sabato 31 ottobre 2009

Marrazzo, Natalie ai pm: "Così hanno minacciato Piero"

La procura vuole vederci chiaro sul decesso del pusher indicato come "il confidente"
Il gruppo Tosinvest querela Repubblica e chiede 30 milioni di euro di danni
Marrazzo, accertamenti sulla morte di Cafasso

I magistrati contro la scarcerazione dei quattro carabinieri

ROMA - La procura di Roma ha disposto accertamenti sulla morte di Gianguarino Cafasso, lo spacciatore indicato come il "confidente" da uno dei carabinieri indagati con l'accusa di aver ricattato l'ex governatore del Lazio Piero Marrazzo. E Natalie ha ricostruito di fronte ai magistrati il giorno dell'irruzione dei carabinieri in via Gradoli.

Il racconto di Natalie. "Era fine giugno tra le 15 e le 17. Io ero con Piero e a un certo punto sono arrivati due carabinieri in borghese, Carlo e Luciano. Hanno bussato, credevo fosse una mia amica". Il trans brasiliano Natalie ha ricostruito di fronte agli inquirenti il giorno dell'irruzione nel suo appartamento di Carlo Tagliente e Luciano Simeone, i due carabinieri in carcere per il ricatto a Marrazzo. "Avevo detto a loro - si legge nel verbale - che non avevo clienti, ma Carlo e Luciano sono entrati dicendomi che ero con qualcuno che a loro interessava molto vedere". Descrive, quindi, la scena vista dai militari: "Piero era in mutande bianche. Loro mi hanno obbligato a uscire sul balcone. Si sono parlati per circa venti minuti. Poi sono tornata nella stanza e ho sentito che minacciavano Piero dicendo che se lo avessero portato in caserma lo avrebbero rovinato dato che stava con un transessuale. Ho sentito che uno dei due voleva 50mila euro, ed altri 50mila li voleva l'altro ma Piero non aveva quei soldi".

La morte di Cafasso. Cafasso è deceduto a settembre per un arresto cardiaco provocato probabilmente dall'assunzione di droga. Allo stato non sussistono elementi per ipotizzare una morte violenta dell'uomo, ma gli inquirenti vogliono comunque far luce su quel decesso. Per questo sono in attesa del completamento dell'esame autoptico e delle risultanze delle analisi tossicologiche. Cafasso, legato a una transessuale di nome Jennifer, era molto conosciuto negli ambienti dei viados che gravitano nella zona di via Gradoli dove, a luglio, l'ex governatore del Lazio era stato sorpreso in compagnia di una trans.

"I carabinieri restino in carcere". La procura si opporrà alla scarcerazione dei quattro carabinieri detenuti a Regina Coeli. La posizione dei pm sarà formalizzata il 4 novembre durante l'udienza del Tribunale del riesame sulle istanze di scarcerazione presentate dai legali di Carlo Tagliente, Luciano Simeone, Antonio Tamburrino e Nicola Testini. Prima dell'udienza i magistrati sentiranno di nuovo i quattro carabinieri detenuti e il quinto militare indagato, Donato D'Autilia, coinvolto in passato in un'indagine per pedofilia e ora iscritto nel registro degli indagati per l'ipotesi di reato di ricettazione.

Il Gruppo Tosinvest ha intanto querelato Repubblica per la ricostruzione della vicenda pubblicata oggi. In una nota la società degli Angelucci smentisce il contenuto degli articoli, annuncia che ha dato "mandato ai propri legali di procedere in tutte le sedi opportune alla richiesta di 30 milioni di euro a titolo di risarcimento dei danni" e comunica che "tutto quanto dovesse essere riconosciuto al Gruppo come indennizzo dagli organi competenti verrà interamente devoluto in beneficenza".
(LA REPUBBLICA 31 ottobre 2009)

MARRAZZO, L'AMICO DI NATALIE: "LA LORO ERA UNA STORIA VERA"

Spunta l’amico di Natalie: «Coccole e confidenze tra lei e l’ex governatore»
di Patricia Tagliaferri

RomaTutti sapevano di Marrazzo e Natalie, dei loro frequenti incontri nello scantinato di via Gradoli dove l’ormai ex presidente della Regione Lazio è stato filmato, per essere poi ricattato, mentre era in compagnia del trans preferito. Ma pochi possono testimoniare che tipo di relazione ci fosse tra i due. Fabio, 38 anni, amico, confidente e condomino di Natalie, è uno di quelli. Si conoscono da oltre dieci anni, i due, lui ha addirittura le chiavi dell’appartamento di Natalie. Il settimanale Novella 2000 è riuscito a scovarlo e a farlo parlare. La brasiliana non gli ha mai nascosto nulla, neppure del suo rapporto speciale con Marrazzo, un cliente diverso da quelli rimediati per strada, che a via Gradoli si comportava come fosse di casa. «Arrivava la sera dopo il lavoro - racconta Fabio - si faceva un bagno caldo, indossava l’accappatoio e le pantofole di Natalie e si metteva a guardare la tv con lei». Non solo un rapporto mercenario, dunque, ma una vera e propria storia, un’intimità «soprattutto intellettuale» la loro. «Una storia pulita - ribadisce Fabio - sulla quale sono state elaborate ricostruzioni fantasiose». Dell’irruzione dello scorso luglio, durante la quale venne girato il video che ha costretto alle dimissioni Marrazzo, l’amico del trans assicura di non sapere nulla. Conosce invece molti particolari della liaison con il governatore, conosciuto in strada per caso due anni fa. «Era mattina - ricorda - e lei come consuetudine stava tornando dal supermercato, passeggiando, sul marciapiede di via Cassia, giù verso casa in via Gradoli. Lui la vede, accosta e le chiede “Stai lavorando?”. Al suo “No, lavoro solo di sera”, intasca il bigliettino da visita che lei gli porge. La chiamerà poi. E cominceranno a vedersi. I primi tempi una volta ogni due mesi circa. Poi più di frequente, anche due o tre volte al mese». Si vedevano sempre a casa di lei, nessun altro cliente ha mai avuto accesso ai suoi 35 metri quadrati. Natalie (ma soltanto Marrazzo e pochi intimi la chiamano così, per tutti gli altri è Natalia) lavora per strada. Nessuna auto blu. Secondo Fabio l’ex presidente della Regione arrivava in via Gradoli con la sua Smart bianca, da solo, e la parcheggiava in garage. «Erano quasi sempre le nove e mezza di sera e si tratteneva quattro-cinque ore, fino anche alle due di notte. Ma non ha mai dormito da lei», rivela il vicino di Natalie. E non erano sempre serate di sesso estremo, ma anche di coccole e carezze: «Natalie mi raccontava, emozionata, che varcata la sua porta Marrazzo si liberava di cravatta, scarpe, completo, camicia. Si faceva un bel bagno, alle volte, mentre lei lo aspettava in camera. Dove l’avrebbe raggiunta di lì a poco, con il suo accappatoio, o in boxer e maglietta. Sul letto, sdraiati, iniziavano le parole: la famiglia di lui, il Brasile di lei. Al buio, solo alla luce dello schermo. Lui le chiedeva di accarezzargli i capelli. Lei si compiaceva con me di come Piero non la volesse trasgressiva, coi tacchi a spillo e tutta in tiro in soffocanti pantaloni attillati. Di come a lui bastasse averla in calzoncini, di come la trovasse comunque provocante in microtop. A lui, mi raccontava Natalie, piaceva ascoltare la storia della sua vita: il Brasile, l’Italia, il marciapiede».
A Novella 2000 Fabio parla anche del capitolo compensi. Nulla a che vedere con i 5mila euro di cui si parla nelle carte dell’inchiesta: «Lui l’aiutava a pagare il mutuo per la casa acquistata in Brasile e per il negozio di parrucchiere che aveva aperto al suo paese. Natalie mi raccontava che le lasciava una cifra diversa, simbolica, per averle fatto perdere la giornata di lavoro su strada, tipo 500 euro, altre volte di più. Sembrava che ci fosse un principio d’amore, tra i due». E a Natalie capitava di essere gelosa, soprattutto di Brenda, con cui Marrazzo aveva cominciato a vedersi.
IL GIORNALE 31 OTTOBRE 2009

Marrazzo/ Un carabiniere: "Accanto al governatore un trans di pelle scura"

Caso Marrazzo/ La testimonianza di un carabiniere: "Accanto al governatore un trans di pelle scura"
Sabato 31.10.2009 12:56

Ci sarebbe un altro carabiniere indagato nell'inchiesta sul ricatto a Piero Marrazzo. Il militare avrebbe messo a disposizione il suo appartamento per consentire a possibili acquirenti di visionare il video e avrebbe perquisito le persone prima di farle entrare. Al quinto carabiniere, nella vicenda Marrazzo, i magistrati contestano la ricettazione, ma stanno verificando se possa aver avuto un ruolo anche nelle rapine compiute nelle case dei transessuali di via Gradoli e delle altre zone di Roma Nord contestate ai tre militari del Trionfale Carlo Tagliante, Luciano Simeone e Nicola Testini, tutti difesi da Marina Lo Faro. Intanto escono nuovi verbali sul video che ritrae l'ex governatore del Lazio in compagnia di un trans.

Ecco la testimonianza del maresciallo Nicola Testini interrogato dai Ros. Il maresciallo racconta che il tre luglio "un confidente del maresciallo Nicola, tale Cafasso Gianguarino avvisò lui e il collega Simeone Luciano che (...) si stava svolgendo un festino con dei trans all'interno di un appartamento di Roma, via Gradoli (...). Ivi giunti, nella tarda mattinata - primo pomeriggio (ora di pranzo), bussammo alla porta dell'appartamento qualificandoci come carabinieri.

Aprì un viados di pelle scura, moro di capelli. Noi entrammo e ci trovammo di fronte una persona di sesso maschile che riconoscemmo subito essere il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Alla vista di questa personalità ci trovammo in gravissimo imbarazzo anche perché indossava solo una maglia intima e le mutande per cui non sapemmo veramente cosa fare. Lui ci pregò con gli occhi lucidi di non fare nulla perché ci diceva ìo ho una mia dignità e la mia posizione... vi prego aiutatemi... saprò ricompensarvi, vi aiuterò nell'Arma'. Quindi ci disse che avrebbe potuto aiutarci se volessimo un trasferimento. Io purtroppo devo dirvi che ho una grave situazione familiare, perché ho un nipote di 5 anni in gravissime condizioni. La voglia quindi di cercare di rendermi utile alla mia famiglia mi ha fatto ritenere che veramente avrebbe potuto aiutarmi".
affari italiani 31 ottobre 2009

Berlusconi: se mi condannano non lascio

IL CAVALIERE: «RESISTERÒ AL MIO POSTO PER DIFENDERE LA DEMOCRAZIA E LO STATO DI DIRITTO»

Il premier: ho fiducia nei magistrati seri, ma se ci fosse una condanna sarebbe sovvertimento della verità

NOTIZIE CORRELATE
Mills: in appello confermata la condanna a 4 anni e sei mesi (27 ottobre 2009)
I giudici: «Mills mentì per Berlusconi». L'ira del premier:«Sentenza scandalosa» (19 maggio 2009)

ROMA - «Ho ancora fiducia nell'esistenza di magistrati seri che pronunciano sentenze serie, basate sui fatti. Se ci fosse una condanna in processi come questi, saremmo di fronte a un tale sovvertimento della verità che a maggior ragione sentirei il dovere di resistere al mio posto per difendere la democrazia e lo stato di diritto». Lo afferma il premier Silvio Berlusconi, in una dichiarazione contenuta in Donne di cuori, il libro di Bruno Vespa di prossima uscita e di cui è stata diffusa un'anticipazione, in riferimento ad alcuni processi in corso a suo carico.

«MILLS, CI PENSERA' LA CASSAZIONE» - «È una sentenza che certo sarà annullata dalla Corte di Cassazione» dice ancora Berlusconi rispondento a Vespa che gli ricorda che l'avvocato Mills è stato condannato anche in appello. E quanto alla campagna internazionale che si è scatenata su di lui, il leader del Pdl se la prende con Repubblica e L'Espresso, da cui secondo Berlusconi sarebbe partito tutto. «E su sollecitazioni di questo gruppo - sottolinea il premier - si è estesa ai giornali e ai giornalisti "amici". Per gettare fango su di me ha finito col gettare fango sul nostro Paese e sulla nostra democrazia».


corriere della sera 31 ottobre 2009

MARRAZZO: QUINTO CARABINIERE INDAGATO

Marrazzo, c’è un quinto carabiniere indagato
Il filmato da 13 minuti sarebbe stato distrutto, quindi l'unica possibilità è tentare di recuperarlo attraverso il computer su cui era stato masterizzato.

Gestiva la base per mostrare il video ai possibili acquirenti. È stato accusato di pedofilia
ROMA — Metteva a disposi zione il suo appartamento per far visionare il video ai possibi li acquirenti. E perquisiva le persone prima di farle entrare. C’è un altro carabiniere indaga to nell’inchiesta sul ricatto a Piero Marrazzo. Si chiama Do nato D’Autilia, ha 42 anni, e nel 2006 fu arrestato per un’indagi ne di pedofilia. Sospettato — insieme a una trentina tra pro fessionisti, militari, sacerdoti — di aver costretto numerosi bambini rom ad avere rapporti sessuali. Nel caso del Governa tore del Lazio, i magistrati gli contestano la ricettazione, ma stanno verificando se possa aver avuto un ruolo anche nel le rapine compiute nelle case dei transessuali di via Gradoli e delle altre zone di Roma nord contestate ai tre militari del Trionfale Carlo Tagliente, Lucia no Simeone e Nicola Testini, tutti difesi da Marina Lo Faro. continua a leggere

venerdì 30 ottobre 2009

Video Marrazzo 13 minuti: La trattativa per piazzarlo e le facce che non si possono vedere

"C'è un video di tredici minuti con Marrazzo"

Una lunga trattativa per piazzare il filmato
GUIDO RUOTOLO
ROMA
Il video c’è. I tecnici del Ros dei carabinieri devono soltanto recuperarlo dal computer sequestrato a Carlo Tagliente, uno dei quattro carabinieri finiti in carcere. Non è il promo, quello di due minuti fatto visionare a mezzo mondo e sequestrato nei locali milanesi di «Photo Masi», e nella redazione del settimanale «Chi» di Alfonso Signorini. Nella storia del grande ricatto contro Piero Marrazzo, ci sono ancora tanti punti oscuri da chiarire. Tante verità contrapposte tra loro. E se la Procura di Roma ha deciso di procedere al fermo dei carabinieri, è perché si aveva la certezza che il video stava per essere reso pubblico. Lo mette a verbale il fotografo Max Scarfone: «L’aveva comprato Vittorio Feltri».

Tra gli atti depositati al Tribunale del Riesame (l’udienza si terrà il 4 novembre), vi sono i verbali di alcuni protagonisti di questo affaire. Partiamo dai carabinieri arrestati. Nicola Testini: «Quello che ho visionato io aveva una durata di circa 13 minuti. Noi l’abbiamo avuto da un confidente che poi è morto e volevamo farci almeno 60.000 euro». Il confidente. Probabilmente Rino Cafasso, il pusher che riforniva di cocaina i trans, morto per infarto il 12 settembre scorso. Lo stesso che il 15 luglio lo fece vedere a due giornaliste di Libero, nella versione promo di due minuti.

Altra divisa del disonore, Carlo Tagliente: «D’accordo con i miei colleghi feci una copia del video attraverso il masterizzatore del mio pc portatile che ho tuttora a casa mia e vi consegnerò spontaneamente. Le altre due copie sono state invece distrutte da me e Testini». Il fotografo Max Scarfone sostiene che Tagliente gli confessa che nel «filmato ci sono voci e volti che non possono essere visti».

Dunque, Max Scarfone, il fotografo degli scatti rubati al portavoce di Romano Prodi, Silvio Sircana, immortalato mentre parla dall’auto con un trans. Il Ros dei carbinieri lo blocca il 20 ottobre: consegnano dettagli inediti come la possibilità che fossero 15.000 gli euro ripresi sul tavolino accanto alla cocaina e al tesserino, e non 5.000 come racconta lo stesso Marrazzo. E fanno emergere la partecipazione di diversi gruppi editoriali alla trattativa per l’acquisto delle immagini. Sono gli stessi carabinieri della Compagnia Trionfale Tagliente, Testini e Luciano Simeone ad ammettere le proprie colpe parlando di «debolezza imperdonabile» e poi raccontano di aver coinvolto Antonio Tamburrini «soltanto in un secondo momento perchè volevamo vendere il materiale e lui aveva un parente fotografo». Il riferimento è a Max Scarfone, il paparazzo che li mise in contatto con l’agenzia Photomasi di Milano. Il 20 ottobre Scarfone viene interrogato. E dichiara: «A luglio fui contattato da Antonio Tamburrini - è il carabiniere che gli altri tre ammettono di aver coinvolto soltanto successivamente, per tentare di vendere il video, ndr - che mi disse che alcuni suoi amici avevano un video su un politico importante dentro una casa con tanta cocaina e un trans».

Sono i carabinieri di Trionfale. A Scarfone viene fatto vedere il video: «Sul mobile vicino al tavolino - mette a verbale il fotografo, descrivendo le immagini che aveva visto - c’erano un mucchio di banconote di euro, pezzi da 500, credo fossero stati circa 15.000 euro... Mentre visionavo il filmato, in ragione del fatto che era frammentato, chiedevo se la durata era quella di quello visto. Mi rispondeva che era di 13 minuti circa. Non me lo poteva far vedere tutto nè voleva venderlo tutto perchè diceva che c’erano delle voci e volti che non potevano essere visti».

Il mandato ricevuto da Scarfone era di vendere il video per 200.000 euro. E lui contatta immediatamente l’agenzia «Photo Masi» di Milano. Carmen Masi piomba a Roma, dopo una settimana. «Luciano (Simeone, ndr) disse a Carmen che loro, ossia il gruppo di carabinieri, erano in possesso di alcuni assegni in bianco che Marrazzo aveva lasciato al trans». Max racconta i particolari della trattativa per la vendita: «Carmen ha proposto il video prima a "Oggi", poi contatta Signorini di "Chi" che ha indirizzato Carmen verso Belpietro che mi risulta abbia visionato il video. Sembrava interessato, poi però anche questa trattativa è sfumata. Per quanto mi ha raccontato Carmen il video è stato fatto visionare anche a personaggi importanti come Berlusconi, che però era assolutamente contrario all’acquisto del video. Almeno così mi è stato riferito... Carmen è stata successivamente contattata da Signorini che l’ha indirizzata, per quanto mi è noto, verso Feltri. Quest’ultima trattativa è andata a buon fine... Il problema stava nel fatto che i carabinieri volevano almeno un guadagno di 60.000 euro... si è poi sbloccato tutto perchè Antonio mi ha riferito, venerdì scorso (il 16 ottobre ndr), che i carabinieri avevano accettato la proposta di 55.000 euro e io comunicai a Carmen che era possibile chiudere alla cifra concordata. L’agenzia ha quindi concluso, credo con Feltri e il suo giornale».

Ma poi i carabinieri infedeli tentano di bloccare la vendita del video perché sanno che sono sotto inchiesta del Ros. Carmen Masi conferma la ricostruzione di Scarfone. Precisa che copia del video l’ha consegnata il 5 ottobre al direttore di «Chi»: «Dopo qualche giorno Signorini mi ha richiamato dicendomi che ci poteva essere un interesse da parte di Libero con un compenso di 100.000 euro...». Carmen Masi incontra il direttore Maurizio Belpietro il 12 ottobre. Ma l’incontro non produce risultati positivi. Due giorni dopo è l’editore Angelucci a visionare il video. Ricorda Carmen Masi: «Il 19 ottobre Signorini mi ha telefonato dicendomi che mi avrebbe chiamato Marrazzo perchè la cosa, per ovvi motivi, interessava direttamente a lui».

TRAVAGLIO ANNOZERO 29 OTTOBRE: MARRAZZO-BERLUSCONI

ANNO ZERO MARRAZZO: CHI E' "CHIAPPE D'ORO" E INTERVENTO CORONA

Video Marrazzo: Volti da non far vedere

Nuovi misteri nel video Marrazzo
Cc arrestati: "Volti da non far vedere"
Trapelano i verbali dei carabinieri arrestati per il presunto ricatto nei confronti di Piero Marrazzo: uno dei militari arrestati dice che il video ha una durata di 13 minuti ma che nessuno lo ha visto integralmente perché ci sono dei "volti e delle voci" che non si devono rendere noti. I Ros hanno poi effettuato gli arresti poco prima che la notizia fosse resa pubblica: il video, secondo il Corsera, sarebbe stato acquistato da Il Giornale di Feltri.


Spunta anche un altro mistero, quello dei soldi. Quanti erano gli euro sul tavolino? Marrazzo dice 5mila, i carabinieri in galera dicono 15mila. E poi i tre assegni dati ai militari "per non rovinarmi", e la cocaina che si trovava nell'appartamento di via Gradoli. Potrebbero essere questi i temi che gli inquirenti affronteranno con l'ex governatore del Lazio, Piero Marrazzo, che sarà chiamato a rispondere nei prossimi giorni su alcune lacune che riguardano la testimonianza resa la mattina prima degli arresti dei quattro carabinieri coinvolti nell'inchiesta del ricatto sul video compromettente.

Le indagini comunque vanno avanti anche su un altro versante, quello dei presunti vip ricattati. Vip i cui nomi apparirebbero in colloqui informali, tra alcuni transessuali e chi sta indagando sul caso Marrazzo, nomi di personaggi noti che frequenterebbero o avrebbero frequentato l'appartamento di via Gradoli a Roma. Ovvero la casa dove Piero Marrazzo, immortalato in un video, incontrò un transessuale. Le acquisizioni dove i trans avrebbero fatto nomi di uomini importanti sarebbero state fatte circa una settimana fa, appena esploso lo scandalo.

Le acquisizioni di informazioni, non verbalizzate, non si trovano nè negli atti formali nè nelle acquisizioni informative. Alcuni dei trans risentiti ora, compresa Natalie, ovvero il trans che si sarebbero intrattenuto con Marrazzo, però non avrebbero più fatto nomi eccellenti. Anzi avrebbero giustificato il loro atteggiamento discreto con un "calo di affari" dopo lo scandalo. Non esistono comunque, allo stato, ipotesi di reato. Frequentare transessuali infatti non è reato.

Cosa diversa sarebbe se accanto a questi nomi vi fosse un sospetto, se non una prova, di altri ricatti come quello che ha travolto, fino alle dimissioni, l'ex governatore del Lazio. Ed in questa direzione le indagini proseguono.

giovedì 29 ottobre 2009

Marrazzo sarà sentito, dubbi su assegni


I nomi degli altri vip da colloqui informali con i trans, non acquisiti

29 ottobre, 18:51

(ANSA) ROMA - I soldi che giravano attorno alle prestazioni delle trans, i tre assegni dati ai militari e poi la denuncia, mai trovata, della sottrazione proprio di questi assegni. Potrebbero essere questi temi che gli inquirenti affronteranno con l'ex governatore del Lazio, Piero Marrazzo, che sarà chiamato a rispondere, già nei prossimi giorni, su alcune lacune che riguardano la testimonianza resa la mattina prima degli arresti dei quattro carabinieri coinvolti nell'inchiesta del ricatto sul video compromettente. Gli inquirenti, che stanno cercando di delinare i contorni della vicenda, a otto giorni dagli arresti dei quattro militari, sentono l'esigenza di chiarire con l'ex governatore alcuni aspetti delle sue dichiarazioni ai magistrati. Ma anche cercare di capire, ad esempio, se esiste una traccia della denuncia che Marrazzo disse di aver fatto in merito ai tre assegni, mai trovati, che diede ai carabinieri che fecere l'irruzione nell'appartamento di via Gradoli quella mattina di luglio. A questo proposito chiarimenti potrebbero essere chiesti circa la frase detta da Marrazzo ai carabinieri ricattatori e agli atti dell'inchiesta: "non mi rovinate, vi saprò ricompensare". Non è escluso poi che, inevitabilmente, a Marrazzo possa essere fatta anche qualche domanda sul gran flusso di denaro che ruotava attorno alle prestazioni con i trans. Per ora la posizione di Marrazzo non è cambiata: nel procedimento appare come teste e vittima di un ricatto.

UDIENZA RIESAME IL 4 NOVEMBRE - Il tribunale del Riesame di Roma ha fissato la data del 4 novembre prossimo per la discussione delle istanze di revoca degli ordini di carcerazione emessi nei confronti dei quattro carabinieri accusati di aver ricattato l'ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. I difensori di Luciano Simeone, Carlo Tagliente, Antonio Tamburrini e Nicola Testini si sono rivolti ai giudici competenti sulla legittimità delle misure restrittive invocando l'annullamento dei provvedimenti o, in subordine, l'adozione di misure meno pesanti rispetto alla detenzione in carcere. Alla base delle richieste fatte dagli avvocati Marina Lo Faro e Roberto Ruffo l'insussistenza dei presupposti di legge per il mantenimento dei loro assistiti a Regina Coeli.

NOMI VIP, FORSE DA COLLOQUI INFORMALI CON TRANS - Apparirebbero in colloqui informali, tra alcuni transessuali e chi sta indagando sul caso Marrazzo, alcuni nomi di personaggi noti che frequenterebbero o avrebbero frequentato l'appartamento di via Gradoli a Roma. Ovvero la casa dove Piero Marrazzo, immortalato in un video, incontrò un transessuale. Le acquisizioni dove i trans avrebbero fatto nomi di uomini importanti sarebbero state fatte circa una settimana fa, appena esploso lo scandalo. Le acquisizioni di informazioni, non verbalizzate, non si trovano né negli atti formali né nelle acquisizioni informative. Alcuni dei trans risentiti ora, compresa Natalie, ovvero il trans che si sarebbero intrattenuto con Marrazzo, però non avrebbero più fatto nomi eccellenti. Anzi avrebbero giustificato il loro atteggiamento discreto con un "calo di affari" dopo lo scandalo. Non esistono comunque, allo stato, ipotesi di reato. Frequentare transessuali infatti non è reato. Cosa diversa sarebbe se accanto a questi nomi vi fosse un sospetto, se non una prova, di altri ricatti come quello che ha travolto, fino alle dimissioni, l'ex governatore del Lazio. Ed in questa direzione le indagini proseguono.

Dopo Marrazzo altre vittime nella rete dei trans

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Dopo Marrazzo, Montino: "È proprietario di una disco gay"
Tra i ricattati anche "Chiappe D'oro"

La nuova vittima della "caccia al trans" è il presidente della Regione Lazio che ha sostituito Marrazzo. La sua colpa sarebbe quella di essere proprietario della discoteca romana Alib

Si allarga l'inchiesta sul trans-gate alla Regione Lazio. Nell'elenco delle persone filmate da Natalie ci sarebbe non solo l'ex presidente Piero Marrazzo, ma anche un volto noto della televisione, un altro politico - stavolta di centrodestra (più precisamente di area AN) e membro del Governo Berlusconi - e un esponente di spicco del centrosinistra. Spunta anche il soprannome di "Chiappe d'oro", per i gusti sessuali di uno di loro: lo rivela il quodiano Libero oggi in edicola. Ma la caccia ai clienti delle trans di via Gradoli 96, e il conseguente lancio di fango, ha coinvolto anche il presidente della Regione Lazio Esterino Montino, che ha sostituito Marrazzo in seguito alle sue dimissioni.


Gay.it - Dopo Marrazzo, Montino: Il giornale diretto da Maurizio Belpietro titola a tutta pagina: "Il locale osè del vice Marrazzo". La colpa del presidente protempore sarebbe quella, secondo il quotidiano, di essere il proprietario insieme alla compagna di un noto locale della capitale, l'Alibi, con la sua serata gay Gloss. Montino è proprietario al 70% della società Monester Srl; la compagna, Monica Cirinnà, già assistente nella giunta Veltroni per le politiche animaliste, detiene il restante 30%. Un imprenditore, dunque, nulla più. E i festini osè altro non sono che serate rivolte alla comunità gay.

Un paralallelismo, quello tra sconcio e omosessualità, che non è nuovo e che di recente era stato avanzato anche dall'avvocato della coppia che ha chiesto un risarcimento alla compagnia marittima Grimaldi per aver subito la vista di "festini spinti" a bordo della crociera gay Revuelta. Nient'altro che spettacoli di cabaret con volti dello Zelig e della televisione. A proposito, la caccia al trans è pure televisiva. Mai come in questo periodo nei salotti tv ci si chiede chi è il concorrente nato donna. L'unico trans, in questo momento, contento di finire sui giornali.

gay tv 29 ottobre 2009

Dopo Marrazzo altre vittime invischiate nella rete dei trans

Dagli archivi delle agenzie fotografiche stanno per uscire altri video che vedrebbero personaggi famosi, politici e star in situazioni scabrose

ROMA , 29 OTTOBRE 2009— GLI INQUIRENTI del caso Marrazzo, oltre che su una banda di carabinieri «infedeli», hanno messo le mani sulla «guerra dei trans». Dal giorno in cui lo scandalo è andato in prima pagina, venerdì 23, all’interno di questo giro di prostituzione stanziale fra due sponde della Cassia, dall’arcinota via Gradoli alla meno conosciuta via Due Ponti, la parola d’ordine è «si salvi chi può». Tutti contro tutti, davanti a microfoni e telecamere, ma anche sui verbali di polizia giudiziaria raccolti dagli investigatori del Ros e trasmessi ai magistrati.

CON I PEZZI di una controstoria della Roma by night che possono aprire altri fronti d’indagine su guardie, ladri e derubati. In ordine sparso, intorno all’episodio più eclatante che si è risolto in tragedia umana e politica per Marrazzo, fioccano fuori controllo i nomi di un parlamentare e di un politico di primo piano, di un presentatore televisivo e di un campione sportivo, di un direttore di giornale e di un ex amministratore locale, anche loro «beccati» in situazioni inequivocabili con un trans. Difficile, al momento, distinguere tra novità e fondi di magazzino, bocconi avvelenati e spunti promettenti per l’inchiesta. Intanto l’ex presidente della Giunta regionale ha trascorso il suo primo giorno di «ritiro» nella villa di famiglia a Colle Romano. Una scelta fatta martedì sera, dopo che il tentativo di raggiungere l’abbazia di Montecassino era stato abbandonato per evitare l’assedio da parte del «circo mediatico». Al di là della ricostruzione più esatta possibile del videoricatto costato lacrime e sangue all’ex Governatore del Lazio, la Procura per battere il ferro finché è caldo ha chiesto al ministero dell’Interno di applicare all’ormai famoso viado brasiliano Natalie (o «Natali», come si presenta sul citofono della palazzina frequentata anche da Marrazzo) la norma che consente a un clandestino di rimanere sul territorio italiano per «motivi di giustizia».

L’INTERROGATORIO di Natalie, infatti, è fra le carte depositate nel primo pomeriggio di ieri dalla pubblica accusa nella cancelleria del tribunale del Riesame, in vista dell’imminente udienza sul ricorso presentato dai difensori dei militari arrestati giovedì scorso.
Nel motivare le esigenze cautelari che impediscono di rimettere in libertà gli indagati, sabato 24, il gip ha scritto che il pericolo di fuga e di reiterazione del reato «è argomentabile dai poteri connessi alla qualifica rivestita, piegati all’esclusiva finalità di lucro perseguita anche con il ricorso a gravi attività come la disponibilità di sostanze stupefacenti, che denota peraltro il collegamento con ambienti della criminalità organizzata».

di BRUNO RUGGIERO
fonte

Marrazzo, primo giorno da ex a casa con la famiglia a Colle Romano


Ma resta l'idea di resta l'idea di un ritiro in convento

Piero Marrazzo (Lapresse)
Piero Marrazzo (Lapresse)
ROMA - Chiuso in casa. Con la famiglia a fare dare schermo, da barriera di protezione. I suoceri e la moglie Roberta, incrollabile e determinata a gestire la parte più difficile di questa storia. Piero Marrazzo ha trascorso il primo giorno da non presidente nella sua villa di Colle Romano, comprensorio elegante sulla Salaria, immerso in un bosco alle porte di Roma. Una scelta quella di restare in casa presa ieri sera dopo che il tentativo di raggiungere alcuni istituti religiosi, compresa l'Abbazia di Montecassino, era stata abbandonata per la pressione mediatica scatenata dal tam tam giornalistico. Una decisione presa in accordo anche con l'Abate di Montecassino per il timore di trasformare il monastero benedettino, da tranquillo ritiro spirituale, a circo di telecamere, microfoni e block notes.

Un'immagine d'archivio di Marrazzo con la moglie Roberta Serdoz
Un'immagine d'archivio di Marrazzo con la moglie Roberta Serdoz
TELEFONATE - Così il ritiro di Piero Marrazzo ora è casa. Una casa che, proprio per il suo impegno da presidente aveva deciso di abbandonare per un appartamento a Roma. Ma da ieri, da quando è diventato ex governatore del Lazio, ha nuovamente eletto a suo domicilio. Qui ha trascorso i momenti più belli, anche la festa per il matrimonio con la moglie Roberta. Resta però la voglia comunque di scegliere un altro istituto religioso per riacquistare «tranquillità, quiete, serenità». Tutto quello che ha perso in appena sei giorni, sei giorni che lo hanno travolto per lo scandalo del video con il trans e la coca, dello sporco ricatto, dei carabinieri arrestati. Sei giorni in prima pagina, lui giornalista poi prestato alla politica. Ora, chi gli sta accanto dice, «cerca solo di tagliare con questa parentesi». Ad aiutarlo anche la presenza della figlia più piccola, un po' di normalità nel bel mezzo dell'inferno. L'ex governatore ha trascorso tutto il giorno in casa. Ha ricevuto le telefonate dei suoi collaboratori. Lo hanno chiamato per affetto, per sapere come stava. Temono il tracollo di un uomo distrutto. Un uomo che nessuno ora degli amici e dei parenti vuole lasciare solo. I suoceri, i genitori di Roberta, che abitano nella villa accanto, non lo lasciano un attimo. Ora la speranza è che la tensione mediatica rallenti. Che ritorni un po' di normalità. Meglio, l'oblio. Poi l'ex presidente della Regione Lazio, che fino ad una settimana fa si accingeva ad entrare nell'agone della campagna elettorale, ricostruirà il futuro. Probabilmente proprio da quel convento che ieri non è riuscito a raggiungere.


corriere della sera 28 ottobre 2009

MINISTRO AN NELLO SCANDALO TRANS?

dal sito Giornalettismo:

Secondo un’indiscrezione anche un ministro avrebbe avuto frequentazioni con transessuali e viados. E tutto lascia prevedere che, a breve, potrebbero esserci nuove, sconcertanti rivelazioni.

Stamattina giravano già le prime voci. Si parlava di molti politici, di vario orientamento politico, coinvolti nell’affaire trans che ha travolto il governatore del Lazio, Piero Marrazzo. Ora, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe trapelato un primo importante nome: quello di un ministro. La notizia sta squassando, proprio in queste ore, i piani alti del centrodestra. In giro, proprio nei “Palazzi del potere” circola molto imbarazzo. continua a leggere

MARRAZZO: In un pc sequestrato tracce dell’altro video

+ I trans insistono: altri sotto ricatto G. RUOTOLO

FOTOGALLERY
Natalie, il trans che frequentava Marrazzo

Nuovi accertamenti sui carabinieri. Voci incontrollate sui politici ricattati
GUIDO RUOTOLO
ROMA
Il frullatore gira all’impazzata e gli schizzi di fango - i boatos, i tam tam, le indiscrezioni - su parlamentari, ministri, ex ministri, calciatori e chi più ne ha più ne metta che sarebbero coinvolti in storie di trans e (forse di) ricatti rischia di trasformare l’inchiesta sul grande ricatto contro Piero Marrazzo, che per la Procura è parte offesa, in una versione moderna dei dossieraggi della Prima Repubblica.

Le indagini del Ros dei carabinieri vanno avanti e per il momento si concentrano sull’affaire che ha coinvolto l’ex governatore del Lazio. E dunque soprattutto sulla banda degli infedeli. Sui carabinieri che fecero la (finta) irruzione in via Gradoli. Ci sarebbe una traccia di un altro video in un computer sequestrato nell’ambito dell’inchiesta sulle divise del disonore finite in carcere.

Un video diverso da quel «promo» di due minuti che in parecchi hanno visionato, che alcuni probabilmente hanno ancora in loro possesso e che sicuramente è stato sequestrato nei locali dell’agenzia «Photo Masi» di Milano e nella redazione del settimanale «Chi». Si tratterebbe di un file «resettato» che i tecnici informatici del Ros potrebbero recuperare, naturalmente con tutte le garanzie processuali per gli indagati.

Se davvero esiste potrebbe essere quello di cui si favoleggia in questi giorni? Insomma il video di cui parlano diversi trans nel quale Piero Marrazzo sarebbe stato ripreso insieme a due di loro: Brenda e Michelle, alias «Natalì», che non è Natalie? Ma Brenda non è stata ancora rintracciata dal Ros dei carabinieri. Nel carniere del fascicolo dell’inchiesta della Procura di Roma sicuramente è entrato il verbale di un trans, Sylvie, che ha denunciato che due militari della banda dei carabinieri infedeli fecero una irruzione nella sua abitazione rapinandolo di circa 6.000 euro.

Una storia vecchia di due anni. Altri trans hanno raccontato (ma sembra non ancora verbalizzato) di essere stati a loro volta rapinati dalla banda dei carabinieri del Trionfale. Ci sono ancora tanti punti da chiarire nella vicenda Marrazzo. Ma nel frattempo i primi atti dell’inchiesta sono stati depositati dalla Procura, per l’udienza del Tribunale del Riesame che potrebbe tenersi sabato o lunedì.

Intanto i verbali delle deposizioni di Piero Marrazzo e del trans Natalie. Per quest’ultimo la Procura ha chiesto un permesso di soggiorno provvisorio per motivi di giustizia. E questo perché Natalie dovrà essere risentito: la sua prima dichiarazione è molto generica, imprecisa, per nulla convincente. Natalie ha detto di non ricordare i particolari della droga e dei soldi, precisando che non ha assistito al confronto ravvicinato tra i due carabinieri e Marrazzo.

E poi ci sono i verbali dei quattro indagati, del fotografo Max Scarfone, che indirizzò il suo amico Antonio Tamburrino, uno dei quattro carabinieri finiti in carcere, a bussare alla porta dei titolari dell’agenzia «Photo Masi», per vendere il video.
LA STAMPA 29 OTTOBRE 2009

Marrazzo:Caccia al filmato integrale.Forse altri ricattati

http://www.apcom.net/bin/content_3/TopNews/imgs/C_3_TopNews_74459_foto.jpg

Note di Paturnio:
Si indaga sul pappone deceduto per infarto e tirato in ballo dagli imputati.Forse i 5000 euro non erano il pagamento per la prestazione, ma la prima trance data ai ricattatori. La moglie di uno di loro afferma che suo marito è innocente e la verità verrà fuori presto. Degli assegni che avrebbero dovuto tacitare i ricattatori non c'è traccia.Berlusconi afferma di essere stato corretto con Marrazzo e non vuole le elezioni anticipate.C'è qualcosa che sfugge in questa storia, qualcosa che non è ancora venuto fuori.

Il retroscena. Al trans Natalì il permesso di soggiorno in Italia per motivi di giustizia. I militari arrestati organizzano la difesa
Caccia al film integrale di Marrazzo
e a quei tre assegni per il ricatto

di CARLO BONINI

ROMA - La clandestina Natalì, il transessuale brasiliano che l'indagine riconosce nel video insieme a Piero Marrazzo nei primi giorni di luglio nell'appartamento di via Gradoli '96, ottiene il permesso di soggiorno in Italia per "motivi di giustizia". E, a sette giorni dall'arresto dei quattro carabinieri della stazione Trionfale, la decisione segnala come, in questa storia, nessuna tessera sia ancora andata al suo posto. A cominciare dal video che si vuole filmato quella mattina (2 minuti di lunghezza), destinato al "mercato" del ricatto, ma che gli inquirenti si dicono convinti sia solo un frammento di un girato ben più lungo. Che non a caso cercano da giorni, perché lì potrebbe essere la chiave per capire davvero chi girò cosa, quando e come. I carabinieri (come è convinta la pubblica accusa)? Il "pappone" Gianguarino Cafasso scomparso per infarto da overdose nel settembre scorso (come sostengono i militari)? Un altro transessuale? Un po' gli uni e un po' gli altri? Continua


Dossier senza riscontri con oltre dieci nomi di vittime, tra politici e giornalisti
Le accuse dei viados. Il ruolo di un pappone deceduto per infarto
La banda dei ricatti agiva dal 2007
nella rete anche due ex ministri
di CARLO BONINI


ROMA - Ora che il Governatore è caduto, le domande cercano altre risposte. Esiste un doppio fondo dell'affaire Marrazzo? Il condominio di via Gradoli è o è stata una matrioska del ricatto? Insomma, esistono davvero altri politici presi al laccio? E se così è, anche loro hanno pagato un prezzo per la loro vulnerabilità? Fonti qualificate in Procura sgranano gli occhi: "Politici? Per carità. Un falso". Da liquidare né più e né meno come l'immondizia velenosa che da ieri ha preso a frullare nelle redazioni dei quotidiani. Una "colonna infame" di dodici nomi, priva di un qualsiasi straccio di riscontro negli atti di indagine, un "chi più ne ha, più ne metta" di uomini della politica e dell'informazione da squartare.

Un pantano che dà l'idea dei nervi che questa storia ha scoperto. Dell'occasione che apre per qualche resa dei conti brutale. Con al centro i Carneade della "squadretta" della stazione Trionfale: il maresciallo Nicola Testini, i carabinieri Luciano Simeone, Carlo Tagliente e Antonio Tamburrino (da giovedì scorso detenuti a Regina Coeli in regime di massima sicurezza, massima sorveglianza visiva e assoluto isolamento). E di cui conviene tornare a parlare, perché, al netto dei veleni, quello che si comincia a percepire sul conto di almeno tre dei quattro militari (Testini, Simeone e Tagliente) non è proprio rassicurante. Né residuale. continua a leggere

Michael Jackson, That is it: Prima di morire era un prodigio ai confini della natura

L’ultimo Jackson era in gran forma un prodigio ai confini della natura
di Redazione

Se questo era Michael Jackson poco prima di morire (This is it era il titolo del brano che chiudeva e insieme titolava il suo ritorno concertistico sulle scene), l’unica cosa da fare è chiedergli scusa. Ricordate? «Non si reggeva più in piedi, era ormai pelle e ossa, si drogava, era calvo, aveva la dentiera»... E invece dalle immagini del film-documentario che racconta i tre mesi di prova per il primo dei cinquanta concerti previsti alla 02 Arena di Londra (Michael Jackson's This is it, regia di Kenny Ortega, da domani e per sole due settimane sugli schermi cinematografici di tutto il mondo, 600 solo in Italia) emerge un artista completo, musicalmente perfetto, di straordinaria presenza e padronanza scenica, in grado di intervenire su ogni aspetto dello show: dalle luci agli effetti speciali, dalla valorizzazione dei singoli partner alla scenografia d’insieme. Lo spettacolo che aveva in mente e di cui il documentario dà diligentemente conto, era qualcosa che avrebbe fatto impallidire qualsiasi concerto rock e/o pop fino ad allora realizzato, una via di mezzo fra un musical, un film di Spielberg, un’opera di danza moderna...
Come tutte le creature irreali, Jackson era a suo agio solo in un mondo fantastico, dove gli zombie risorgono, le immagini si sdoppiano, la finzione cinematografica si fa realtà. Un mondo che gli permetteva di entrare e uscire dai film con Rita Hayworth e Humphrey Bogart, dai fondali di cartapesta dello skyline di New York o dalle pellicole che ritraevano la foresta amazzonica...
Questo essere asessuato, né uomo né donna, e come senza età, condannato a un’eterna e artificiale giovinezza, alieno persino nella pigmentazione della pelle, un negro-bianco, un bianco-negro, un’altra cosa, funzionava perfettamente lì dove ogni regola è sospesa, ogni prodigio è naturale, ogni licenza artistica è permessa. Fuori da quel palcoscenico, la normalità della realtà doveva apparirgli così incomprensibile da atterrirlo. La quotidianità, ovvero la vita, deve essere stata per lui un lungo, insopportabile incubo.
Un altro aspetto che emerge in This is it, e che in qualche modo è correlato con quanto andiamo dicendo, è una professionalità mai capricciosa, ma umilmente orgogliosa. Si capisce come lavorare con lui potesse essere considerato un apice, un arricchimento e per molti versi un’educazione. Nessun divismo, nessuna compiacenza né impazienza. Essendosi costruito un mondo fuori dal mondo, Jackson vi regnava nel segno dell’armonia, un sovrano gentile che sussurrava i suoi grazie e non sopportava l’infelicità, che giocava con la musica con la serietà gioiosa tipica dei divertimenti infantili.
Per uno che aveva esordito nel campo della musica a undici anni, This i sit sarebbe dovuto essere il compendio, la celebrazione e la riaffermazione di un talento artistico che per i successivi quaranta era però andato di pari passo con un rovinoso quanto patetico alterarsi della personalità (la chirurgia plastica in eccesso, la paura delle malattie, l’ossessione per l’igiene, il sospetto e poi le accuse di pedofilia eccetera). Il tempo, che con lui da subito era stato prodigo, alla fine gli si è dimostrato avaro, ma può anche darsi che fosse questa la giusta misura delle cose, scomparire quando se ne attendeva la ricomparsa, ma lasciando il ricordo di che cosa sarebbe stata: una meravigliosa fiaba per adulti cantata e recitata da un principe
il Giornale 29 ottobre 2009

mercoledì 28 ottobre 2009

Bersani a Di Pietro: "La nostra opposizione è diversa" (foto)

http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/spettacoli_e_cultura/morto-serrault/morto-serrault/stor_10907316_12330.jpg
(MICHEL SERRAULTI)

IL PD non sarà in piazza il 5 dicembre per il "noberlusconi day"


Il leader democratico incontra quello dell'Idv: "Rispetto per l'iniziativa del 5 dicembre ma abbiamo modi diversi di fare l'opposizione. A marzo alleanze regione per regione"
Bersani, il Pd non andrà in piazza. Veltroni: "Non si torni indietro"
"Rutelli? Il popolo delle primarie ci ha chiesto di andare avanti assieme"
E a Berlusconi: "Comunisti? Lo ripete da anni, chiunque sia il leader. Lo scelga lui allora..."

ROMA - Niente adesione alla manifestazione del 5 dicembre. Con Di Pietro, alle regionali, "alleanze caso per caso". Su Rutelli, nessun commento, ma ricorda che tre milioni di persone, alle primarie, "hanno chiesto unità". E a Berlusconi, che ritorna col suo antico refrain dei comunisti, risponde ironico: "Lo ha sempre detto, con tutti i nostri leader. A questo punto, scelga lui il segretario...". D'altronde dal Cavaliere non è arrivata nessuna telefonata di congratulazione: "Ha preferito telefonare a Ballarò...". Per Pier Luigi Bersani, da tre giorni nuovo segretario del Pd, è il momento di mettere i piedi nel piatto della leadership. Incassando l'augurio di Romano Prodi ("ci penserà lui a mandare a casa Berlusconi"), gestendo la grana Rutelli, la prima polemica con il Cavaliere e un botta e risposta con Walter Veltroni che teme un ritorno al passato. E domani è in programma il faccia a faccia con i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani.

Di Pietro, alleanze regione per regione. Nella sede del Pd vertice con Antonio Di Pietro. Sul tavolo alleanze e strategie dell'opposizione. Alla fine il risultato è che in vista delle regionali Pd e IdV "convergeranno in un'alleanza che verrà fatta regione per regione". "C'è l'intenzione reciproca di lavorare insieme".

"Con Di Pietro - continua Bersani - ci sono punti di divergenza anche acuti, ma c'è la consapevolezza che la nostra responsabilità è quella di costruire un'alternativa. Per me l'antiberlusconismo è fare l'alternativa e nel mestiere democratico dell'opposizione c'è sempre il compito di offrire un'alternativa. Ma ciò non avviene dalla domenica al lunedì, è un percorso complesso e non ci sono scorciatoie".

Lavorare assieme, dunque, non significa schiacciarsi l'uno sull'altro. Tanto è vero che il neoleader Pd nega la sua adesione alla manifestazione del 5 dicembre, che vedrà proprio l'ex pm e il Prc in piazza a Roma per chiedere le dimissioni di Berlusconi. "C'è rispetto per questa iniziativa - dice Bersani - ma le convergenze vanno predisposte prima, si fanno in due, perciò no, non aderiremo". "Abbiamo due modi diversi di fare opposizione - continua il segretario -, ma dobbiamo prenderci la responsabilità di dialogare e trovare punti di convergenza economici e democratici, perciò continueremo a discutere". Bersani rilancia, infine, il suo messaggio: "Bisogna essere convincenti e se c'è un baricentro poi le convergenze arrivano".

Veltroni: "No a riflussi nel socialismo". "Se il Pd rifluisce sulle posizioni della sinistra socialista o se punta alla Grande Coalizione, si suicida. E, nel breve periodo, una coalizione che metta insieme l'Udc e la sinistra radicale è semplicemente impensabile. Ci vuole un'alleanza riformista, che abbia però al centro un partito grande, un partito di centrosinistra". Così Walter Veltroni risponde a Bruno Vespa nell'intervista per il nuovo libro del giornalista. Ma Bersani taglia corto: "Il Pd? Va avanti! Va avanti!".

Il caso Rutelli. Nessun commento diretto sull'annunciato addio dell'ex leader Dl. Ma Bersani segnala che gli elettori "sono stati chiari, e hanno detto andate avanti insieme". "I tre milioni di persone che hanno partecipato alle primarie, rappresentano un messaggio unitario, vertici del partito dovrebbero sentire la responsabilità".

Berlusconi e i comunisti. "Noi il nuovo Pci? Ma il premier diceva che eravamo comunisti già prima che diventassi segretario io, lo diceva con Veltroni, con Franceschini... Ce lo fornisca lui allora il segretario buono...". bersani replica con questa battuta alle parole pronunciate ieri dal Cavaliere a Ballarò.
(la repubblic a28 ottobre 2009)

BERLUSCONI A BALLARO' 27 OTTOBRE 2009 (VIDEO)

WEB HOSTING GRATIS: I MIGLIORI (OTTOBRE 2009)

Ecco gli articoli più interessanti trovati sul web nel mese di ottobre 2009:


da geeekissimo 10 ottobre 2009:

La vostra prima esperienza da blogger non è passata inosservata. Il vostro angolino di rete ospitato da WordPress.com, Blogspot o simili ha riscosso un discreto successo e, proprio per questo, siete pronti allo step successivo: trasferire il blog su una piattaforma di web hosting gratuito.
OK, ma quale scegliere tra la moltitudine di soluzioni rintracciabili on-line? Per affrontare questa ardua scelta, dalla quale potrebbero dipendere le sorti del vostroweblog, vi consigliamo di dare un’occhiata alla lista dei 7 migliori servizi di web hosting gratuito stilata da MakeUseOf.Continua a leggere

Installare Wordpress sul computer per fare un blog in locale in 5 minuti

Per creare un blog si possono scegliere diverse alternative gratuite ma il modo migliore, quello che ottiene risultati più soddisfacenti, è quello di usare il famoso CMS per blog Wordpress.
Prima di mettere online e pubblicare un blog però è consigliabile caricarlo in locale sul proprio computer in modo da prendere familiarità con la piattaforma, giocarci, fare esperimenti e imparare ad usarla.
Cosi come visto con Joomla, un CMS più indicato ai siti internet normali, vediamo qui che perinstallare Wordpress sul proprio computer Windows ci vogliono appena 5 minuti con una procedura semplice come se si installasse Microsoft Office.

Si consiglia di installare Wordpress sul pc sia perchè, per pubblicare un blog, prima si deve comprare un dominio e il web hosting sia perchè, viceversa, anche se si avesse gia un sito internet e lo spazio web, è sempre meglio avere una copia di Wordpress in locale in modo da poterci fare esperimenti senza rischiare di rovinare il lavoro pubblicato online. continua a leggere




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DIMISSIONI MARRAZZO: "HO OPERATO PER IL BENE DELLA COMUNITA' LAZIALE"

27/10/2009 (22:00) - BUFERA SUL LAZIO - LA SVOLTA DEL PRESIDENTE DELLE REGIONE
Marrazzo si dimette: "Basta politica"





Il governatore lascia con una lettera:
soffro troppo, errori personali ma ho
sempre fatto gli interessi dei cittadini
ROMA
Piero Marrazzo si è dimesso. Il governatore ha deciso di accelerare la sua uscita dalla Regione Lazio. Troppo stress e troppe pressioni. «Basta, voglio chiudere, non avere più nessun contatto con la mia vita politica», ha detto Marrazzo ai suoi collaboratori annunciando la repentina decisione di dimettersi.

Poco dopo la lettera di dimissioni. «Ho operato per il bene della comunità laziale. Mi auguro che questo possa essermi riconosciuto al di là degli errori personali che posso avere commesso nella mia vita privata», scrive il presidente dimissionario della Regione Lazio al suo vice Montino e al presidente del consiglio regionale Astorre. «Le mie condizioni personali di sofferenza estrema - si legge nella missiva - non rendono più utile ai cittadini del Lazio la mia permanenze alla guida della Regioni. Comunico con la presente le mie dimissioni definitive e irrevocabili dalla carica di presidente della Regioni Lazio».

Il giorno della fine dell’uomo pubblico Piero Marrazzo era inizia con la fuga da casa e la determinazione a dimettersi subito. Recidere tutti i fili con una vita che è già passato, iniziata il 4 aprile 2005 con una vittoria insperata sul favoritissimo governatore del Lazio uscente Francesco Storace. Una vita da abbandonare, quella da Presidente della Regione Lazio, travolta da uno scandalo, un video con un trans e quattro carabinieri ricattatori. Fuggire da casa non per essere lontano dalla famiglia ma per rifuggire dai riflettori, da quella pressione mediatica che lui, da giornalista, conosce molto bene: via dall’assedio di telecamere e reporter per trovare rifugio in una struttura religiosa.

È mattina quando Marrazzo saluta la moglie Roberta, vicina a lui e incrollabile fino alla fine, e accompagnato da quelli che sono soprattutto i suoi amici piu che collaboratori, decide di passare parte di quello che burocraticamente è definito «impedimento permanente» in una struttura religiosa. Jeans e camicia, sale sull’auto della scorta diretto verso un convento in Umbria, poi dopo un pò di strada si decide di andare verso l’Abbazia di Montecassino, celebre monastero benedettino vicino a Frosinone. I monaci sono disposti ad ospitarlo e l’Abbazia, una sorta di fortezza religiosa riparata dal mondo, garantisce privacy e tranquillità. Serenità, ecco di cosa ha bisogno Marrazzo. Glielo hanno detto anche i medici del Policlinico Gemelli diagnosticandogli un forte stress psicosomatico. Chi gli sta vicino lo descrive come un uomo «disperato, sofferente, disorientato, distrutto». Un uomo «che aveva tutto e ora non ha niente». Un uomo in fuga da una realtà che «non riesce più a sopportare». Dimagrito, visibilmente. Silenzioso.

Così dopo l’ennesima notte difficile, trascorsa con la famiglia nella casa dei giorni felici, la decisione: andare in un convento. E dimettersi subito. «Basta voglio chiudere, non voglio più avere contatti con la vita politica, basta col passato», le parole dette mentre firma le dimissioni. Firmate a casa perchè nel frattempo la fuga di notizie aveva costretto l’ex presidente ad un dietrofront: non più Montecassino, per paura dei giornalisti, ma alla ricerca di un altro convento che lo potesse ospitare. Alla fine le ore passano e nessuna struttura è disponibile a farsi carico della situazione. Troppa pressione, troppo interesse da parte dei giornali. Marrazzo, ormai ex presidente ma ancora giornalista Rai in aspettativa, resta a casa. E affida a poche righe ufficiali il suo dramma politico-privato. Quello dell’uomo: «Le mie condizioni di sofferenza estrema non rendono più utile per i cittadini del Lazio la mia permanenza alla guida della Regione».

Da oggi al voto per il Lazio potranno ora passare 135 giorni, 90 per i decreti di indizione dei comizi elettorali e 45 per indire i comizi. Dunque si andrà alle urne entro il 9 marzo.
la stampa 27 ottobre 2009

martedì 27 ottobre 2009

Marrazzo, l'inchiesta si allarga "Un giro di ricatti ai clienti dei trans"






Gli inquirenti estendono l'indagine.
Natalie e colleghi sentiti in Procura
ROMA
L’inchiesta della procura di Roma sul caso Marrazzo si estende ad un presunto giro di ricatti dei quali potrebbero essere stati vittime clienti di transessuali. Allo stato, nel fascicolo processuale, non ci sono nominativi o numeri di presunte vittime dei ricatti, ma gli inquirenti, hanno deciso di estendere gli accertamenti sulla base di alcune rapine fatte ai danni di transessuali da sedicenti carabinieri.

Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Rodolfo Sabelli, sulla scorta di quanto capitato a Marrazzo, vogliono verificare se si siano verificati casi analoghi. E, allo stesso tempo, se gli stessi trans siano stati oggetto di prevaricazioni e violenze. I trans interrogati per ora frenano: l’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo «era nostro cliente», uno dei tanti personaggi importanti che frequentavano via Gradoli, ma tra questi «non vi è nessun altro politico», è quanto avrebbero raccontato ai carabinieri del Ros i transessuali che sono stati ascoltati oggi nell’ambito dell’inchiesta sul video realizzato a casa di uno di loro e che è servito per ricattare il presidente della Regione.

Davanti ai militari del Ros sono tornati Natalie, il trans che anche oggi avrebbe negato di essere lei la persona nell’appartamento con Marrazzo, e altri cinque transessuali, alcuni dei quali già sentiti nei giorni scorsi. Nessuno, sempre secondo quanto è stato possibile ricostruire, avrebbe ammesso a verbale il proprio coinvolgimento nella vicenda ma in via confidenziale più d’uno avrebbe raccontato di aver avuto rapporti con Marrazzo. Tutti, però, sia in via formale che informale, avrebbero escluso di aver avuto incontri con altri politici. Dagli interrogatori, inoltre, non sarebbero emersi elementi utili a chiarire chi ha messo o ha portato la cocaina nell’abitazione del transessuale in cui l’ex governatore è stato sorpreso dai carabinieri, poi arrestati.

L’ipotesi che si sta facendo strada tra gli investigatori, comunque, sarebbe che la vicenda della droga potrà essere chiarita soltanto inserendola in un contesto più generale e che riguarderebbe un giro che coinvolgerebbe non solo i transessuali entrati in questa storia. E sempre in via confidenziale, alcune delle persone ascoltate oggi avrebbero raccontato che se episodi come quello di Marrazzo non sarebbero stati all’ordine del giorno, sarebbero invece state abbastanza consuete delle «scorribande» da parte dei carabinieri arrestati, per rapinare i trans dei guadagni delle loro prestazioni sessuali.
la stampa 27 ottobre 2009

Berlusconi telefona a Ballarò: "Anomalia italiana giudici comunisti"".Litigio con Rosy Bindi

Berlusconi a Ballarò attacca la Rai
e la magistratura; scontro con Rosy Bindi

Battibecco con Floris, il premier: lei fa dei processi pubblici


ROMA (27 ottobre) - Telefonata a sorpresa di Silvio Berlusconi durante la trasmissione Ballarò. «Ho assistito al festival delle falsità della sinistra, adesso voglio rispondere», ha detto il premier chiedendo la parola a Giovanni Floris.

Il premier ribadisce di aver avvertito Piero Marrazzo del video relativo all'incontro con il trans, cosa, spiega che la Sinistra non avrebbe fatto. «Ho informato il governatore delle riprese che lo riguardavano - ha detto - ma non gli ho dato nessun consiglio e l'ho lasciato libero di scegliere se chiamare i numeri telefonici che gli ho fornito o di fare una denuncia». Il premier ha sottolineato di aver saputo da sua figlia dei filmati che riguardavano Marrazzo «quando la Mondadori aveva già rifiutati di comprarli perchè la Mondadori non è né Repubblica né l'Espresso».

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MARRAZZO:TRANS NATALIA INTERVISTA TG2

Mills condannato in Appello "Fu corrotto da Berlusconi"

Quattro anni e 6 mesi al legale accusato di avere ricevuto 600mila dollari dal premier
Risarcimento di 250mila euro alla presidenza del Consiglio, costiuitasi parte civile


I difensori: "A dura prova la fede nello stato di diritto, ricorreremo in Cassazione"
Ma in aprile scatterà la prescrizione


MILANO - Dopo 4 ore di camera di consiglio, la seconda sezione della Corte d'appello ha confermato la condanna a quattro anni e sei mesi nei confronti dell'avvocato inglese David Mills per corruzione in atti giudiziari. Confermato anche il risarcimento alla presidenza del Consiglio, costituitasi parte civile, pari a 250 mila euro.

Secondo la sentenza di primo grado, il legale avrebbe ricevuto 600mila dollari da Silvio Berlusconi per essere un testimone reticente in due processi nei quali era imputato il presidente del Consiglio, quello su "All Iberian" e quello sulle tangenti ad uomini della Guardia di finanza. La posizione di Silvio Berlusconi era, invece, stata stralciata per via del lodo Alfano, riguardante le più alte cariche dello Stato e il dibattimento a suo carico era stato sospeso. Dopo la bocciatura della Consulta, il procedimento a carico di Berlusconi ricomincerà, anche se davanti a un altro collegio rispetto a quello che aveva inflitto a Mills la condanna in primo grado. Questo collegio, infatti, è incompatibile e di conseguenza si dovrà tenere una apposita udienza nella quale i giudici presieduti da Gandus "si spoglieranno" del processo che sarà assegnato ad altri giudici.

Al termine della lettura della sentenza il suo legale, Federico Cecconi, ha spiegato di condividere le affermazioni rilasciate nei giorni scorsi dall'avvocato d'affari londinese, che ha dichiarato che Berlusconi è estraneo alla vicenda giudiziaria. "Quello che sottolineo, però - ha aggiunto - è che lo stesso Mills non c'entra nulla, perchè non c'è stata corruzione".

Nella scorsa udienza, durante la sua arringa, l'altro difensore di Mills, l'avvocato Alessio Lanzi, aveva parlato di "gravi ripercussioni", che avrebbero potuto seguire alla sentenza. Oggi il legale ha spiegato ai cronisti: "Le conseguenze politiche della vicenda non ci riguardano, anche se ci sono circostanze oggettive che le testimoniano". E' dal punto di vista giuridico, però, ha proseguito, "che questa sentenza mette a dura prova la fede nello stato di diritto". La difesa ha, quindi, deciso di ricorrere in Cassazione. I tempi sono comunque molto stretti: per evitare la prescrizione, la sentenza dovrebbe arrivare entro aprile.
LA REPUBBLICA 27 OTTOBRE

MARRAZZO. 27 OTTOBRE 2009: TUTTI GLI ARTICOLI

DI PATURNIO

Di seguito gli articoli più importanti usciti oggi, almeno secondo me che li ho letti tutti!

La moglie di Marrazzo: 'Non lascero' Piero', "Siamo una famiglia unita"

Roma — "La mia famiglia, comunque, rimane unita", è la reazione di Roberta Serdoz, la moglie di Piero Marrazzo. E se lui esce da questa storia come un uomo distrutto, lei sembra non volersi piegare. Avrebbe potuto cedere sotto il peso di una vita distrutta ma ha deciso di tirar fuori orgoglio e grinta da reporter, per cercare di rimettere insieme i pezzi della sua famiglia.

Terminato il drammatico fine settimana, Roberta ha preso la decisione di non abbandonare suo marito, investito in pieno dallo scandalo, che ora sta molto male, ieri mattina respirava a fatica, s’è svegliato con le palpi tazioni, l’hanno dovuto accom pagnare al Gemelli.

Domenica mattina Maurizio Mannoni, il conduttore di Linea Notte, le aveva inviato un paio di sms: "Roberta coraggio!", "Reagisci subito!", "Vieni a lavorare". Ma Roberta non ce la faceva ancora e non aveva neanche la forza di rispondergli, "Scusa, sto molto male", "Davvero non ce la faccio". Poi poco a poco con grande grinta e forza è riuscita a reagire ed ha risposto: "Va bene Mauri
zio, ci provo, seguo il tuo consi glio". E ieri sera era già negli studi di Rai Tre, pronta per il suo lavoro.

LA TRANS CHINA: FOTO

"Perdendo l’incarico regionale, Marrazzo non sarà più nemmeno il commissario straordinario della Sanità regionale, e questo probabilmente susciterà la reazione positiva di qualcuno. E forse anche il "piano casa" potrebbe non dare l'esito sperato.

da come don chisciotte-Antonella Randazzo

APPUNTAMENTO IN VIA GRADOLI
"....In conclusione, non riteniamo che Marrazzo fosse un paladino degli interessi collettivi, altrimenti non sarebbe stato messo al potere, ma riteniamo che egli abbia fatto qualcosa che ha irritato i suoi padroni, attivando il linciaggio mediatico. Altrimenti non si spiega come mai tanto livore da parte di parecchi personaggi politici, in un paese in cui il livello di corruzione è molto alto e di “festini a base di sesso e di droga” a cui partecipano politici si hanno diversi precedenti.
Crediamo che Marrazzo sia stato travolto dalla bufera, non per motivi “morali” com’è stato fatto credere, ma per motivi di potere. Quello che ha fatto di “sconveniente” per i suoi padroni e che non gli è stato perdonato potrà emergere molto presto: quando al suo posto verrà messo un personaggio che agirà in modo diverso rispetto al predecessore proprio sui fatti “scottanti” che hanno attivato il linciaggio mediatico.
"



Marrazzo in convento. Ma chi sono gli altri protagonisti di questa storia?

Marrazzo/ Pm Roma: non è indagato e non è stato convocato

Marrazzo, dimissioni attese nelle prossime ore. Il governatore in un istituto religioso


Marrazzo vicino alle dimissioni
Via da casa per istituto religioso per sfuggire ai cronisti

Lo scandalo fa tremare la Roma dei vip
"Quei carabinieri hanno fatto vari colpi"

La macchina del fango di G. D'Avanzo


"La sta cercando Palazzo Chigi"
i 15 minuti fatali del governatore




lunedì 26 ottobre 2009

Terremoto 26 ottobre 2009: Scosse lievi sui Monti Reatini

LIEVE SCOSSA DI TERREMOTO TRA LEONESSA E CASCIA, NESSUN DANNO

L'epicentro sui monti Reatini, la scossa avvertita distintamente anche in Valnerina

Valnerina - 25/10/2008 10:18

Una scossa di magnitudo 2,8 è stata avvertita questa mattina tra le Province di Rieti e Perugia. L'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha registrato il terremoto alle 8.05 di stamani. L'epicentro è stato individuato sui monti reatini ed in particolare tra i comuni di Borbona, Cittareale e Posta, poco distante dal confine con l'Umbria. La scossa è stata avvertita anche in Valnerina, nel territorio di Cascia, e nelle zone adiacenti all'Umbria: Borgo Velino, Accumoli, Leonessa ed Amatrice.

Elenco degli eventi negli ultimi 3 giorni

(aggiornato alle 26-10-2009 09:50.01 - ora locale)


ID LocalizzazioneZonaOra UTCMagnitudoProfondità in kmLatitudineLongitudine
2209415500Golfi di Patti e di Milazzo2009-10-25 17:50:27.2.98.338.21415.123
2209414910Monti Reatini2009-10-25 16:51:20.2.19.742.56113.208
2209414820Monti Reatini2009-10-25 16:42:37.2.310.542.55913.217
2209413630Monti Reatini2009-10-25 14:43:33.2.110.642.55813.21
2209411940Monti Reatini2009-10-25 11:54:32.2.21342.64913.229
2209411120Monti Reatini2009-10-25 10:32:36.210.442.56413.215
2209409900Monti Reatini2009-10-25 08:30:24.2.110.142.56613.206
2209408520Monti Reatini2009-10-25 06:12:40.2.111.542.57413.22
2209408330Monti Reatini2009-10-25 05:53:06.2.711.242.56813.229
2209408100Gran Sasso2009-10-25 05:30:23.216.242.47313.352
2209405920Monti Reatini2009-10-25 01:52:02.2.311.542.56913.229
2209404260Val d'Agri2009-10-24 23:06:39.2.911.140.415.85
8209399200Banda Sea2009-10-24 14:40:44.7130-6.161130.346
2209398400Velino-Sirente2009-10-24 13:21:03.27.342.24113.511
2209395490Valle dell'Aterno2009-10-24 08:31:18.2.19.342.30413.539
2209395200Monti Reatini2009-10-24 08:01:32.22242.59113.192
2209394340Monti Reatini2009-10-24 06:34:08.2.611.642.60613.083
2209392880Alpi Carniche2009-10-24 04:10:27.2.65.846.41313.073
2209383910Mar Ionio2009-10-23 13:11:49.2.81037.24115.929

MARRAZZO, IL FILMATO: LA DESCRIZIONE DI CHI LO HA VISTO PER PRIMO

Il retroscena - L'inviato di Oggi Giangavino Sulas racconta la trattativa con i quattro carabinieri ricattatori e le ragioni per cui il suo giornale ha deciso di non pubblicare la notizia che ha costretto il governatore del Lazio ad autosospendersi.
"Caso Marrazzo, quelle immagini
le ho viste per primo:
ecco perchè non sono state usate"

di Cesare Zapperi

Giangavino Sulas, lei è stato il primo a vedere il filmato "a luci rosse" che ha stroncato la carriera all'ormai quasi ex governatore della Regione Lazio Piero Marrazzo. Eppure, il suo giornale, il settimanale Oggi, ha deciso di non utilizzarlo, lasciandosi scappare uno scoop. Perchè?
E' stata fatta un'attenta valutazione - spiega l'inviato bergamasco, cronista di nera di una razza ormai quasi estinta, testimone di tutti i più importanti casi giudiziari degli ultimi vent'anni - . Sono due le ragioni che hanno spinto il direttore Andrea Monti a lasciar perdere. Anzitutto, quel materiale e quel tipo di notizie non erano adatte al pubblico di Oggi. Una rivista che viene letta dalle famiglie, che ha una tradizione di stile di un certo tipo. In secondo luogo, si è avuto il timore che qualcuno volesse far uscire il filmato per tirare un siluro senza assumersene la responsabilità. L'occasione, giornalisticamente parlando, era ghiotta. Ma giustamente il direttore ha deciso di non prestarsi.
Non mi dica che avete fatto una valutazione morale: nel giornalismo moderno non si usa.
L'abbiamo fatta eccome. Ma abbiamo anche ritenuto, dal punto di vista strettamente giornalistico, che quel tipo di notizia era più adatta al pubblico di settimanali come L'Espresso o Panorama. Su Oggi non era possibile mettere una schifezza del genere.
Eppure, si trattava di uno scoop.
Non c'è dubbio. Ha prevalso la valutazione che dicevo prima, quella di non sconcertare i nostri lettori. Ma anche il timore, lo ripeto, di non prestarsi ad un gioco che avrebbe fatto comodo ad altri. Devo anche dire che la decisione è stata presa in mezza giornata. Non ci sono stati tentennamenti.
E dire che i carabinieri "ricattatori" avevano pensato proprio ad Oggi.
Sinceramente, non so perchè abbiano deciso di rivolgersi proprio a noi. Forse perchè oggi era stato protagonista del caso delle fotografie di Sircana, il portavoce di Prodi pizzicato a guardare un trans.
Quando dice che c'è stato il timore di essere sfruttati fa pensare che dietro i quattro carabinieri possa esserci qualcosa di più grande e oscuro.
L'ho pensato anch'io. Però ho anche pensato che potevano essere quattro disperati che tentavano il colpo della loro vita. Del resto, si sono mossi da sprovveduti. E questo fa ritenere che abbiano fatto tutto da soli.
Quel materiale è stato offerto successivamente a molte testate, di destra e di sinistra. Nessuno l'ha voluto: perchè?
Penso che tutti abbiano avuto paura.
La notizia comunque è uscita.
Non poteva non uscire. Quei quattro hanno fatto il giro di tutte le chiese. Come si poteva pensare che rimanesse segreta?
Ci racconta come è avvenuto il contatto con i quattro arrestati?
Verso la fine di agosto l'agenzia Masi di Roma contatta il direttore di Oggi e propone il materiale. Andrea Monti mi chiama e mi dice: vai a verificare che roba è e poi decidiamo.
E' il primo di settembre quando lei si trova a Roma e...
Intorno alle 14 a piazza Mazzini incontro la titolare dell'agenzia Masi, Max Scarfone (il fotografo che immortalò Sircana, ndr) e un certo Antonio (Tamburini, uno dei carabinieri arrestati, ndr).
Cosa succede?
Dopo aver pranzato in un ristorante, mi fanno salire in auto. Vorrebbero bendarmi per impedirmi di vedere dove mi portano, ma io mi oppongo decisamente. Passa qualche minuto ad alta tensione, ma poi si fanno convincere che è meglio soprassedere.
L'auto si mette in moto.
Fanno un lungo giro: passano davanti al Tribunale, salgono a Monte Mario, passano da via Gradoli (la via in cui si trova la casa dove è stato girato il filmato compromettente, ndr). Un viaggio che sembra non finire mai.
Dove arrivate?
In una viuzza alla periferia nord di Roma. Antonio mi dice di salire in un appartamento dove c'è un suo amico. Su un tavolo c'è un computer acceso. Ci studiamo a vicenda. C'è diffidenza da ambo le parti. Poi parte il filmato, senza audio.
Cosa si vede?
Parte con l'inquadratura di una porta semiaperta. Si vede la spalliera di un letto e poi spunta Marrazzo.
E' proprio lui?
Sì, senza alcun dubbio. Indossa solo una camicia bianca molto larga e lunga, sembra quasi una camicia da notte. Ma quello che mi colpisce è il suo stato. Continua ad appoggiarsi al muro, non sta in piedi, sembra sotto l'effetto di qualcosa. Non aveva lo sguardo spaventato o terrorizzato. No, era trasognato.
Poi cosa si vede?
Viene inquadrato un secondo locale. Sul tavolo c'è un piatto, tre piste di polvere bianca, alcune cannule per aspirare. C'è in bella vista anche la tessera di riconoscimento di Marrazzo, datata 2008, e una grande quantità di banconate di diverso taglio.
Sembra costruita ad hoc questa scena.
Anch'io ho avuto questa netta impressione.
Dov'era il transessuale?
Accanto al tavolo, con un abito dimesso, senza trucco, in uno stato piuttosto sguaiato. Lì per lì mi sono chiesto: ma dove siamo finiti? Il filmato finisce con una zoomata sull'auto blu e sulla targa. Anche questa, devo dire, mi è parsa preparata a tavolino.
Dopo aver visto il tutto, cosa è successo?
Ho chiesto di poter avere una copia del video per poterla sottoporre ad una perizia. Chi mi assicurava che non si trattasse di materiale costruito ad hoc? Ho chiesto anche di poter incontrare il transessuale per poter verificare le versioni. Mi è stato risposto con un secco no. Al che ho risposto che sarebbe stato difficile portare in porto la cosa. Mi hanno riportato in piazza Mazzini e ho finto di ripartire per Milano.
Perchè finto?
Perchè il giorno dopo ho voluto incontrare un mio carissimo amico che ha un ruolo molto importante a Roma. Gli ho espresso i miei dubbi. Lui li ha condivisi e mi ha aiutato a capire ancora meglio quali erano i rischi a cui avremmo potuto andare incontro nel caso avessimo pubblicato la notizia.
Quindi è tornato a Milano ed ha riferito al direttore?
Esatto. Ho fatto una lunga relazione, riferendo anche le valutazioni del mio amico. Monti si è riservato di decidere. Dopo mezza giornata mi ha comunicato che non ne avrebbe fatto nulla.
Come l'ha presa?
Beh, devo dire che ho tirato un sospiro di sollievo. Erano troppi i rischi, troppe le ambiguità. Forse vent'anni fa mi ci sarei buttato e non avrei capito lo stop. Ora, con l'esperienza accumulata in tanti anni di prima linea, devo ammettere che è stata fatta la scelta più giusta e saggia. Anche a costo di sacrificare un bel colpo giornalistico.
Dal caso Sircana in poi pare che nel giornalismo non vi siano più remore né scrupoli. Cosa sta succedendo?
Le televisioni, con il loro modo di indagare sul gossip e sulla vita privata delle persone, hanno provocato questo mutamento di costumi che qualcuno definisce degenerazione. Non so se sia proprio così, certo è che oggi c'è una grande morbosità. Vicende come queste ci sono sempre state, ma non venivano alla ribalta. C'erano barriere, limiti che bene o male venivano rispettati. Ora non ci sono più. Ma dobbiamo essere onesti: ci si lamenta di certe notizie, ma alzi la mano chi non le va a leggere.
E' un meccanismo che non si può fermare?
No, come non si può fermare lo scandalo di certi ingaggi ai calciatori o alle star della televisione. Il mondo va avanti ben al di là delle nostre valutazioni morali.
Lunedi 26 Ottobre 2009
FONTE: BERGAMONEWS 26 OTTOBRE 2009

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