domenica 29 novembre 2009

DOMENICA CINQUE, SCANDALO TRANS:LITIGIO SGARBI-B.D'URSO SU FILMATO RUBATO

Brenda:risultati autopsia: mix di farmaci e alcol

DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009 18:22

ROMA - Gli esami tossicologici di Wendell Mendes Paes, alias Brenda sono stati consegnati ai Pm che indagano sulla morte della transessuale trovata morta nel suo monolocale di Via Due Ponti il 20 ottobre scorso. Secondo la perizia medica eseguita dall'Istituto di medicina legale del policlinico Gemelli diretto dal professor Pascali e depositati alla Procura di Roma, la trans avrebbe ingerito un cocktail di Red Bull, whisky Ballantyne's e una boccettina di Minias, il farmaco che assumeva regolarmente contro i disturbi del sonno.

Questo è l'esito dei primi accertamenti dei sanitari al vaglio degli inquirenti che stanno indagando per omicidio volontario. Brenda avrebbe compiuto 32 anni domani e la madre arrivata ieri in Italia è in attesa del nulla osta dell'autorità giudiziaria per poter vedere la salma. Autorizzazione che, secondo i legali della madre, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile arriverà domani.
http://www.dazebao.org/news

Brenda, gli ultimi messaggi alla madre "Ho paura, voglio tornare a casa"

La mamma è arrivata ieri dal Brasile. Domani l'incontro con i magistrati
Nel computer della donna le mail ricevute prima del rogo. Nessun accenno al caso Marrazzo

di ALVARO FIORUCCI

PERUGIA - Azenete Rodriguez Mendez e la sorella Edina, madre e zia di Brenda, nel bagaglio che le ha accompagnate da Rio de Janeiro a Fiumicino e poi a Perugia, hanno messo anche alcune lettere, un paio di cartoline e un computer portatile nel quale ci sono fotografie ed e-mail. Sono le ultime cose che hanno ricevuto dalla transessuale morta nell'incendio a Roma.

"Ce le ha mandate Edù e alcune sono recenti", ha spiegato la donna ai legali perugini Valter Biscotti e Nicodemo Gentile. "Voglio conoscere tutta la verità, qualunque essa sia", ha detto. Edù, un nomignolo, che spesso sostituiva il soprannome Willy, con il quale in famiglia chiamavano Wendel che poi si è dato un altro nome ancora quando ha lasciato Belen, nel nord del Brasile, per cercare in Italia "una vita migliore".

Nel portatile della zia Edima ci sono i messaggi elettronici, a volte accompagnati da fotografie, con i quali Brenda manteneva i contatti per far sapere alla madre, al fratello e alle due sorelle, dove si trovava, i suoi pensieri, i suoi umori, le sue difficoltà. Alcune e-mail sarebbero immediatamente precedenti alla morte della transessuale.

Domani, quando il procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo comincerà ad esaminare le decine di migliaia di file che ingombrano la memoria del portatile lasciato sul lavandino sotto il rubinetto aperto, un altro computer potrebbe entrare nell'inchiesta: quello che le due donne hanno messo dentro una borsa da viaggio. "In Italia la situazione è sempre più difficile. I clandestini rischiano tanto, c'è una sorta di caccia agli immigrati. Ho paura. Penso seriamente di tornare a casa", avrebbe scritto Brenda in una delle ultime e-mail spedite da Roma. Nessun accenno però al caso Marrazzo.

"Ho letto i giornali, ho visto i siti internet e da quello che ho potuto capire l'incidente non è così convincente. Sono qui anche per avere una risposta certa alle tante domande che si fanno un po' tutti. Io chiedo solo giustizia per mio figlio", ha detto la donna. Azenete Rodriguez Mendez domani incontrerà il procuratore Capaldo al quale riferirà anche il contenuto delle telefonate che riceveva da Edù. "Prima non parlerà con nessuno, non deve subire condizionamenti di sorta" dicono i due avvocati.

"Oggi (ieri ndr) per me è un giorno tristissimo, uno dei giorni più tristi della mia vita perché sarebbe stato il compleanno di Del, e tutto avrei pensato tranne che venire a Roma per poter dare una carezza a mio figlio morto". Sempre domani la donna sarà con i suoi avvocati per un sopralluogo nell'appartamento romano dove Brenda viveva, e dove è morta.
la repubblica 29 novembre 2009

Brenda, China a Domenica Cinque: «Brenda non era ubriaca, non è morta per un incidente»

Inchiesta su trans, China: «Brenda non era
ubriaca, non è morta per un incidente»

Poi ribadisce: Marrazzo le aveva dato 28mila euro. Oggi
in Procura mamma e sorella per chiarire l'ipotesi della fuga

ROMA (29 novembre) - «Ho visto Brenda un'ora e mezzo prima di morire; quella sera non era ubriaca. Il giorno prima di morire mi ha regalato una statuetta di Padre Pio e una di Santa Caterina da Cascia. Non credo che sia morta per un incidente perchè non hanno trovato sigarette e lei aveva l'abitudine di fumare e buttare fuori le sigarette». Così China, l'amica del cuore di Brenda, il trans morto a Roma in via Due Ponti a "Domenica cinque", il talk show di Canale 5.

A proposito dell'articolo uscito su Novella 2000 in cui l'ex fidanzato di Brenda ha sostenuto che Brenda riprendeva con la telecamera tutti i suoi clienti per poi ricattarli e che dal 2007 dava questi filmati ai carabinieri che sono stati indagati nell'indagine, China e Barbara sostengono: «Questo signore non è mai stato nella vita di Brenda. Lui era conosciuto solo perchè vendeva la droga».

Luxuria: credo che avesse documenti scottanti. Ospite in studio anche Vladimir Luxuria che a proposito della morte di Brenda sostiene: «Non ho mai creduto nè in un incidente nè in un suicidio, io credo che Brenda avesse dei documenti che a qualcuno davano fastidio e io ho sempre pensato che anche il furto del cellulare sia stato fatto per nascondere quello che c'era dentro».

A proposito del rapporto tra Brenda e l'ex governatore del Lazio Piero Marrazzo, China ha detto: «Brenda dopo un festino mi ha chiamata e mi ha detto di andare a vedere quanto l'aveva pagata un cliente e mi ha fatto vedere che aveva 28 mila euro anche se mi ha detto che erano 30 mila. Mi ha detto che glieli aveva dati Marrazzo».

Alla trasmissione è intervenuta Natalie in collegamento da via Gradoli e dichiara: «Io non ho niente da nascondere: non ho fatto 8 mesi di carcere per sfruttamento della prostituzione ma perchè ho insultato un poliziotto. Io non ho mai chiesto il pizzo e voglio rispetto per via Gradoli che è una via tranquilla. Io non posso parlare male di Brenda e mi dispiace che sia morta anche se non eravamo amiche».

Domani saranno interrogate la mamma e la sorella di Brenda. Sarà domani in procura a Roma insieme con la sorella, Azeneta Mendes Paes, la mamma di Brenda il transessuale trovato morto a Roma in via Due Ponti la scorsa settimana. La donna, arrivata ieri da Belem dal Brasile all'aeroporto di Fiumicino, dovrà eseguire alcuni adempimenti formali con i suoi due legali, gli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile.

C'è la possibilità che possa essere ascoltata dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal pm Rodolfo Sabelli, ma l'audizione potrebbe tenersi anche nei prossimi giorni. Sicuramente, invece, dopo l'appuntamento a piazzale Clodio, la signora Azenete si recherà all'obitorio del policlinico Gemelli per portare un omaggio a Brenda, al secolo Wendell Mendes Paes, che proprio ieri avrebbe compiuto 32 anni.

L'intenzione della signora Azenete è di poter riportare in Brasile le spoglie del figlio. Ultima tappa sarà presumibilmente in via Due Ponti, a casa di Brenda. La procura ha aperto sulla morte del trans, coinvolta nel caso Marrazzo, un fascicolo per omicidio volontario
il messaggero 29 novembre 2009

sabato 28 novembre 2009

Brenda, tremano i vip dei filmati nel suo computer

Caso Brenda, il computer che scotta spaventa il mondo dei Vip

Caso Marrazzo Interrogatori in vista per i clienti dei filmini nel computer di Brenda

VENERDÌ 27 NOVEMBRE 2009 16:28

di Alessandro Ambrosin

ROMA - Quali scabrosi retroscena si celino dietro la memoria di quel portatile rinvenuto dentro il lavandino della casa di Brenda , la transessuale morta in circostanze ancora tutte da chiarire il 20 ottobre scorso nel suo monolocale di Via Gradoli, non è ancora dato a sapere, almeno per il momento. Tuttavia gli inquirenti dopo aver analizzato la memoria dell'hard disk di 130 giga byte hanno recuperato molto del suo contenuto.



Sessantamila "file" recuperati, alcuni dei quali erano stati cancellati e altri nascosti nei meandri delle migliaia di cartelle virtuali. Insomma, secondo i magistrati, informazioni molto utili per l'indagine in corso su cui vige il massimo riserbo. Secondo le prime indiscrezioni ci sarebbero le foto scattate appositamente per promuovere il suo lavoro nei siti pornografici, documenti scritti in portoghese e tanti filmati a luci rosse. E non è escluso che a breve questi documenti scovati nel computer possano riservarci delle belle sorprese. C'è già chi parla di coinvolgimenti di uomini politici e dell'alta finanza. Tutte supposizioni, ma ormai questa vicenda dai contorni oscuri è costellata da elementi così inquietanti che ogni ipotesi assume una presunta credibilità. Sembra addirittura che molti Vip, stando a quanto riportato dal quotidiano Libero, stiano cercando informazioni proprio in Procura per capire se ci sono video che li ritraggono. Questa ipotesi, se confermata, fa capire chiaramente quale proporzioni sta assumendo questa intricatissima vicenda.

D'altra parte Azete Rodriguez Mendez alias Brenda, secondo quanto riferito dal suo ex Giorgio T. arrestato in passato per droga, durante un 'intervista rilasciata a Novella 2000, aveva nascosto una piccola microcamera nel suo "tugurio" ed era solita riprendere gli incontri con i clienti per poi girarli direttamente agli uomini in divisa. Uno stratagemma forse pensato per incastrare personaggi "illustri" e ricattarli al fine di non rivelare il loro vizietto segreto. Non per niente molte colleghe di Brenda l'hanno dipinta come una trans pericolosa, specialmente quando in preda ai fumi dell'alcool minacciava sia i clienti che le sue colleghe.

Proprio su uno di questi filmati ci sarebbe l'ex governatore Piero Marrazzo in un incontro a tre. Video che Brenda avrebbe mostrato a molte sue colleghe di strada per vantarsi delle sue conoscenze, prima di cancellarlo dal suo computer per paura e affidarlo nelle mani di un'altra protagonista della vicenda, Michelle. Una trans che subito dopo lo scandalo Marrazzo, è fuggita alla volta di Parigi facendo perdere completamente le sue tracce. Strana coincidenza?

Anche Brenda aveva intenzione di lasciare l'Italia. A dirlo è sempre Giorgio che parlò con la sua ex la stessa sera dell'incidente in cui rimase vittima. "Me ne vado da questo schifo" avrebbe detto. Aveva paura di qualcosa o forse era stata minacciata per aver contribuito ad accendere i riflettori su questa vicenda.

Ma c'è dell'altro. Dai tabulati telefonici osservati dagli investigatori sarebbe emerso anche uno stretto rapporto tra i carabinieri "infedeli" e Gianguerino Cafasso, il pusher legato al mondo dei transessuali trovato morto il 12 settembre scorso in un motel della Salaria, dopo aver sniffato un mix letale di polvere bianca mascherata da cocaina, come la stessa perizia tossicologica ha confermato. Jennifer la trans fidanzata di Cafasso è stata ascoltata la scorsa notte dai magistrati e ha ammesso di non aver sniffato quella sera perchè la sostanza stupefacente aveva un sapore "strano".

Nel frattempo sembra sia spuntato un altro inquietante episodio, del tutto inedito, accaduto tra fine marzo e inizio aprile. In quei giorni una trans fu soccorsa all'ospedale San Pietro di Roma in overdose e prima di riprendersi avrebbe pronunciato più volte: "E' stata colpa di Marrazzo". La notizia è da prendere con le pinze. Sono, infatti, molte, anzi troppe le illazioni che emergono ogni giorno da questa torbida vicenda, molte delle quali prive di ogni fondamento, almeno fino a prova contraria.
dqazebao.org 28 novembre 2009


Caso Marrazzo Interrogatori in vista per i clienti dei filmini nel computer di Brenda
di Redazione

Verrà espulso Jennifer, il trans che aveva una relazione con il pusher Gianguerino Cafasso e che era con lui quando morì dopo aver sniffato della droga. Non una semplice morte per overdose, sospetta il pm, ma forse un omicidio, anche se l’accusa non è stata ancora formalizzata.
Giovedì notte, subito dopo aver ricevuto gli esami tossicologici che hanno confermato il mix di cocaina ed eroina ma smentito la presenza di altri veleni fulminanti, il pm Giancarlo Capaldo lo ha convocato in Procura per cercare di chiarire alcuni dettagli poco convincenti emersi dal precedente interrogatorio. A partire dal motivo che lo spinse, la notte in cui Cafasso morì, a non sniffare la cocaina perché aveva «un cattivo sapore». Jennifer avrebbe dato spiegazioni convincenti e i pm hanno deciso di non opporsi al decreto di espulsione già emesso nei suoi confronti per immigrazione clandestina. Chiarito anche il dettaglio del telefonino del pusher suo convivente: si diceva che Jennifer lo avesse gettato via perché suonava troppo. Non è così: dopo la scomparsa di Cafasso lo aveva restituito alla famiglia. Ai magistrati il trans ha negato che fosse «Rino» a fornire a Natalie la droga per i suoi clienti. Un elemento importante per la Procura. I pm, infatti, ritengono che siano stati i carabinieri arrestati per il video-ricatto a Marrazzo a portare la droga e a filmare il governatore in mutande in compagnia di Natalie. I militari, invece, hanno sempre sostenuto che fu Cafasso a portare la cocaina e soprattutto a riprendere la scena. «Cafasso conosceva Natalie - ha raccontato Jennifer - ma per quanto ne so lui non era il suo pusher». Jennifer ha fornito agli inquirenti anche indicazioni per tentare di rintracciare il fornitore di Cafasso, chi gli ha venduto l’ultima dose, quella che gli è stata fatale. E forse non per caso. Jennifer dice invece di non sapere se Cafasso fosse l’informatore dei carabinieri.
Continua, intanto, il lavoro dei pm sui file recuperati dall’hard disk del computer di Brenda. Tra video, filmini promozionali, foto e testi in portoghese, i magistrati devono selezionare quelli inutili e analizzare quelli dietro ai quali potrebbero nascondersi altri ricatti. Un passaggio delicato. Frequentare trans, infatti, non è reato, ma è possibile che gli inquirenti si trovino nelle condizioni di dover convocare i clienti ripresi nei video, se verranno trovati, per chiedere loro se abbiano mai ricevuto richieste di soldi in cambio della promessa di far sparire dal mercato tutte le immagini compromettenti sul loro conto. Anche Marrazzo potrebbe essere riascoltato per sapere se gli sia mai stato estorto del denaro per eliminare il filmino che lo ritrae con Brenda e Michelle.
il giornale 28 novembre 2009

venerdì 27 novembre 2009

Gossip, Video hard con Fiore e la Mussolini: "Non so se incazzarmi o ridere"

Oggi l'indiscrezione sul "Giornale", lanciata dal sito noglobal Indymedia.
La deputata: mi attaccano sempre, ormai facciano quel che vogliono.
ROMA
«Non so se incazzarmi o ridere»: Alessandra Mussolini, sul quotidiano online Affaritaliani.it, replica così all’articolo che appare oggi sulla prima pagina de il Giornale che, sopra un grande primo piano della parlamentare, titola «Ricatto hard alla Mussolini. L’ultimo veleno della politica del gossip: voci di un video usato per incastrare l’onorevole del Pdl».

Si tratterebbe, rilancia il quotidiano, di un video che ritrae la parlamentare insieme al leader di Forza Nuova, Roberto Fiore: «Non so - ribadisce la parlamentare - se incazzarmi o ridere. Allora: vendono su Ebay i frammenti di cervello di mio nonno; tre giorni fa ho ricevuto una chiamata dalla Polizia che mi informava del fatto che Gino Paoli mi ha denunciato per ciò che dissi sulla canzone »Il Pettirosso«. Io eccepii sul fatto che questo brano trattasse di pedofilia, un messaggio grave. Oggi poi uscirà un film dove mi si dà della puttana e dell’assassina e ora leggo queste cose... Che cosa devo dire? Non lo so più. Sono incerta tra l’incazzatura e il metterrmi a ridere. Perchè? Ormai facessero quello che vogliono...».

La notizia di un video hard, oggi interpretata dal quotidiano milanese come "ricatto", circola in realtà su internet dallo scorso 20 novembre e indica proprio ne il Giornale uno dei media che ha visionato il filmato. A pubblicare la notizia è stato il network Indymedia, un sito di controinformazione (vi collaborano centinaia di giornalisti di tutto il mondo) con sedi in una decina di città degli Usa (compresa Washington e New York) e in varie nazioni, come Messico, Belgio, Canada, Francia e Inghilterra. Una delle «rappresentanze» di Indymedia è anche in Italia, dove il sito è anche regionalizzato.

La notizia originale, dal titolo «Video con Fiore e la Mussolini» e con il sommario «dopo Marrazzo un video hard con Fiore e la Mussolini. Sesso e destra estrema», sostiene: «La notizia, assolutamente certa, ma ancora riservata, è questa: esiste un video dove sono ripresi Roberto Fiore ed Alessandra Mussolini a fare sesso esplicito nella sede romana di Forza Nuova. Un ex dirigente nazionale di Fn ed ex stretto collaboratore di Fiore (già responsabile della sua sicurezza), ha già contattato diversi giornalisti per vendere il video.

La proposta è arrivata alla redazione de Il Giornale (che ha potuto visionare il filmato), ad alcuni giornalisti Rai e agli ambienti ex An di Milano e Roma. Si tratta di immagini registrate dal circuito interno di videocamere della sede romana di Forza Nuova. Il filmato è ancora in circolazione e in vendita. Per quanto si tratti di una questione personale e privata, la notizia, oltre che ghiotta per la stampa, dopo il caso Marrazzo, potrebbe colpire il Pdl, soprattutto in Lazio e Campania dove la Mussolini vorrebbe ricandidarsi. In Forza Nuova lo scandalo sarebbe già scoppiato».
la stampa 27 novembre 2009

Marrazzo, Quando il trans andò in overdose: la testimonianza dei medici

Il trans in overdose disse:
"Tutta colpa di Marrazzo"

La testimonianza dei medici presenti quella notte
GUIDO RUOTOLO
ROMA
Successe tra la fine di marzo e gli inizi di aprile. Era notte e al pronto soccorso dell’ospedale San Pietro arrivò un’ambulanza con un trans in overdose. Furono attimi drammatici, il trans stava rischiando di passare ad altra vita ma si riprese. Quando aprì gli occhi, quando ebbe la forza di parlare imprecò: «E’ stata colpa di Marrazzo...».

Naturalmente, medici e infermieri non diedero peso all’imprecazione. Solo che da quando è esploso l’affaire Marrazzo quell’affermazione è riaffiorata nella mente di medici e infermieri. E - il rischio di suggestione è forte - qualcuno addirittura fa i nomi di Natalie, Brenda, Michelly. A proposito di suggestione, chissà se è vero che quella notte qualcuno si recò al pronto soccorso per conto di Marrazzo per informarsi sulle condizioni di salute del trans. La droga, la «polvere bianca», il rischio d’overdose. Può accadere. E’ accaduto addirittura che il pusher dei trans, Rino Cafasso, sia morto per una overdose di eroina mista a cocaina, almeno a sentire i periti della procura di Roma che a questo punto - ma sembra che non l’abbia ancora fatto materialmente - ipotizza l’omicidio.

E di droga parla dal carcere uno dei carabinieri arrestati, Luciano Simeone. Ieri mattina il suo legale, Bruno Von Arx, è andato a Rebibbia per incontrarlo. «E’ provato dalla lunga carcerazione - spiega il suo legale - e dalle accuse che respinge». «Se solo si trovasse l’originale del video girato da Cafasso - ha detto il carabinieri all’avvocato Von Arx - si dimostrerebbe la nostra innocenza. La droga? C’era, eccome. Quando arrivammo in via Gradoli, dopo che c’avvisò Cafasso, rimanemmo imbarazzati. Natalie, e il video lo documenta, si difese, temendo l’arresto suo e quello di Marrazzo, sostenendo che la cocaina era in parte sua e in parte la portò Marrazzo. Se solo si trovasse il video... Ricordo che fu proprio Rino Cafasso a rassicurarci: “Non vi preoccupate, taglio la parte del video nel quale siete protagonisti”. Fu lui a manipolare, a tagliare le immagini».

I periti della procura stanno lavorando sui cellulari, sui tabulati, sui personal computer dei diversi attori dell’affaire Marrazzo. Ma almeno per il momento non è trapelata la notizia del ritrovamento di quel video, né i riscontri sul traffico telefonico, per esempio, del 3 luglio. I carabinieri del disonore sostengono di essere stati avvisati da Cafasso del festino a base di cocaina in via Gradoli, e che il pusher girò il video. La pensa diversamente la procura, secondo cui furono loro stessi a riprendere quelle immagini, a portare la cocaina da immortalare - è la tesi dello stesso Marrazzo - per imbastire il grande ricatto contro il governatore. «C’è anche del materiale interessante, utile alle indagini», è l’unica indiscrezione che filtra da piazzale Clodio a proposito di queste verifiche sui tabulati telefonici e sui cellulari.

Sul materiale video e sui file recuperati dal computer di Brenda, il lavoro dei periti non è ancora concluso. L’attesa è per il video che è stato trovato. Il video che il trans Brenda diceva di aver girato, col consenso di Marrazzo, durante un incontro ravvicinato con il governatore e con Michelly, il trans che portò Brenda all’appuntamento in quell’appartamento di Marrazzo in via Cortina d’Ampezzo. Ma potrebbero esserci altri filmati che riprendono i trans con i clienti. Molti video e file sono in portoghese. Alcuni sono promozionali e pubblicitari dei trans. Era scontato.
la stampa 27 novembre 2009

giovedì 26 novembre 2009

BRENDA RICATTAVA PIÙ DI 10 PERSONE IMPORTANTI

«Brenda aveva i video con più di 10 persone imnportanti» a sostenerlo è Giorgio T., 41enne ex compagno della transessuale, in una intervista concessa al settimanale Novella 2000. Certo le parole dell'uomo sono da analizzare con cura visto che in passato è stato arrestato, per spaccio di droga, da due dei carabinieri coinvolti nel ricatto Marrazzo ma certamente Giorgio conosce molte cose e soprattutto conosce molto bene Brenda, con cui ha convissuto dall'inizio del 2006. «Quando ci siamo messi insieme — racconta Gior gio — Brenda era già una confi dente di Testini e Ta gliente». Ovvero aiutava i carabinieri ad incastrare gli spacciatori. Ma nel 2007 gli uomini dell'arma le chiedono di filmare i clienti più facoltosi per poi consegnare i vi deo ai militari. Brenda è costretta ad accettare poichè in Italia è clandestina e se la ripatriassero in Brasile verrebbe arrestata, visto che oltreoceano ha un conto aperto con la giustizia. Secondo Giorgio T., Bren da riprende segretamente gli incontri con alcuni clienti. Le «persone importanti» ri prese da Brenda sarebbero «più di dieci». Avvocati, medici, commercialisti e anche alcuni politici. La storia tra Giorgio e Brenda si chiude alla fine del 2007 ma i due hanno continuato a sentirsi spesso, l'ultima volta proprio la sera della morte della trans. I due si sentirono mentre Brenda si trovava sul taxi che la riportava a casa, «Era ubriaca ma non depressa - racconta Giorgio - Parla va con voce serena, quasi felice. E mi disse che aveva deciso di tornarsene in Brasile».

leggo 26 novembre 2009

Marrazzo, legale carabiniere: Fu complotto politico


Il legale del carabiniere del ricatto: trans usati come esca per far cadere il governatore


GUIDO RUOTOLO
ROMA
«Ho la sensazione che i carabinieri coinvolti nell’affaire Marrazzo siano stati strumentalizzati da una regia diversa. Insomma, si sono ritrovati all’interno di un complotto che aveva come obiettivo politico Piero Marrazzo». L’avvocato Bruno Von Arx difende uno dei carabinieri del disonore, Luciano Simeone, ancora oggi recluso a Rebibbia. E in attesa degli sviluppi delle indagini che oggi sono concentrate soprattutto sulle morti (sospette) di due attori dell’affaire, il pusher Rino Cafasso e il trans Brenda, il difensore di Simeone è durissimo nei confronti della Procura: «I fatti dimostrano che le indagini sono state finora riduttive». E già, in attesa (spasmodica) dei 60.000 files (video, foto, messaggi) che il computer di Brenda conservava nella memoria dell’hard disk, nonostante che il trans l’avesse cancellati, in attesa di sapere se tra questi files c’è il video che riprende Marrazzo con Brenda e Michelly, e poi chissà chi altro, chissà se nelle riprese o nelle foto compaiono anche altri personaggi eccellenti, i dubbi dell’avvocato Von Arx ripropongono uno scenario già ipotizzato all’indomani dello scandalo. Il «grande ricatto» contro il governatore del Lazio è solo farina del sacco dei quattro carabinieri e del pusher Cafasso?

Se la domanda fosse rivolta a Marrazzo, la risposta sarebbe negativa, perché l’ex governatore ha sostenuto di aver archiviato la vicenda del 3 luglio come una rapina. E’ che più si va avanti nelle indagini più si ha la sensazione che tutti i protagonisti non hanno detto la verità, tutta la verità, o hanno addirittura dichiarato il falso. E se si escludono i carabinieri arrestati che hanno anche il diritto, per difendersi, di dichiarare il falso, tutti gli altri potrebbero finire indagati chi per false dichiarazioni al pm, chi per calunnia o favoreggiamento. Prendiamo i trans e le loro dichiarazioni. La Procura dovrà risentire per esempio Natalie e China sulle recenti rivelazioni. China a «Porta a Porta» ha detto di aver saputo da Brenda che «a fare la trappola a Marazzo erano state Natalie e Jois (il trans che avrebbe avuto una relazione con uno dei carabinieri arrestati)». E che Marrazzo avrebbe «pagato 30.000 euro a Brenda». Forse per cancellare il video che li riprendeva insieme?. Allora chi dice il vero? Natalie? China? E perché non si riesce a trovare Michelly, il trans che portò Brenda agli incontri con il governatore del Lazio? E Jennifer, il trans che aveva una relazione con il pusher Cafasso, cosa sa di tutta questa storia? E se sul «grande ricatto» di questa banda di carabinieri e pusher, e chissà se anche trans, si fosse inserita una strategia politica? Questo sembra dire l’avvocato Von Arx.

Certo che prima o poi, le indagini della Procura potrebbero approfondire tutta la gestione del tentativo di vendita del video che riprendeva Marrazzo con Natalie, e quelle strisce di cocaina su un tavolo. Nel decreto di fermo dei quattro carabinieri, la Procura contesta il reato di ricettazione. Il «corpo del reato» fu sequestrato nella redazione milanese del settimanale «Chi», diretto da Alfonso Signorini, e negli uffici dell’agenzia «Photo Press». E qual è stato il ruolo del fotografo Max Scarfone che fatto da tramite tra i carabinieri e l’agenzia di immagini milanese? Nei primi interrogatori, nelle deposizioni dei vari testi, è emerso che quel video ha girato per diverse redazioni di settimanali e quotidiani (Chi, Oggi, Libero e Il Giornale). E che, a tre giorni dal blitz del Ros dei carabinieri, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, avvisò il governatore del Lazio dell’esistenza del video. annunciando anche che il suo gruppo editoriale non l’avrebbe mai pubblicato, fornendogli pure i riferimenti telefonici dell’agenzia «Photo Masi» che aveva il video.

L’avvocato Luca Petrucci, difensore di Marrazzo, evoca uno scenario da «Uno bianca». A Bologna i poliziotti del disonore, qui, a Roma, i carabinieri. Se fosse questo lo scenario, e i rilievi della Scientifica e i risultati degli esami tossicologi confermassero che Cafasso e Brenda sono stati uccisi, e che questi due omicidi sono collegati, come è possibile smascherare i killer e i mandanti?
la repubblica 26 novembre

Brenda:informatrice polizia Brasiliana?

Brenda informatrice della Polizia?
Scritto da Francesco Giappichini • 26 novembre 2009 •


Mentre secondo i consulenti tecnici nominati dalla Procura sarebbero addirittura 60mila i file presenti nel computer di Brenda, tra visibili e cancellati, vengono avanzate nuove ed inquietanti indiscrezioni su ruolo della transessuale testimone nell’inchiesta sul caso Marrazzo. Ad esempio, secondo voci di stampa, la trans originaria di Rio de Janeiro avrebbe ricoperto da tempo il ruolo di informatrice della Polizia federale brasiliana, corpo alle dirette dipendenze del Governo di Brasilia.

In particolare, gli agenti sudamericani si sarebbero rivolti a lei nel corso delle inchieste sul traffico di esseri umani tra il Brasile e l’Europa.

Brenda:informatrice polizia Brasiliana?

Brenda informatrice della Polizia?
Scritto da Francesco Giappichini • 26 novembre 2009 •


Mentre secondo i consulenti tecnici nominati dalla Procura sarebbero addirittura 60mila i file presenti nel computer di Brenda, tra visibili e cancellati, vengono avanzate nuove ed inquietanti indiscrezioni su ruolo della transessuale testimone nell’inchiesta sul caso Marrazzo. Ad esempio, secondo voci di stampa, la trans originaria di Rio de Janeiro avrebbe ricoperto da tempo il ruolo di informatrice della Polizia federale brasiliana, corpo alle dirette dipendenze del Governo di Brasilia.

In particolare, gli agenti sudamericani si sarebbero rivolti a lei nel corso delle inchieste sul traffico di esseri umani tra il Brasile e l’Europa.

http://musibrasil.net/2009/11/brenda-informatrice-della-polizia/

martedì 24 novembre 2009

Brenda, computer foto e film. Centinaia i file cancellati

Pusher trans Capasso ucciso da "finta" cocaina
24 novembre, 21:44

ROMA - Centinaia i file nascosti, ossia cestinati e poi cancellati, quelli trovati dagli investigatori nel computer portatile che si presume essere quello di Brenda, la transessuale coinvolta nell'inchiesta su un presunto tentativo di ricatto che sarebbe stato compiuto ai danni dell'ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Secondo i consulenti del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, dai primi esami sul computer, i file trovati erano stati cancellati dalla memoria visibile del pc.

Un'operazione che tuttavia ha consentito agli esperti di ritrovare nell'hard disk del computer gli stessi file. Massimo riserbo in procura sulla tipologia di questi file, che una volta decrittati potrebbero raccontare molto sulla morte del trans e sui misteri che ancora avvolgono il decesso, avvenuto per asfissia provocata da un incendio. Secondo indiscrezioni si tratterebbe probabilmente di foto e immagini. E non si esclude che nei file cancellati ci sia anche il secondo video di cui si e' parlato nelle carte processuali, quello con lo stesso Piero Marrazzo e l'altro trans Michelle.

Un video di cui la stessa Brenda ha parlato con i magistrati ma poi spiegando di essersene disfatta ''perché aveva paura''. Il pc in un primo sopralluogo non era stato trovato nel monolocale di via Due Ponti. Era invece stato trovato dagli investigatori il giorno della morte di Brenda dentro un lavandino sistemato sotto il getto di acqua corrente di un rubinetto aperto. Un particolare della scena del crimine che ha destato piu' di una perplessita' tra gli inquirenti: quasi un messaggio, un monito che qualcuno voleva dare a chi custodisce i segreti di clienti importanti dei trans.

Novità intanto dalla perizia tossicologica disposta in relazione alla morte di Gianguerino Cafasso, il pusher trovato morto il 12 settembre scorso a Roma all'hotel Romulus sulla Salaria. Ad ucciderlo fu una dose letale di eroina, "mascherata" farmacologicamente con una sostanza in modo che la facesse assomigliare al gusto alla cocaina.

Più che droga tagliata male fu insomma l'eroina, fatale all'assunzione per un abituale consumatore di cocaina - secondo gli esperti e i farmacologi - ad uccidere "in pochi minuti", Cafasso, rivela chi indaga sulla morte del pusher legato a Brenda e fornitore di stupefacenti per altri trans nonché colui che tentò di commercializzare il video a luci rosse con Piero Marrazzo e Natalie.

Il fascicolo sul decesso di "Rino" Cafasso, per ora rubricato secondo l'articolo 586 del codice penale, ossia morte o lesioni come conseguenza di altro delitto (nella fattispecie cessione di droga) potrebbe ben presto essere rubricato come omicidio volontario. Il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, aspetta i risultati ufficiali e finali della consulenza tossicologica. Una prima risposta è giunta e rileva l'assunzione - fatale a Cafasso - di eroina. Il sospetto degli investigatori è che chi ha fornito l'eroina sapesse degli effetti letali che avrebbe provocato. Sospetto appare l'atteggiamento di Jennifer, il trans fidanzata di Cafasso che era con lui in albergo al momento del droga party. Jennifer, al secolo Adriano Da Motta, ha spiegato agli inquirenti che non aveva assunto droga, che non le andava perché aveva uno "strano sapore". Intanto la procura attende i primi risultati sul pc trovato nell'appartamento di Brenda, il trans trovato morto in via Due Ponti 180 e le analisi chimiche sul trolley andato a fuoco.
24 novembre 2009

Brenda, Porta a Porta: China accusa Natalie per il video con Marrazzo

http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/cronaca/china-marrazzo/franceschi170696102710112329_big.jpg
Note di Paturnio

Vorrei precisare che China ha affermato di non essere mai stata fidanzata con Brenda,ma di esserle solo molto amica.Questo articolo è scritto male e contiene diverse imporecisioni.Lo pubblico soltanto per confrontarlo con il secondo articolo, e trarre le dovute conclusioni sul tipo di informazioni che circolano.


"Il video con Marrazzo una trappola di Natalie"
China, la fidanzata di Brenda, accusa Natalie e un'altra trans

MARIA CORBI
ROMA
Natalie e le altre, dalla strada e dai loschi appartamenti di via due Ponti, alle poltroncine immacolate di Porta a Porta, per decifrare un mondo, probabilmente un omicidio, la morte di Brenda. Un comportamento, il loro, che ha alternato fino ad oggi silenzi, omissioni, rivelazioni e confessioni. Così ieri lo sfogo di China, fidanzata di Brenda che accusa Natalie di essere stata, lei, insieme a un’altra trans, a preparare una trappola ai danni dell’ex presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo. «Brenda - ha raccontato China - mi ha detto che sono state Natalie e Jois a preparare la trappola a Marrazzo. Le ho chiesto se lei aveva qualcosa da farmi vedere ma lei non aveva filmati».

Nel computer di Brenda non ci sono filmati, assicura China: «Brenda era una grande esperta di computer. Non so cosa avesse sul pc ma di sicuro non aveva filmati perché altrimenti li avrebbe fatti vedere immediatamente».

Pezzi di un mondo che affiorano dai racconti di queste donne dalla femminilità esponenziale, amate dal potere, come Natalie, primadonna dello scandalo Marrazzo che ha raccontato di coccole dispensate ad uomini, dei loro gusti sessuali e dei loro sogni, dei loro segreti. Nuovo capitolo di dettagli ieri, da Vespa: «Quindici giorni dopo che ero tornata dal Brasile incontrai Marrazzo. In quella occasione mi disse: guarda due trans mi hanno fatto un video e delle foto ma subito dopo l’hanno cancellato». E ancora: «Tutti sanno che nel telefono resta la memoria e lui era preoccupato che non l’avessero cancellato. Brenda, secondo quando dice Natalie, non voleva andare in Brasile. E non sarebbe stata lei la vittima designata se di omicidio si trattasse: «Io penso che se la sua morte fosse collegata a questa faccenda, la prima persona che doveva morire ero io».

E poi ci sono quei trentamila euro, un compenso versato da Marrazzo a Brenda, sempre secondo il transessuale China amico di Brenda: «Una sera Brenda mi ha chiamato e mi ha detto di andare a casa sua. Era ubriaca. Quando sono arrivata mi ha fatto vedere i soldi e li ho contati: erano 28 mila euro. Brenda mi ha detto che duemila li aveva già spesi». Ma il legale di Marrazzo nega: «Per le rare volte che Marrazzo è andato da questi trans, la cifra pagata è stata di mille euro. Questi 30 mila euro mi sembrano una cifra sproporzionata per qualsiasi prestazione».

Soldi, computer e videotape, un vero romanzo giallo, con Brenda come vittima, e un mondo da scoprire che ruota intorno. Un’altra amica di Brenda, l’ultima persona, che avrebbe l’avrebbe vista in vita la notte tra il 19 e il 20 novembre, rivela che avrebbe dovuto comprare il computer trovato ammollo nel lavandino. «Era grigio, penso sia quello». Brenda si voleva liberare di tutte le cose di valore come la tv al plasma e il frigorifero. «Io avevo comprato il suo computer tre giorni fa ma non avevo ancora avuto il tempo di andare a prenderlo», spiega Veronica.

«Ci eravamo messe d’accordo per 400 euro. Le avevo dato 100 euro, altri 100 dovevo darglieli quando sarei andata a prenderlo. Poi le avrei dato dopo gli altri 200». E adesso saranno gli inquirenti a cercare di capire perché Brenda abbia mentito dicendo di non possedere un pc in quanto non in grado di usarlo. Intanto i legali della famiglia della trans hanno fatto presente in procura che i genitori rivogliono al più presto la salma per celebrare il funerale. E nelle prossime ore la mamma di Brenda dovrebbe arrivare in Italia.
La Stampa 24 novembre 2009

Cafasso, s’indaga per omicidio Pusher e trans, soci del ricatto
di Claudia Fusanitutti gli articoli dell'autore


Nemmeno due maestri del giallo come Agatha Christie e Alfred Hitchcock. «Neppure loro avrebbero saputo intrecciare questa storia in modo così fitto» si lascia scappare verso sera uno degli investigatori impegnati a risolvere l’incredibile e per certi versi anche insostenibile “caso” del video-ricatto a base di sesso, trans e cocaina che fa tremare vip e politici, che ha già costretto alle dimissioni l’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo e su cui ora pesano due cadaveri. Entrambi in cerca di autore. La vera svolta del giallo arriverà dalla lettura dei file del pc trovato in casa di Brenda e «messo in salvo» da una mano ancora sconosciuta sotto l’acqua del rubinetto dentro il lavandino, unica possibile fonte di salvezza in una casa piena di fumo. Il contenuto dei file e della memoria del pc sono decisivi per sapere non solo cosa custodiscono ma anche se filmati o fotografie sono stati spediti in qualche server nel cyber spazio. In poche parole, se è vero, come sembra, che Brenda fosse la custode di materiale - video e film - con cui poteva ricattare i clienti.

IL GRUPPO DEI RICATTI
Wendell Mendes Paes,il trentaduenne brasiliano che un giorno diventò Brenda, e un gruppo di altri trans che a un certo punto hanno realizzato un modo più diretto e meno faticoso di fare soldi: ricattare i clienti. Brenda e le altre, quindi, coordinate dal pusher Gianguarino Cafasso nonchè dai carabinieri della Compagnia Trionfale arrestati il 21 ottobre. L’aggiunto della procura di Roma Giancarlo Capaldo e il sostituto Sabelli ormai si sono convinti che anche la morte di Cafasso sia da ricollegare al “caso” Marrazzo prima e alla morte di Brenda poi. Anche la morte del pusher diventa un caso di omicidio, un po’ come quello di Brenda, amici, conoscenti e soci in affari, anche la stessa fine. Cafasso era il pusher dei trans ma anche di molti vip, è stato il primo a cercare di vendere il video di Marrazzo ai giornali (15 luglio) insieme ai carabinieri, poi esce dalla scena della trattativa e ricompare il 12 settembre, due righe sul mattinale della questura, una morte per overdose nella stanza 406 dell’hotel Romulus lungo la via Salaria, oltre il raccordo. Con lui, in quella stanza, c’era un trans, Jennifer. Jennifer è stata risentita ieri in procura e ha aggiunto dettagli nuovi sulla morte di Cafasso, particolari che non aveva raccontato nè il 12 settembre nèil 5 novembre quando è stata risentita dal Ros dei carabinieri che indagano sul video-ricatto a Marrazzo. Dettagli, ad esempio, «sulla modalità di assunzione della droga» che potrebbe avere coincidenze con il cocktail che ha stordito Brenda poi morta per asfissia.Attenzione ai nomi perchè la scena che a questo punto hanno davanti investigatori e inquirenti oltre che confusa e anche più affollata del previsto. E’ragionevole pensare che Brenda e altri trans avessero preso a filmare di nascosto gli incontri con i clienti. Il capo della Squadra Mobile Vittorio Rizzi sta risentendo tutti i viados già comparsi nella primaparte inchiesta, quella dei Ros sul video ricatto a Marrazzo.

Perchè una cosa è certa: i trans hanno mentito sempre, tutti e continuano a farlo.Ha mentito Brenda che ha ammesso solo in un secondo interrogatorio di aver girato di nacosto un film a Marrazzo spergiurando di averlo cancellato; che ha negato di avere un pc e di saperlo usare e invece lo aveva, anche se lo stava vendendo, e chattava di continuo. Mente China, mente Jennifer sulle ultime ore di Cafasso. E Michelle, di cui è stata trovata una foto in casa di Brenda, dov’è? E Natalie, colei di cui Marrazzo si fidava di più e di cui infatti le altre erano molto gelose? China l’accusa di «aver fatto una trappola a Marrazzo insieme a Giosy ». E sempre China, che parla ogni giorno da un mese appena vede un microfono, ieri sera a Porta a Porta s’è ricordata che «Brenda le ha fatto vedere 30 mila euro avuti da Marrazzo ». Vero? Falso? Il saldo perun ricatto? C’è rabbia tra investigatori e inquirenti. All’inizio, infatti, non fu fatta la perquisizione in casa di Brenda e fu presa per buona la sua versione («non ho un pc»). Ora si deve recuperare il tempo perduto, incrociando la memoriadel pc con il traffico telefonico delle due schede sim (una usata solo per internet) e dei due telefoni di cui uno rubato nella rapina subita da Brenda l’8 novembre. Già, le rapine ai trans. Loro denunciano «una banda di romeni su un’auto azzurra». Un’altra presenza che inquieta in una storia ancora tutta da scrivere.
L'Unità 24 novembre 2009

PATRIZIA D'ADDARIO,LE SUE MEMORIE IN UN LIBRO

Da Bari a Palazzo Grazioli,
le memorie della D’Addario
In «Gradisca, presidente», la versione della «escort più famosa nel mondo»

MILANO — Il mémoire della escort più famosa del mondo arriva in libre ria. Patrizia D’Addario, con la vicedi rettrice del Corriere del Mezzogiorno Maddalena Tulanti, scrive Gradisca, Presidente per raccontare i suoi 42 an ni vissuti pericolosamente e quell’uni ca notte sul lettone di Putin che l’ha consacrata oggetto di attenzione per petua. In più, assicura anche di non aver mai avuto come amanti altri poli tici: «Ho avuto il numero uno e mi è bastato».

Il filo rosso della sua storia è un’os sessione, con le misure di un terreno alla periferia di Bari che avrebbe dovu to trasformare un rustico in residence e lei in albergatrice. Intorno scorrono anni di burocrazia, un rapporto pro blematico e violento con la famiglia, l’esposizione con le banche che ha co me conseguenza il suicidio del padre, le esperienze da fotomodella e presti giatrice, l’incontro con l’uomo che la costringe a prostituirsi a suon di botte e che lei riesce a mandare in galera grazie all’ormai leggendario registra tore («solo quando ho presentato le cassette sono stata creduta»), le mi nacce, le aggressioni e «gli strani epi sodi » subiti dopo la sue prime rivela zioni.






Patrizia D’Addario attraversa il por tone di Palazzo Grazioli il 16 ottobre 2008, dopo l’interrogatorio a cui la sot topone l’imprenditore barese Gianpa olo Tarantini «perché in questo modo può presentarmi come amica». Vesti to nero, trucco leggero, familiarizza con ciò che interessa al padrone di ca sa: «Gianpi mi dà molti ragguagli inti mi sul premier, sui suoi gusti sessuali. Mi dà anche consigli, mi dice di com portarmi in un certo modo perché re sti soddisfatto. Gli piaccio no molto i preliminari». La serata con venti ragazze dal «sultano» passa tra champa gne e focaccine, ciondoli in regalo e i filmati del Cavalie re: «Siamo le donne a sua di­sposizione ». Dal salone, una compagnia più ristretta si sposta in camera da letto: «Si aggiungono le due lesbi che che dal fondo gli acca rezzano i piedi. 'Silvio', di cono, 'questa settimana an diamo al centro benessere? Ce lo ave vi promesso'. Lui si rivolge a me e al l’altra ragazza: 'Venite anche voi? Mas saggi, relax, noi cinque tutti insieme, ci divertiremo un mondo'». Patrizia non si ferma e va via con due cassette registrate.

La notte dell’elezione di Obama, il 4 novembre 2008, ritorna a Palazzo Gra zioli con Tarantini e altre due ragazze, rimane fino a colazione perché a un certo punto il presidente del Consi glio le dice «basta, ora mando via tut ti, voglio restare solo con te» e a Gianpi fa sapere: «Penserò io al suo progetto, la sua vita cambierà, ha già sofferto tanto». Tutto, assicura lei, re gistrato. «Non me ne importa niente che gli uomini comprino le donne — scrive — come potrei, visto che sono stata in vendita. Il premier mi ha men tito, non mi ha pagato, non erano i sol di che doveva darmi, mi aveva pro messo altro, io ho dato il mio corpo, lui niente. E questo ragionamento va le anche se — come sta spergiurando Gianpi — lui non sapeva che fossi una escort e credeva che fossi solo un’amica: conosce una ragazza in diffi coltà, la illude che può aiutarla per avere sesso in cambio, ottiene quello che vuole e dopo l’abbandona. È me glio così? Decidete voi, io un’idea ce l’ho». Il registratore resta acceso an che in camera da letto. Patrizia è sicu ra, la promessa di Berlusconi c’è: «Ti aiuterò io, manderò due persone sul cantiere, sapranno cosa fare».

La sua opinione sul caos mediatico esploso per il caso D’Addario e quella mania di registrare è semplice: «Que sto è uno strano mondo, a puttane si può andare ma bisogna nasconderlo». Chi va con una escort, sostiene, una volta che l’ha lasciata torna persona perbene, mentre le prostitute restano prostitute per sempre. Poi, «per la veri tà sembra che faccia più orrore il fatto che io abbia registrato che non ciò che ho registrato». L’ironia, Patrizia la ri serva per commentare le risposte offer te da Berlusconi a Bruno Vespa nel li bro Donne di cuori quando puntualiz za che la famosa cena era in realtà una festa organizzata dai club Forza Silvio e Meno male che Silvio c’è : « Primo, questi club devono essere formati solo da donne giovani, belle e in tubino ne ro perché io ho visto solo questo tipo di militanti. Secondo, le affiliate si la sciano accarezzare, baciare e toccare in maniera inequivocabile dal loro ca po? Se è così che si fa adesso politica, io sono molto preparata e potrei esse re un buon quadro se servisse».

Elsa Muschella
Il Corriere della SERA 24 novembre 2009

Patrizia D'Addario, esce il libro:"Gradisca, Presidente"

D'Addario: "Vi racconto la notte
che ho passato con Silvio"

La copertina del libro "Gradisca Presidente"


Palazzo Grazioli raccontato nel libro di Patrizia
MATTIA FELTRI
ROMA
Patrizia D’Addario ha scritto una canzone: «Ascoltami, sono un fuoco, / non temo nulla e ottengo ciò che voglio / Adesso sono qui, come hai potuto dubitarne / quando tutto è così chiaro, quindi cerca di capire...». Il testo in inglese, con traduzione, è nelle ultime pagine del libro («Gradisca, presidente», Aliberti editore, domani in libreria) che Patrizia ha scritto con Maddalena Tulanti, responsabile dell’edizione barese del Corriere del Mezzogiorno. Il testo della canzone bisogna andarselo a leggere per farci sopra tutte le speculazioni psicologiche del caso, vederci dietro la chiave del mistero, ma tanto poi si va a finire lì, alla notte di Palazzo Grazioli.

Patrizia, che è più onesta di tanti suoi cantori, dice di sé: «Sono diventata una puttana vera, altro che escort». E’ onesta e spiattella la cronaca della notte - ma minuto per minuto - sin dall’inizio. Sono pagine e pagine, Silvio Berlusconi che gonfio d’orgoglio proietta i video degli incontri istituzionali e intanto ne bacia una, ne palpeggia un’altra. Ci sono le ragazze con la roba in vetrina. La coppia lesbica che non smette un istante l’eterno preliminare pubblico.

C’è soprattutto il dettagliare sfinente della performance, come erano vestiti, come si sono spogliati, dove e come si sono baciati, quanto a lungo il premier ha indugiato con la faccia fra le cosce di lei, questa sfida muta a chi riusciva a condurre il gioco (e lo conduce lui, e lei che è abituata al comando, sotto le coperte, ne soffre) e poi quante volte Berlusconi è culminato nel piacere, una galoppata impressionante e rallentata che lascia fiaccati alla sola lettura. E ancora Patrizia che ad ogni amplesso confessa candida di non aver provato piacere perché lui non è il suo uomo, e lui deluso che cerca di salvare la considerazione di sé, la invita a provare rapporti omosessuali per sciogliersi un poco, e ancora lei che sente l’unica vampa di calore soltanto all’indomani, all’ultimo bacio.

Poi, dopo la ricostruzione minuzia per minuzia, Patrizia dice: ecco, vi ho dato quello che volevate; adesso leggete di me. Si immagini una bambina di Bari, il padre fedifrago e violento, la madre arresa, un anno trascorso in un istituto di suore tipo Magdalene, il ritorno a casa, la fuga da sedicenne, il mondo dello spettacolo, i David Copperfield eccetera, una carrellata di divi che lei ha sempre sfiorato, mancandone le glorie di un’unghia; e quest’altra carrellata di uomini, fidanzati, amanti, tutti che le spaccano la faccia per un motivo o per l’altro, uno che spara rivoltellate in casa, un altro che la vuole fare abortire e dopo il parto vuole cedere la bimba in adozione.

E l’uomo che a randellate la inizia alla prostituzione. «Io non ho fatto che conoscere uomini uguali a mio padre, traditori e puttanieri». Una carrellata di imprenditori che promisero di rimettere in sesto il rustico acquistato dal babbo e che lei sogna di trasformare in residence, tutti furfanti, fingono di ristrutturare, sbagliano i calcoli, è tutto da buttare giù, ma intanto l’hanno raggirata per centinaia di migliaia di euro.

«Non ho amici, non ne ho mai avuti», scrive Patrizia nelle ultime pagine. Né tantomeno amiche. Le più recenti l’hanno infangata. Una l’hanno ammazzata e bruciata. Ci sono le morti - il fratello, il padre - che rabbuiano un racconto già plumbeo. Bisogna ficcarsi negli angoli per trovare un galantuomo, in questa storia. E lei che dice: «Qualcuno potrà obiettare che ho usato il mio corpo per ottenere il favore del potente. Obietti pure, io mi sento a posto con la coscienza». E’ il rifugio estremo di tutti noi.
La Stama 24 novembre 2009

Marrazzo sotto protezione?Timori per l'ex governatore

di Tommaso Labate

Supertestimone. Il suo avvocato evoca l'ombra di una banda modello Uno Bianca. Il mistero della località dove si è nascosto il politico. I contatti tra il pusher salernitano Cafasso, stroncato da un'overdose nel settembre scorso, e il clan dei Casalesi.

E se Piero Marrazzo non stesse in monastero? E se l'ormai ex governatore del Lazio si trovasse in un luogo “sicuro” e quindi diverso dall'abbazia di Montecassino dove tutti l'hanno localizzato?
I due punti di domanda viaggiavano già da qualche giorno sul treno degli autorevoli “si dice”, che rimbalzavano dalla procura di Roma ai palazzi della politica, e come tali vanno presentati. Ma la misteriosa morte della transessuale Brenda ha dato alle due domande un interesse che prima dell'incendio di via Due Ponti non avevano. Nella storia di sesso-bugie-e-videotape, che pure ha rovinato vita e carriera del presidente della Regione Lazio, ora ci sono anche i cadaveri. Brenda, nel suo appartamento. Il pusher di via Gradoli Gianguarino Cafasso, due mesi fa, in un motel sulla Salaria.

L'interrogativo sul luogo in cui si trova davvero Marrazzo apre l'ennesimo squarcio inquietante su tutta la faccenda. Stando ai “si dice” di cui sopra, infatti, il governatore del Lazio potrebbe far parte già da tempo di quello che nei film americani si chiama “programma protezione testimoni”. Tutto questo è fiction? Oppure no?

Se non lo è, allora per gli inquirenti che lavorano al grande giallo iniziato con quattro carabinieri che ricattavano noti clienti di trans la storia ha già qualche luce tra molte ombre. Marrazzo, che frequentava da anni il viado Natalì e che almeno due volte aveva incontrato Brenda, ha avuto modo di conoscere chi e che cosa stava dietro il grande mercato di video? L'ex governatore ha già fatto luce anche sui dettagli della grande storia che esulavano dal ricatto di cui è stato vittima?

Se le ultime due domande portano a due “sì”, allora Marrazzo non è soltanto una vittima illustre. Ma un testimone. Anzi, il testimone chiave, la carta più preziosa nelle mani di chi sta indagando. «È colpa mia, è colpa mia», è un frammento di frase che ieri il Corriere della sera ha attribuito alla voce dell'ex governatore. Ma l'avvocato Luca Petrucci ha immediatamente provveduto a smentire tutti i virgolettati ascritti al suo assistito: «Leggo sul Corriere della Sera e su Repubblica - ha scandito - presunte dichiarazioni di Marrazzo o di suoi ipotetici amici sulla tragica scomparsa della trans Brenda. Tali dichiarazioni, alcune addirittura virgolettate e con citazioni di sms, sono false dalla prima all'ultima parola in quanto Marrazzo, pure informato dalla moglie su quanto accaduto, non ha incontrato o parlato con nessuno di questa tragica vicenda».

Marrazzo potrebbe essere già in un luogo “sicuro”, protetto, irraggiungibile. E forse non a caso il suo avvocato, subito dopo aver appreso la notizia della morte di Brenda, s'è affrettato a chiedere «protezione» anche per l'altra possibile testimone chiave: la trans Natalì. Il motivo sta in una parte della dichiarazione dell'avvocato Petrucci in cui lo stesso evoca un puzzle simile a un caso già noto all'Italia di quasi vent'anni fa: «Dico che forse le indagini stanno scoperchiando un sistema simile a quello della Uno bianca, dove si mettevano tra l'altro a tacere i testimoni».

Quale organizzazione può avere interesse a eliminare un personaggio centrale dell'inchiesta come Brenda? E poi qual è, se c'è, il ruolo nella faccenda del clan dei Casalesi, che controllano lo spaccio di droga a Roma e nel basso Lazio, e che avevano contatti anche con il pusher Cafasso, lo stesso che cercava di smerciare uno dei video con Marrazzo?

Ogni interrogativo irrisolto è un'ipotesi da verificare. Come quello sulle reali cause che hanno portato alla morte di Brenda. Escluso il suicidio, rimane la strada tortuosa che parte dall'incidente domestico. Poi c'è l'omicidio, su cui il dibattito è aperto anche tra i politici. Basti pensare ad Antonio Di Pietro, che parlando «da ex pm e investigatore» s'è detto in disaccordo con chi «in queste ore, con molta superficialità e tempestività, ha già dato per certo che la transessuale Brenda sia stata uccisa».

fonte Il Riformista 23 novembre 2009

lunedì 23 novembre 2009

Marrazzo, Imma Battaglia: "Trans che sanno parlino e avranno protezione"

Roma - "E' un giro ristretto, altre trans sanno sul caso Marrazzo ma stanno zitte perche' hanno paura di fare la stessa fine di Brenda. Noi le invitiamo a parlare senza timore perche' la verita' evitera' altre vittime e perche', come ci e' stato assicurato durante l'incontro, chi testimonia e denuncia il giro di sfruttamento nel quale e' implicata sara' inserita in un programma di protezione sotto responsabilita' della magistratura con assoluta riservatezza, e in un programma di inserimento sociale, e otterra' un permesso di soggiorno per ragioni di giustizia". Lo ha detto Imma Battaglia presidente di 'Di' gay project' a margine dell'incontro odierno nella questura di Roma, fra le associzioni gay e trans e il capo della squadra mobile capitolina Vittorio Rizzi. "La situazione delle trans -ha aggiunto Battaglia- e' peggiorata anche fuori dal giro dello sfruttamento, dopo il caso Marrazzo. Sono stati vanificati anni di lotte". "Le trans collaborino con la magistratura - ha detto la presidente dell'associazione 'Libellula' Leila Daianis - la legge sull'immigrazione da' la possibilita' di collaborare contro lo sfruttamento e cosi' entrare in un percorso sociale che fa uscire dal vicolo cieco. L'Italia e' un paese molto civile perche' garantisce questa possibilita'. Ce n'e' anche un'altra attraverso la collaborazione e' possibile avere un permesso di soggiorno legato a esigenze di giustizia. La comunita' trans non abbia paura, non cerchi celebrita' e sia sincera. Ci sono state molte bugie in questa storia -ha concluso Daianis- le trans hanno paura, hanno bisogno di inserimento sociale. Dietro c'e' un giro di sfruttamento molto grande".
adnkronos, 23 novembre 2009

Marrazzo, Imma Battaglia: "Trans che sanno parlino e avranno protezione"

Roma - "E' un giro ristretto, altre trans sanno sul caso Marrazzo ma stanno zitte perche' hanno paura di fare la stessa fine di Brenda. Noi le invitiamo a parlare senza timore perche' la verita' evitera' altre vittime e perche', come ci e' stato assicurato durante l'incontro, chi testimonia e denuncia il giro di sfruttamento nel quale e' implicata sara' inserita in un programma di protezione sotto responsabilita' della magistratura con assoluta riservatezza, e in un programma di inserimento sociale, e otterra' un permesso di soggiorno per ragioni di giustizia". Lo ha detto Imma Battaglia presidente di 'Di' gay project' a margine dell'incontro odierno nella questura di Roma, fra le associzioni gay e trans e il capo della squadra mobile capitolina Vittorio Rizzi. "La situazione delle trans -ha aggiunto Battaglia- e' peggiorata anche fuori dal giro dello sfruttamento, dopo il caso Marrazzo. Sono stati vanificati anni di lotte". "Le trans collaborino con la magistratura - ha detto la presidente dell'associazione 'Libellula' Leila Daianis - la legge sull'immigrazione da' la possibilita' di collaborare contro lo sfruttamento e cosi' entrare in un percorso sociale che fa uscire dal vicolo cieco. L'Italia e' un paese molto civile perche' garantisce questa possibilita'. Ce n'e' anche un'altra attraverso la collaborazione e' possibile avere un permesso di soggiorno legato a esigenze di giustizia. La comunita' trans non abbia paura, non cerchi celebrita' e sia sincera. Ci sono state molte bugie in questa storia -ha concluso Daianis- le trans hanno paura, hanno bisogno di inserimento sociale. Dietro c'e' un giro di sfruttamento molto grande".
adnkronos, 23 novembre 2009

Brenda, parlano i genitori di Cafasso:"Nostro figlio non era un pusher"

L’UOMO DEL VIDEO, DOPO LA MORTE DI BRENDA NUOVE OMBRE
I genitori di Cafasso: hanno ucciso nostro figlio. Non era un pusher, aveva paura
Il padre: l'hanno chiamato pappone, il pappone dei trans, ma altro che overdose è morto come un cane

SALERNO — «Prego, entrate», dice aprendo la porta alle nove di sera il signor Pasquale Cafasso, 72 anni, men tre una cappa di nebbia avvolge questo minuscolo paesino del Cilento vicino ad Agropoli. Il paesino dei ceci, per que sto si chiama così. Ma c’è la neb bia adesso, una nebbia fittissi ma, anche intorno alla morte di suo figlio Gianguerino, secon do lui: «L’hanno chiamato pu sher e pappone, anzi il pappone dei trans di Roma nord, l’han no dipinto come il grande ricat tatore di Marrazzo, invece il mio Gianguerino è morto come un cane a 36 anni il 12 settem bre in una squallida camera d’albergo, ma pochi giorni pri ma m’aveva detto di avere pau ra... Altro che overdose, l’han no ammazzato. Eppure nessu no in tutti questi mesi è venuto mai a parlare con noi». Il signor Cafasso si commuove, accanto a lui c’è la moglie Laura, sono sposati da 38 anni, hanno altri tre figli e tre nipotini. «Ecco — aggiunge la mamma di Gian guerino —, avete tanto parlato del video di Marrazzo con i trans. Beh, la volete sapere una cosa? Gianguerino, il mio pri mogenito, non aveva un video telefonino, perché io gli dicevo sempre: ti posso mandare a Ro ma le foto dei nipotini? Ma lui diceva di no, perché il videofo nino non ce l’aveva...».
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Berlusconi, Rolling Stone lo incorona Rock star dell'anno


Silvio è la 'rockstar dell'anno':"Uno stile di vita inimitabile"

La rivista Rolling Stone Italia da sempre, in occasione dell’uscita del numero di dicembre, incorona il personaggio che si è distinto nel corso dell’anno per il suo carattere e temperamento decisamente rock&roll. Quest'anno è stato nominato il presidente del consiglio
Roma, 23 novembre 2009 - 'Rolling Stone Italia’ nomina Silvio Berlusconi ‘Rockstar dell’anno’. Da sempre, in occasione dell’uscita del numero di dicembre, il mensile incorona il personaggio che si è distinto nel corso dell’anno per il suo carattere e temperamento decisamente rock&roll. Per celebrare l’evento ‘Rolling Stone’ ha dedicato al Cavaliere la copertina del prossimo numero, realizzata per l’occasione dal designer americano Shepard Farey, ormai famoso in tutto il mondo per i suoi manifesti di Barack Obama creati per la candidatura a Presidente degli Stati Uniti.



La decisione di eleggere Silvio Berlusconi è stata presa dalla redazione di ‘Rolling Stone’ "per gli evidenti meriti raccolti dal cavaliere, capace come nessun altro di stare sotto le luci della ribalta e distinguersi per il suo stile di vita degno delle migliori rockstar".



Il direttore di Rolling Stone, Carlo Antonelli, ha così motivato la scelta nel suo editoriale: "Ciò che conta, per noi, dovendo ogni dicembre eleggere una ‘rockstar dell'anno’, è che quest'anno la votazione sia avvenuta all'unanimità, per evidenti meriti dovuti a uno stile di vita per il quale la definizione di rock&roll va persino stretta. I Rod Stewart, i Brian Jones, i Keith Richards dei tempi d'oro sono pivellini in confronto. La ‘Neverland’ di Michael Jackson è una mansardina in confronto a Villa Certosa, e via così. Siamo ben fuori dal dispensare giudizi da destra o da sinistra. Siamo solo osservatori che constatano ciò che è avvenuto e avviene ogni giorno. I comportamenti quotidiani di Silvio - prosegue Antonelli - la sua furia vitale, il suo stile di vita inimitabile, gli hanno regalato, specie quest’anno, un’incredibile popolarità internazionale".



Il designer americano Shepard Farey, autore della copertina, dice: "A volte nel mio lavoro cerco di mettere in dubbio personaggi autorevoli, specialmente quando questi sembrano avere ragioni ambigue alla base delle loro azioni. Tutto quello che ho sentito e letto su Berlusconi mi porta a credere che lui si adatti a questa descrizione".
Quotidiano.net 23 novembre 2009

domenica 22 novembre 2009

Brenda, cresce la paura nel condominio:"Chi sarà la prossima?"

(fotogallery La Stampa)
PER CASA UN TUGURIO DI 10 METRI .Impaurite le amiche: «Nel nostro mestiere il massimo riserbo è la prima regola»

GUGLIELMO BUCCHIERI
ROMA
Quattordici scalini, un corridoio stretto e color polvere e, poi, otto porte di ferro rosso ed una bianca. Il numero è l’1, la lettera la F: è in uno spazio di pochissimi metri quadrati, forse dieci che il transessuale Brenda è morta asfissiata. La casa, o meglio il tugurio, appare come un luogo dell’orrore. Spazzatura, un materasso bruciato, le molle in evidenza e sotto al letto due bottiglie, apparentemente di alcolici. Il soppalco non si vede perché è buio, ma, una volta sul retro del palazzo, è il senso di precarietà che ti assale: il mini-appartamento da dove Brenda sarebbe stata presto sfrattata ha un’uscita secondaria, chiusa da un cancello e nascosta in un altro sottoscala. «Queste sono tombe, sì vere e proprie tombe.

Guardate le bombole del gas, ovunque e non in sicurezza. A queste poveracce chiedono 500 euro, ma so che pagano anche di più: è due anni che non facciamo un’assemblea di condominio... E pensare che chi ha costruito queste schifezze è un noto imprenditore», racconta la donna che alle 4 e qualche minuto di venerdì ha dato l’allarme perché il fumo usciva da una fessura laggiù al piano che non c’è.

Brenda è morta. Le amiche, o presunte tali, parlano. Lo fanno con frenesia, a scatti, assalite dalla paura. C’è Thyanna, l’amica più vicina alla sfortunata brasiliana, che sale e scende dalle scale della palazzina G. «No, non nominiamo più il nome Marrazzo. Non capite che porta sfortuna a chi lo pronuncia? A Brenda volevo bene, stavamo spesso insieme ed ora non so cosa pensare. Forse ammazzeranno pure me? E, poi, la mia migliore amica? Fatemi credere che è stato tutto un incidente...», così Thyanna. Le lacrime gli bagnano il volto, capelli corti, tuta da benzinaio addosso: da qualche ora, per lei, il decreto di espulsione dall’Italia.

«Non me ne vado, voglio restare vicina a Brenda... Sì, è vero, prendeva delle medicine per dormire, ma non si è suicidata», e la porta si chiude. All’interno, voci, un uomo e, sullo sfondo, la tv accesa su un canale hard. In via Due Ponti, civico 180, vivono decine di famiglie, bambini appena nati e ragazzi che, adesso, appaiono e scompaiono in balconi pieni di vestiti appesi e parabole. Tutto attorno, vicoli, varchi, garage semidistrutti, odore di cucina. «Era sempre ubriaca, alle 3 del mattino la musica ci assordava, urla e rumore non ci facevano dormire.

E, poi, tutte quelle grandi macchine qua sotto: io, l’altra notte, ero a Bologna...», racconta Valentin, camionista moldavo che ci apre casa. La moglie è in Ucraina, per terra c’è polvere ovunque perché, spiega, «i vigili del fuoco hanno buttato giù il mio portoncino credendo che il fuoco avesse invaso anche la mia stanza». Sul piano rialzato, abitano tre nuclei familiari e, poi, Camilla, alta, capelli neri e lunghi, maglietta rossa e scarpe con i tacchi. «Chi fa bene il nostro mestiere sa che il massimo riserbo sui clienti è la prima regola: le ragazze che cercano visibilità sono barbone. Io viaggio fra Roma e Milano, non ho sentito niente, non ho visto niente», racconta la vicina della povera Brenda.

Al numero 180 si arriva passando sotto ad un ponte a gomito, una svolta che fa da confine fra la strada dei circoli privati, dei vip, dei residence e il nulla, o quasi. «La polizia le deve proteggere, le transessuali sono solo l’anello debole di una storia che coinvolge politici e forze dell’ordine corrotti. Questa è una storia - così Imma Battaglia, la presidente di Gayproject - indegna dell’Italia, serve verità e se c’è una lista di persone importanti che venga fuori perché qua ci sono esseri umani che hanno paura». Paura come quella che prova Thyanna o Barbara che denuncia «un inseguimento, forse di un carabiniere su un motorino...».

Stupore, quello che arriva fin dentro al Brasile dove, assicurano le amiche di Brenda, «da quando è scoppiato tutto questo caos le televisioni parlano di noi». Dalla tv lo ha saputo la mamma di Brenda, Azenete. Nelle prossime ore, accompagnata dal fratello sbarcherà a Roma perché, spiegano i legali della famiglia Wendel Mendes, «chiede verità e giustizia». Gli avvocati scelti per ottenere giustizia sono gli stessi che assistono Rudi Guede nel processo di Perugia per la morte di Meredith, Nicodemo Gentile e Walter Biscotti. Brenda non c’è più, morta asfissiata dal fumo. «Vedrai che il computer sparirà... Non aveva video, ma solo alcune foto che ha distrutto», così l’amica Thyanna dove per fotografie sembra intendersi quelle dell’ex Governatore Marrazzo.

«Era da un po’ di tempo che la vedevo dal balcone usare il computer. Rimanevo colpita perché queste qua non sanno fare niente», sussurra la signora dei piani alti. E, dal balcone, c’è chi agita un bastone contro flash e taccuini mentre per le vie di Roma sfila il corteo «Riprendiamoci la notte» con trans e lesbiche in prima fila.
la stampa 22 novembre 2009

Brenda: Il cellulare scomparso e il mistero sull'ultimo cliente

L'INCHIESTA/ L'autopsia rivela che la trans è morta asfissiata dal fumo
Mistero sull'ultimo cliente: è stato con lei due volte prima della tragedia
Brenda, salvi i file del computer
ma è giallo sul cellulare sparito
di MASSIMO LUGLI e ELSA VINCI


L'appartamento di Brenda dopo l'incendio
ROMA - È caccia al telefonino di Brenda. Foto, video, appunti potrebbero essere custoditi in quel palmare Samsung. È caccia ai suoi segreti, che in queste ore i periti della procura stanno cercando nella memoria del computer trovato sotto l'acqua nel lavandino del bagno. I file sono salvi, leggibili.

La misteriosa morte della trans che parlò ai magistrati del secondo video hot su Piero Marrazzo non viene chiarita dai primi risultati dell'autopsia. I polmoni pieni di fumo, il corpo intatto, una buona dose di barbiturici. La transessuale è morta per asfissia, soffocata dalle esalazioni di ossido di carbonio. Non sembra sia stata aggredita e uccisa da qualcuno che, successivamente, ha organizzato la messa in scena dell'incendio. Gli esami istologici e tossicologici sono già iniziati e i risultati potrebbero arrivare da domani. Nel sangue di Brenda sono state rilevate altissime quantità di alcol e di quel Minias di cui la trans faceva un uso smodato. Almeno 50 gocce al giorno (quasi il doppio della dose consigliata) per dormire. Alcune confezioni sono state ritrovate nell'appartamento.

All'appello, invece, manca un palmare di cui ha parlato "China", il compagno della transex. In casa della vittima gli agenti di Vittorio Rizzi hanno ritrovato il Nokia M73 che Brenda aveva comprato dopo la rapina dell'8 novembre scorso. Il numero che la trans aveva dato alla mobile, però, era quello del Samsung. Perché portare via il palmare e lasciare il telefonino? Mistero.

L'ipotesi principale, secondo il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo resta quella dell'omicidio anche perché non si capisce ancora come sia divampato l'incendio. Sul trolley accanto all'ingresso, nessuna traccia di cera anche se alcune amiche hanno parlato di una candela, scomparsa nel nulla. Nessun mozzicone o residui di liquido infiammabile, a parte il whisky.

Resta il mistero del computer sott'acqua. Il rubinetto del lavandino del bagno perdeva già nei giorni dello scandalo Marrazzo. "È rotto da tempo, dovrei farlo riparare ma tanto me ne vado", diceva Brenda. La mobile ha intenzione di interrogare i vigili del fuoco intervenuti sul posto per accertare meglio questo dettaglio. Per fortuna l'hard disk trovato in ammollo è salvo. Il perito nominato dalla procura ha già iniziato a recuperare i file. Anche se non si sa ancora se ci sono video.

La polizia, ieri mattina, è tornata in via Due Ponti e ha esaminato anche un secondo ingresso, una porta-finestra chiusa a chiave. Ma davanti a questo accesso c'erano alcuni mobili ed è molto improbabile che l'assassino (se di un delitto si è trattato) possa essere passato proprio da lì. Gli inquirenti hanno inoltre ricostruito con maggiore precisione le ultime ore di vita di Brenda ed è emerso un particolare inedito. La trans ha detto a "China" di essere stata con lo stesso cliente per ben due volte nel giro di poche ore: una verso mezzanotte e l'ultima alle 2 circa, prima di salire sul taxi che l'ha portata a casa. Si trattava di un uomo alla guida di un furgone bianco che le avrebbe dato ben 400 euro: una somma spropositata per una prestazione "on the road". Uno stratagemma per farla andare a via Due Ponti, dove qualcuno era in agguato?

All'inchiesta sulla morte della transessuale se n'è affiancata una seconda, condotta dal Ros, sulle minacce arrivate a Brenda negli ultimi tempi. Tre amiche della vittima sono già state interrogate dai carabinieri. E da un villaggio vicino Belem, in Brasile, arriverà a Roma, nei prossimi giorni, Azenete, la madre di Brenda. Due avvocati di Perugia, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile (che hanno difeso Rudy Guede, l'ivoriano condannato per il delitto di Meredith), hanno accettato di rappresentare i parenti della trans. Il caso rimane intricato: ogni certezza ha il suo contrario. Incidente o omicidio? Il dubbio resta.
(la repubblica 22 novembre 2009 ha collaborato Maria Elena Vincenzi)

sabato 21 novembre 2009

Scandalo Trans:Brenda, il pc e i segreti sugli altri ricatti

Brenda, il pc e i segreti sugli altri ricatti

Roma - Il nome di Brenda non è legato solo allo scandalo Marrazzo. Ma il trans brasiliano avrebbe potuto fare luce, forse, su altri vip filmati o fotografati duranti incontri a luci rosse e poi ricattati. Le indagini della procura puntano ad accertare se il trans fosse coinvolto in un’attività di dossier in conto terzi. Per questo saranno setacciate agende e rubriche del trans alla ricerca di contatti e amicizie. L’ipotesi è che Brenda potesse essere l’anello operativo tra ricattati e ricattatori. E non solo per soldi.

Le chiamate Il trans Brenda chiamava Marrazzo alle utenze fisse della sua segreteria alla Regione Lazio e si qualificava col suo nome di battaglia. Chiamate non isolate e che ora sono nel fascicolo di indagine. Telefonate annotate insieme a quella di uno dei quattro carabinieri arrestati per la presunta estorsione, Carlo Tagliente. Tutte tessere di un puzzle che autorizzano gli investigatori a ritenere che il ruolo di Brenda andasse ben al di là di quello di vendere i propri favori sessuali. Del resto la stessa Brenda aveva ammesso agli investigatori durante un interrogatorio di avere un secondo video che la ritraeva con Marrazzo e un altro trans, Michelle. "Certo, avevo quel video, lo custodivo nel mio pc ma l’ho distrutto perché avevo paura" si legge nel verbale di interrogatorio di Brenda reso i primi di novembre ai Ros. Parla di foto e video fatti durante incontri in un appartamento nella disponibilità di Marrazzo che tuttavia non è la residenza ufficiale dell’ex governatore, ma una casa in via Cortina d’Ampezzo, forse la stessa casa dove si reca Natalie, l’altro trans, dopo il blitz dei due carabinieri infedeli (Luciano Simeone e Carlo Tagliente) nell’appartamento di via Gradoli 96.

Non detto Brenda però dopo avere ammesso di avere distrutto il secondo video non aggiunse altro. Atteggiamento che insospettì gli inquirenti convinti che il trans nascondesse ancora tanto sul suo ruolo nell’affaire Marrazzo. I magistrati sospettavano e sospettano di un ricatto cominciato già all’inizio di quest’anno, ma anche di altre possibili estorsioni nei confronti di altri potenti. Interrogato dai carabinieri del Ros, Brenda parla dunque di incontri "nella casa" del governatore di via Cortina d’Ampezzo. Secondo il trans Marrazzo qui viene fotografato durante gli incontri a cui avrebbe partecipato anche Michelle, un altro transessuale che Marrazzo conosceva. "Insieme e me e a Marrazzo - spiega Brenda ai carabinieri del Ros - c’era anche Michelle, che aveva una copia del video ma adesso Michelle è a Parigi". Gli investigatori, dopo l’interrogatorio di Brenda, erano e sono convinti che altri personaggi, magari clienti di Brenda, potrebbero essere stati immortalati in video.

Altra morte sospetta E in questo quadro convergono le indagini su un altra morte sospetta su cui la procura sta cercando di far luce, quella del pusher fornitore di cocaina a trans e clienti vip, Gianguarino Cafasso, morto per overdose il 12 settembre scorso in un albergo a ore di via Salaria a Roma. Cafasso, molto amico di Brenda, sarebbe stato il detentore del video completo di Marrazzo, quello di 13 minuti, e a detta dei carabinieri infedeli, colui che avrebbe girato loro il promo del film nell’appartamento di via Gradoli. Una tesi a cui la procura non crede. La morte di Cafasso, dopo quella di Brenda, appare ancora più inquietante. Teste del decesso la fidanzata Jennifer, altro trans, che dichiara di "avere gettato il telefonino di Cafasso dopo che era morto perche squillava continuamente". Cosa conteneva quel cellulare? Altri video compromettenti? E cosa conteneva il pc di Brenda e il suo telefonino, rubato circa dieci giorni fa dopo che il trans fu picchiata e aggredita? Interrogativi che sono all’esame degli investiagtori e del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo che per la morte di Rino Cafasso ha disposto esami tossicologici più approfonditi per vederci chiaro su quella overdose.
IL GIORNALE 20 SETTEMBRE 2009

venerdì 20 novembre 2009

Marrazzo, Morte Brenda:il secondo video e l'interrogatorio dei conoscenti

Aggiornamenti ore 18.00
BRENDA, CORPO INTEGRO MA NERO PER LA FULIGGINE


LA MORTE DI BRENDA

Il corpo di Brenda, il trans coinvolto nella vicenda Marrazzo, era integro. Era soltanto coperto da fuliggine. In ogni caso, si apprende dalla Procura di Roma, tra stasera e domani sarà effettuata l'autopsia al Gemelli. Saranno inoltre disposti accertamenti sul computer trovato immerso nell'acqua nella stanza di Brenda. Inoltre, sempre a quanto si apprende, le valigie trovate nella stanza del trans, che non conterrebbero nulla che possa essere particolarmente significativo per l'inchiesta, potevano significare che avesse intenzione di trasferirsi o facevano parte dello stile di vita.

CONOSCENTI ASCOLTATI IN QUESTURA Conoscenti e vicini di casa di Brenda, la transessuale brasiliana trovata morta stamattina nel suo appartamento in via dei Due Ponti a Roma, vengono ascoltati in queste ore in Questura a Roma. Gli investigatori sono al lavoro per ricostruire le circostanze in cui è avvenuta la morte della trans coinvolta nel caso Marrazzo e stanno passando al setaccio le sue ultime ore di vita.

AVEVA UN SECONDO VIDEO Brenda aveva un secondo video, in cui erano presenti Marrazzo e altri due trans, si legge nell'edizione online del Corriere della sera. E' solo l'ultimo mistero, dopo il ritrovamento del cadavere del trans, carbonizzato, in un appartamento a Roma. Brenda avrebbe ammesso di aver custodito il video per qualche tempo, e proprio al video potrebbe essere legato il suo presunto omicidio.

OMICIDIO VOLONTARIO Omicidio volontario. Questa l'ipotesi su cui stanno lavorando i magistrati che indagano sulla morte del transessuale Brenda. Un'ipotesi di reato che ancora non è stata formalizzata dalla Procura ma valutata anche all'esito di un sopralluogo svolto questa mattina dai magistrati nel seminterrato dove è divampato l'incendio. Sul posto sono stati il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, il sostituto Rodolfo Sabelli (entrambi titolari dell'inchiesta sul cosiddetto caso Marrazzo), il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani (che coordina i casi di omicidio) e il pm Pierluigi Cipolla, ieri di turno. Sarà il procuratore Giovanni Ferrara a decidere a chi affidare l'inchiesta.

MARONI: "NON PARLO" «Non parlo». Così, il ministro dell'Interno Roberto Maroni replica ai giornalisti che gli chiedono un commento sulla morte del transessuale Brenda, coinvolta nella vicenda Marrazzo. Dopo le insistenze dei cronisti, presso la Questura di Palermo, Maroni ha aggiunto: «Ero in aereo», senza voler aggiungere altro sulla vicenda.

PC ERA IMMERSO IN ACQUA Il personal computer di Brenda sarebbe stato trovato nel lavandino dell'appartamento, bagnato come se fosse stato immerso in acqua. Il particolare, rivelato da fonti investigative, farebbe supporre ad un gesto volontario per rendere il pc inutilizzabile. Il computer è stato portato via dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Roma. Verranno effettuati accertamenti su eventuali file contenuti nel personal computer di Brenda.

PROCURA DISPONE AUTOPSIA La procura di Roma ha disposto l'autopsia su Brenda, il transessuale trovato morta nel proprio appartamento di via due Ponti. Gli inquirenti che procedono per omicidio volontario hanno anche disposto gli esami tossicologici. Nel corso del sopralluogo compiuto dai magistrati è stato sequestrato un computer. Sembra che nell'appartamento di via due Ponti Brenda non ricevesse i clienti.

IL CORPO PORTATO VIA Il corpo del transessuale Brenda è stato portato via pochi minuti fa da un mezzo della Polizia mortuaria. La salma verrà sottoposta ora ad esame autoptico, che servirà a chiarire ulteriormente le cause del decesso. In Via Due Ponti continua ad esserci ressa di giornalisti e cineoperatori.

MORTA CARBONIZZATA Il corpo del transessuale Brenda, coinvolta nella vicenda di Piero Marrazzo, è stata trovata carbonizzata all'interno di un appartamento in via Due Ponti a Roma stamani. Lo si apprende da fonti investigative sul posto gli agenti della polizia scientifica della questura di Roma. I vigili del fuoco della capitale sono stati chiamati per un incendio che si stava sviluppando all'interno delle cantine di una palazzina in via Due Ponti alle alle 4:16 della notte scorsa. Arrivati sul posto alle 4:33 i hanno trovato il corpo della viado ormai carbonizzato all'interno del suo appartamento. Immediato l'intervento della polizia scientifica. La transessuale brasiliana coinvolta nel caso che ha portato alle dimissioni dell'ex presidente della Regione Piero Marrazzo per i rapporti che avrebbe intrattenuto con lui, era stata ascoltata in procura a Roma, come testimone, nell'ambito dell' inchiesta sul presunto ricatto ai danni dell'ex presidente della Regione Lazio il 2 novembre scorso. L'audizione del viado svolta di fronte al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Rodolfo Sabelli doveva chiarire tra l'altro, la questione dell'esistenza di un secondo video in cui apparirebbe Marrazzo e del quale hanno fatto cenno alcuni transessuali. Pochi giorni dopo, il 9 novembre, Brenda era rimasta coinvolta in una rissa dalla quale era uscita con ferite al volto. Era stata fermata dai carabinieri in via Biroli, sulla via Cassia. I militari in quell'occasione dovettero difendersi perchè la trans dava in escandescenza. In quell'occasione gli era stato anche rubato il telefono cellulare.

FORSE MORTA PER SOFFOCAMENTO Potrebbe essere morta per soffocamento da fumo il trans Brenda, il cui cadavere è stato trovato questa mattina in un appartamento di via due Ponti. Secondo quanto si apprende da fonti investigative, l'appartamento sarebbe composto da un unico locale, con un soppalco. E proprio sopra il soppalco, riversa in terra, sarebbe stata rinvenuta Brenda, seminuda. Nella piccola casa, invasa dal fumo, gli investigatori avrebbero trovato tutto in ordine.

WHISKY E VALIGIE VICINO AL CORPO Gli agenti della polizia scientifica della Questura di Roma sono al lavoro all'interno dell'appartamento di via Due Ponti, alla periferia di Roma, dove all'alba è stata trovata morta Brenda, uno dei trans del caso Marrazzo. Da un primo esame esterno del cadavere non ci sarebbero segni di violenza. La vittima era seminuda. Accanto al corpo è stata trovata una bottiglia di whisky e poco distante due valigie già pronte.

L'AMICA: "VOLEVA PARTIRE, L'HANNO UCCISA" «L'hanno ammazzata, non so chi. Stava male psicologicamente, voleva tornare in Brasile: ora devono trovare chi ha fatto tutto questo». Visibilmente scossa, Barbara, un transessuale brasiliano amico di Brenda, parla del trans trovata morta questa mattina in un incendio nella sua abitazione di Via Due Ponti a Roma. «Ieri con Brenda ci siamo incontrati in un parcheggio, abbiamo bevuto un bicchiere di Ballantynès, poi lo abbiamo lasciato in casa a vedere la televisione», dice Barbara. Il trans brasiliano ha affermato inoltre che «nè Polizia nè Carabinieri hanno fatto nulla» spiegando che «tutti i trans che abitano in questa zona sono a rischio di morte, abbiamo molta paura dei romeni».

CHIAMAVA MARRAZZO AL LAVORO Brenda chiamava l'ex presidente della Regione Lazio sul posto di lavoro. Non una volta ma più volte. Telefonate raccolte dai centralini della presidenza della Regione Lazio. Il trans cercava il presidente e si qualificava proprio come «Brenda». Circostanza questa che però il trans negò, almeno ai giornalisti, subito dopo lo scandalo sottolineando di «non conoscere Marrazzo». Sarebbe l'unico trans ad avere contattato direttamente Piero Marrazzo tramite i numeri fissi della sua segreteria. Natalie invece, ovvero il trans ritratto con l'ex presidente della Regione Lazio nel video oggetto di ricatto da parte di quattro carabinieri infedeli, contattava -per sua stessa ammissione- Marrazzo direttamente sul cellulare. Brenda inoltre era molto amica di Gianguarino Cafasso, Il pusher morto a settembre per overdose e che tentò per primo di piazzare il video del ricatto.

www.leggo.it 20 novembre 2009 (fotogallery)

MORTE BRENDA: CRIMINOLOGO, DELITTO DI TIPO MAFIOSO, PARLAVA TROPPO

(AGI) - Roma, 20 nov. - Chi ha ucciso il trans Brenda "non e' uno sprovveduto". La scena del crimine e' "quella classica di un delitto di stile mafioso, fatto apposta per confondere le acque e allo stesso tempo per lanciare messaggi ben precisi a chi di dovere". E' netto il giudizio del criminologo Francesco Bruno sulla morte di Brenda, trovata morta nel suo appartamento arso dalle fiamme. "Brenda - sottolinea Bruno - e' stata uccisa perche' parlava troppo. Chi tiene in mano questo gioco non ha interesse a che si scoprano i segreti che decine di persone ricattate, come lo era Marrazzo, non vogliono divulgare. Brenda era assediata dai giornalisti, prima o poi avrebbe detto qualcos'altro". A far pensare a un delitto di stile mafioso, secondo il criminologo, sono diverse circostanze: "Ovvio pensare per prima cosa al pc trovato nell'acqua: un segnale chiaro, 'distruggo te e la tua memoria'. E chi ha orecchie per intendere intenda". La stessa morte e' un'incognita: "Si parla di asfissia da fumo - spiega Bruno - ma il fumo di un incendio, con il catrame che contiene, ti prende la gola e ti fa tossire, e' impossibile morire nel sonno. Invece lei e' stata trovata al letto, evidentemente e' stata uccisa o comunque sedata prima che venisse appiccato il fuoco". Chi ha agito, insomma, "ha voluto lasciare le cose non chiare, la classica 'intossicazione della notizia', ossia la commistione di dati veri e di altri fuorvianti". In ogni caso, ribadisce il criminologo, "chi ha ucciso non ha improvvisato, non e' un cliente o un altro trans o un rapinatore occasionale, si tratta di un'organizzazione complessa di tipo mafioso".

Morte Brenda: Luxuria,"E' stata uccisa"

Pioggia di reazioni alla morte di Brenda. Luxuria: «E' stata uccisa»
MILANO
All’uscita dall’aula dove si svolge il processo che lo vede imputato per estorsione e tentata estorsione ai danni di alcuni Vip, Corona ha sostenuto con i cronisti che «sotto il caso Marrazzo ci sono cose molto pesanti». Secondo Corona, nel mondo del gossip oggi «c’è del materiale che può fare molto male».

«Non si può morire di gossip, anche se il gossip oggi è diventata un’arma molto molto pesante» ha affermato l’agente fotografico riguardo alla morte del transessuale Brenda trovato carbonizzato la notte scorsa a Roma.

«Sospetto che l’incendio sia stato appiccato da chi temeva che emergesse la verità sul caso Marrazzo. Brenda non era più una persona umana ma una traccia scomoda da far sparire, e non era bastato portarle via il cellulare:». Lo ha detto l’ex parlamentare Vladimir Luxuria in una intervista che andrà in onda nel corso del radio giornale delle 13. «Che sms aveva ricevuto? Che nome compromettente aveva in rubrica Brenda? - chiede ancora - Brenda era diventata un personaggio scomodo, da bruciare. Brenda è stata fatta fuori».
fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200911articoli/49586girata.asp

Morte Brenda,un'amica "L'hanno ammazzata. Voleva partire, aveva le valigie pronte"

arbonizzato in casa il trans al centro delle indagini
Un'amica di Brenda: "L'hanno ammazzata
Voleva partire, aveva le valigie pronte"

Barbara una transessuale amica di Brenda, trovata morta nella sua abitazione: "Ieri sera era molto preoccupata. Ma non escludo che si sia suicidata".

Poliziotti piantonano la palazzina dopo il ritrovamento di Brenda "Per me l'hanno ammazzata. Non so chi, ma devono trovare chi ha combinato tutto questo. Stava male psicologicamente e voleva tornare in Brasile". A parlare, visibilmente scossa, è Barbara una transessuale amica di Brenda, uno dei trans al centro delle indagini per il ricatto all'ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e il cui cadavere carbonizzato è stato trovato stamani nella sua abitazione in via Due Ponti a Roma.


Voleva partire - "Ieri ci siamo viste in un parcheggio vicino casa mia e abbiamo bevuto un bicchiere di Ballantaine's e poi l'abbiamo lasciato a casa a vedere la tv - ha detto Barbara -. Noi siamo tutte a rischio, né polizia né carabinieri hanno fatto nulla. Abbiamo paura dei romeni". Barbara, visibilmente confusa, non ha però neanche escluso che Brenda "si possa essere suicidata con i barbiturici". "Viveva qui da sei anni - continua il transessuale - e ieri sera era molto preoccupata. Brenda voleva partire, - conclude - aveva già preparato le valigie".


Brenda, Natalie e Gianguarino Cafasso - Brenda sarebbe stato l'unico trans ad avere contattato direttamente Piero Marrazzo tramite i numeri fissi della sua segreteria. DIverse le telefonate raccolte dai centralini della presidenza della Regione Lazio. Il trans cercava il presidente e si qualificava proprio come "Brenda". Circostanza questa che però il trans negò, almeno ai giornalisti, subito dopo lo scandalo sottolineando di "non conoscere Marrazzo". Natalie invece, ovvero il trans ritratto con l'ex presidente della Regione Lazio nel video oggetto di ricatto da parte di quattro carabinieri infedeli, contattava - per sua stessa ammissione - Marrazzo direttamente sul cellulare. Brenda inoltre era molto amica di Gianguarino Cafasso, Il pusher morto a settembre per overdose e che tentò per primo di piazzare il video del ricatto.
il tempo 20 novembre 2009

MORTE BRENDA, INDAGINI PER OMICIDIO VOLONTARIO

CASO MARRAZZO: BRENDA, INDAGINI PER OMICIDIO VOLONTARIO

(AGI) - Roma, 20 nov. - Per la morte del trans Brenda la procura di Roma intende procedere per il reato di omicidio volontario. Ben quattro magistrati hanno effettuato questa mattina il sopralluogo presso l'abitazione dove e' stato trovato il corpo del trans. Stando a quanto accertato, la casa di Brenda, posta in un seminterrato, era costituita da una stanza di 10 mq, una zona soppalcata di 8 mq (dove e' stato trovato il cadavere) e un piccolo bagno.

Morte Brenda, Legale Marrazzo: "Fatto inquietante"

ultimo aggiornamento: 20 novembre, ore 10:41
Roma - (Adnkronos) - Il corpo è stato ritrovato carbonizzato in un incendio nella casa di via due Ponti, a Roma. Era coinvolta nello scandalo che ha portato alle dimissioni del governatore della Regione Lazio. Da tempo parlava di suicidio. Nei giorni scorsi era andata in ospedale in seguito a una rapina. L'ultima intervista: "Non ho avuto rapporti con Marrazzo, lui è stato con Natalie"

Roma - (Adnkronos) - Il corpo è stato ritrovato carbonizzato in un incendio nella casa di via due Ponti, a Roma. Era coinvolta nello scandalo che ha portato alle dimissioni del governatore della Regione Lazio. Da tempo parlava di suicidio. Nei giorni scorsi era andata in ospedale in seguito a una rapina. L'ultima intervista: "Non ho avuto rapporti con Marrazzo, lui è stato con Natalie"

Ad intervenire sul posto per primi sono stati i vigili del fuoco, che intorno alle 5.30 hanno spento le fiamme. Ancora da accertare le cause dell'incendio. Sul posto gli uomini della polizia scientifica e della Squadra Mobile sono a lavoro per ricostruire le dinamica della vicenda. Sul corpo di Brenda verranno effettuati i rilievi medico legali.

''Non ho mai avuto rapporti con Marrazzo. Si e' visto da queste parti, ma io non c'entro niente, non so niente'', aveva detto ai cronisti il 24 ottobre scorso. ''E' stato con Natalie - aveva aggiunto parlando della vicenda - l'ha detto anche lui''.

Di fatto "inquietante" parla Luca Petrucci, legale di Piero Marrazzo: "Bisogna indagare -dice Petrucci- per vedere se c'e' qualcosa di piu' grosso di quel che sia gia' emerso".

Caso Marrazzo: trovata morta a Roma la trans Brenda

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CASO MARRAZZO: LA TRANS BRENDA GIA' AGGREDITA E RAPINATA 10 GIORNI FA

Roma, 20 nov. - (Adnkronos) - Brenda, la transessuale brasiliana coinvolta nel caso Marrazzo trovata morta questa mattina nel suo appartamento in via Due Ponti a Roma, alcuni giorni fa, era gia' stata protagonista di un episodio di violenza nella Capitale, lo scorso 8 novembre, in via Carlo Pirzio Biroli. In quella occasione la trans, probabilmente dopo una rissa, era stata aggredita e rapinata del cellulare.

I Carabinieri che erano intervenuti sul posto avevano trovato Brenda in evidente stato di alterazione psicofisica dovuta all'assunzione di alcool e con alcune escoriazioni, per le quali avevano richiesto l'intervento dei sanitari del 118. Soccorsa in ospedale, Brenda era stata visitata e dimessa con prognosi di 5 giorni.

CASO MARRAZZO: LA TRANS BRENDA GIA' AGGREDITA E RAPINATA 10 GIORNI FA
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Roma, 20 nov. - (Adnkronos) - Brenda, la transessuale brasiliana coinvolta nel caso Marrazzo trovata morta questa mattina nel suo appartamento in via Due Ponti a Roma, alcuni giorni fa, era gia' stata protagonista di un episodio di violenza nella Capitale, lo scorso 8 novembre, in via Carlo Pirzio Biroli. In quella occasione la trans, probabilmente dopo una rissa, era stata aggredita e rapinata del cellulare.

I Carabinieri che erano intervenuti sul posto avevano trovato Brenda in evidente stato di alterazione psicofisica dovuta all'assunzione di alcool e con alcune escoriazioni, per le quali avevano richiesto l'intervento dei sanitari del 118. Soccorsa in ospedale, Brenda era stata visitata e dimessa con prognosi di 5 giorni.

fonte: http://www.newnotizie.it/2009/11/20/caso-marrazzo-trovata-morta-a-roma-la-trans-brenda/
20 novembre 2009

Clamoroso sviluppo dello scandalo a luci rosse che ha coinvolto l’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo. Il cadavere del transessuale Brenda, protagonista degli incontri con l’uomo politico nell’appartamento di via Gradoli, è stato ritrovato all’interno di una abitazione nel quartiere Due Ponti, alla periferia nord di Roma. La vittima è morta carbonizzata.

Intorno alle 4 di questa mattina i vigili del fuoco sono giunti nella zona – abitata principalmente da extracomunitari – in seguito alla segnalazione di un incendio sviluppatosi nel seminterrato di una palazzina, dove hanno trovato il corpo del transessuale già carbonizzato. In base ai primi rilievi della polizia scientifica, sul cadavere non c’è nessun segno di violenza.

Restano ancora da definire le dinamiche dei fatti e le cause che hanno scatenato l’incendio, così come l’identificazione definitiva dell’identità della vittima, che avverrà attraverso l’autopsia. Secondo le dichiarazioni di altri trans accorsi sul luogo della tragedia, di recente Brenda aveva manifestato propositi di suicidio.

Daniele Ciprari

BRENDA, TRANS TROVATA CARBONIZZATA NEL SUO APPARTAMENTO (TUTTI GLI ARTICOLI)

la fine della trans coinvolta nel caso Marrazzo

Caso Marrazzo, Brenda trovata carbonizzata nel suo appartamento

Indaga la polizia scientifica. Accanto al corpo una bottiglia di whisky e due valigie pronte

La vicenda di sesso e droga che ha portato alle dimissioni del presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo si tinge di un colore sempre più nero. Stamane, nel suo appartamento di via Due Ponti a Roma, è stato rinvenuto il corpo carbonizzato di Brenda, la trans coinvolta nel presunto ricatto a Marrazzo. Al momento la polizia scientifica ha raccolto pochi elementi che possano far luce sull'accaduto.

Come in una trama di un romanzo “noir” o meglio “hard boiled” cioè dalle tinte forti ed esplicite, Brenda, la trans coinvolta nella vicenda di sesso, droga e ricatti che ha portato alle dimissioni del presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, è stata trovata morta carbonizzata nel suo appartamento di via dei Due Ponti a Roma.


Secondo le prime indagini condotte dalla polizia scientifica accanto al corpo di Brenda è stata trovata una bottiglia di whisky e due valigie pronte. Altre trans hanno riferito che la loro amica aveva il morale a terra confessando di non farcela più ad andare avanti.


Al momento non esistono testimonianze che possano fare luce sulla morte di Brenda a parte quello che riferiscono i vicino circa il trambusto proveniente dall'appartamento nella notte e l'incendio sviluppatosi dopo.


E' comunque certo che da quando la trans era stata ascoltata in qualità di testimone dalla Procura di Roma il 2 novembre, nell'ambito del presunto ricatto ai danni di Marrazzo, la sua vita era stata sempre più movimentata, lo testimonian alcuni episodi come la rissa del 9 novembre nella quale era rimasta coinvolta sulla via Cassia e il seguente fermo da parte dei Carabinieri.

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