio aveva portato all'arresto dell'amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha. Woodcock, che presto si insedierà nel suo nuovo ufficio presso la Procura di Napoli, aveva forse intenzione di chiedere l'arresto degli indagati. Ieri ha portato le carte ai suoi colleghi Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa, che, con i procuratori aggiunti Rosario Cantelmo e Franco Roberti, il procuratore di Torre Annunziata Diego Marmo e il suo aggiunto Raffaele Marino, indagano sull'omicidio. Di certo Tommasino sarebbe stato interrogato dal pm nei prossimi giorni e, ipotizzano gli investigatori, qualcuno aveva paura di quello che avrebbe potuto dire. Questa è dunque l'ipotesi privilegiata dagli investigatori, che però ne prendono in considerazione anche altre tre: quella del probabile imminente fallimento delle Terme stabiane; quella di un contenzioso tra la Asl e Giovanni Tommasino, medico e fratello di Gino; quella di un forte indebitamento dell'ucciso. Ieri il sindaco di Castellammare, Salvatore Vozza, è stato invitato in Procura, dove è stato interrogato a lungo.

La vicenda di Castellammare presenta impressionanti somiglianze con l'inchiesta napoletana sul Global service: ci sono amministratori comunali del Pd sotto accusa; c'è un vicesindaco che si dimette all'improvviso in un momento cruciale dell'inchiesta; c'è un morto, solo che nell'inchiesta sul Global service era un suicida; c'è probabilmente anche una fuga di notizie, che gli investigatori evincono da alcune intercettazioni. Su un punto i pm non hanno dubbi: l'agguato è stato portato a termine da professionisti abilissimi, che hanno sparato tredici colpi di pistola da uno scooter in movimento e li hanno fatti andare tutti a bersaglio.

Il figlio tredicenne di Gino Tommasino, Raffaele, è rimasto illeso, come i passanti che a quell'ora affollavano il centro della città. Chi ha voluto l'omicidio, ritengono gli investigatori, ha inteso dare un segnale fortissimo, inequivocabile: parlare può costare la vita. Il sospetto però è che, se ad eseguire l'agguato sono stati killer professionisti sicuramente messi a disposizione dalla camorra, i mandanti sono da cercare in altri ambienti. Indagando sui presunti illeciti nell'estrazione del petrolio in Basilicata, Woodcock si era imbattuto in reati connessi con i rifiuti, sia in Campania sia in Sicilia. In particolare aveva scoperto che un faccendiere aveva contattato alcuni politici di Castellammare per coinvolgerli nella costruzione di un termovalorizzatore in zona: l'acquisizione degli atti al Comune riguardava questa vicenda. Gino Tommasino, però, avrebbe avuto in particolare un altro ruolo: quello di ricevere da un imprenditore interessato ad eseguire lavori nella discarica di Terzigno una somma di denaro da girare ad un politico più importante di lui, forse un assessore. Il consigliere comunale aveva anche collaborato per un po' col generale Franco Giannini, braccio operativo di Guido Bertolaso per l'emergenza rifiuti. Interrogato dal pm, avrebbe forse potuto tirare in ballo personaggi importanti e raccontare circostanze compromettenti. Lo scooter utilizzato dai killer per mettere a segno l'agguato di viale Europa è stato ritrovato ieri dalla polizia assieme a uno dei caschi. Accuratissimi gli accertamenti che la dirigente della Scientifica, Fabiola Mancone, ha disposto: si spera che dal sudore o da cellule epiteliali rimaste nel casco si possa ricavare il dna di chi ha preso parte all'esecuzione.

Al sindaco Vozza, ieri, i pm hanno chiesto in particolare due cose: a quali motivi è dovuta la crisi che si è aperta la scorsa settimana al Comune di Castellammare e che ha indotto il vicesindaco a dimettersi e che reazioni ci sono state in Comune quando i carabinieri si sono presentati per chiedere i documenti indicati da Woodcock. Più labili, al momento, le altre tre piste che gli investigatori seguono: Gino Tommasino era cognato dell'avvocato Viggiani, presidente delle Terme stabiane in via di fallimento; suo fratello Giovanni, medico ed ex consigliere comunale, ha un contenzioso di 500.000 euro con l'Asl; lui era fortemente indebitato a causa della sua attività commerciale e aveva contratto un mutuo di 150.000 euro.

Corriere del Mezzogiorno Titti Beneduce05 febbraio 2009

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