sabato 31 gennaio 2009

Elezioni Sardegna, Sondaggi: Corse Ippiche per camuffarli fino all'ultimo giorno

Soru - Cappellacci: al 31 gennaio è un testa a testa

di Paturnio


Un sito camuffa da corsa ippica i sondaggi elettorali che in questo periodo sono vietati. Bene, qualcuno li ha decriptati (non ci voleva un grande sforzo, però) e l'agenzia giornalistica Il Velino, ne ha riportato i risultati:

"The Right Nation, che alle scorse Politiche si erano distinti sul web per le notizie sui sondaggi - camuffati da cronache di corse ippiche - diffuse fino a ridosso del voto (in cui, come da previsione, Varenne - vale a dire il centrodestra - avrebbe infine trionfato su Fan Idole - il centrosinistra). Ora questi blogger capitanati da Andrea Mancia, ci riprovano. Travestendo indiscrezioni sulla competizioni per le Regionali sarde da informazioni attinenti a cavalli da corsa.

Ecco che cosa annuncia The Right Nation: “Secondo gli allibratori interni di casa Varenne, Offshore Dream (Ugo Cappellacci, ndr) avrebbe recentemente superato (di 2-3 lunghezze) il campione uscente Jag de Bellouet (Renato Soru, ndr) nel Grand Prix di Sardegna. Invariata, invece, rispetto alle rilevazioni precedenti, la situazione complessiva delle due scuderie principali. Considerando il fatto che gli allibratori in questione, come dicevamo, sono ‘di parte’, è lecito aspettarsi - nota Mancia - un testa a testa serrato tra i due cavalli fino al traguardo”. Chi sono “gli allibratori”? Sondaggisti (in particolare, una sondaggista) di fiducia del premier, pare di capire. Ipotesi suffragata da un commento al post firmato Grumpy: “Saranno di parte, ma sono gli stessi che ci hanno azzeccato ad aprile scorso e (quasi) tre anni fa”. Se la previsione dovesse essere confermata dalle urne, il redde rationem, nel Pd, potrebbe non essere così lontano.
Fonte Il Velino

Pozzuoli, Rifiuti: Un frigo alla fermata del bus (foto)




NAPOLI (31 gennaio) - Nel libro - e nel fortunato film che ne seguì - si parlava di "pomodori verdi fritti alla fermata del treno". Il remake ideato a Pozzuoli è "frigoriferi rotti alla fermata del bus". La foto arriva da un lettore del Mattino, la scena è stata immortalata stamattina nel centralissimo corso Terracciano.
FONTE IL MATTINO 31 GENNAIO 2009

Arcigay: "Su Facebook il gruppo 'Uccidiamo Vladimir Luxuria"


Insulti e link contro gli omosessuali e gli immigrati. E gli iscritti sono già 260


Foto pubblicata su Facebook dal gruppo
Foto pubblicata su Facebook dal gruppo

Continua l'incitamento alla violenza su internet. Dopo i fans dello "stupro di gruppo", su Facebook spunta il gruppo "Uccidiamo Vladimir Luxuria". La denuncia arriva dall'Arcigay, che dichiara: "In questo tempo di recrudescenza dell'odio e dell'intolleranza non ci possiamo più stupire di nulla. Ma questa mattina ci hanno segnalato la presenza su Facebook di un gruppo intitolato 'Uccidiamo Vladimir Luxuria'. E' evidente che il fondatore della pagina, tale Paolo Buti, non si rende conto della gravità del suo incitamento ad uccidere", commenta amaramente l'associazione.

Per questo, conclude "abbiamo già chiesto la chiusura del gruppo". E il presidente nazionale dell'Arcigay, Aurelio Mancuso, aggiunge: "Questo gravissimo episodio, sommato alla lunga serie di discriminazioni, fino all'aggressione violenta denunciata ieri dall'Arcigay di Roma, ci fa pensare che chi dovrebbe intervenire con leggi e programmi di intervento culturale e sociale, non sia interessato a occuparsi del fatto che milioni di cittadini italiani si sentono bersaglio di un odio che non si vuole fermare".
(La Repubblica 30 gennaio 2009)

No dal Molin: Appello a Obama per bloccare i lavori

31/1/2009 (7:57) - REPORTAGE
"Obama blocchi la base
o qui sarà battaglia"



Partono i lavori al “Dal Molin”. Gli oppositori: non li lasceremo fare
SUSANNA MARZOLLA
Pensano davvero che rimarremo zitti e buoni? Che riprendono i lavori e noi li lasciamo fare? Non abbiamo mai smesso la mobilitazione e adesso, finita la strada dei ricorsi amministrativi, la lotta ricomincia. Lunedì una fiaccolata e poi vediamo. Una cosa è sicura: i vicentini non si arrendono». Francesco Pavin, in testa il berrettino di lana con la scritta «No dal Molin», è uno dei giovani del «Presidio permanente» che da due anni controlla giorno per giorno cosa succede nell’area del vecchio aeroclub vicentino, destinata ad ospitare l’allargamento della base americana: 320 mila metri quadri di residenze per 1800 militari. Un progetto del valore di 325 milioni di dollari, appaltato alle società Cmc e Ccc. Piccolo particolare: entrambe fanno parte della Lega cooperative. Altro piccolo particolare: il commissario straordinario che sovrintende alla realizzazione dell’opera - quello che Pavin definisce «il nostro avversario numero uno» - è Paolo Costa, ex sindaco di Venezia, parlamentare europeo. Del pd, come del pd è Achille Variati, il sindaco della città che proprio sull’opposizione alla base l’anno scorso ha vinto le elezioni, rendendo Vicenza un’enclave di centro-sinistra in quel «Veneto bianco» passato sotto le bandiere berlusconian-leghiste. Insomma a due anni dalle grandi manifestazioni - che portarono da tutta Italia a Vicenza migliaia di «no global», pacifisti e militanti di sinistra - dagli scontri davanti alla sede della base, la questione sembra adesso riprendere tal quale. Con in più un’evidente, ennesima, contraddizione dentro il centro-sinistra. Che l’incontro di ieri tra Costa e Variati non ha minimamente chiarito. Il commissario si è detto «disponibile» a incontrare i consiglieri comunali e a permettere loro un sopralluogo nell’area («Lo aveva già detto - osserva polemica Cinzia Bottene, arrivata al Comune forte di un 5 per cento ottenuto con la lista «No dal Molin» - e non se n’è mai fatto nulla») ma nella sostanza ha ribadito che i lavori non si fermano. «Dopo l’ok della Regione alla valutazione paesaggistica non c’è proprio alcuna ragione per non andare avanti», spiega.

Il sì è arrivato il 20 gennaio: dopo vari ricorsi al Tar, alcuni accettati ma comunque tutti cassati dal Consiglio di stato; questo era l’ultimo «ostacolo» burocratico. E a nulla vale l’insistenza di Variati perché venga fatta una più complessa «valutazione di impatto ambientale», che prevede anche il parere della popolazione. «So bene che, in questo caso, non è obbligatoria per legge - dice il sindaco - ma come si fa a non preoccuparsi, ad esempio, della falda che sta sotto il Dal Molin e che fornisce acqua a tutto il territorio? Vogliamo almeno su questo tranquillizzare la popolazione?». Variati sul bavero della giacca ha una spilletta: le bandiere italiana e Usa incrociate. «Io sono amico degli americani - risponde allo sguardo stupito - e per questo dico loro che non si può andare avanti in un’opera cui si oppone un’intera città». E’ proprio così? I numeri delle scorse elezioni già dicono che il «sì» alla base è costato caro al centro-destra. Quelli del «referendum autogestito» dicono che sono andati a votare 25mila vicentini dando al «no» il 95%. E infine quelli del referendum sul sito del «Giornale di Vicenza» (il quotidiano più letto in città, sicuramente non sospettabile di simpatie per gli anti-base) sono l’ultima controprova: 57786 votanti (numero record) con i no al 74%. E la maggioranza di quei no definisce la base «dannosa» per Vicenza. Certo non portano il berrettino in testa come Pavin; certo continuano con le abitudini dello shopping in corso Palladio o del caffè in piazza dei Signori (dove gli americani non si vedono; al massimo li incontri a fare footing vicino al perimetro della vecchia base) ma anche parecchi vicentini col cuore a destra preferirebbero che il Dal Molin restasse un aeroclub, o diventasse un parco pubblico, o magari un’area edificabile per qualche villetta. Ma una base militare, no. E così il proprietario dell’area vicino alla base ha preferito vendere il terreno a quelli del Presidio: in centinaia hanno sottoscritto la quota; tanti piccoli appezzamenti per rendere difficile, domani, un esproprio. Uno dei tanti tentativi per ritardare l’opera; a cui comunque - insistono - si opporranno «con tutte le forze».

E quindi ancora manifestazioni, scontri, manganellate? Probabile. A meno che non si riveli vincente un’altra strategia, cui i «no dal Molin» e il sindaco stanno seriamente pensando: rivolgersi alla nuova amministrazione americana. «Potremmo andare in delegazione a Washington - ragiona Pavin - oppure far avere a Obama una petizione con decine di migliaia di firme». E Variati: «Capisco che si possa sorridere pensando ai rapporti di forza tra Vicenza e gli Usa; però questa diventerà la più grande base americana in Europa e non penso che il nuovo presidente voglia farla contro il parere della popolazione, senza tener conto dei possibili danni ambientali». E se davvero ci pensasse Obama?
La Stampa 31 gennaio 2009

USB, IDEE REGALO: LE PENNETTE MACABRE

UNA MERAVIGLIOSA PENNETTA-DITO MOZZO CHE STARA' BENISSIMO NEL VOSTRO LAPTOP COME MOSTRA LA FIGURA QUI SOTTO. OTTIMA COME REGALO A QUALCUNO CHE RITENETE VI ABBIA FATTO UN TORTO.



LA BELLISSIMA BARBIE-TESTA MOZZA DA REGALARE A VOSTRA FIGLIA CHE FA IL LICEO MA HA ANCORA UNA GRANDE PASSIONE PER LE BAMBOLE


E QUESTO E' L'ORSACCHIOTTO-FINITO MALE CHE POTRETE RAGALARE AL VOSTRO BAMBINO INSIEME AL SUO PRIMO COMPUTER. SARA' UN MONITO PER INCORAGGIARLO A STUDIARE DI PIU' IN FUTURO.

Elezioni: Appello Di Pietro ad elettori sardi

enerdì, 30 gennaio 2009


Antonio Di Pietro - Foto: Internet
Di Pietro attacca il premier per le "promesse fatte e non mantenute" agli elettori dell'Abruzzo e lancia un monito ai sardi. "Berlusconi prega i morti e frega i vivi. Riflettete sardi: evitare di morire". Italia dei Valori poi è convinta che riaffidare il governo regionale a Renato Soru sia un "vantaggio per l'Isola". Lo ha detto il leader del partito, Antonio Di Pietro, a Cagliari per una due giorni elettorale a sostegno del candidato del centrosinistra.


CAGLIARI -
In una "confidenza" agli elettori isolani - chiamati al voto il 15 e 16 febbraio per il rinnovo del Consiglio regionale - il leader dell'Idv svela che "in Abruzzo un mese fa il premier aveva assicurato che il 16 dicembre, al Cipe, avrebbe recuperato risorse per la Pescara-Roma. E' stato votato dagli abruzzesi, ma lo stesso giorno quei fondi promessi sono stati tolti".

Riguardo poi al mancato confronto fra i due principali candidati alla guida della Regione, Di Pietro sottolinea che "il candidato Berlusconi non vuole accettare la sfida con il candidato Soru, e nemmeno i suoi collaboratori, a partire da Cappellacci. Ce ne dispiace perché avremmo chiesto tante cose al candidato Berlusconi tra cui il motivo per il quale ha tolto alla Sardegna le risorse per le infrastrutture stanziate da Di Pietro quando era ministro del governo Prodi".

Per l'ex Pm Soru è “un vantaggio perchè rimette a posto i conti, senza i quali non ci sarà futuro per i figli della Sardegna, e fa gli interessi dell'Isola, puntando su uno sviluppo industriale, turistico ed agricolo sostenibile, e non soltanto quelli di un 'villarolo', come chiamiamo noi in Molise chi arriva solo per le vacanze, che pensa alla Sardegna come a un trampolino di lancio per giustificare le malefatte e la mala amministrazione che sta portando avanti a Roma".
www.sardegnaoggi.it
: 30-01-2009 20:57:18

Accusarono Soru di abusi edilizi: sei Pdl rinviati a giudizio per diffamazione


di Paola Medde

Sei esponenti di primo piano nel centrodestra sardo dovranno presentarsi davanti al giudice per l'udienza preliminare, Daniela Amato, il prossimo 13 marzo con l'accusa di aver diffamato a mezzo stampa il dimissionario governatore della Sardegna Renato Soru. Si tratta di sei nomi di spicco nel panorama politico isolano: Mauro Pili, deputato Pdl ed ex presidente della Regione in quota Forza Italia; Giorgio Oppi, ex assessore regionale alla Sanità, oggi a Montecitorio con l'Udc; Giorgio La Spisa, capogruppo di Fi in consiglio regionale nell'ultima legislatura; Pasquale Onida, più volte assessore regionale e oggi presidente della Provincia di Oristano, fondatore del partito Fortza Paris poi confluito nel Pdl; Mario Diana e Nello Cappai, entrambi consiglieri regionali uscenti, il primo nelle file di An, il secondo in quelle dell'Udc.

I sei, nel settembre 2004, avevano pubblicato e diffuso un dossier dal titolo "Pubbliche virtù e vizi privati, il caso Sardegna" in cui si addebitavano a Soru presunti abusi edilizi nella ristrutturazione di una residenza al mare, villa Trois, a Villasimius, sulla costa del cagliaritano. L'allora governatore della Sardegna, secondo l'opuscolo, avrebbe fatto interamente demolire e ricostruire l'abitazione, infrangendo i vincoli urbanistici imposti dalla normativa. E questo sarebbe accaduto proprio all'indomani del varo del piano paesaggistico regionale, salito alla ribalta delle cronache per la sua impronta ecologista e ribattezzato con il nome di "legge salvacoste". Il dossier, presentato in una conferenza stampa e immediatamente rimbalzato sui media, aveva spinto i legali del governatore a rivolgersi all'autorità giudiziaria. Che oggi, secondo la ricostruzione del pm Guido Pani, smonta pezzo per pezzo quell'accusa.

Un'accusa che viene da personaggi già in passato finiti nel mirino della magistratura: Pili, baby sindaco di Iglesias, il più giovane presidente della Sardegna – quello che nel discorso di insediamento era inciampato sulle "undici province sarde", mutuate dal discorso del collega lombardo Formigoni - è stato implicato nell'affaire Fideuram, una truffa ai danni della Regione, con l'accusa di peculato. Giorgio Oppi, pluriassessore alla Sanità a cavallo tra prima e seconda Repubblica, era finito invece tra le maglie di un'inchiesta milanese per una presunta tangente da 750 mila euro.

Come se non bastasse, dopo aver annunciato che la Sardegna sarebbe stata "liberata" e alleggerita dalle servitù militari, il ministro della Difesa Ignazio La Russa visita il poligono interforze di Perdasdefogu e conferma la realizzazione di una pista tattica polifunzionale. «La mia visita mi ha confermato nella decisione di respingere la richiesta di Soru di bloccare la realizzazione di una pista tattica polifunzionale, decisione presa seguendo le indicazioni che mi venivano da un governo di sinistra e da un ministro, che io apprezzo, come Arturo Parisi». La Russa, spiegando di aver voluto controllare di persona dall'elicottero lo stato dei luoghi e incontrare i sindaci dei paesi dell'area del poligono, ha aggiunto «La cosa che più mi ha impressionato - ha detto il ministro - è che i sindaci, uno di destra l'altro di centrosinistra, di Perdasdefogu e di Villaputzu, mi hanno consegnato una lettera congiunta dove lamentano che il poligono rispetto agli anni precedenti abbia una minore presenza di attività e di personale. Mi chiedono addirittura che venga stabilito li un reparto fisso più ampio perchè ci sono le strutture».

Secondo il ministro dunque «la posizione di chi è contrario alla pista, come Soru, è una posizione ideologica, preconcetta, sganciata dalla realtà della volontà dei sardi. Non so perché si insista tanto sulla sardità e poi non si ascoltino i propri concittadini».

Ma l'ex governatore Soru ribadisce: «Il ministro La Russa viene in Sardegna, incontra i militari e due sindaci, e crede di aver ascoltato i sardi. Pensa che i sardi siano rappresentati da un sindaco? I sardi sono rappresentati dal Presidente della Regione, e da anni i sardi e alcuni Presidenti della Regione - Mario Melis tra tutti - combattono per il riequilibrio delle servitù militari». E aggiunge: «Il ministro - insiste il candidato governatore del centrodinistra - pensi a rispettare le leggi e tra queste la legge 898 del '76, che prevede che la presenza delle servitù militari sia compatibile con le necessità della vita civile. A questo fine tutto ciò che concerne le servitù deve essere discusso nel Comitato misto paritetico che è l'istituzione formata da rappresentanti dello Stato e della Regione, deputata a rappresentare gli interessi della Sardegna».

Inoltre riferendosi alle affermazioni di stamane del ministro della Difesa, Soru ha detto che «è vero che abbiamo avuto una importante riduzione del peso delle servitù militari ma - ha spiegato -è quello che abbiamo fatto con l'ex ministro Parisi e che ha portato alla restituzione di vari beni demaniali dismessi e a una vasta area dell'isola di La Maddalena. Questo - ha aggiunto Soru - è accaduto grazie alla cooperazione con il precedente governo».

L'Unità 30 gennaio 2009

SORU: PROGRAMMA ELETTORALE

Le basi del programma

Una Sardegna a testa alta, libera da compromessi, una Sardegna dei diritti e delle responsabilità. Forte, consapevole della propria potenzialità e del proprio ruolo nell'Italia e nell'Europa di oggi.

Dal 2004 al 2008 il governo della Regione ha avviato il processo di cambiamento, ha posto basi solide e decisive per superare concretamente il ritardo di sviluppo.

La tutela dell'ambiente, il riconoscimento dell'identità, le politiche sociali, il diritto alla salute, alla conoscenza, alla mobilità sono i valori portanti del programma, i passi fatti sulla via del cambiamento, in un percorso che deve proseguire.

In questa sezione gli obiettivi fin qui raggiunti, le premesse, le idee da cui ripartire per il nuovo programma che è in fase di definizione

FONTE: WWW.RENATOSORU.IT

venerdì 30 gennaio 2009

IL GENIO DI BONDI A SERVIZIO DEL TURISMO: DOBBIAMO INVESTIRE IN MUSEI E SITI ARCHEOLOGICI


L'UOVO DI BONDI


di Paturnio


Finalmente "arrivano i professionisti". La Brambilla non ha saputo tirare fuori nessuna idea per rilanciare il turismo? Tranquilli, è arrivato Bondi. E qui si avverte proprio un cambio di marcia nell'approccio al problema. Bondi è un maestro e si vede. E, sorpresa delle sorprese, decide di puntare tutto su musei e siti archeologici. E il bello è che ce li abbiamo già! Non dobbiamo neppure comprarli! Questi, sì che sono amministratori dello stato lungimiranti. Basterà investire qualcosa in pubblicità per promuovere musei e siti, e magari assumere qualche guardiano precario per tenere aperti i musei più a lungo. Sembra l'uovo di colombo, ma non lo è affatto. E' l'uovo di Bondi! Ed è tutta un'altra cosa....


ECCO L'ARTICOLO:

"L'Italia deve investire "nel bene piu' prezioso che ha: i 4.200 musei e le oltre 2 mila aree archeologiche fra le piu' importanti al mondo". E' quanto sostenuto dal Ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, intervenendo a Torino alla Conferenza internazionale sul turismo "Destinazione Italia 2020". Bondi con tale obiettivo ha ricordato l'impegno del governo di investire nel 2009 le risorse su tre progetti: "per il Nord la Pinacoteca di Brera, per il Centro i Fori Romani, per il sud l'area arecheologica di Pompei". Il Ministro ha rammentato che "l'Italia possiede il 70 per cento del patrimonio artistico mondiale, ma fatica a intercettare i flussi turistici internazionali". Tra i motivi dell'insuccesso Bondi ha indicato la mancanza di valorizzazione del patrimonio culturale e artistico al punto "che nella classifica dei 10 musei piu' visitati al mondo - ha sottolineato - non ce n'e' uno italiano. Per questa ragione abbiamo deciso di riformare il Ministero dei Beni Culturali creando una Direzione Generale per la valorizzazione di musei, aree archeologiche, archivi, biblioteche che sara' affidata ad un manager". (AGI)

Elezioni Sardegna: Il programma di Ugo Cappellacci


UGO CAPPELLACCI

"Ho accettato la candidatura alla carica di Presidente della Regione per poter affrontare la sfida del cambiamento, interpretando il desiderio di molti sardi di una politica migliore, vicina alla gente, che sia in grado di esprimere competenza e che pensi, in primo luogo, a intervenire e risolvere le emergenze, aiutando chi ha più bisogno e nel contempo dando avvio a un grande piano strutturale di sviluppo dell'intero sistema regionale".
"La Sardegna torna a sorridere", il programma di governo di Ugo Cappellacci è disponibile on line per chiunque voglia consultarlo. Fallimento di Soru, democrazia partecipata, progetto per lo sviluppo dell'economia agricola e industriale del territorio, piano integrato di turismo, cultura, ambiente e sviluppo sostenibile, pianificazione urbanistica e paesaggistica, istruzione e ricerca, Grandi Opere e infrastrutture, famiglia, welfare e sanità, nuovo patto istituzionale. Sono i temi fondamentali che si trovano nei documenti disponibili nella sezione "il programma": in formato pdf sono accessibili il testo programmatico, la brochure e il ‘mio progetto', a cura dell'ufficio studi.

Emblematica una frase che campeggia nel programma:

"E' necessario un approccio di governo differente che mette al centro dell'azione la persona e la partecipazione dei cittadini e che interpreta i "desiderata" del popolo sardo. Lo abbiamo fatto, lo continueremo a fare in questa campagna elettorale e continueremo a farlo una volta alla guida della regione"

LA SARDEGNA TORNA A SORRIDERE


IL MIO PROGETTO

giovedì 29 gennaio 2009

BLOG, GB:UN COMMENTO OFFENSIVO NON E' DIFFAMAZIONE

Se un commento lasciato nel proprio blog non piace va cancellato: rispondere equivale ad approvarlo, e se lo si approva non si può accusare l'autore di diffamazione. Così si pronuncia un tribunale.

[ZEUS News - www.zeusnews.com - 28-01-2009]

Vi raccontiamo una storia che ebbe inizio quasi due anni fa, nel Regno Unito. Il 5 febbraio 2007 Christopher Carrie aprì un blog per far pubblicità al proprio libro, in cui affermava di aver subito abusi sessuali da parte di uno dei figli di JRR Tolkien, padre John Tolkien, morto nel 2003.

Il giorno successivo Royd Tolkien, nipote dello scrittore, scrisse un commento in cui accusava Carrie di star cercando di infangare sia la Chiesa cattolica che la famiglia Tolkien e in cui affermava che Carrie stesso avrebbe ammesso di stare mentendo al fine di ottenere del denaro.

Carrie a sua volta rispose al post negando le accuse; poi denunciò Royd Tolkien per diffamazione.

Qui sorsero i problemi. Se per diffamazione si intende il danno provocato alla reputazione di qualcuno a causa di un commento letto da terzi, il giudice ritiene che non sia sufficiente l'apparizione online del commento per affermare che sia stato anche letto.

Inoltre Carrie, non rimuovendo il commento incriminato, ne avrebbe automaticamente avallata la pubblicazione; non può pertanto lamentarsi di venire diffamato da qualcosa la cui visione pubblica egli stesso ha approvato.

C'è di più: secondo la Corte, una giuria facilmente respingerebbe l'accusa di diffamazione rilevando che, se Carrie avesse voluto proteggersi, avrebbe dovuto evitare di rispondere al post di Tolkien come invece ha fatto.

L'unica possibilità per Carrie è puntare sul periodo trascorso tra l'inserimento del post da parte di Tolkien e la sua risposta, apparsa circa quattro ore e mezza dopo: la risposta implica che in quel momento Carrie era a conoscenza del commento e, non avendolo cancellato, l'ha approvato.

Tuttavia durante le ore precedenti poteva esserne all'oscuro: potrebbero esserci gli estremi per accusare di nuovo Tolkien di diffamazione relativamente a quel periodo, anche se le basi sembrano piuttosto deboli.

"Non è sufficiente dichiarare che il post era accessibile a un grande ma non quantificabile numero di lettori: dev'esserci una base solida per poterlo inferire. Questa dichiarazione non è altro che una mera opinione" ha spiegato il giudice.

FONTE: http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=9262&numero=999


Elezioni Sardegna: Cappellacci non vuole confronto tv

dal sito:http://notizie.alguer.it/n?id=22018
Polemiche sul mancato confronto trai i due principali candidati. Soru: «Preferiscono parlare dai palchi dove poter raccontare qualunque storia, calunniare e diffamare, protetti per giunta dal lodo Alfano»
Tv: Cappellacci si tira indietro
CAGLIARI - Tutto lasciava pensare al primo confronto televisivo nella trasmissione condotta da Govanni Floris, Ballarò. Invece, con tutta probabilità, i due principali candidati alla presidenza della regione Sardegna alle prossime elezioni regionali, non si incontreranno davanti alle telecamere e microfoni per poter dare la possibilità a tutti di vederli uno fianco all'altro.

Alla piena disponibilità dell'ex Governatore Renato Suru, infatti, non corrisponde quella di Ugo Cappellacci, che non si dichiara disponibile e interessato «a un confronto televisivo con chi pensa di utilizzare i riflettori esclusivamente per cercare la rissa, la bagarre, l'insulto gratuito, o peggio l'offesa personale».

«Non sono interessato a confrontarmi con chi si definisce testardo ed introverso ma do invece la mia piena e ampia disponibilità a partecipare alle trasmissioni televisive e radiofoniche che mi consentano di presentare ai sardi il programma che insieme abbiamo scritto», ha precisato il candidato del centrodestra.

Perentorio Renato Soru: «Preferiscono parlare dai palchi dove poter raccontare qualunque storia, calunniare e diffamare, protetti per giunta dal lodo Alfano». Da parte mia - ha concluso Soru - mi sono dichiarato favorevole alla proposta dell'Associazione della Stampa sarda di un confronto pubblico in un cinema di Cagliari, condotto da giornalisti. / SONDAGGIO
http://notizie.alguer.it/n?id=22018 28 gennaio 2009

lunedì 26 gennaio 2009

Elezioni, Soru: Noi avanti di otto punti. Con Cappellacci peggior bilancio in 60 anni di autonomia



SORU QUERELA BERLUSCONI PER ACCUSE INFAMANTI. SUI SONDAGGI: NOI AVANTI DI 8 PUNTI

26/01/2009
26 gen. - Renato Soru depositera' domani presso la Procura della Repubblica di Cagliari una querela contro il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, "se sara' accertata l'effettiva riconducibilita' al premier delle parole "Un appalto da 60 milioni di euro per la pubblicita', e lui, Soru, contestualmente, si e' fatto dare 30 milioni per la sua societa'", riportate oggi dal quotidiano 'La Nuova Sardegna'.
Lo annuncia una nota del presidente dimissionario della Sardegna che definisce le parole riportate dal quotidiano "infamanti" e "intollerabilmente lesive della sua dignita' personale in quanto del tutto mendaci".
Fallimento del governo regionale della Sardegna? ''L'unico fallimento e' quello che gli italiani cominciano a vedere con questo Governo''. Cosi' Renato Soru, in una manifestazione elettorale nel nuorese, ha commentato il giudizio espresso ieri dal premier sull'operato della Giunta regionale uscente, sul cui operato ha citato una serie di dati riferiti agli interventi nel campo della Sanita', dell'ambiente, dell'istruzione e ricerca, dei trasporti.
''Al presidente del Consiglio dovrebbero ricordare - ha spiegato Soru - che Cappellacci non e' venuto da Marte. Il candidato del centrodestra e' stato l'assessore al Bilancio e Programmazione che nel 2004 ha presentato il bilancio peggiore in 60 anni di Autonomia. Ma di che fallimento parla Berlusconi e, soprattutto, in quale paese vive. L'Italia e' alle prese con la piu' grave recessione dal dopoguerra e lui passa il suo tempo a parlare di Kaka''.
La campagna elettorale condotta da Berlusconi in Sardegna ''e' truccata'', il premier ''infrange tutte le regole di equilibrio dei mezzi di comunicazione'' e regala ai sardi solo calcio e barzellette. Renato Soru passa al contrattacco e dal Nuorese, tappa oggi del suo giro elettorale, lancia bordate al presidente del Consiglio, impegnato nel nord dell'isola nel suo terzo week end a sostegno del candidato del Pdl Ugo Cappellacci.
Terreno di scontro la par condicio. ''Ovunque appare Berlusconi - accusa Soru - e dietro di lui, silente, il candidato della destra, in un modo imbarazzante per noi sardi. Il presidente del Consiglio - insiste il governatore uscente - usa i messi dello Stato per venire in Sardegna e non parla mai di cose importanti per i sardi (la chimica, i territori devastati dalle alluvioni, per esempio) ma di barzellette e di Kaka'''. Cita poi una frase carpita al premier (''Vieni Ugo, ma parla poco perche' dobbiamo andare a pranzo'') per attaccare il Cavaliere sul suo presunto attaccamento all'isola. ''Questo e' il rispetto che lui ha per il popolo sardo - afferma Soru - e per chi lui ha scelto di candidare alla guida della Regione''.
''Noi non abbiamo accesso alla Tv - ribadisce il candidato del centrosinistra -, tanto meno a quelle che non rispettano le regole, ne' abbiamo accesso a una partita truccata dove il premier impazza sui mezzi di comunicazione. La vera campagna della destra e' questa perche' - conclude Soru - ha bisogno di una Sardegna senza voce, senza voce ieri sul palco di Tempio e senza voce domani''.
''Noi quattro punti indietro? No, e la verita' la sanno anche loro: che siamo cioe' avanti noi di otto punti''. E' la replica di Renato Soru, a margine di una manifestazione elettorale nel nuorese, all'annuncio dato oggi a Sassari dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, secondo cui l'ultimo sondaggio indica un vantaggio di 4 punti del candidato governatore del centrodestra Ugo Cappellacci.

Fonte:www.clandestinoweb.com 26 gennaio 2009
VERSO LE ELEZIONI REGIONALI - IL CENTROSINISTRADiventa rovente la polemica con il presidente del Consiglio che «sta truccando la partita»
«Sondaggi bugiardi: nettamente in testa noi»
Piero MannironiRenato Soru risponde a Berlusconi e annuncia una querela contro il premier
SINISCOLA. Con l’«invadenza televisiva», le battute velenose su Soru e i proclami trionfanti sui sondaggi, Berlusconi trascina la campagna elettorale su un terreno dove i contenuti politici e i problemi reali impallidiscono. Fin quasi a scomparire. Il Cavaliere, finora unico vero antagonista di Soru, usa infatti con metodo il suo ruolo istituzionale per “trainare” il candidato del centrodestra Ugo Cappellacci. Ed è un Soru furioso che reagisce a quella che definisce, senza molti giri di parole, come «una sistematica violazione di tutte le regole di correttezza». E, a questo punto, non solo.Sì, perché il passaggio fatto dal premier a Tempio sul “caso Saatchi & Saatchi, secondo Soru potrebbe avere un rilievo penale. Per questo, stamane si presenterà alla procura della Repubblica di Cagliari per denunciare il presidente del Consiglio. In serata, la notizia viene diffusa dall’ufficio stampa del presidente uscente della Regione e chiude una giornata nella quale si erano già viste le scintille tra i “duellanti” sulla guerra sui sondaggi.«Renato Soru - si legge nella nota -, preso atto delle infamanti dichiarazioni riportate oggi dal quotidiano “La Nuova Sardegna” come pronunciate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel comizio elettorale di ieri a Tempio («Un appalto da 60 milioni di euro per la pubblicità e lui, Soru, contestualmente, si è fatto dare 30 milioni per la sua società), e ritenendo le stesse intollerabilmente lesive della sua dignità personale in quanto del tutto mendaci, qualora dovesse essere accertata l’effettiva riconducibilità a Berlusconi di tale calunniosa affermazione, depositerà personalmente nella giornata di domani, presso la Procura della Repubblica di Cagliari, una querela contro il Presidente del Consiglio».Per dirla tutta, il nostro giornale aveva citato anche la posizione sull’argomento del candidato del centrodestra Ugo Cappellacci: «Per Soru sta arrivando un rinvio a giudizio».La “bomba” deflagra alla fine di una giornata nella quale si erano già avvertiti chiaramente i segnali di una tensione crescente. La crudezza di alcune battute del Cavaliere e soprattutto i giudizi feroci su Soru e la sua gestione politica della Regione, erano una miccia che attendeva una scintilla per essere accesa. Per non parlare, poi, dell’uso continuo dei sondaggi da parte del presidente del Consiglio: sabato a Tempio aveva parlato di un vantaggio di Cappellacci di tre punti e stamane, a Sassari, il presunto vantaggio era già salito di un altro punto percentuale.L’eco delle parole di Berlusconi arriva a Soru al termine dell’appassionato intervento nell’affollatissimo cineteatro Andromeda di Siniscola. «Come - dice Soru gelido -, il presidente del Consiglio parla di quattro punti di vantaggio? Personalmente non trovo corretto diffondere dati con tanta leggerezza in campagna elettorale. Una campagna elettorale nella quale, lo voglio ricordare, il programma di Cappellacci è ancora un mistero. Comunque non dicono la verità, perché loro la verità la conoscono molto bene. E cioé che noi siamo avanti di otto punti».Poi si infila in auto e parte per Orune. E che il clima fosse radicalmente cambiato lo si è capito benissimo fin dalle prima battute di Soru a Siniscola. Non solo la presentazione del programma, ma anche e soprattutto la dura risposta agli attacchi di Berlusconi. Usa parole spesso taglienti, a volte beffarde, ma comunque mai fuori misura.«Strana campagna elettorale, questa - attacca - dove non ci si confronta con il candidato del centrodestra, ma direttamente con il presidente del Consiglio. Che ieri, a Tempio, ha infranto tutte le regole di equilibrio e di correttezza: era infatti su tutte le reti televisive italiane. E dietro di lui, silente, il candidato del centrodestra. Un’immagine davvero imbarazzante per noi sardi».E ancora: «Mentre io, come vedete, mi muovo da solo con la mia auto, Berlusconi usa tutto l’apparato istituzionale per muoversi in Sardegna. E non per parlare della chimica o delle recenti alluvioni che hanno colpito l’isola. No, lui a Tempio parla per un ora di barzellette e di Kakà. Non dice nulla di Sardegna. Poi, quando finisce, qualcuno gli ricorda che forse è meglio che intervenga anche Cappellacci. E lui, allora: “Vieni, Ugo, tocca a te, ma fai in fretta che dobbiamo andare a pranzo”. Un signore che ci riempie di bugie dice a chi dovrebbe rappresentare la Sardegna: “Vieni avanti, Ugo!”. Non c’è rispetto per i sardi. E poi, voglio dire, il nostro futuro non è una barzelletta, ma è fatto di speranze e di desideri, di una ricerca di prospettive e di modernità».E’ un crescendo: «Loro hanno bisogno di una Sardegna che stia zitta, non di quella Sardegna che fa valere i suoi diritti, come è successo nella vertenza sulle entrate fiscali. Non di quella Sardegna che non sta zitta sullo sconcio delle servitù militari. Quando, qualche mese fa, sono andato in consiglio dei ministri per la vertenza sulle servitù, Berlusconi a un certo punto ha detto: “Ma perché tutte queste storie per aree che sono poco più grandi del mio giardino?”. E io gli ho detto: “Presidente, sto parlando di chilometri quadrati, non di metri quadri”. Allora lui ha risposto: “Beh, allora sono un po’ tanti. Dovremmo fare qualcosa”».Continua il “Soru furioso”: «Il ministro Scajola anche pochi giorni fa ha detto che dobbiamo tornare al nucleare e che il posto migliore per il polo nucleare è nelle isole, meglio dove ci sono pochi abitanti. Ancora un po’ e ci dava anche l’indirizzo! E poi non dimentichiamo che nel 2003 il generale Carlo Jean, nominato da Berlusconi alla guida della Sogin, aveva identificato in Sardegna il sito per il deposito unico nazionale per le scorie nucleari. In questi giorni, in un’intervista, il presidente del Consiglio ha detto che questa è una “menzogna della sinistra”. Davvero incredibile... Basta riguardarsi i giornali di quel periodo e scoprire che Jean non solo aveva parlato di Sardegna, ma più precisamente di Sardegna nord-orientale».E infine l’affondo sull’uso delle tv. «Questa è una partita truccata - dice -. Come presidente del Consiglio, Berlusconi è sempre in tv a parlare delle elezioni regionali in Sardegna. Come premier invade gli schermi, ignorando la par condicio e le regole più elementari del confronto democratico. Noi invece non abbiamo accesso alle televisioni. Oggi voglio denunciarlo qui, con forza: c’è una Sardegna che non ha voce, alla quale viene impedito di parlare. Per dire verità, anche il candidato ufficiale del centrodestra è senza voce. Ma forse sarebbe meglio dire che finora non l’abbiamo ancora sentita».
(LA nuova Sardegna 26 gennaio 2009)

FOTO DI BELEN SU SITO PEDOFILO: DENUNCIA TELEFONO ARCOBALENO


Telefono Arcobaleno denuncia: 'Belen Rodriguez promuove foto su un sito pedofilo'
E' la promozione delle foto esclusive di Belen Rodriguez per i cellulari che campeggia in un sito pedofilo dal contenuto atroce e che Telefono Arcobaleno ha segnalato ieri all'autorità competente. "Lo sfruttamento sessuale dei bambini ha mille facce, anche quella, non meno grave, di coloro che si avvantaggiano dell'immenso traffico di utenti web che viene generato dal circuito del pedo-business, e quella di chi omette di fare i doverosi controlli sui contenuti delle pagine web ove vengono allocati i banner pubblicitari", dichiara il Presidente e Fondatore di Telefono Arcobaleno, Giovanni Arena e continua rivolgendosi alla Rodriguez e chiedendoLe di non prestarsi a vendere la propria immagine ad ogni costo, ma di pretendere con severità che chi può utilizzare la sua immagine non dimentichi di associare agli affari anche l'etica. “È noto” dichiara Giovanni Arena, “che i siti a contenuto pedopornografico sono tra i più visitati al mondo ed è necessario che la società civile si renda conto che la pedofilia on line è questo, è traffico e uso di bambini, niente di virtuale e niente di diverso".
Fonte: Key biz 26 gennaio 2009

domenica 25 gennaio 2009

ELEZIONI: Berlusconi fischiato a Sassari dagli studenti vittime della Gelmini


Non c'è emergenza nazionale o internazionale che tenga. Silvio Berlusconi da tempo ha svestito i panni da premier per indossare con sempre più protervia quelli di testimonial di Ugo Cappellacci, il candidato del Pdl alla corsa della Regione Sarda, figlio del suo commercialista. Ieri show a Tempio Pausania e dichiarazioni surreali su Lampedusa ( "Gli immigrati? Volevano andare in paese a prendere una birra"), oggi comizio al Teatro Verdi di Sassari interrotto da un gruppo di studenti che lo ha contestato. Quindici ragazzi in tutto, provenienti dall'Università di Cagliari, che hanno esposto uno striscione: "Giù le mani dalla Sardegna" e hanno urlato "Buffoni, buffoni". I ragazzi sono subito stati allontanati dal servizio d'ordine.

La replica del premier, che ieri ha insultato pesantemente il governatore uscente Soru, è sempre la stessa. Un leit-motiv. «Magari oltre all'Unità cercate di leggere qualche altro giornale - ha detto il presidente del Consiglio rivolto ai manifestanti, che nel frattempo erano però stati allontanati tra il rumoreggiare dell'intero teatro -. L'università di Sassari è una gloria per tutta la Sardegna e avrà il sostegno totale e finanziario da parte nostra».

Probabilmente nell'enfasi del comizio, Berlusconi ha dimenticato ancora una volta i tagli del suo ministro Gelmini agli atenei, alla scuola, alla ricerca. Poi ha sciorinato i dati: "Siamo avanti di quattro punti rispetto a Soru". Dati tutti da provare. Ma per il signore di Arcore uno slogan vale l'altro.

A proposito dell'ennesimo attacco all'Unità, è intervenuto Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21 «Continuiamo a pensare che sia sbagliato interrompere i comizi altrui. Questo vale anche per i comizi di Berlusconi che pure, appena può non esita ad
nsultare gli italiani e i sardi che non la pensano come lui. Persino in questa occasione il presidente del Consiglio nel rispondere ai suoi "intolleranti contestatori - ricostruisce Giulietti - ha confermato di essere il campione della intolleranza quando ha sferrato il consueta attacco nei confronti del quotidiano l'Unità. Il proprietario di un enorme impero mediatico che, tra breve, metterà le mani anche su quel poco di Rai che già non gli rende quotidiano omaggio, non sopporta l'esistenza di qualche quotidiano e tra questi l'Unità, di qualche Tg e di qualche programma che sfugga al suo controllo. Invece di continuare ad insultare i giornali e i
giornalisti che non li piacciono - conclude il portavoce di Articolo 21 - il presidente del Consiglio editore potrebbe stupire tutti gli elettori italiani e sardi annunciando che si farà regalare da Soru una copia delle sue deliberazioni in materia di conflitto di interessi e la applicherà anche a se stesso, anzi andrà persino oltre. O no?».

L'Unità 25 gennaio 2009

UDC: CASINI FA FESTA SUL CIMONE E MINACCIA REFERENDUM SUL FEDERALISMO


(PISTE CIMONE)

Federalismo, parte la sfida di Casini:
«Referendum se la legge non cambia»

ROMA (24 gennaio) - Udc pronto a raccogliere firme per il referendum se la maggioranza non cambierà il testo sul federalismo. Pier Ferdinando Casini, dalla festa della neve del suo partito a Sestola, ha lanciato alla Lega (e di rimbalzo a Berlusconi), una sfida e una provocazione sul terreno che più le è caro.

Il leader dell'Udc ha sostenuto che, vista la posizione del Pd, l'Unione di Centro deve continuare a correre in solitudine, disponibile anche a ricorrere al referendum per far saltare i piani leghisti.

«Noi siamo federalisti - ha detto Casini - e non accettiamo che la Lega dia pagelle su chi è più federalista». Al di là delle ironie di chi, nel Pd, vede la battaglia dell'Udc come una semplice difesa delle roccaforti meridionali, secondo Casini il federalismo è «un pasticcio, una confusione, bocciato al sud come al nord. E i motivi sono innanzitutto la moltiplicazione dei centri di spesa e l'incapacità, come ha detto anche Tremonti, di fare una previsione sui costi».

E a dimostrare la buona volontà federalista, Casini ha anche detto che se il testo sarà cambiato, l'Udc lo voterà senza battere ciglio. Rimettendo mano, innanzitutto, al codice delle autonomie locali, per abolire le Province e definire quale ente deve fare cosa e con quali risorse. E poi fissando i costi e razionalizzando i centri di spesa: modificando cioè sensibilmente i connotati all'impianto leghista. «Se questa cosa non succederà - ha annunciato l'ex presidente della Camera - il referendum è dietro l'angolo. Noi siamo federalisti, ma non svegliate il can che dorme!».

L'Udc deve quindi continuare, secondo Casini, a dire cose impopolari senza aver paura delle conseguenze. Discorso valido anche per questioni economiche come ad esempio le pensioni: tema cruciale da affrontare, secondo Casini, per intravedere una via d'uscita dalla crisi. «Serve un patto di equità generazionale - ha detto, invocando la riforma delle pensioni - ma il Governo ha paura di affrontarlo e sottoscriverlo».

LA STAMPA 24 GENNAIO 2009

Festa sulla neve per l'Udc e sul Cimone arriva Casini

Il direttore di Qn e del Resto del Carlino Pierluigi Visci ha intervistato il leader del partito sui principali temi della politica nazionale

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Modena, 24 gennaio 2009. C’è grande attesa oggi alla festa della neve dell’Udc che si svolge a Sestola, per l’arrivo del leader Pier Ferdinando Casini. Alle 15,30 Casini sarà intervistato dal direttore di Qn e del Resto del Carlino Pierluigi Visci sui principali temi della politica nazionale. L’incontro si svolge al cinema Belvedere di Sestola.

Seguirà alle 17 un dibattito su 'Pensioni e welfare' con gli onorevoli Antonio Poli e Nedo Poli. Questa mattina, invece, si è tenuta all’Hotel Miramonti una tavola rotonda su un tema locale molto sentito: la possibilità di creare il Comune del Cimone. Si tratterebbe in linea di massima di un ente elettivo che prevede un unico coordinamento amministrativo fra Sestola, Riolunato, Fanano, Pievepelago, Montecreto e Fiumalbo. Il progetto è formulato proprio dall’Udc locale. La tavola rotonda è coordinata da Paolo Ferrari, responsabile Udc per il Cimone, e vi prenderanno parte Norberto Nardini (sindaco di Fiumalbo), Alessandro Tebaldi (presidente comunità montana del Frignano). Conclude Davide Torrini (coordinatore regionale Udc. La festa Udc si conclude domani.

Fonte: qn 24 gennaio 2009

sabato 24 gennaio 2009

Internet:: Un Miliardo di Utenti

Il mondo è su Internet:in rete un miliardo di utenti

Traguardo simbolico: un sesto della popolazione mondiale si connette.
Cina e gli Stati Uniti i paesi dove si trovano il maggior numero di navigatori

WASHINGTON

Il mondo è sempre più online. In giro per il pianeta, per la prima volta più di un miliardo di persone, un sesto circa della popolazione mondiale, sono ora in grado di connettersi a Internet. La Cina e gli Stati Uniti sono i paesi dove si trovano il maggior numero di navigatori, ma è il versante pacifico dell’Asia più in generale a fare la parte del leone: il 41% degli accessi al web avvengono qui.

A proclamare il superamento del traguardo del miliardesimo internettiano è stata la società specializzata comScore, che si occupa di studiare il traffico sulla Rete. Secondo i ricercatori, l’evento è avvenuto nel mese di dicembre e rappresenta - nelle parole del presidente di comScore, Magid Abraham - «una significativa pietra miliare nella storia di Internet». Il miliardo di utenti è un’altra testimonianza, per Abraham, dell’esistenza di una «comunità globale sempre più integrata, e ci ricorda che il mondo sta diventando piatto». Il secondo miliardo di utenti, per gli esperti di comScore, «saranno online prima che ce ne accorgiamo e il terzo miliardo arriveranno ancora più in fretta».

In realtà il totale delle persone che sono ormai in grado di collegarsi al Web in tutto il mondo è probabilmente già assai più alto di un miliardo. La ricerca di comScore non tiene infatti conto degli utenti sotto i 15 anni e non calcola le connessioni da luoghi pubblici come gli Internet cafè e da cellulari e palmari. Ma già il dato sulle connessioni da casa e dagli uffici offre un panorama significativo. La Cina risulta in testa con 179 milioni di "visitatori unici" di siti web a dicembre (17,8% del totale globale), seguita dagli Usa con 163 milioni (16,2%). Tra i primi 15 paesi al mondo figura anche l’Italia, 12ma, con 20,7 milioni di utenti della Rete (2,1%).

Lo studio ha preso in esame anche la popolarità dei maggiori siti, con la galassia di realtà che fanno capo a Google che domina il panorama con 775 milioni di visitatori unici a dicembre (il 77% dell’audience planetaria è passato dai siti del colloso del web di Mountain View). Alle spalle di Google ci sono i siti Microsoft, con 646 milioni di visite, seguiti da Yahoo! (562 milioni), AOL (273 milioni) e l’insieme delle realtà della Fondazione Wikimedia, a cui fa capo la popolare enciclopedia aperta Wikipedia. Tra i dati più significati, a livello di popolarità dei siti, c’è il boom di Facebook, che domina tra i ’social networks’ con 221 milioni di iscritti e risulta essere cresciuto del 127% in un anno.
La Stampa 24 gennaio 2009

venerdì 23 gennaio 2009

Veronica Berlusconi: ''Veltroni scomparso, manca opposizione''


La 'first lady': ''Mio marito governerà ancora per dieci anni. Nel Pd servirebbe una figura nuova, giovane, capace di diventare leader''

Roma, 23 gen. (Adnkronos) - "Oggi in Italia manca un'opposizione. Dov'e'? Chi la fa? Si e' inaridita e questo non e' un bene neppure per il Governo. Un'opposizione forte costringerebbe la maggioranza a sforzarsi di essere migliore, a misurarsi su un livello di confronto politico piu' alto. Non c'entra essere di destra o di sinistra, il punto e' che cio' sarebbe di aiuto al Paese. Invece la maggioranza pensa a sfruttare il fatto di avere un avversario debole, non a elevare la coscienza collettiva. E mio marito governera' ancora per dieci anni". Lo dice Veronica Berlusconi in un'intervista a 'La Stampa'.

Indice puntato quindi contro il Pd e il segretario Walter Veltroni. "Mi era piaciuto -sottolinea la first lady- il discorso che aveva fatto a Torino per lanciare la sua sfida, ma ora tutto questo mi sembra andato perduto. E' scomparso dalla scena e non vedo qualcun altro capace di prenderne il posto e di impugnare saldamente il timone del Pd". Servirebbe "una figura nuova, giovane, capace di diventare leader".

Parlando dell'insediamento di Barack Obama e piu' in generale dello spirito che anima la politica statunitense, Veronica Berlusconi osserva che "in un momento di grave crisi come questo Obama rappresenta la grande speranza e anche da un punto di vista fisico non potrebbe incarnarla meglio. E' un bell'uomo, e' giovane, e' sano, ha una splendida famiglia. Insomma, e' perfetto per dare fiducia alle attese degli americani. D'altronde, viviamo nella societa' dell'immagine e anche questo aspetto contera' qualcosa, no?".

La 'first lady' ricorda il ringraziamento durante la cerimonia a George W. Bush, ma anche "quanto accaduto a novembre, la notte dopo il voto, quando il senatore repubblicano John McCain non solo aveva riconosciuto la vittoria di Obama, ma si era subito preoccupato di rivolgersi a lui chiamandolo 'il mio presidente' e assicurandogli la disponibilita' a lavorare insieme". "Gesti che fanno aumentare la statura di un uomo politico, ma soprattutto sono un grande messaggio indirizzato ai cittadini. Altro che l'Italia....", dove centrodestra e centrosinistra, "restano invischiati nel gioco dell'uno contro l'altro, senza pensare all'interesse comune, generale, superiore. C'e' un problema di maturita', di non riuscire a rendersi conto che un politico dovrebbe guardare a orizzonti piu' ambiziosi, di lungo respiro, non soltanto a cercare vantaggi immediati, ma poco utili alla crescita del Paese. Perche' in democrazia le elezioni sono una tappa del percorso, non il giudizio dell'Apocalisse".
23 gennaio 2009

SARDEGNA: DI PIETRO, CAPPELLACCI? NON SO CHI SIA…

(AGI) - Olbia, 23 gen. - “E’ un cappello di Berlusconi, mi pare. Non so chi sia, non posso giudicare”. Lo ha detto all’Agi Antonio Di Pietro giocando con il nome di Ugo Cappellacci in risposta a una domanda relativa a un parere sul candidato del centrodestra per le elezioni regionali sarde del 15 e 16 febbraio. Dopo una breve conferenza stampa nella sala arrivi dell’aeroporto di Olbia, Di Pietro e’ partito in auto alla volta di Palau dove si imbarchera’ sul traghetto per La Maddalena. Nell’isola che a luglio ospitera’ il G8, il leader dell’Italia dei valori terra’ un incontro pubblico all’hotel Miralonga. Alle 15.30 sara’ all’ufficio di turistico di Tempio Pausania. Alle 16.45, a Olbia, terra’ un briefing con i giornalisti nella sala riunioni dell’Expo di Olbia per poi, alle 17.30, partecipare all’assemblea del partito che si terra’ nella sala rossa dell’Expo, nel centro storico della citta’ gallurese. (AGI)

DI PIETRO: BERLUSCONI IN SARDEGNA PER SUOI INTERESSI

"Berlusconi viene in Sardegna perche' ha i suoi interessi nell'Isola, viene per gli affari suoi e per quelli dei suoi amici". Lo ha detto a Olbia, Antonio Di Pietro, rispondendo a una domanda sulla decisione del premier di trascorrere in Sardegna tutti i week end prima delle elezioni regionali. "Invito i sardi - ha continuato Di Pietro - a riflettere sulla strumentalizzazione che si sta facendo. La destra, quando ha governato, ha indebitato la Sardegna. Berlusconi, viene nell'Isola per fare qualche speculazione edilizia. Io, quando sono venuto qui da ministro, ci ho messo soldi per le infrastrutture. Berlusconi li sta togliendo. Sta facendo qui quello che fa a Roma: gli interessi e gli affari suoi".


(23 gennaio 2009)

SARDEGNA: DI PIETRO, BENE SORU; LONTANO DA LOGICHE DI PARTITO

(AGI) - Olbia, 23 gen. - “Sulle questioni di giustizia non facciamo sconti a nessuno, neanche a mio figlio. Ma in Sardegna, come nel resto d’Italia, c’era bisogno di una persona che sia il piu’ distante possibile dalle logiche di partito e che possa scegliere rispondendo direttamente agli elettori. Renato Soru ha dimostrato, a costo di mettere a repentaglio la coalizione, di rispondere a questi requisiti”. Lo ha affermato il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, appena sbarcato all’aeroporto di Olbia, in risposta a una domanda sulla scelta del partito di appoggiare Renato Soru alle prossime regionali sarde e sul coinvolgimento del Governatore uscente nell’inchiesta giudiziaria sull’appalto per la pubblicita’ istituzionale per la Regione. (AGI)

Cli/Sol

Soru: il Titanic affonda, Berlusconi balla. Cala il consenso del governo

VERSO LE ELEZIONI REGIONALI
Sanluri, dai dipendenti Us Navy al gasdotto lo scontro si fa duro
Piero Mannironi
SANLURI. E’ dalla sua terra, il Campidano solare dalle robuste radici contadine e solidali, che Renato Soru spedisce dardi acuminati contro colui che, sempre di più, sembra essere il suo vero antagonista in questa intensa campagna elettorale. E cioé il premier Silvio Berlusconi, sceso pesantemente in campo con tutto il peso del suo ruolo e del suo carisma. E Soru ha capito benissimo che in questo scontro asimmetrico si sta giocando una posta politica molto alta.
Secondo gli ultimi sondaggi, infatti, il peso della crisi economica sta erodendo il consenso per il governo e per la sua stessa leadership. E poi, le regionali in Sardegna rappresentano il vero test politico prima delle Europee. Il caso Abruzzo, intossicato da un terremoto giudiziario, non fa infatti testo. E allora Berlusconi ha scelto di mettersi in gioco per aiutare il suo candidato Ugo Cappellacci, che così è rimasto schiacciato dalla debordante personalità del Cavaliere e in questa partita finora sembra quasi relegato a un ruolo di comparsa.
Oggi, a Serrenti e a Sanluri, tra la “sua gente”, Soru ha risposto alle punzecchiature di Berlusconi evitando di scivolare nelle facili semplificazioni. E cioé smascherare platealmente le astuzie del premier. Per esempio: l’intervento sul ministro Claudio Scajola, perché costringa Scaroni e rivedere i programmi dell’Eni che stanno mettendo in pericolo la chimica in Sardegna; oppure, il prendersi il merito politico sulla costruzione del gasdotto che collegherà la Sardegna all’Algeria; o ancora, sbloccare la situazione degli ex dipendenti della base della Us Navy alla Maddalena. Aplomb sì, ma alla fine qualche siluro Soru l’ha lanciato.
Dal palco del teatro comunale di Serrenti, pieno fino all’inverosimile, il presidente uscente della Regione ha soprattutto contrapposto un modo diverso di declinare la politica. A cominciare dal suo lessico, dalla sua immagine, per scendere poi giù, fino alla sostanza. Alla sorridente suadenza dell’ottimismo ha infatti risposto con la consapevolezza della serietà dei problemi in questa stagione grigia di crisi. «Sono elezioni importantissime, queste - ha detto -. Perché la Sardegna è chiamata a scegliere tra la politica delle battute e degli slogan e quella del fare e delle speranze che sono dentro un progetto che deve essere vissuto da tutti. Non si può oggi semplificare e scegliere tra chi è simpatico e chi no, tra chi promette e chi propone un percorso concreto. E infatti Berlusconi viene ogni settimana, qui in Sardegna, per dirci che nell’isola le cose vanno male perché c’è Soru. Invita tutti all’ottimismo quando, proprio ieri, il nuovo presidente americano Obama ha detto che questa è una crisi più dura di quanto ci vogliano far credere. Il presidente del Consiglio è come il comandante del Titanic che, mentre la nave affonda, invita i passeggeri a continuare a ballare, invece di darsi da fare per allestire le scialuppe e trovare i salvangente».
Soru ha poi parlato del “dimagrimento” della Regione che, in questi cinque anni, ha visto una riduzione del 40% dei suoi costi di gestione. «Risorse - ha detto - che abbiamo recuperato per poi investirle nel nostro progetto di una Sardegna solidale, capace di trovare dentro di sé la forza e la capacità di crescere. E gran parte delle nostre risorse, anche quelle che abbiamo ottenuto dopo una dura battaglia sulle rimesse fiscali, le abbiamo investite nell’istruzione, nella cultura, nel sapere. Cioé in quella ricchezza che sono i giovani, con le loro passioni, i loro progetti, i loro sogni. Ecco perché abbiamo aiutato la scuola pubblica. Ogni autonomia scolastica ha avuto un aiuto dalla Regione: solo nell’ultimo anno sono stati dati circa quaranta milioni di euro. C’è invece chi pensa che quello sia solo un capitolo di spesa da tagliare. Ma cosa ne sanno questi signori della Sardegna? Conoscono forse quella Sardegna, ricca di tradizioni e di orgoglio, dispersa in tanti piccoli paesi, che si troverebbero addirittura senza un presidio dell’istruzione pubblica? Tutti devono avere le stesse opportunità e l’istruzione renderà ricchi di consapevolezza. L’Unione Europea ha previsto che nei prossimi anni il 60/70% degli occupati avrà un’istruzione superiore a quella attuale. Ecco, allora io dico che la disoccupazione si combatte con la cultura e la conoscenza».
Per Cappellacci, solo un’allusione: «Ma i sardi possono votare una persona che non si capisce nemmeno che programma abbia? Che ciò che dice in questa campagna elettorale viene “aggiustato” e corretto una volta la settimana da chi viene da fuori per aiutarlo e sostenerlo. E poi, quel signore non riesce a risolvere i problemi del Paese, e dice che risolverà quelli della Sardegna!».
Poi, subito aggiunge: «A questa campagna elettorale delle promesse e dell’immagine noi contrapponiamo quella paziente e faticosa di andare paese per paese, casa per casa. Perché i problemi che dobbiamo affrontare sono di tutti e la strada che si deve percorrere la dobbiamo percorrere tutti insieme».
Dopo aver difeso la scelta di tutela ambientale e del blocco dell’alluvionale crescita del cemento sulle coste, quella della promozione di un turismo diffuso e intelligente, quella della promozione della raccolta differenziata dei rifiuti e quella di una sanità pubblica capace di dare servizi sempre migliori ai cittadini, Soru è tornato a “pizzicare” il premier: «Nei giorni scorsi, Berlusconi ha detto che andrà in Algeria e ci porterà il gas. E’ il loro modo di fare di sempre, di imbrogliare. Sì, perché il progetto Galsi parte da lontano e il presidente del Consiglio si dimentica che un anno e mezzo fa, ad Alghero, Prodi e il presidente Bouteflika hanno firmato tutti gli accordi. Il gasdotto si sta già realizzando e nella sua costruzione saranno coinvolte anche le imprese sarde. Poi, Berlusconi ha detto che finanzierà la Sassari-Olbia. Ma non ha detto che la Regione si era già mossa e il progetto si è sbloccato grazie ai fondi del G8. Quegli stessi fondi che il presidente del Consiglio ha cercato di togliere alla Sardegna. Forse pensava di dirottarli verso l’Expo di Milano».
Alla fine della serata, l’appuntamento con il mondo del volontariato a Sanluri, il suo paese. Qui Renato Soru ha condiviso la parola d’ordine degli ospiti: «La civiltà di una comunità si misura dal grado di solidarietà». Ma ha anche detto come sia cambiato il rapporto tra istituzioni e volontariato: «Un’ambulanza per il 118 non è più il favore di un politico amico, ma è un diritto. Per questo, ogni comune e ogni associazione ha avuto una risposta. E infine, il servizio 1533, che partirà dal primo febbraio. Attraverso questo numero sarà possibile trovare risposte ai propri problemi sanitari non solo nell’Asl di residenza, ma in tutta la regione».
(l'Unione Sarda 22 gennaio 2009)

giovedì 22 gennaio 2009

OBAMA: IL PRIMO GIORNO DELLA FIRST FAMILY

di Luciano Clerico

WASHINGTON - "Adesso la normalità è qualcosa di relativo". Michelle Obama lo dice con 'cuore di mamma' nella prima intervista diffusa in America da quando è first lady (ma registrata prima che lo diventasse). Per la nuova first family ci vorrà tempo per abituarsi alla nuova vita che, per quanto lo voglia, non può essere normale. Lo dimostra il 'day one', il primo giorno vissuto alla casa Bianca. E' stata una giornata molto speciale non solo perché è cominciata col primo risveglio alla Casa Bianca, ma anche perché risentiva - inevitabilmente - delle fatiche del giorno precedente: tra giuramenti, parate e balli inaugurali per Barack e Michelle Obama l'inauguration day è cominciato alle 7 del mattino e si è concluso solo a tarda notte. Inoltre, come promesso in campagna elettorale, la Casa Bianca oggi è stata aperta al pubblico, e sia per le fatiche di ieri, sia per l'eccitazione di oggi, a Sasha e Malia Obama i genitori hanno concesso un giorno di riposo speciale: niente scuola. "Ma solo per oggi - ha precisato Michelle nell'intervista alla ABC, registrata lunedì sera al concerto per i bambini tenutosi alla vigilia del giuramento, e diffusa oggi dall' emittente nell'ambito della trasmissione 'Good Morning America' - E solo perché oggi abbiamo deciso di tenere una 'open house', la casa aperta". Per il primo giorno gli Obama lo avevano promesso ai volontari della campagna elettorale che le porte della Casa Bianca sarebbero state aperte, e la promessa va mantenuta. "Abbiamo pensato che per Sasha e Malia possa essere una buona cosa restare a casa e vivere questa esperienza". Ma da domani le bambine torneranno alla Sidwell School, la loro nuova scuola di Washington, perché per loro è importante che la nuova vita sia "la più normale possibile, anche se adesso la normalità è una cosa relativa". "E' per questo che sono contenta della decisione di mia madre di venire a vivere con noi - ha aggiunto la first Lady riferendosi alla madre Marian - perché la sua presenza rende un po' più facile la mia vita di madre. E' di grande sollievo per me sapere che, quando io non posso, mia madre è a casa con Sasha e Malia". Questi comunque sono momenti speciali per tutti. Infatti come per i loro genitori, così anche per Sasha e Malia la prime ore vissute da first daughters sono state particolari: mentre Barack e Michelle erano fuori a ballare, per loro è stata organizzata alla Casa Bianca una caccia al tesoro, alla quale hanno partecipato sia i nuovi compagni di scuola della Sidwell School di Washington, sia alcuni amici arrivati da Chicago per l'inaugurazione. Tutti i bambini si sono particolarmente divertiti al gioco, perché il 'tesoro' era nascosto dietro l'ultima porta: erano i Jonas Brothers in persona, la band giovanile che presso i giovanissimi oggi va per la maggiore, non solo negli Stati Uniti.

luciano.clerico@ansa.it

mercoledì 21 gennaio 2009

GIURAMENTO OBAMA:TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DI INSEDIAMENTO

Il giuramento di Barack Obama, 44esimo presidente degli Stati UnitiWashington, 20 gennaio

2009 - Il testo integrale del discorso inaugurale di Barack Obama come presidente degli Stati Uniti d’America.

Rimettiamoci al lavoro insieme per ricostruire una grande America

di BARACK OBAMA

OGGI mi trovo di fronte a voi, umile per il compito che ci aspetta, grato per la fiducia che mi avete accordato, cosciente dei sacrifici compiuti dai nostri avi. Ringrazio il presidente Bush per il servizio reso alla nostra nazione, e per la generosità e la cooperazione che ha mostrato durante questa transizione.
Quarantaquattro americani hanno pronunciato il giuramento presidenziale. Queste parole sono risuonate in tempi di alte maree di prosperità e di calme acque di pace. Ma spesso il giuramento è stato pronunciato nel mezzo di nubi tempestose e di uragani violenti. In quei momenti, l’America è andata avanti non solo grazie alla bravura o alla capacità visionaria di coloro che ricoprivano gli incarichi più alti, ma grazie al fatto che Noi, il Popolo, siamo rimasti fedeli agli ideali dei nostri antenati e alle nostre carte fondamentali.
Così è stato finora. Così deve essere per questa generazione di americani.
E’ ormai ben chiaro che ci troviamo nel mezzo di una crisi. La nostra nazione è in guerra contro una rete di violenza e di odio che arriva lontano. La nostra economia si è fortemente indebolita, conseguenza della grettezza e dell’irresponsabilità di alcuni, ma anche della nostra collettiva incapacità di compiere scelte difficili e preparare la nostra nazione per una nuova era. C’è chi ha perso la casa. Sono stati cancellati posti di lavoro. Imprese sono sparite. Il nostro servizio sanitario è troppo costoso. Le nostre scuole perdono troppi giovani. E ogni giorno porta nuove prove del fatto che il modo in cui usiamo le risorse energetiche rafforza i nostri avversari e minaccia il nostro pianeta.
Questi sono gli indicatori della crisi, soggetti ad analisi statistiche e dati. Meno misurabile ma non meno profonda invece è la perdita di fiducia che attraversa la nostra terra - un timore fastidioso che il declino americano sia inevitabile e la prossima generazione debba avere aspettative più basse.
Oggi vi dico che le sfide che abbiamo di fronte sono reali. Sono serie e sono numerose. Affrontarle non sarà cosa facile né rapida. Ma America, sappilo: le affronteremo.
Oggi siamo riuniti qui perché abbiamo scelto la speranza rispetto alla paura, l’unità degli intenti rispetto al conflitto e alla discordia.
Oggi siamo qui per proclamare la fine delle recriminazioni meschine e delle false promesse, dei dogmi stanchi, che troppo a lungo hanno strangolato la nostra politica.
Siamo ancora una nazione giovane, ma - come dicono le Scritture - è arrivato il momento di mettere da parte gli infantilismi. E’ venuto il momento di riaffermare il nostro spirito tenace, di scegliere la nostra storia migliore, di portare avanti quel dono prezioso, l’idea nobile, passata di generazione in generazione: la promessa divina che tutti siamo uguali, tutti siamo liberi e tutti meritiamo una possibilità di perseguire la felicità in tutta la sua pienezza.
Nel riaffermare la grandezza della nostra nazione, ci rendiamo conto che la grandezza non è mai scontata. Bisogna guadagnarsela. Il nostro viaggio non è mai stato fatto di scorciatoie, non ci siamo mai accontentati. Non è mai stato un sentiero per incerti, per quelli che preferiscono il divertimento al lavoro, o che cercano solo i piaceri dei ricchi e la fama.
Sono stati invece coloro che hanno saputo osare, che hanno agito, coloro che hanno creato cose - alcuni celebrati, ma più spesso uomini e donne rimasti oscuri nel loro lavoro, che hanno portato avanti il lungo, accidentato cammino verso la prosperità e la libertà.
Per noi, hanno messo in valigia quel poco che possedevano e hanno attraversato gli oceani in cerca di una nuova vita.
Per noi, hanno faticato in aziende che li sfruttavano e si sono stabiliti nell’Ovest. Hanno sopportato la frusta e arato la terra dura.Per noi, hanno combattuto e sono morti, in posti come Concord e Gettysburg; in Normandia e a Khe Sahn.Questi uomini e donne hanno lottato e si sono sacrificati e hanno lavorato finché le loro mani sono diventate ruvide per permettere a noi di vivere una vita migliore. Hanno visto nell’America qualcosa di più grande che una somma delle nostre ambizioni individuali; più grande di tutte le differenze di nascita, censo o fazione.
Questo è il viaggio che continuiamo oggi. Rimaniamo la nazione più prospera, più potente della Terra. I nostri lavoratori non sono meno produttivi rispetto a quando è cominciata la crisi. Le nostre menti non sono meno inventive, i nostri beni e servizi non meno necessari di quanto lo fossero la settimana scorsa, o il mese scorso o l’anno scorso. Le nostre capacità rimangono inalterate. Ma è di certo passato il tempo dell’immobilismo, della protezione di interessi ristretti e del rinvio di decisioni spiacevoli. A partire da oggi, dobbiamo rialzarci, toglierci di dosso la polvere, e ricominciare il lavoro della ricostruzione dell’America.
Perché ovunque volgiamo lo sguardo, c’è lavoro da fare. Lo stato dell’economia richiede un’azione, forte e rapida, e noi agiremo - non solo per creare nuovi posti di lavoro, ma per gettare le nuova fondamenta della crescita.
Costruiremo le strade e i ponti, le reti elettriche e le linee digitali che alimentano i nostri commerci e ci legano gli uni agli altri. Restituiremo alla scienza il suo giusto posto e maneggeremo le meraviglie della tecnologia in modo da risollevare la qualità dell’assistenza sanitaria e abbassarne i costi.
Imbriglieremo il sole e i venti e il suolo per alimentare le nostre auto e mandare avanti le nostre fabbriche.E trasformeremo le nostre scuole, i college e le università per venire incontro alle esigenze dei tempi nuovi. Possiamo farcela. E lo faremo.
Ora, ci sono alcuni che contestano le dimensioni delle nostre ambizioni - pensando che il nostro sistema non può tollerare troppi grandi progetti. Costoro hanno corta memoria. Perché dimenticano quel che questo paese ha già fatto. Quel che uomini e donne possono ottenere quando l’immaginazione si unisce alla volontà comune, e la necessità al coraggio.
Quel che i cinici non riescono a capire è che il terreno gli è scivolato sotto i piedi. Gli argomenti politici stantii che ci hanno consumato tanto a lungo non sono più applicabili. La domanda che formuliamo oggi non è se il nostro governo sia troppo grande o troppo piccolo, ma se funzioni o meno - se aiuti le famiglie a trovare un lavoro decentemente pagato, cure accessibili, una pensione degna. Laddove la risposta sia positiva, noi intendiamo andare avanti. Dove sia negativa, metteremo fine a quelle politiche. E coloro che gestiscono i soldi della collettività saranno chiamati a risponderne, affinché spendano in modo saggio, riformino le cattive abitudini, e facciano i loro affari alla luce del sole - perché solo allora potremo restaurare la vitale fiducia tra il popolo e il suo governo.
La questione di fronte a noi non è se il mercato sia una forza del bene o del male. Il suo potere di generare benessere ed espandere la libertà è rimasto intatto. Ma la crisi ci ricorda che senza un occhio rigoroso, il mercato può andare fuori controllo e la nazione non può prosperare a lungo quando il mercato favorisce solo i già ricchi. Il successo della nostra economia è sempre dipeso non solo dalle dimensioni del nostro Pil, ma dall’ampiezza della nostra prosperità, dalla nostra capacità di estendere le opportunità per tutti coloro che abbiano volontà - non per fare beneficenza ma perché è la strada più sicura per il nostro bene comune.
Quanto alla nostra difesa comune, noi respingiamo come falsa la scelta tra sicurezza e ideali. I nostri Padri Fondatori, messi di fronte a pericoli che noi a mala pena riusciamo a immaginare, hanno stilato una carta che garantisca l’autorità della legge e i diritti dell’individuo, una carta che si è espansa con il sangue delle generazioni. Quegli ideali illuminano ancora il mondo, e noi non vi rinunceremo in nome di qualche espediente. E così, per tutti i popoli e i governi che ci guardano oggi, dalle più grandi capitali al piccolo villaggio dove è nato mio padre: sappiate che l’America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino che sia alla ricerca di un futuro di pace e dignità, e che noi siamo pronti ad aprire la strada ancora una volta.
Ricordiamoci che le precedenti generazioni hanno sgominato il fascismo e il comunismo non solo con i missili e i carriarmati, ma con alleanze solide e convinzioni tenaci. Hanno capito che il nostro potere da solo non può proteggerci, né ci autorizza a fare come più ci aggrada. Al contrario, sapevano che il nostro potere cresce quanto più lo si usa con prudenza. La nostra sicurezza emana dalla giustezza della nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità dell’umiltà e del ritegno.
Noi siamo i custodi di questa eredità. Guidati ancora una volta dai principi, possiamo affrontare le nuove minacce che richiederanno sforzi ancora maggiori - una cooperazione e comprensione ancora maggiori tra le nazioni. Cominceremo a lasciare responsabilmente l’Iraq alla sua gente, e a forgiare una pace duramente guadagnata in Afghanistan. Con i vecchi amici e i vecchi nemici, lavoreremo senza sosta per diminuire la minaccia nucleare, e respingere lo spettro di un pianeta che si surriscalda. Non chiederemo scusa per il nostro stile di vita, né ci batteremo in sua difesa. E a coloro che cercano di raggiungere i propri obiettivi creando terrore e massacrando gli innocenti, noi diciamo adesso che il nostro spirito è più forte e non può essere infranto. Voi non ci sopravviverete, e noi vi sconfiggeremo.
Perché noi sappiamo che il nostro retaggio “a patchwork” è una forza e non una debolezza. Noi siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei e induisti e non credenti. Noi siamo formati da ciascun linguaggio e cultura disegnata in ogni angolo di questa Terra; e poiché abbiamo assaggiato l’amaro sapore della Guerra civile e della segregazione razziale e siamo emersi da quell’oscuro capitolo più forti e più uniti, noi non possiamo far altro che credere che i vecchi odi prima o poi passeranno, che le linee tribali saranno presto dissolte, che se il mondo si è rimpicciolito, la nostra comune umanità dovrà riscoprire se stessa; e che l’America deve giocare il suo ruolo nel far entrare il mondo in una nuova era di pace.
Per il mondo musulmano noi indichiamo una nuova strada, basata sul reciproco interesse e sul mutuo rispetto. A quei leader in giro per il mondo che cercano di fomentare conflitti o scaricano sull’Occidente i mali delle loro società - sappiate che i vostri popoli vi giudicheranno su quello che sapete costruire, non su quello che distruggete. A quelli che arrivano al potere attraverso la corruzione e la disonestà e mettendo a tacere il dissenso, sappiate che siete dalla parte sbagliata della Storia; ma che vi tenderemo la mano se sarete pronti ad aprire il vostro pugno.
Alla gente delle nazioni povere, noi promettiamo di lavorare insieme per far fiorire le vostre campagne e per pulire i vostri corsi d’acqua; per nutrire i corpi e le menti affamate. E a quelle nazioni, come la nostra. che godono di una relativa ricchezza, noi diciamo che non si può più sopportare l’indifferenza verso chi soffre fuori dai nostri confini; né noi possiamo continuare a consumare le risorse del mondo senza considerare gli effetti. Perché il mondo è cambiato e noi dobbiamo cambiare con esso.
Se consideriamo la strada che si apre davanti a noi, noi dobbiamo ricordare con umile gratitudine quegli americani coraggiosi che, proprio in queste ore, controllano lontani deserti e montagne. Essi hanno qualcosa da dirci oggi, proprio come gli eroi caduti che giacciono ad Arlington mormorano attraverso il tempo. Noi li onoriamo non solo perché sono i guardiani della nostra libertà, ma perché essi incarnano lo spirito di servizio: una volontà di trovare significato in qualcosa più grande di loro. In questo momento - un momento che definirà una generazione - è precisamente questo lo spirito che deve abitare in tutti noi.
Per tanto che un governo possa e debba fare, alla fine è sulla fede e la determinazione del popolo americano che questa nazione si fonda. E’ la gentilezza nell’accogliere uno straniero quando gli argini si rompono, la generosità dei lavoratori che preferiscono tagliare il proprio orario di lavoro piuttosto che vedere un amico perdere il posto, che ci hanno guidato nei nostri momenti più oscuri. E’ il coraggio dei vigili del fuoco nel precipitarsi in una scala invasa dal fumo, ma anche la volontà di un genitore di nutrire il proprio figlio, che alla fine decidono del nostro destino.
Forse le nostre sfide sono nuove. Gli strumenti con cui le affrontiamo forse sono nuovi. Ma i valori da cui dipende il nostro successo - lavoro duro e onestà, coraggio e fair play, tolleranza e curiosità, lealtà e patriottismo - tutto questo è vecchio. Sono cose vere. Sono state la forza tranquilla del progresso nel corso di tutta la nostra storia. Quel che è necessario ora è un ritorno a queste verità. Quel che ci viene chiesto è una nuova era di responsabilità - il riconoscimento, da parte di ogni americano, che abbiamo un dovere verso noi stessi, la nostra nazione, il mondo, doveri che non dobbiamo accettare mugugnando ma abbracciare con gioia, fermi nella consapevolezza che non c’è nulla di più soddisfacente per lo spirito, così importante per la definizione del carattere, che darsi completamente per una causa difficile.
Questo è il prezzo e la promessa della cittadinanza.
Questa è la fonte della nostra fiducia - la consapevolezza che Dio ci ha chiamato a forgiare un destino incerto.
Questo è il significato della nostra libertà e del nostro credo - perché uomini, donne e bambini di ogni razza e di ogni fede possono unirsi nella festa in questo Mall magnifico, e perché un uomo il cui padre meno di sessanta anni fa non avrebbe neanche potuto essere servito in un ristorante ora può trovarsi di fronte a voi per pronunciare il giuramento più sacro di tutti.
Perciò diamo a questa giornata il segno della memoria, di chi siamo e di quanta strada abbiamo fatto. Nell’anno in cui l’America è nata, nel più freddo dei mesi, una piccola banda di patrioti rannicchiati intorno a falò morenti sulle rive di un fiume ghiacciato. La capitale era stata abbandonata. Il nemico avanzava. La neve era macchiata di sangue. Nel momento in cui l’esito della nostra rivoluzione era in dubbio come non mai, il padre della nostra nazione ordinò che si leggessero queste parole al popolo:
“Che si dica al futuro del mondo… che nel profondo dell’inverno, quando possono sopravvivere solo la speranza e la virtù… Che la città e la campagna, allarmate da un pericolo comune, si sono unite per affrontarlo”.
America. Di fronte ai nostri pericoli comuni, in questo inverno dei nostri stenti, ricordiamo queste parole senza tempo. Con speranza e virtù, affrontiamo con coraggio le correnti ghiacciate, e sopportiamo quel che le tempeste ci porteranno. Facciamo sì che i figli dei nostri figli dicano che quando siamo stati messi alla prova non abbiamo permesso che questo viaggio finisse, che non abbiamo voltato le spalle e non siamo caduti. E con gli occhi fissi sull’orizzonte e la grazia di Dio su di noi, abbiamo portato avanti il grande dono della libertà e l’abbiamo consegnato intatto alle generazioni future.
(LA REPUBBLICA 20 gennaio 2009)

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