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martedì 23 giugno 2009

Risultati Ballottaggi: Lombardia, il Pd svanito e il non voto

Il voto nel capoluogo segnale non rassicurante per la Moratti

La disaffezione al voto è il segnale più forte che esce dalla urne. Il centrosinistra rifletta sul «fenomeno Penati»
Una sfida a chi perdeva meno elettori: 250 mila tra quelli che il 6 giugno avevano scelto Podestà sono rimasti a casa. Penati è riuscito a contenere le diserzioni: «solo» 91 mila. Troppe comunque e per meno di mezzo punto di vantaggio la Provincia di Milano è passata al centrodestra.

Il miracolo non è riuscito. Rispetto al primo turno, Filippo Penati ce l’ha fatta a recuperare 158 mila voti su Guido Podestà, ma non è bastato: gliene sarebbero serviti altri 5 mila per conservare la guida della Provincia di Milano. E invece anche questa passa al centrodestra. Il candidato Pdl, in un contesto fortemente orientato verso la Lega Nord, è riuscito a spegnere l’unica voce istituzionale del centrosinistra e fa della Lombardia che guarda all’Expo del 2015 un feudo incontrastato del centrodestra. Unica consolazione per Penati è quella di essere stato il più votato a Milano città: un segnale certamente non rassicurante per il sindaco Letizia Moratti.

Al primo turno Penati aveva salvato il centrosinistra dal «cappotto», costringendo il candidato del centrodestra al ballottaggio. La Provincia di Milano era l’unica in Lombardia a essere rimasta in gioco, mentre il Popolo della libertà strappava al Pd le province di Cremona, di Lodi e di Lecco; conquistava la nuova provincia di Monza e si confermava alla guida di quelle di Bergamo, Brescia e Sondrio. Penati era riuscito a evitare il k.o., ma era arrivato al ballottaggio con dieci punti di svantaggio: 38 lui, 48 Podestà. Al secondo turno è stato protagonista di una grandissima rimonta, ma non ce l’ha fatta e si è fermato al 49,80 per cento: meno di mezzo punto sotto il suo avversario: poco più di quattromila voti.

Nella regione di Berlusconi e di Bossi la conquista della Provincia di Milano non aggiunge granché allo straordinario successo del Popolo della Liberta e della Lega già registrato al primo turno.

Il segnale più forte che esce dalle urne è certamente quello della disaffezione al voto. Rispetto al primo turno si contano 587 mila elettori in meno (erano stati un milione e 687 mila) e le defezioni hanno penalizzato soprattutto il centrodestra. Se Penati fosse riuscito a raggranellare quella manciata di voti in più che gli è mancata per battere Podestà, certamente nel centrodestra la Lega sarebbe finita sul banco degli imputati. In realtà l’astensione è stata troppo massiccia per ridurla alle contese sui tre referendum. Forse in molti non sono andati a votare per sottrarsi al macchinosomeccanismo di rifiutare tre schede e ritirare soltanto la quarta, quella del ballottaggio. Ma il partito del non voto ha ben altre dimensioni e forse anche motivazioni.

Il centrodestra lombardo ha dunque davanti a sé una navigazione tranquilla, almeno nell’immediato, anche se all’orizzonte già si intravedono le turbolenze legate alla scelta del futuro presidente della Regione, con Formigoni che si prenota per il quarto mandato e la Lega che vorrebbe un proprio candidato alle Regionali del 2010. Il centrosinistra, invece, deve riflettere sul «Fenomeno Penati», una figura un po’ anomala nel panorama del Partito Democratico, uno dei pochi ad aver compreso che le preoccupazioni in materia di sicurezza non possono essere liquidate come semplici manifestazioni di razzismo. Qualcuno, nel suo stesso partito, lo ha accusato di «leghismo di sinistra», ma l’uomo è di quelli che cercano il consenso più fra la gente che nei salotti. Un Penati «disoccupato» può preoccupare più d’uno nella stanza dei bottoni del Pd: è vero che fra due anni sarà il candidato naturale del centrosinistra per il Comune di Milano, ma nel frattempo?

Claudio Schirinzi
corriere della sera 23 giugno 2009

martedì 17 febbraio 2009

Sardegna, Vittoria Cappellacci: Commenti e analisi sconfitta Soru

Veltroni: "Qualcuno tra noi ha remato contro"

Augusto Minzolini, La Stampa:Insomma, Veltroni ora deve farsi due conti: continuare a resistere, sapendo che le Europee potrebbero segnare una sconfitta storica per il Pd, trasformandosi in una pietra tombale per tutte le sue ambizioni politiche, presenti e future; o giocare in anticipo, dimettendosi ora e accusando i suoi avversari di aver sabotato la sua linea politica («C’è chi dentro il partito rema contro - è stato il suo sfogo ieri sera - e questi sono i risultati»). Qualunque strada scelga, quello che non deve ripetere è l’errore che ha commesso nell’ultima settimana, quando per risollevare le sorti del Pd ha riproposto il vecchio schema della resistenza sotto l’icona di un personaggio impopolare come Oscar Luigi Scalfaro contro il Cavaliere nero che vuole attentare alla Costituzione e alla libertà del paese. Una formula trita e ritrita e inefficace (la manifestazione di giovedì scorso è stata un mezzo fallimento,) con la quale il Veltroni “disperato” di oggi ha archiviato di colpo il Veltroni “pieno di speranze” del Lingotto.

DI PIETRO, PD BATTUTO PERCHE' NE' CARNE NE' PESCE - IDV FA OPPOSIZIONE NON AMMUINA E VIENE PREMIATA - ''L'Idv sale, il Pd scende. Questo dimostra che quando si sta all'opposizione, si fa opposizione non ammuina. L'unica vera opposizione siamo noi dell'Italia dei valori. Il Pd e' stato sconfitto perche' non si sa se e' maschio o femmina, carne o pesce''. Antonio Di Pietro, all'indomani del risultato elettortale sardo, accusa il partito di Walter Veltroni e lancia per il futuro ''una coalizione alternativa con le forze politiche che ci vorranno stare, ma che guarda soprattutto alla societa' civile, senza etichette ideologiche, senza ghettizzarsi da una sola parte politica''.

L'UNITA', IL PARTITO HA TOCCATO IL FONDO -Concita De Gregorio, nell'editoriale del quotidiano parla dei "due giorni piu' bui della breve storia del Pd" e poi precisa: "delle sue oligarchie, per l'esattezza: punite con severita' assoluta da un elettorato stanco di lotte intestine e clandestine, dei giochi di potere sotterranei, eppure cosi' visibili".
De Gregorio parla di una "lotta fratricida fatta di colpi bassi e bassissimi: una guerra che mai si cura del bene comune, dell'alleanza politica, dell'interesse pubblico, delle citta' e delle regioni, delle persone che ci vivono, del Paese. Una politica dimentica di essere al servizio dei cittadini e convinta che i cittadini siano al suo servizio. Gli elettori li hanno puniti: esausti, esasperati, nauseati e in qualche caso incattiviti fino al punto di farsi del male. Ora basta, davvero. Questo ha detto il voto: ora basta, toccare il fondo a una sola cosa serve se non uccide. A risalire".


CASSON (PD): SCONFITTA PREOCCUPANTE, DOBBIAMO CAMBIARE "IL MODELLO BERLUSCONI PASSA NEL PAESE" - "E' una sconfitta netta, molto chiara, al di la' delle aspettative. Dalla Sardegna arrivano dati preoccupanti". Il senatore democratico Felice Casson spiega che "le elezioni regionali sarde hanno una valenza non solo regionale ma nazionale, di carattere politico. Anche perche' Berlusconi ha investito molto ed e' per noi ancora piu' preoccupante perche' significa che il modello Berlusconi passa nel paese. Se questo e' vero, allora, anche noi dobbiamo ragionare in modo diverso". A proposito invece della vittoria di Matteo Renzi alle primarie fiorentine, Casson dice: "Ha coniugato il volto nuovo con una positiva esperienza amministrativa. Dobbiamo prendere spunto da quella vittoria".

La Stampa: I democratici sconfitti in Sardegna,Veltroni riunisce il coordinamento Pd

E la maggioranza esalta il suo leader

ROMAVolti scurissimi stamattina nella sede nazionale del Pd dove il segretario Walter Veltroni ha riunito il coordinamento del partito per analizzare la sconfitta in Sardegna. Una sconfitta pesante sia per il risultato in sè sia perchè arriva dopo il voto in Abruzzo e in un momento di tensione interna. Il vertice del Partito analizzerà il voto e cercherà di tracciare la rotta per i prossimi mesi. Alla riunione partecipano tra gli altri Pier Luigi Bersani, Enrico Letta, Rosy Bindi, Piero Fassino e i capigruppo di Camera e Senato Antonello Soro e Anna Finocchiaro.

SPINI, ABBIAMO PERSO LA SINISTRA SENZA SFONDARE AL CENTRO - IL CANDIDATO SINDACO DI FIRENZE, ''SITUAZIONE DRAMMATICA'' - ''Abbiamo perso la sinistra senza sfondare al centro. Questo in rapida sintesi e' l'esito ad oggi dell' operazione Partito democratico, iniziatasi nel 2007 . Cosi' si presentava il risultato delle elezioni politiche del 2008 e ancor piu' drammaticamente si presenta oggi quello delle elezioni regionali in Sardegna''.
Lo afferma, in una nota, l'on. Valdo Spini, candidato a sindaco di Firenze, commentando l'ultima tornata elettorale. ''La sinistra ha perso i suoi riferimenti identitari - prosegue Spini -, certo non sufficienti in se', ma necessari per costruirvi sopra una risposta programmatica e di metodo politico convincente e adatta al momento economico e sociale in cui viviamo. I suoi elettori appaiono disorientati e divisi. Viceversa il PD non appare capace di sfondare al centro, dove anzi Berlusconi registra nuovi successi, come in Sardegna.
Speravamo di esserci sbagliati, per il bene del paese e del centrosinistra, quando avevamo ritenuto l' estinzione dei Ds del tutto prematura e la nascita del PD una 'fusione a freddo' di culture politiche troppo diverse fra loro. Purtroppo non e' cosi'''.
''Come ripartire? Non credo - prosegue Spini - che servano ne' regolamenti di conti fra gruppi dirigenti ne' frammentazioni di apparati. Ne' si puo' sognare di rimettere semplicemente all'indietro le lancette dell' orologio. Bisogna ripartire dal rapporto con le cittadine e i cittadini in un lavoro di aggregazione dal basso diretto non solo a chiedere fedelta' ai tradizionali schieramenti politici, ma una adesione a programmi e candidati ben precisi e concretamente delineati. E' quanto cerchiamo di fare noi nella realta' fiorentina, avendo scelto di non partecipare alla gara interna al PD, quanto di rivolgerci a tutte le cittadine e i cittadini che condividono i nostri obiettivi di cambiamento, nel metodo e nel merito,e di costruire insieme a loro un programma di riformismo al tempo stesso moderno e solidale. Sarebbe opportuno che il PD, sia a livello nazionale che ai vari livelli locali, non si richiudesse nella ricerca di palingenesi congressuali, ma - conclude Spini - si disponesse a un dibattito sulle ragioni della sconfitta veramente aperto a tutta l' area del centrosinistra''.

LICANDRO (PDCI), SORU PAGA CONTRADDIZIONI PD - ''Soru paga le contraddizioni del Pd'', mentre e' ''buono il dato del PdCI, che insieme al Prc, surclassa il dato dell'Arcobaleno'': e' quanto afferma Orazio Licandro, dell'ufficio di segreteria del Pdci.
''Francamente imprevedibili le dimensioni della sconfitta di Soru, che nonostante si affermi di 5 punti oltre la coalizione, paga duramente le contraddizioni del Pd. Quello che colpisce, infatti, e' il catastrofico tracollo del Pd, che perde 12 punti, e che non viene arginato dall'IdV. Davvero buono il dato del PdCI, che insieme a quello di Rifondazione, surclassa il dato complessivo dell'Arcobaleno, a dimostrazione - conclude - del fatto che a sinistra una prospettiva c'e': l'unita' dei comunisti''.

RENZI, FOLLE ALIMENTARE LE DIVISIONI - ''Alimentare le divisioni sarebbe folle''. Il giorno dopo la sconfitta di Renato Soru in Sardegna, e a due giorni dalla propria vittoria nelle primarie del centrosinistra per l'elezione a sindaco del capoluogo toscano, Matteo Renzi, ospite questa mattina di Omnibus in onda su LA7, invita all'unita'. ''Basta polemiche interne, dobbiamo tentare di tornare ad intercettare il coinvolgimento, la partecipazione dei cittadini, affinche' diventi l'unica salvezza in vista delle elezioni europee'', dice.

ILSOLE24ORE.COM > Italia

Vince la strategia mediatica di Berlusconi
di Sara Bianchi

17 febbraio 2009

Se ora il presidente della Regione Sardegna sarà Ugo Cappellacci, la competizione che si è appena disputata ha tutta l'aria di aver avuto per protagonisti Renato Soru e Silvio Berlusconi, con la vittoria schiacciante di quest'ultimo. Una vittoria che pesa sul fondatore di Tiscali e su Walter Veltroni, che nel Pd lo ha sostenuto.Una vittoria, soprattutto, che comprova, se ancora ce ne era bisogno, la potenza mediatica del presidente del Consiglio, rendendola davvero decisiva.
Oltre alle conseguenze politiche, il successo del premier lascia pensare che la sua capacità di raccogliere consensi agisca come motore proprio, indipendentemente dal candidato che Silvio Berlusconi si trova di fronte. Se nell'immaginario comune spesso i confronti politici sono stati rappresentati come una lotta tra "vecchia" e "nuova" politica, con il leader Pdl a rappresentare quest'ultima, non si può dire che questo valesse anche per la sfida in Sardegna. Il presidente uscente non ha certo un passato da politico navigato e sono note le sue prese di distanza dal Pd, tanto da condurlo a valutare la possibilità di una candidatura autonoma.
E poi quello Soru-Berlusconi è stato uno scontro tra due imprenditori, entrambi "prestati" alla politica. Con il fondatore di Tiscali che ha scontato le tensioni tra gli alleati del centrosinistra locale e ha forse pagato alcune scelte considerate "verticistiche" anche nella sua area di riferimento. Forse nemmeno Berlusconi contava su un'affermazione di queste proprozioni quando, alla vigilia del voto, aveva rifiutato ogni interpretazione dei risultati in chiave nazionale. Ora la sua vittoria fa pensare che quanto a capacità di recuperare consensi ci troviamo di fronte a un nuovo re Mida, che riesce a trasformare in oro tutto ciò che tocca. È la conferma di come il Cavaliere sappia incarnare meglio di chiunque altro la tendenza diventata metodo in questi anni: trasformare la politica in una arena, dove l'ispirazione mediatica del candidato pesa a dismisura. Tanto da agire come effetto abbagliante su tutto il resto, programmi compresi, con contenuti, idee e progetti che restano solo intravisti, in secondo piano.Renato Soru che aveva contato sull'orgoglio sardo contro "l'occupante", ne esce pesantemente sconfitto. Ha scelto di rappresentarsi con genuinità, senza camuffare il suo essere schivo, fino quasi all'antipatia. Quasi commosso nelle prime dichiarazioni a caldo, quando i risultati sono apparsi chiari, ha chiamato Cappellacci per fargli gli auguri di buon lavoro. E ora quale futuro aspetta la promessa del Pd? Soru non sembra intenzionato a rinunciare ad essere parte attiva nel centrosinistra: «Ho messo tutto in questo progetto - ha detto - mi sarebbe piaciuto essere ancora di più di aiuto e la vittoria avrebbe dato una mano in questo senso. Il Pd ha comunque un grande futuro davanti».

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