mercoledì 30 settembre 2009

Annozero, seconda puntata:intervista a Patrizia D'Addario


http://newshakespeare.altervista.org/_altervista_ht/patrizia_d_addario1.jpg

ANNOZERO: D'ADDARIO, HO REGISTRATO MA NON VOLEVO RICATTARE BERLUSCONI

(IRIS) - ROMA, 1 OTT - ''Confermo tutto'': Patrizia D'Addario, intervenendo in collegamento da Bari ad 'Annozero', esordisce così in trasmissione, confermando di essere stata due volte a Palazzo Grazioli, dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e di essersi fermata per tutta la notte nella seconda occasione.
Patrizia D'Addario è stata a Palazzo Grazioli per due volte, invitata a da Giampaolo Tarantini? "Sì", risponde la escort barese intervistata in diretta da Bari per 'Annozero'". Ed in quelle due serate nella residenza romana del Premier Silvio Berlusconi "non ero l'unica escort". Io avevo un cachet di 2000euro per la prima sera solo per il fatto d'essere a cena a palazzo Grazioli, "cachet dimezzato perchè decisi di non rimanere per la notte". Il premier le chiese se sapeva ballare o cantare, ma la D'Addario non aveva velleità artistiche, voleva solo essere aiutata nel suo progetto edilizio. La seconda sera, quindi, l'escort barese decide di fermarsi e racconta: ''ero felice del fatto di essere rimasta li' col presidente e che lui si era interessato alla mia persona, ha detto che mandava due persone a Bari sul mio cantiere. Era solo un aiuto che voleva darmi per rendere piu' veloce la pratica e mi rendeva felice''.''Il presidente era molto affettuoso e molto gentile, - racconta l'escort barese - non voglio entrare in merito alle cose della notte, si è interessato alla mia persona e la mia felicita' era legata al fatto che lui era molto attento al mio progetto. - così come Tarantini a cui D'Addario ha confidato che il progetto del residence era quello del padre morto suicida - Il giorno dopo mi ha chiamato ed ero felice''. ''Perche' ha registrato? Io non ho tradito nulla, nessuno è arrivato sul mio cantiere. Sono stata convocata dal giudice e dire tutta la verita'. Io ho sempre registrato perche' cosi' mi sentivo piu' sicura, non perche' volevo ricattare qualcuno, non ho mai pensato ad una cosa del genere. Ho sempre registrato i miei incontri perchè ho avuto problemi nella vita e se registravo mi sentivo più sicura. Se avessi voluto ricattare Berlusconi avrei fatto ben altre cose''.

Dopo le polemiche e l'annuncio dell'istruttoria del governo la trasmissione di Raidue torna sulle feste di Palazzo Grazioli

Scandalo escort, Annozero insisteDomani sera ospite la D'Addario

di MARCO BRACCONI


Scandalo escort, Annozero insiste Domani sera ospite la D'Addario
ROMA - Annozero non molla lo scandalo escort. Dopo le polemiche, gli attacchi del centrodestra e l'istruttoria sul programma di Michele Santoro annunciata dal viceministro Romani, domani sera sarà Patrizia D'Addario a raccontare la sua verità sulle feste di Palazzo Grazioli.

Secondo quanto appreso da Repubblica.it la donna che per due volte fu nella residenza del premier, e che nella seconda occasione si fermò per la notte, interverrà in diretta. Non è stato ancora deciso se in collegamento video o in studio.

Una presenza, quella della escort barese, che non mancherà di riaccendere le polemiche sulla trasmissione di RaiDue, già nel mirino dell'esecutivo dopo l'esordio di una settimana fa.

(la repubblica 30 settembre 2009)

Sabina Guzzanti, show all'Aquila 29 settembre 2009


Guarda il video del corriere della sera

TERREMOTO ISOLE SAMOA: VILLAGGI SPAZZATI VIA, DECINE DI MORTI

(Reuters)
(Reuters)

È la scossa più forte al mondo negli ultimi due anni

Terrore tsunami sulle isole Samoa
Villaggi spazzati via, decine di morti

Onde giganti scatenate da un sisma di 8-8,3 gradi Richter. Obama: «L'arcipelago zona disastrata»

MILANO - Uno tsunami generato da un terremoto di 8 gradi della scala Richter ha provocato alcune vittime nelle isole Samoa americane. Ancora incerto il numero dei morti. Quelli accertati sono 130. È questo il bilancio provvisorio. A Samoa i morti sono un centinaio, mentre nelle vicine Samoa americane si contano 19 vittime e nell'isola Niuatoputapu dell'arcipelago di Tonga altre dieci. Ma responsabili e testimoni locali precisano che il numero delle vittime è destinato ad aumentare, perché interi villaggi sono stati spazzati via dalla furia delle acque. Il sisma è avvenuto alle 19,48 ora italiana (le 6,48 di martedì 29 settembre ora locale) nell'oceano Pacifico a circa 200 km a sud-ovest delle isole Samoa. Il centro del sisma è stato posizionato a 18 km di profondità. Si tratta del sisma più forte al mondo dal 12 settembre 2007, quando avvenne un terremoto di 8,5 Richter a sud-ovest di Sumatra, in Indonesia. I 16 cittadini italiani che si trovano nella Samoa americana sono illesi: lo ha reso noto l’ambasciatore italiano presso la Nuova Zelanda, Gioacchino Trizzino, intervistato da Sky Tg24.

TSUNAMI - Vista l'intensità del terremoto, è stata subito diramata un'allerta tsunami in buona parte del Pacifico. Secondo le testimonianze dirette giunte dal Pacifico, la costa di Pago Pago (Samoa americane) è stata colpita da quattro onde tra 4,6 e 6 metri d'altezza che sono penetrate all'interno dell'isola di Tutuila per 0,8-1,6 km. Secondo il Centro tsunami delle Hawaii, gli strumenti a Pago Pago hanno registrato un'onda di 1,57 metri. Un neozelandese ha detto alla radio che il villaggio di Sau Sau Beach Fale è stato spazzato via. Lo tsunami è arrivato a Pago Pago circa dieci minuti dopo la scossa. Il centro visitatori del Parco nazionale è interamente distrutto. Ad Apia, capitale di Samoa, dopo l'allarme la gente è uscita dalle case per portarsi nelle zone più elevate dell'isola, dove ci sono state anche alcune frane. L'allarme tsunami è stato esteso fino alla costa est australiana, in Nuova Zelanda, in Papua-Nuova Guinea e alle Hawaii (dopo qualche ora è rientrato). Mercoledì mattina è stato tolto l'avviso di allarme anche sulle coste giapponesi, dopo che dieci ore dopo il sisma sono giunte onde alte non più di 20-30 centimetri.

SUBDUZIONE - La zona dove è avvenuto il terremoto è geologicamente molto complessa al confine tra la placca pacifica e quella australiana che in quella zona in realtà si divide in una serie di microplacche che si muovono l'una rispetto alle altre. In generale si può dire che la placca pacifica subduce (s'infila sotto) quella australiana. La placca pacifica si muove verso ovest a una velocità di 8,6 cm all'anno. Il confine scorre più o meno in direzione est-ovest, ma la zona dove c'è stata la scossa (l'epicentro preciso è stato localizzato a 15,56° Sud e 172,07° Ovest) fa da perno e la direzione del contatto tra le placche cambia e passa da nord-est verso sud-ovest. Dopo il terremoto la frattura si è estesa e si sono registrate scosse (la più forte delle quali di 5,9 gradi) a ovest della linea di subduzione a conferma del movimento verso la profondità della zolla pacifica.

OBAMA - Intanto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha dichiarato lo stato di catastrofe nelle Samoa americane. Il presidente ha dichiarato che il territorio delle Samoa americane è in stato di catastrofe e a ordinato un aiuto «federale» per la zona colpita dal terremoto, da uno tsunami e dalle inondazioni, ha detto la Casa Bianca in un comunicato.


corriere della sera 29 settembre 2009(ultima modifica: 30 settembre 2009)

guARDA LE ALTRE FOTO:http://www.corriere.it/gallery/Esteri/vuoto.shtml?2009/09_Settembre/samoa/1&8

WIN FOR LIFE:COME SI GIOCA (fac simile schedina)

http://www.affaritaliani.it/static/upl/win/win-for-life-media.jpg

WIN FOR LIFE/ Il Regolamento del nuovo gioco Sisal Win for Life

Come si gioca - Sulla schedina di gioco sono riportati i numeri dall’1 al 20. Occorre scegliere 10 di questi numeri. Il macchinario della ricevitoria provvederà poi ad assegnare casualmente a ogni giocata un numero compreso tra 1 e 20, il cosiddetto “numerone”, fondamentale per aggiudicarsi il “vitalizio”, ovvero un premio di 4.000 al mese per 20 anni (il premio è netto, garantito, destinabile a favore di terzi ed ereditabile). La giocata minima è di 1 euro, ma giocandone 2 si possono raddoppiare le possibilità di vincita. Le estrazioni sono giornaliere, una ogni ora dalle 8:00 alle 20:00.


Come si vince - Giocando 1 euro si vince indovinando 7 (premio di 2 euro), 8 (premio di 10 euro), 9 (premio 100 euro) o 10 (premio di 10.000 euro) numeri estratti. Giocando 2 euro si vince anche azzeccando 3 (premio di 2 euro), 2 (premio di 10 euro), 1 (premio di 100 euro) o zero (premio di 10.000 euro) numeri estratti. Per aggiudicarsi il vitalizio occorre indovinare 10 numeri più il numerone oppure zero numero più il numerone (quest’ultimo caso solo se si sceglie di giocare i 2 euro). Inoltre chi si aggiudica il vitalizio, vince anche il premio di 10.000 euro per aver indovinato 10 o zero numeri estratti. Le probabilità di centrare un dieci sono una su 185mila e di per portare a casa la rendita di 4.000 euro al mese per 20 anni una su 3,5 milioni. Duecento volte più facile di un 6 al Superenalotto.



Sistemi - Per aumentare le possibilità di vincita è possibile giocare fino a 14 numeri. Ecco quanto costa (per raddoppiare le possibilità di vincita - come avviene giocando 2 euro anziché 1 - occorre raddoppiare il costo): per 11 numeri occorrono 11 euro, per 12 numeri 66 euro, per 13 numeri 286 euro e per 14 numeri 1.001 euro.



Gli abbonamenti - Data l’elevata periodicità di estrazione, al momento della giocata si può decidere di “abbonarsi” con la stessa combinazione scelta per 2, 3, 4, 5 o 10 concorsi oppure tutti i concorsi della giornata, tutti quelli della giornata in corso e di quella seguente o tutti i concorsi della settimana.



Un aiuto all’Abruzzo - Di ogni euro giocato, il 65% va al montepremi, il 23% all'erario che li destina per la ricostruzione in Abruzzo, l'8% al ricevitore e il restante 4% alla Sisal. A vigilare sul gioco vi saranno i Monopoli di Stato.
fonte il sussidiario.net

Priebke, Franzoni, Fioravanti e Pacciani assessori: manifesti provocazione a Roma

I manifesti

ROMA: ALEMANNO, MANIFESTI PROVOCAZIONE? DA SINISTRA GRANDE 'RICCHEZZA' D'IDEE

Roma, 29 set. - (Adnkronos) - "Vedo che l'opposizione di sinistra ha trovato un'altra fantastica idea per manifestare la ricchezza dei propri contenuti e delle sue progettualita' per Roma". Lo afferma il sindaco di Roma, Gianni Alemanno commentando i manifesti provocazione comparsi a Roma dove venivano indicati Erich Priebke, Anna Maria Franzoni, Valerio Fioravanti e Pietro Pacciani come assessori al comune di Roma.

"Sarei giusto curioso di sapere chi ha finanziato questa iniziativa - conclude - il cui pessimo gusto merita pochi commenti".


Il Time sul centro-destra: "tracce di razzismo e xenofobia"

http://legvaldicornia.files.wordpress.com/2009/06/berlusconi_e_le_donne_2-295x408.jpg

Il settimanale russo
Ogoniok :"Il bulletto delle donne" "Chi vincerà: il potere senza principi o i principi senza potere?"

I fan di Berlusconi si saranno pur sganasciati dalle risate nel sentire i racconti del premier di ritorno dal G20 di Pittsburgh. Tornare per la seconda volta sull’abbronzatura di Barak Obama, coinvolgendo questa volta anche la first-lady Michelle, costa al centro-destra italiano l’accusa di "una traccia di razzismo e xenofobia".A scriverlo sulle pagine del Time è Richard Owen
.


"Insultare Michelle Obama", si legge nell’editoriale, potrebbe rivelarsi un passo troppo lungo per lui. Questa persistenza di Berlusconi nel fare battute o gaffes nasconde un stile grave e inquietante, “razzismo e xenofobia”. Preoccupante, inoltre, la collusione maschile con un leader che si fa vanto di promuovere i valori della famiglia, mentre fa il dongiovanni.

Il Times accenna anche alla Corte Costituzionale che la prossima settimana deciderà sulla validità della legge che Berlusconi “ha fatto approvare per ottenere l'immunità giudiziaria". In caso di cancellazione, sostiene l’autore, in Italia scoppierà “un pandemonio” con il ricorso di Berlusconi alle elezioni anticipate. Ma l’editoriale paventa anche un altro scenario. Quello che i suoi alleati nel centro-destra gli si rivoltino contro, perché preoccupati dell’immagine dell’Italia, danneggiata dall’arroganza del premier.

Sulle battute di Berlusconi si soffermano molti giornali stranieri, tra i quali il Daily Telegraph, El Mundo, e in prima pagina anche l'autorevole quotidiano americano Christian Science Monitor.

Sulla vicenda delle escort entra in campo anche la Russia con il settimanale Ogoniok. Al premier è riservata la copertina ed un inchiesta dal titolo "Il bulletto delle donne". Il servizio viene aperto in questo modo: "La libertà di stampa e il coinvolgimento dei giornalisti per essa e per se stessi non è solo un problema italiano ma in Italia, nello scontro tra il primo ministro Berlusconi e il quotidiano La Repubblica tutto è più teatrale, più sessuale, più coinvolgente per il pubblico. Chi vincerà: il potere senza principi o i principi senza potere?".

Nel frattempo Patrizia D’Addario, la escort che si è intrattenuta con Silvio Berlusconi, appare sulla principale rete televisiva Australiana, la Australian Broadcasting Corporation. Nell’intervista ha raccontato che "Per Berlusconi, i party erano una maniera di incontrare ragazze. Per le ragazze, era chiaro che si trattava di un'opportunità, una facile strada sulla scala verso il successo".

Il Guardian di Londra segue invece le ultime vicende televisive italiane e la campagna avviata da Il Giornale e Libero, "giornali di famiglia" di Berlusconi, contro il pagamento del canone Rai. Un'iniziativa presa, scrive il quotidiano, per punire Annozero, "un programma che ha trasmesso un'intervista con una escort che ha detto di aver passato la notte con il primo ministro".
fonte 30 settembre 2009

martedì 29 settembre 2009

Samoa: Terremoto 8 gradi Richter.Allarme da Australia ad Hawaii

È la scossa più forte al mondo negli ultimi due anni

Terremoto nel Pacifico,
tsunami provoca alcune vittime

Sisma di 8 gradi Richter. Le più colpite sono le Samoa americane e le Samoa. Allarme da Australia ad Hawaii

MILANO - Uno tsunami generato da un terremoto di 8 gradi della scala Richter ha provocato alcune vittime nelle isole Samoa americane. Ancora incerto il numero dei morti. Il sisma è avvenuto alle 19,48 ora italiana (le 6,48 di mercoledì 30 settembre ora locale) nell'oceano Pacifico a circa 200 km a sud-ovest delle isole Samoa. Il centro del sisma è stato posizionato a 18 km di profondità. Si tratta del sisma più forte al mondo dal 12 settembre 2007, quando avvenne un terremoto di 8,5 Richter a sud-ovest di Sumatra, in Indonesia. Vista l'intensità del terremoto, è stata subito diramata un'allerta tsunami in buona parte del Pacifico. Il centro tsunami delle Hawaii ha ipotizzato un'altezza massima di 3 metri dell'onda, distruttiva sulle coste più vicine all'epicentro. Secondo le prime testimonianze che giungono dal Pacifico, l’acqua ha invaso la costa di Pago Pago per circa 100 metri e nel riflusso molte auto sono state risucchiate. Un neozelandese ha detto alla radio che il villaggio di Sau Sau Beach Fale è stato spazzato via. Lo tsunami è arrivato a Pago Pago (Samoa americane) alle 19,59 dove si è registata un'onda di 1,57 metri, e ad Apia, capitale di Samoa, alle 20,10. Ad Apia dopo l'allarme la gente è uscita dalle case per portarsi nelle zone più elevate dell'isola, dove ci sono state anche alcune frane. L'allarme tsunami è stato esteso fino alla costa est australiana (a Sydney l'arrivo dell'eventuale onda è previsto alle 2,38 italiane), in Nuova Zelanda, in Papua-Nuova Guinea e alle Hawaii. Circa 20 minuti dopo la prima scossa, è stato registrato un altro terremoto di 5,6 gradi.


corriere della sera 29 settembre 2009

FANTASMA DI MATINO:SI PLACA CON L'ESORCISTA


CARABINIERI NON ESCLUDONO UNA TRUFFA
Oggetti volanti e roghi improvvisi. Il fantasma di Matino si è «placato»
I fenomeni paranormali in casa di un'anziana sembrano essersi fermati dopo l'intervento di un esorcista


LECCE - È diventata un'attrazione via Puccini e così è stato per tutto il weekend dopo i presunti avvistamenti di oggetti fluttuanti e fenomeni di auto-combustione nella casa abitata da una 94enne del luogo. Tre giorni di fenomeni paranormali come racconta il Nuovo quotidiano di Puglia, cominciati al martedì e terminati venerdì scorso, dopo l'intervento - come nella migliore tradizione dei film horror - di un esorcista e degli uomini della forza pubblica, nell'occasione un sacerdote inviato dalla diocesi di Nardò-Gallipoli e i carabinieri della locale stazione, guidati dal maresciallo Giancarlo De Donno. E sono loro che non escludono alcuna pista, tra le altre una truffa congeniata magari per cacciare la vechietta, indagando su un caso che ha acceso l'interesse dei 10 mila abitanti del piccolo paese leccese e dei curiosi arrivati in via Puccini lungo tutto il weekend. Alcuni per vedere qualcosa con i propri occhi e trovare una storia da raccontare, i più anche solo per poter dire di esserci stati.

Ad ogni modo i curiosi sembrano non avere dubbi: a provocare il volo delle suppellettili della casa, a scatenare le fiamme che hanno investito nell'ordine un materasso, un divano e una sedia - per la precisione quella su cui si era seduto pure l'esorcista - è stata un'anima pezzente. Bloccata nel mondo terreno senza riuscire a trovare la pace dell'aldilà e per cui l'intervento del sacerdote dovrebbe essere stata risolutiva. Intanto davanti l'abitazione dell'anziana signora nel fine settimana è comparso un cartello con un ammonimento ai giornalisti cui è fatto "divieto di fare riprese", mentre i familiari della donna per due giorni hanno fatto quadrato intorno alla 94enne e alla presunta «casa degli spiriti». Presidiata oltre che dai militari anche dagli uomini della protezione civile di Matino che a più riprese erano intervenuti a domare i roghi sviluppatisi misteriosamente.

corriere del mezzogiorno 28 settembre 2009

lunedì 28 settembre 2009

Bertolaso, chiesto rinvio a giudizio: getione illegale smaltimento rifiuti

Rifiuti/ La procura di Napoli chiede rinvio a giudizio Bertolaso
Lunedi, 28 Settembre 2009 - 20:16

Richista di rinvio a giudizio perGuido Bertolaso dalla Procura di Napoli per gestione illegale dello smaltimento dei rifiuti, e richiesta di archiviazione pertraffico illecito di rifiuti. E' questa la conclusione delprocuratore Giovandomenico Lepore sullo stralcio dell'indagine"Rombipalle", che vede a giudizio gia' 25 persone, tra cuiMarta Di Gennaro, ex braccio destro di bertolaso. La richiesta, secondo quanto si e'appreso, sarebbe stata depositata nei giorni scorsi, ed e'firmata dal procuratore e dal pm Maurizio De Marco. Lo stralciodi posizione dall'inchiesta principale aveva provocato nei mesiscorsi polemiche tra magistrati e l'intervento del Csm. Sullarichiesta dovra' pronunciarsi il gip Gabriella Pepe. Larichiesta di archiviazione riguarda l'ipotesi di reatoprincipale, mentre quella di rinvio a giudizio l'ipotesi che irifiuti furono smaltiti in maniera illegale cambiandoarbitrariamente la loro classificazione in modo da trasferirliall'estero o stoccarli come ecoballe. La posizione di Bertolasoera stata stralciata insieme a quella del prefetto di NapoliAlessandro Pansa e a quella dell'ex commissario CorradoCatenacci ed era relativa al suo operato da commissariogovernativo per l'emergenza rifiuti; come indagato era statoiscritto nel registro apposito nella primavera del 2008 sindalle prime battute dell'indagine avviata dai pm Paolo Sirleo eGiancarlo Novelli.
affari italiani 28 settembre 2009

Richiesta di rinvio a giudizio per Bertolaso

Richiesta di rinvio a giudizio nell'inchiesta "Rompiballe" per Guido Bertolaso per il quale e' stata avanzata una una ipotesi meno grave rispetto al reato principale di traffico illecito di rifiuti (per il quale la procura ha proposto invece l'archiviazione).

Napoli. La procura di Napoli, nell'ambito dello stralcio della cosiddetta inchiesta "Rompiballe" ha chiesto al gup il rinvio a giudizio di cinque degli otto indagati. Lo rende noto il procuratore della Repubblica di Napoli in un comunicato diffuso in seguito alla pubblicazione oggi di notizie relative in particolare alla posizione del sottosegretario Guido Bertolaso, per il quale e' stata avanzata una richiesta di rinvio a giudizio per una ipotesi meno grave rispetto al reato principale di traffico illecito di rifiuti (per il quale la procura ha proposto invece l'archiviazione).

Il rinvio a giudizio - si sottolinea nella nota - e' stato chiesto per Armando Cattaneo, amministratore delegato della societa' Fibe Spa e Fibe Campania Spa fino al febbraio 2007, e per Enrico Pellegrino, responsabile dell'ufficio flussi di Fisia Italimpianti.

Cio' in riferimento ai reati di traffico illecito di rifiuti, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso in atto pubblico: si tratta di accuse gia' contestate a diversi imputati del procedimento principale, la cui prossima udienza si terra' il 7 ottobre davanti alla quinta sezione del tribunale di Napoli.
Per quanto riguarda i commissari per l'emergenza rifiuti che si sono succeduti nel corso del tempo - Corrado Catenacci, Guido Bertolaso e Alessandro Pansa - il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ipotesi di gestione di rifiuti in violazione significativa delle autorizzazioni, chiedendo contestualmente al gip l'archiviazione per le ipotesi piu' gravi di traffico illecito di rifiuti, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso in atto pubblico per non aver commesso il fatto o, in via subordinata, perche' il fatto non costituisce reato.

Infine e' stata avanzata richiesta di archiviazione per Claudio Di Biasio e Ciro Turiello per non aver commesso il fatto. Un'ultima richiesta di archiviazione, con la formula perche' il fatto non costituisce reato, e' stata avanzata nei confronti di Alessandro Pansa e di Giovanni Corona (ex pm a Napoli che ha lavorato come consulente giuridico di Pansa al Commissariato) in relazione all'adozione di due provvedimenti del 18 dicembre 2007.
rainews 28 settembre 2009

domenica 27 settembre 2009

Manifestazione 26 settembre 2009:Migliaia in piazza con le agende rosse


di Luciana Ciminotutti
C’e chi si è portato da casa un libro, chi un quaderno, una rivista, un blocchetto: tutti dalla copertina rigorosamente vermiglia e li sventolano in una piazza Navona particolarmente assolata come un simbolo, come un trofeo. E’ arrivata ieri pomeriggio a Roma la marcia delle “Agende rosse”, organizzata dall’Associazione Nazionale familiari vittime della mafia, in ricordo della vera agendina rossa di Paolo Borsellino, piena di appunti preziosi, scomparsa dalla borsa del magistrato e mai più ritrovata. «Quando Paolo è stato ucciso – ha detto Salvatore Borsellino, fratello del magistrato scomparso - secondo me è stato anche per sottrargli quell'agenda rossa su cui aveva annotato tanti segreti sulle infiltrazioni della criminalità organizzata all'interno della magistratura, dei servizi segreti e dello Stato. Se venissero alla luce queste nefandezze probabilmente la storia dell'Italia cambierebbe di nuovo». Ma a far discutere sono le parole che il fratello del magistrato ucciso rivolge al capo dello stato. «Sono rimasto deluso dal presidente Napolitano che era stato invitato alla manifestazione e ha detto che non sarebbe venuto perché è una manifestazione di partito», dice Salvatore Borsellino, «ma non lo è, è partito della gente onesta. Chi sta da questo lato è gente onesta, chi sta dall'altra parte evidentemente non lo è». Ma il corteo, nel quale non sono mancati gli slogan contro il presidente del consiglio («Berlusconi fatti processare», «Il lodo Alfano serve solo al nano», gridavano i circa 1500 partecipanti, nonché «Fuori Mancino dal Csm e fuori dell’Utri dallo Stato»), ha voluto essere soprattutto una testimonianza di incoraggiamento per il lavoro svolto da Antonio Ingroia e Sergio Lari. «Appoggio totale ai magistrati che hanno avuto il coraggio di riaprire i fascicoli sulle stragi – dice Gianluca Floridia, coordinatore di Libera Ragusa – la società civile deve finalmente sapere cosa è accaduto in quei momenti, a partire da Portella della Ginestra». Loris, studente ventenne di giurisprudenza, tiene in alto il suo cartello con su scritto «ma chi era Vittorio Mangano?». «In un paese normale – dice – la gente dovrebbe indignarsi nel sapere che lo stalliere del presidente del consiglio era in realtà un uomo di mafia, per questo vado in giro a domandarlo». Luigi, Maria Grazia, Sergio, sono ricercatori e sono venuti apposta per la manifestazione rispettivamente da Parigi, Bruxelles, Londra. Rappresentano il classico esempio di fuga di cervelli. Si sono avvolti in una bandiera italiana: «ci dicono che siamo “anti italiani” ma noi ancora crediamo nella rinascita di questo paese, grazie a momenti come questi». «Il governo – nota Claudio, avvocato romano - dice di fare molto per la lotta alla mafia ma poi approva condoni per il riciclaggio, che sono una delle attività più proficue della criminalità, e riduce le risorse alle forze dell’ordine». Per l’europarlamentare Luigi De Magistris, presente a piazza Navona con Antonio di Pietro, l’imprenditore calabrese Pino Masciari, Sonia Alfano e Gioacchino Genchi, «è straordinario come a 17 anni di distanza dalle stragi tanti giovani abbiano voglia di verità e giustizia, qua c’è quella parte di paese che vuole sapere quanta parte di politica e quanta di istituzioni ha contribuito a quel periodo buio e si è consolidata dopo le stragi. Non è la prima manifestazione e non sarà l’ultima, non ci faremo intimidire».
l'unità 26 settembre 2009

Il fratello di Gianpi si sposa ma Tarantini non c'è


Verdoscia, tabulati al setaccio

Doveva esserci Gianpaolo a fare da testimone. Al suo posto c´era invece l´avvocato e amico, Nicola Quaranta. Ieri mattina al Comune di Bari si è celebrato il matrimonio di Claudio Tarantini, il fratello dell´imprenditore barese costretto nella sua casa romana agli arresti domiciliari. Le nozze sono state una piccola parentesi felice negli ultimi mesi della famiglia Tarantini, mesi nei quali da sconosciuti sono diventati tra i più noti in Italia. L´indagine su Gianpaolo e anche sul fratello Claudio (indagato nel filone sulla sanità) però continua e anche in questi giorni gli uomini della guardia di Finanza stanno lavorando per tirare le somme. L´inchiesta sembra essere arrivata a uno snodo importante e già la prossima settimana potrebbe essere quella giusta per definire una serie di situazioni: l´inchiesta sulle escort è di fatto conclusa, con l´audizione di tutte le ragazze indicate da Gianpaolo nel suo interrogatorio. Agli atti ci sono le dichiarazioni dell´imprenditore che ha raccontato di aver accompagnate 31 ragazze a palazzo Grazioli e Villa Certosa dal presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, e di averle retribuite per questo. Ma ci sono anche gli interrogatori delle donne che smentiscono quasi interamente il racconto fatto da Tarantini. La Finanza ha fatto una sintesi, incrociato deposizioni e intercettazioni telefoniche, ed è ormai pronta a depositare sulla scrivania del sostituto procuratore Giuseppe Scelsi l´informativa finale su questo filone, che ha come unico indagato Gianpaolo Tarantini.

Resta aperta invece la parte dell´inchiesta per la quale Tarantini è oggi ai domiciliari: la droga. Sono in corso accertamenti su un particolare raccontato nel suo interrogatorio da Massimiliano Verdoscia. L´amico e collaboratore di Tarantini, anche lui agli arresto in casa, ha raccontato senza fare nomi come avveniva l´approvvigionamento di cocaina da parte del gruppo. «Nel circuito - ha raccontato Verdoscia - questa gente sa chi ne fa uso e spesso ti vengono segnalati dei numeri di telefono, dove tu chiami, ti viene data un´indicazione di posto e lì poi, in quella sede, viene effettuato lo scambio di una dose come controvalore di denaro. Però sono soggetti che non conosco, spesso con nomi di fantasia, che arrivano con il motorino. La cosa è molto veloce, rapida, ti danno l´indicazione di posto e lì avviene, diciamo, il passaggio». Per provare a individuare i pusher, i finanzieri stanno ora spulciando i tabulati telefonici in modo tale da ricostruire l´identità delle persone che inviavano i messaggi. Resta poi il terzo filone, forse quello più delicato, dell´indagine Tarantini: la sanità. I magistrati stanno cercando ancora riscontri sugli affari dell´imprenditore barese incrociando - così come ha voluto il procuratore Antonio Laudati - le informazioni raccolte nelle dieci indagini della procura di Bari sul sistema sanità nelle quali il nome di Tarantini ritorna spesso. È qui che potrebbe esserci la chiave della nuova scossa, più volte annunciata sui giornali in questi giorni: l´indagine più delicata tra quelle sulle scrivanie della procura di Bari, quella condotta dal sostituto procuratore Desirèe Digeronimo, è ormai agli sgoccioli.
(la repubblica 27 settembre 2009)

Caso escort,interrogatorio Mannarini:Dal premier andavamo "puliti"

Tarantini, la coca scorreva a chili, "Ma dal premier andiamo puliti"
Alessandro Mannarini, amico dell´imprenditore, interrogato sulla dotazione di droga e sul consumo
di Gabriella De
Matteis e Giuliano Foschini
Una raccomandazione agli amici: «Mi raccomando, questa sera a casa Berlusconi andiamo puliti». E´ cominciato con la contestazione di questa intercettazione telefonica l´interrogatorio di Alessandro Mannarini, il pr leccese collaboratore di Gianpaolo Tarantini accusato di acquisto, cessione e trasporto di sostanza stupefacente.

Mannarini è stato sentito per la seconda volta a distanza di molti mesi ieri dal pm Giuseppe Scelsi, che sulla droga ha uno dei filoni d´inchiesta che conta complessivamente sette indagati. Ad accompagnare in procura Mannarini il suo avvocato, Marco Vignola. Due ore di interrogatorio - alla presenza del comandante del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza, Salvatore Paglino - nelle quali «Mannarini - assicura il suo legale - ha fornito tutte le informazioni chieste. Sono sicuro che il mio assistito ha chiarito definitivamente la sua posizione».

A Mannarini viene contestato quanto accaduto nell´estate sarda del 2008, quando fu chiamato a lavorare come pr da Tarantini. Fu l´estate di Porto Cervo, dell´incontro con il premier e soprattutto della cocaina. Tanta cocaina. Un quantitativo vicino al chilogrammo sospettano i militari della Guardia di finanza sulla base di una serie di riscontri testimoniali e sulle intercettazioni telefoniche. A Mannarini hanno chiesto quale fosse stata la spesa per tenere in piedi quell´estate: si è parlato di una cifra attorno ai 500mila euro. «Tutti soldi - ha spiegato l´uomo l´interrogatorio - messi a disposizione da Gianpi».

Mannarini ha rigettato poi tutte le accuse sul trasporto: è vero - ha ricostruito - che sono stato io a organizzare il trasloco, facendo quattro viaggi su quattro macchine diverse da Bari alla Sardegna via traghetto. «Ma non sapevo - ha fatto mettere a verbale - cosa ci fosse in quelle valigie: non posso escludere che si trattasse di cocaina, ma io trovavo l´auto già caricata o da Dino (ndr, l´autista di Gianpaolo) o da Babu (ndr, il collaboratore filippino)». Via tutte le accuse anche di aver fatto sparire la droga dalla cassaforte. «L´unico ad avere le chiavi era Gianpaolo e sua moglie Nicla. D´altronde era stato proprio lui a farla montare appositamente».


Mannarini ha poi ricostruito le ragazze che frequentavano abitualmente casa Tarantini: Francesca Lana era ospite fisse (soltanto a lei Mannarini ha ammesso di aver ceduto qualche volta, gratuitamente, la coca), mentre più volte sono passate anche Vittoria Petroff, Raffaella Zardo (Mannarini ha raccontato la rabbia di Emilio Fede per la frequentazione di quest´ultima con Tarantini), Jennifer Rodriguez e altre signorine. Nell´interrogatorio ha spiegato poi il riferimento alla parola "malloppo" utilizzata in una conversazione con Tarantini. «Eravamo a fine stagione - ha detto, in sintesi - e c´era da pagare tutti i conti, a partire dal Billionaire dove avevamo il tavolo fisso. Gianpaolo non sarebbe tornato più perché Berlusconi aveva annullato una cena, se non sbaglio perché era scoppiata una guerra. Da lì la mia preoccupazione su chi pagasse il conto finale».
(la repubblica 16 settembre 2009)

Mistero D'Addario a casa del premier con doppia identità

BARI - Tra i tanti misteri intorno alla storia Tarantini - D ’Addario spunta anche il «caso Alessia». Leggendo e rileggendo i verbali di interrogatorio nello sforzo di verificare l’attendibilità dei testimoni, gli investigatori sono inciampati in una nuova contraddizione. Patrizia D’Addario, come è solita fare ogni escort, si presentò infatti al presidente del consiglio con un nome di copertura, eppure dopo poche ore gli sottopose il problema del suo residence alla periferia di Bari, dovendogli perciò confessare la sua vera identità.
Ma come mai non balzò agli occhi del premier, che non sapeva trattarsi di una prostituta sia pure d’alto bordo, la stranezza di quella ospite giunta a Palazzo Grazioli sotto falso nome? E quindi: andarono davvero così le cose?

Il mistero comincia col racconto di Patrizia D’Addario che alla procura prima, e alla stampa poi, ricostruisce con dovizia di particolari il suo primo incontro a Palazzo Grazioli con il presidente del consiglio Silvio Berlusconi avvenuto a metà ottobre del 2008. «Un mio amico di Bari mi ha detto che voleva farmi parlare con una persona che conosceva, per partecipare a una cena che si sarebbe svolta a Roma - ricostruisce il giorno 17 giugno al Corriere della Sera - io gli ho spiegato che per muovermi avrebbero dovuto pagarmi e ci siamo accordati per 2.000 euro. Allora mi ha presentato un certo Giampaolo. Con lui e altre due ragazze siamo entrati a palazzo Grazioli in una macchina con i vetri oscurati. Mi avevano detto che il mio nome era Alessia».

La circostanza viene confermata nel corso dell’interrogatorio del 29 luglio anche da Gianpaolo Tarantini: «L’ho conosciuta come Alessia - dice al pm Giuseppe Scelsi - in quanto così presentatami da Massimiliano Verdoscia, mio amico nonché coll aboratore».

Patrizia D’Addario assume quindi l’identità, falsa di Alessia e con quel nome entra a palazzo Grazioli. È comune fra le escort questo gioco di nomi, un espediente per garantirsi privacy e custodire la propria identità. «Il presidente ci venne incontro e Gianpaolo gli disse ‘’Lei è Alessia’’, e subito iniziammo a parlare» racconta ancora la D’Addario, secondo la quale sin da quella sera fece presente al presidente del consiglio il problema del suo residence in costruzione alle porte di Bari e per il quale chiedeva un intervento.

Dopo qualche giorno «Alessia» tornò a Palazzo Grazioli: «Quando mi ha visto, Berlusconi si è ricordato subito del progetto edilizio che volevo realizzare - sottolinea Patrizia - poi mi ha chiesto di rimanere». Sarebbe maturata quella notte la promessa da parte del premier di intervenire: «Berlusconi mi aveva promesso che avrebbe mandato due persone di sua fiducia a Bari per sbloccare la mia pratica - racconta ancora la D’Addario - ma non ha mantenuto i patti ed è da quel momento che non sono più voluta andare a Roma, nonostante i ripetuti inviti da parte di Giampaolo».

È qui che nasce il mistero. Per rendere possibile un intervento su una pratica edilizia, la D’Addario non può aver continuato infatti a nascondere al premier la sua vera identità: ma come gli ha spiegato di non chiamarsi più Alessia? E non potendogli rivelare di essere una escort, cosa ha detto per giustificare quell’iniziale inganno? Inganno che ha dovuto probabilmente spiegare anche Tarantini, che l’aveva invece presentata al premier non solo col nome di Alessia ma come una sua amica. Piccoli misteri rimasti finora senza risposta.
la gaxzzetta del mezzogiorno 26 settembre 2009

OBAMA,DISCORSO ONU 23 SETTEMBRE 2009: TESTO e VIDEO INTEGRALI (INGLESE)

LEGGI IL TESTO





sabato 26 settembre 2009

OBAMA,DISCORSO ONU SETTEMBRE 09: TESTO INTEGRALE (ITALIANO)

fonte
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THE WHITE HOUSE
Office of the Press Secretary
23 Settembre 2009
Signor presidente, signor segretario generale, illustri delegati, signori e
signore: è un onore rivolgermi a voi per la prima volta nella qualità di
quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti d’America. Mi
presento di fronte a voi col peso della responsabilità che il popolo degli
Stati Uniti mi ha affidato, consapevole delle enormi sfide di questo
momento storico e determinato ad agire con ambizione e con il
concorso di tutti per il bene della giustizia e della prosperità, in patria e
all’estero.
Sono in carica da appena nove mesi, anche se certi giorni mi sembra
che siano molti di più. Sono più che cosciente delle aspettative che
accompagnano la mia presidenza in tutto il mondo. Queste aspettative
non hanno nulla a che fare con me. Esse affondano le loro radici – di
questo sono convinto – in un malcontento nei confronti di uno status
quo che ha sempre più messo l’accento sulle nostre differenze, e che è
superato dai nostri problemi. Ma affondano le loro radici anche nella
speranza, la speranza che un cambiamento vero è possibile, e la
speranza che l’America possa assumere un ruolo guida nella strada che
porta a questo cambiamento.
Sono entrato in carica in un momento in cui tanti, in tutto il mondo,
vedevano l’America con scetticismo e sfiducia, in parte per percezioni e
informazioni sbagliate sul mio Paese, in parte perché contrari a
politiche specifiche e convinti che su certe questioni di primaria
importanza l’America abbia agito unilateralmente, senza riguardo per
gli interessi altrui. Tutto questo ha alimentato un antiamericanismo
quasi istintivo, che troppo spesso è servito come scusa per la nostra
inazione collettiva.
Come tutti voi, la mia responsabilità è agire nell’interesse della mia
nazione e del mio popolo, e non chiederò mai scusa per aver difeso
questi interessi. Ma sono profondamente convinto che oggi, nel 2009,
più che in qualsiasi altro momento della storia umana, tutte le nazioni
e tutti popoli abbiano interessi comuni.
Le convinzioni religiose che nutriamo nel nostro cuore possono
forgiare nuovi legami fra le persone o dividerle aspramente. La
tecnologia che padroneggiamo può illuminare la via per la pace o può
spengerla per sempre. L’energia che usiamo può alimentare il nostro
pianeta o distruggerlo. Quel che ne sarà delle speranze di un unico
bambino, in qualunque parte del mondo, potrà arricchire il nostro
pianeta o impoverirlo.
In quest’aula veniamo da molti posti diversi, ma condividiamo un
futuro comune. Non possiamo più permetterci il lusso di mettere
l’accento sulle nostre differenze, a scapito del lavoro che dobbiamo
fare insieme. Ho portato questo messaggio da Londra ad Ankara, da
2
Port of Spain a Mosca, da Accra al Cairo; ed è di questo che parlerò
oggi. Perché è venuto il momento per il mondo di muoversi in una
direzione nuova. Dobbiamo entrare in una nuova era di impegno,
basata su interessi reciproci e sul rispetto reciproco, e il nostro lavoro
deve cominciare da subito.
Sappiamo che il futuro sarà determinato dai fatti, e non semplicemente
dalle parole. I discorsi da soli non risolveranno i nostri problemi,
servirà un’azione costante. E a coloro che mettono in discussione la
natura e la causa della mia nazione, chiedo di guardare alle azioni
concrete che abbiamo compiuto in appena nove mesi.
Nel mio primo giorno da presidente ho proibito, senza eccezioni e
senza equivoci, l’uso della tortura da parte degli Stati Uniti d’America.
Ho ordinato la chiusura della prigione di Guantánamo e stiamo
lavorando con impegno per creare una struttura che consenta di
combattere l’estremismo rimanendo nei confini della legalità. Tutte le
nazioni devono saperlo: l’America saprà essere all’altezza dei suoi
valori e saprà assumere un ruolo guida attraverso l’esempio.
Abbiamo stabilito un obbiettivo chiaro e focalizzato: lavorare con tutti i
membri di questo organismo per contrastare, smantellare e
sconfiggere al-Qaida e i suoi alleati estremisti, una rete che ha ucciso
migliaia di persone, di tante fedi e nazioni diverse, e che aveva un
piano per far saltare in aria questo stesso edificio. In Afghanistan e in
Pakistan noi, e molte nazioni che sono qui, stiamo aiutando quei
Governi a sviluppare le capacità per mettersi alla testa di questi sforzi,
lavorando al tempo stesso per garantire più opportunità e sicurezza
alla propria gente.
In Iraq stiamo responsabilmente mettendo fine a una guerra. Abbiamo
rimosso le unità da combattimento dalle città irachene e abbiamo
fissato una scadenza, il prossimo agosto, entro la quale rimuoveremo
tutte le nostre unità da combattimento dal territorio iracheno. E ho
affermato con chiarezza che aiuteremo gli iracheni nella transizione per
giungere ad assumersi una piena responsabilità per il proprio futuro, e
che manterremo il nostro impegno di portare via tutti i soldati
americani entro la fine del 2011.
Ho delineato un programma generale per raggiungere l’obbiettivo di un
mondo senza armi nucleari. A Mosca, gli Stati Uniti e la Russia hanno
annunciato riduzioni importanti delle testate e dei lanciamissili. Alla
Conferenza sul disarmo ci siamo accordati su un piano di lavoro per
negoziare la fine della produzione di materiali fissili a scopo nucleare. E
questa settimana il mio segretario di Stato diventerà il primo alto
rappresentante del Governo degli Stati Uniti a presenziare all’annuale
conferenza degli Stati membri del Comprehensive Test Ban Treaty [il
trattato che mette al bando gli esperimenti nucleari].
Appena sono entrato in carica ho nominato un inviato speciale per la
pace in Medio Oriente, e l’America lavora con costanza e
determinazione per l’obbiettivo di due Stati – Israele e Palestina –
dove la pace metta radici e siano rispettati i diritti sia degli israeliani
che dei palestinesi.
Per combattere i cambiamenti climatici abbiamo investito 80 miliardi di
dollari nell’energia pulita. Abbiamo reso molto più stringenti i
parametri di efficienza per i carburanti. Abbiamo fornito nuovi incentivi
per la difesa dell’ambiente, abbiamo lanciato una partnership
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energetica in tutte le Americhe e siamo passati da spettatori a
protagonisti nei negoziati internazionali sul clima.
Per sconfiggere una crisi economica che tocca ogni angolo del mondo,
abbiamo lavorato con le nazioni del G20 per dare vita a una risposta
internazionale coordinata di oltre duemila miliardi di dollari di misure di
stimolo, per salvare dal baratro l’economia mondiale. Abbiamo
mobilizzato risorse che hanno contribuito a prevenire un ulteriore
allargamento della crisi ai Paesi in via di sviluppo. E insieme ad altri
abbiamo lanciato un’iniziativa da 20 miliardi di dollari per la sicurezza
alimentare globale, che tenderà la mano a chi ne ha più bisogno e li
aiuterà a costruire una capacità produttiva propria.
E siamo tornati a impegnarci con le Nazioni Unite: abbiamo pagato
quello che dovevamo; siamo entrati nel Consiglio per i diritti umani;
abbiamo firmato la Convenzione sui diritti delle persone disabili;
abbiamo abbracciato pienamente gli Obbiettivi di sviluppo del
millennio. E affrontiamo le nostre priorità qui, in questa istituzione, ad
esempio attraverso la riunione del Consiglio di sicurezza che presiederò
domani sulla non proliferazione e il disarmo nucleare, e attraverso gli
argomenti che tratterò oggi.
Questo è quello che abbiamo fatto. Ma è soltanto un inizio. Alcune
delle nostre azioni hanno prodotto passi avanti. Alcune hanno gettato
le basi per progressi futuri. Ma una cosa va detta chiaramente: non
può essere solo uno sforzo degli Stati Uniti. Quelli che prima si
scagliavano contro l’America perché agiva in solitudine non possono
ora mettersi da una parte e aspettare che l’America risolva da sola i
problemi del mondo. Stiamo portando avanti, con le parole e con i
fatti, una nuova era di impegno con il mondo. Ora è tempo che tutti ci
prendiamo la nostra parte di responsabilità per una risposta globale a
sfide globali.
Se siamo onesti con noi stessi dobbiamo ammettere che in questo
momento non siamo all’altezza di quella responsabilità. Pensate a
quello che succederebbe se non riuscissimo a gestire lo status quo:
estremisti che seminano terrore in varie parti del mondo; conflitti
prolungati che si trascinano in eterno; genocidi e atrocità di massa;
sempre più nazioni dotate di armi nucleari; ghiacci che si sciolgono e
popolazioni devastate; miseria persistente e pandemie. Non dico
questo per seminare paura, ma per affermare un fatto: le nostre azioni
non sono ancora commisurate alla portata delle nostre sfide.
Questo organismo è stato fondato nella convinzione che le nazioni del
mondo potevano risolvere i loro problemi insieme. Franklin Roosevelt,
che è morto prima di poter vedere il suo sogno di un’istituzione di
questo tipo diventare realtà, la descriveva in questi termini: «La
struttura della pace del mondo non può essere l’opera di un unico
uomo, o di un unico partito, o di un’unica nazione [...] non può essere
una pace di grandi nazioni, o di piccole nazioni. Dev’essere una pace
che poggia sullo sforzo cooperativo del mondo intero».
Lo sforzo cooperativo del mondo intero. Queste parole suonano ancora
più vere oggi, quando ad accomunarci non è semplicemente la pace,
ma la nostra stessa salute e prosperità. Ma io so anche che questo
organismo è composto da Stati sovrani. E purtroppo, ma era
prevedibile, questo organismo spesso è diventato un forum per
seminare discordia, invece che per forgiare un terreno comune: un
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luogo dove mettere in atto giochi politici e sfruttare rancori, invece che
per risolvere problemi. D’altronde, è facile salire su questo palco e
puntare il dito, fomentare le divisioni. Non c’è nulla di più facile che
dare la colpa agli altri dei propri problemi, e autoassolversi dalla
responsabilità per le proprie scelte e le proprie azioni. Questo lo può
fare chiunque.
Per esercitare responsabilità e leadership nel XXI secolo ci vuole di più.
In un’era in cui il nostro destino è comune il potere non è più un gioco
a somma zero. Nessuna nazione può o deve cercare di dominare
un’altra nazione. Nessun ordine mondiale che ponga una nazione o un
gruppo di persone al di sopra di un altro può avere successo. Nessun
equilibrio di potere fra nazioni può reggere. La tradizionale divisione
tra nazioni del Sud e nazioni del Nord non ha senso in un mondo
interconnesso. E nemmeno hanno senso schieramenti di nazioni
ancorati alle divisioni di una guerra fredda che è finita da tempo.
È tempo di rendersi conto che le vecchie consuetudini e i vecchi
argomenti sono irrilevanti per le sfide che devo affrontare le nostre
popolazioni. Essi spingono le nazioni ad agire in contrasto con gli
obbiettivi stessi che sostengono di perseguire, e a votare, spesso in
questo organismo, contro gli interessi del loro stesso popolo. Essi
costruiscono muri fra di noi e il futuro che i nostri popoli perseguono,
ed è giunto il momento di abbattere questi muri. Insieme, dobbiamo
costruire nuove coalizioni che colmino le vecchie divisioni, coalizioni di
fedi e convinzioni diverse, tra Nord e Sud, tra Oriente e Occidente, tra
neri, bianchi e marroni.
La scelta è nostra. Potremo essere ricordati come una generazione che
ha scelto di trascinare nel XXI secolo le diatribe del XX, che ha scelto
di rinviare le decisioni difficili, che ha rifiutato di guardare avanti e non
è stata all’altezza, perché abbiamo messo l’accento su quello che non
volevamo invece che su quello che volevamo. Oppure possiamo essere
una generazione che sceglie di vedere l’approdo oltre la tempesta, una
generazione che unisce le forze per gli interessi comuni degli esseri
umani e che finalmente dà un senso alla promessa insita nel nome che
è stato dato a questa istituzione: le Nazioni Unite.
Questo è il futuro che l’America vuole, un futuro di pace e prosperità
che potremo raggiungere solo riconoscendo che tutte le nazioni hanno
dei diritti, ma anche che tutte le nazioni hanno delle responsabilità.
Questo è il patto che fa funzionare tutto ciò, questo dev’essere il
principio guida della cooperazione internazionale.
Oggi io propongo quattro pilastri fondamentali per il futuro che
vogliamo costruire per i nostri figli: la non proliferazione e il disarmo;
la promozione della pace e della sicurezza; la conservazione del nostro
pianeta; e un’economia globale che dia più opportunità a tutte le
persone.
Per prima cosa dobbiamo fermare la diffusione delle armi nucleari e
perseguire l’obbiettivo di un mondo privo di bombe atomiche.
Questa istituzione è stata fondata agli albori dell’era nucleare, ed è
stata fondata anche perché era necessario mettere un freno alla
capacità dell’uomo di uccidere. Per decenni abbiamo evitato il disastro,
anche grazie allo stallo fra le due superpotenze. Ma oggi la minaccia
della proliferazione cresce di portata e di complessità. Se non
riusciremo ad agire favoriremo una corsa agli armamenti nucleari in
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tutte le regioni e la prospettiva di guerre e azioni terroristiche di
proporzioni che riusciamo a malapena a immaginare.
Sulla strada di questo esito spaventoso si frappone un fragile
consenso, l’elementare compromesso che è alla base del Trattato di
non proliferazione, che dice che tutte le nazioni hanno diritto
all’energia nucleare civile, che le nazioni dotate di armi nucleari hanno
la responsabilità di procedere verso il disarmo e che le nazioni che non
dispongono di armi nucleari hanno la responsabilità di rinunciarvi. I
prossimi dodici mesi saranno decisivi per appurare se questo patto
verrà rafforzato o se si dissolverà lentamente.
L’America terrà fede ai patti. Cercheremo un nuovo accordo con la
Russia per ridurre in modo considerevole le testate e i lanciamissili in
nostro possesso. Procederemo alla ratifica del trattato per la messa al
bando degli esperimenti nucleari, lavoreremo insieme ad altri perché
questo trattato entri in vigore, in modo da giungere a un divieto
permanente degli esperimenti nucleari. Completeremo una revisione
della situazione nucleare, che aprirà la porta a tagli più consistenti e
ridurrà il ruolo delle armi atomiche. E faremo appello alle nazioni per
avviare a gennaio negoziati su un trattato per mettere fine alla
produzione di materiale fissile a scopi militari.
Inoltre, ad aprile organizzerò un vertice per riaffermare la
responsabilità di ogni nazione di garantire la sicurezza del materiale
nucleare presente sul proprio territorio, e per aiutare quelli che non ne
sono in grado: perché non dobbiamo mai consentire che anche un solo
apparecchio nucleare cada nelle mani di un estremista violento. E
lavoreremo per rafforzare le istituzioni e le iniziative contro il
contrabbando e il furto di materiale nucleare.
Tutto questo mira a sostenere gli sforzi per rafforzare il Trattato di non
proliferazione. Quelle nazioni che rifiuteranno di ottemperare ai propri
obblighi dovranno affrontare le conseguenze. Non si tratta di additare
singole nazioni, si tratta di battersi per i diritti di tutte le nazioni che
adempiono alle loro responsabilità. Perché un mondo in cui si rifiutano
le ispezioni dell’Aiea e si ignorano le richieste delle Nazioni Unite
esporrà tutti noi a un maggiore pericolo, e renderà tutte le nazioni
meno sicure.
Con il comportamento mostrato fino a oggi, il Governo nordcoreano e
quello iraniano minacciano di trascinarci lungo questa china pericolosa.
Noi rispettiamo i loro diritti in quanto membri della comunità delle
nazioni. Io credo in una diplomazia che apra la strada a una maggiore
prosperità e a una pace più sicura per entrambe queste nazioni, se
sapranno far fronte ai loro obblighi.
Ma se i governi di Iran e Corea del Nord dovessero scegliere di
ignorare gli standard fissati a livello internazionale; se dovessero
anteporre il loro desiderio di entrare in possesso di armi nucleari alla
stabilità regionale, alla sicurezza, alle opportunità per il loro stesso
popolo; se fossero dimentichi dei pericoli di un’escalation nucleare sia
in Asia orientale sia in Medio Oriente, allora dovrebbero essere
costrette a rispondere del loro operato. Il mondo deve sentirsi unito,
coeso, e dimostrare che la legalità internazionale non è una vuota
promessa e che i trattati devono essere applicati e tradotti in realtà.
Noi dobbiamo insistere su un punto: il futuro non deve cadere preda
della paura.
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Ciò mi porta a illustrare il secondo pilastro sul quale si ergerà il
nostro futuro: il perseguimento della pace. Le Nazioni Unite nacquero
con la premessa che i popoli della Terra potessero vivere le loro vite,
mantenere e far crescere le loro famiglie, risolvere le loro divergenze
in modo pacifico. Purtroppo, però, sappiamo che in troppe aree del
mondo questo ideale resta pura astrazione. Possiamo accettare che
questo sia inevitabile, e tollerare continui conflitti destabilizzanti.
Oppure possiamo ammettere che il desiderio di pace è universale, e
riaffermare la nostra determinazione a porre fine ai conflitti nel mondo.
Questo impegno deve iniziare dall’incrollabile principio che
l’assassinio di uomini, donne e bambini innocenti non sarà mai
tollerato. Su questo punto non possono esserci polemiche e dispute.
Gli estremisti violenti che promuovono la guerra distorcendo la loro
stessa fede hanno perso di credibilità e si sono isolati da soli. Non
hanno altro da offrire che odio e devastazione. Nell’affrontarli,
l’America costituirà delle durature partnership, finalizzate a prendere di
mira i terroristi, mettere in comune le intelligence, coordinare
l’attuazione pratica della legge e proteggere il nostro popolo. Noi non
permetteremo che esista alcun rifugio sicuro e inviolabile dal quale al
Qaeda possa scagliare i suoi attacchi, dall’Afghanistan o da qualche
altra nazione. Noi ci schiereremo al fianco dei nostri amici e alleati
sulla linea del fronte, come domani faremo insieme a molte nazioni per
promuovere aiuti al popolo pachistano. E naturalmente proseguiremo
in questo impegno positivo, per costruire ponti tra le varie confessioni
religiose e creare nuove partnership per dare opportunità a tutti.
I nostri sforzi per promuovere la pace, tuttavia, non possono
essere limitati a sconfiggere gli estremisti violenti, e questo perché
l’arma più potente nel nostro arsenale è la speranza degli esseri
umani, la convinzione che il futuro appartiene a chi lo costruisce, non a
chi lo distrugge, e perché nutriamo la fiducia che i conflitti possono
terminare, che una nuova alba può nascere.
Ecco le ragioni per le quali rafforzeremo il nostro aiuto per
un’efficace missione di peacekeeping, pur continuando a consolidare i
nostri sforzi volti a sventare i conflitti prima ancora che esplodano.
Cercheremo di firmare una pace duratura con il Sudan concedendo
aiuti alla popolazione del Darfur, e con l’attuazione pratica del
Comprehensive Peace Agreement, così da garantire al popolo sudanese
la pace che esso merita. Nei Paesi devastati dalla violenza – da Haiti al
Congo a Timor Est – lavoreremo accanto alle Nazioni Unite e agli altri
partner per dare il massimo aiuto per una pace duratura.
Personalmente continuerò altresì ad adoperarmi per una pace
giusta e duratura tra Israele, Palestina e mondo arabo. Ieri ho avuto
un incontro molto costruttivo con il primo ministro Netanyahau e il
presidente Habbas. Abbiamo fatto qualche passo avanti. I palestinesi
hanno moltiplicato i loro sforzi miranti a tenere sotto controllo la
sicurezza. Gli israeliani hanno concesso una maggiore libertà di
movimento ai palestinesi. Di conseguenza, grazie agli sforzi di
entrambe le parti, l’economia in Cisgiordania ha iniziato a crescere. Ma
occorrono altri progressi. Dobbiamo continuare a esortare i palestinesi
a porre fine all’istigazione alla violenza contro Israele, e continueremo
a far presente a gran voce che l’America non accetta che Israele
continui a considerare legittimi gli insediamenti dei coloni nei Territori.
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È venuto il momento di rilanciare i negoziati – senza
precondizioni di sorta – che affrontino una volta per tutte le questioni
di sempre: sicurezza per gli israeliani e palestinesi; confini; profughi e
Gerusalemme. L’obiettivo è chiaro. È quello di due stati che vivono
l’uno accanto all’altro in pace e sicurezza: lo stato ebraico di Israele,
veramente sicuro per tutti gli israeliani; e lo stato palestinese
indipendente, con un territorio contiguo al primo nel quale abbia fine
l’occupazione iniziata nel 1967, e che possa consentire ai palestinesi di
raggiungere il loro pieno potenziale. Mentre ci accingiamo a perseguire
questo scopo, intendiamo promuovere anche la pace tra Israele e
Libano, tra Israele e Siria, e più in generale la pace tra Israele e i molti
Paesi con esso confinanti. Nel perseguire questo obiettivo, intendiamo
mettere a punto delle iniziative regionali con una partecipazione
multilaterale, insieme a negoziati bilaterali.
Non sono un ingenuo. So bene che tutto ciò sarà difficile da
ottenere. Ma noi tutti dobbiamo decidere se facciamo sul serio
parlando di pace o se ci limitiamo a far finta di parlare e muoviamo
soltanto le labbra. Per spezzare i vecchi parametri, per rompere il
circolo vizioso di insicurezza e disperazione, tutti noi dobbiamo
dichiarare ufficialmente ciò che ammettiamo a porte chiuse. Gli Stati
Uniti non rendono un favore a Israele quando mancano di abbinare a
un risoluto impegno alla sua sicurezza l’istanza che Israele rispetti le
legittime richieste e i legittimi diritti dei palestinesi. E tutte le nazioni di
questa Assemblea non rendono un favore ai palestinesi quando costoro
scelgono di lanciare attacchi al vetriolo invece di una costruttiva
volontà di riconoscere la legittimità di Israele, e il suo diritto a esistere,
in pace e in sicurezza.
Dobbiamo ricordarci che il prezzo più pesante di questo conflitto
non lo paghiamo noi. Lo paga quella ragazza israeliana che a Sderot ha
chiuso gli occhi temendo che un razzo le togliesse la vita nel cuore
della notte. Lo paga quel bambino palestinese di Gaza che non ha
accesso all’acqua potabile e non ha un Paese che può chiamare patria.
Questi sono tutti figli di Dio. Al di là della politica, degli atteggiamenti e
delle posizioni, qui si parla dei diritto di ogni essere umano a vivere
con dignità e sicurezza. Questa è la lezione di fondo delle tre grandi
religioni che chiamano Terrasanta quella piccola striscia di terra. Ecco
perché, malgrado io sappia che ci saranno battute d’arresto, false
partenza e giorni molto difficili, io non derogherò dal mio impegno
volto a perseguire la pace.
Terzo: dobbiamo riconoscere che nel XXI secolo, non ci potrà
essere pace nel mondo se non ci assumeremo la responsabilità di
preservare il nostro pianeta. Il pericolo costituito dal cambiamento del
clima è innegabile, e la nostra responsabilità a farvi fronte è
indifferibile. Se continueremo lungo l’attuale percorso, ogni membro di
questa Assemblea assisterà all’interno dei suoi stessi confini a
cambiamenti irreversibili. I nostri sforzi volti a porre fine ai conflitti
saranno eclissati dalle guerre per i profughi e per le risorse. Lo
sviluppo avrà fine, sarà fermato dalla siccità e dalle carestie. La terra
sulla quale gli esseri umani hanno vissuto per millenni scomparirà. Le
generazioni future si guarderanno indietro e si chiederanno per quale
ragione noi ci rifiutammo di agire, perché non riuscimmo a lasciar loro
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in eredità l’ambiente così come noi lo avevamo a nostra volta
ereditato.
Quanto ho detto spiega perché i giorni in cui l’America
tergiversava su queste questioni sono ormai alle spalle. Noi
procederemo, andremo avanti a investire per trasformare la nostra
economia energetica, fornendo incentivi per far sì che l’energia pulita
sia l’energia redditizia nella quale investire. Eserciteremo pressioni da
ora in poi, taglieremo le emissioni di gas serra per raggiungere gli
obiettivi fissati per il 2020, e in seguito per il 2050. Continueremo a
promuovere le energie rinnovabili e l’efficienza energetica,
condividendo nuove tecnologie con i Paesi di tutto il mondo. E
coglieremo ogni occasione propizia per il progresso per affrontare
questa minaccia con uno sforzo concertato con il mondo intero.
Le nazioni ricche gravemente responsabili dei danni arrecati
all’ambiente per tutto il XX secolo devono accettare il nostro dovere a
guidare questa missione. Ma la responsabilità non finisce qui.
Dobbiamo riconoscere la necessità di risposte differenziate, e ciascuno
sforzo mirante a ridurre le emissioni di diossido di carbonio deve
coinvolgere i Paesi che rilasciano CO2 nell’atmosfera a ritmo incalzante
e che possono fare di più per ridurre l’inquinamento della loro aria
senza inibire la crescita. Qualsiasi sforzo che trascuri di aiutare le
nazioni più povere ad adattarsi ai problemi che il cambiamento del
clima sta già creando e al contempo proseguire verso lo sviluppo lungo
una strada pulita non funzionerà.
È difficile cambiare qualcosa di così fondamentale come il modo
col quale noi utilizziamo l’energia. Ancora più difficile è farlo nel bel
mezzo di una recessione globale. Sicuramente starcene tranquilli ad
aspettare in attesa che siano gli altri a intervenire per primi è una bella
tentazione. Ma non possiamo affrontare questo cambiamento se non
camminando tutti insieme. Dirigendoci prossimamente a Copenhagen,
cerchiamo di essere determinati, di concentrarci su ciò che ciascuno di
noi può fare per il bene del nostro futuro comune.
Ciò mi conduce a parlare dell’ultimo pilastro sul quale si dovrà
reggere il nostro futuro: un’economia globale che migliori le
opportunità di tutti i popoli. Il mondo si sta ancora riprendendo dalla
peggiore crisi economica che sia mai intervenuta dai tempi della
Grande Depressione. In America vediamo che il motore della crescita
sta iniziando ad agitarsi, e malgrado ciò in molti ancora stentano a
trovare un posto di lavoro o pagare le loro bollette. Nel pianeta stiamo
vedendo qualche segnale promettente, ma poche sicurezze su che
cosa ci aspetta di preciso. Ancora troppe persone in troppi luoghi
vivono le crisi quotidiane che rappresentano una sfida per il comune
genere umano: la disperazione di uno stomaco vuoto, la sete
provocata da acqua sempre più carente, l’ingiustizia di un bambino
agonizzante per una malattia che sarebbe curabile, una madre che
muore mentre mette al mondo la sua creatura.
A Pittsburgh lavoreremo con le più grandi economie del mondo
per delineare una traiettoria per la crescita, affinché sia bilanciata e
sostenuta. Questo significa vigilare, per garantire che non rinunceremo
prima che tutti siano tornati a lavorare. Questo significa prendere
iniziative per rigenerare la domanda, così che una ripresa globale
possa essere sostenuta. Questo, infine, significa stabilire nuove regole


9
per andare avanti e rafforzare i regolamenti per tutti i centri finanziari,
così da poter porre fine all’avidità, agli eccessi, agli abusi che ci hanno
sprofondato in questo disastro. Così da evitare che una crisi come
questa possa verificarsi di nuovo.
In quest’epoca di massima interdipendenza, noi abbiamo un
interesse morale e pragmatico preciso nelle questioni legate più in
generale allo sviluppo. Pertanto porteremo ancora avanti il nostro
impegno storico mirante ad aiutare tutti i popoli ad avere di che
sfamarsi. Abbiamo messo da parte circa 63 miliardi di dollari per
portare avanti la nostra battaglia contro l’Hiv e l’Aids, per evitare che si
possa ancora morire per tubercolosi e malaria, per sradicare la
poliomielite, per rafforzare i sistemi sanitari pubblici. Ci stiamo unendo
agli altri Paesi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per contribuire
a produrre i vaccini contro il virus dell’H1N1. Integreremo un numero
maggiore di economie in un sistema di commercio globale. Sosterremo
gli Obiettivi per lo Sviluppo del Millennio e ci recheremo al Summit
dell’anno prossimo con un piano globale finalizzato a tradurli in realtà.
Ci concentreremo sull’obiettivo di sradicare – adesso, nell’arco delle
nostre stesse vite – la povertà.
È venuto il momento per noi tutti di fare la nostra parte. La
crescita non sarà sostenuta o condivisa se tutte le nazioni non
decideranno di assumersi le proprie responsabilità. Le nazioni più
ricche devono aprire i loro mercati a un numero maggiore di prodotti e
tendere una mano a coloro che hanno meno, riformando al contempo
le istituzioni internazionali per dare a un numero maggiore di nazioni
una voce più forte. Dal canto loro le nazioni in via di sviluppo dovranno
sradicare completamente la corruzione che costituisce un ostacolo al
progresso, perché le opportunità non fioriscono là dove gli individui
sono oppressi, dove per fare affari è necessario pagare bustarelle. Per
tutto ciò noi daremo aiuto e sostegno alle polizie oneste, ai giudici
indipendenti, alla società civile, al settore privato. Il nostro obiettivo è
semplice: un’economia globale, nella quale la crescita sia sostenuta,
nella quale le opportunità siano accessibili a tutti.
I cambiamenti che vi ho illustrato oggi non saranno raggiungibili
facilmente. Non saranno raggiunti semplicemente da leader che come
noi si ritrovano in riunioni come questa, perché come in qualsiasi altra
Assemblea, il vero cambiamento potrà aver luogo soltanto grazie ai
popoli che noi qui rappresentiamo. Ecco per quale ragione dobbiamo
accollarci il duro lavoro di gettare le basi e le premesse per il progresso
nelle nostre rispettive capitali. Ecco perché dobbiamo costruire un
consenso che ponga fine ai conflitti e pieghi la tecnologia a scopi di
pace, per cambiare il modo col quale utilizziamo l’energia, per
promuovere la crescita che può essere sostenuta e condivisa.
Io credo che i popoli della Terra vogliano questo futuro per le
loro discendenze. E questo fa sì che noi si debba diventare
propugnatori e paladini di questi principi, che garantiscono che i
governi riflettono la volontà dei rispettivi popoli. Questi principi non
possono essere ripensamenti: la democrazia e i diritti umani sono di
cruciale importanza per il raggiungimento di ciascuno degli obiettivi di
cui ho parlato oggi. Perché i governi del popolo ed eletti dal popolo
hanno maggiori probabilità di operare nell’interesse generale del loro
popolo più che per i bassi interessi di coloro che sono al potere.
10
La nostra leadership non sarà valutata in rapporto al grado col
quale abbiamo alimentato paure e odi tra i nostri popoli. La vera
leadership non sarà valutata dall’abilità con la quale si seminano
dissenso e zizzania, si intimidiscono o si perseguitano le opposizioni
nei nostri rispettivi Paesi. I popoli della Terra vogliono un
cambiamento. Non tollereranno a lungo coloro che si schierano dalla
parte sbagliata della Storia.
La Carta di questa Assemblea specificatamente impegna
ciascuno di noi – cito testualmente – a “riaffermare la fede nei diritti
fondamentali dell’uomo, nel valore della persona umana e
nell’eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne”. Tra questi diritti
vi è la libertà di parlare e pregare come si desidera; la promessa di
eguaglianza tra le razze, e la possibilità per le donne e le bambine di
cercare di raggiungere il loro pieno potenziale; la possibilità per i
cittadini di poter dire la loro su come intendono essere governati, e di
avere fiducia nell’amministrazione della giustizia. Per lo stesso motivo
per cui nessuna nazione dovrebbe essere costretta ad accettare la
tirannia di un’altra nazione, così nessun essere umano dovrebbe essere
costretto ad accettare la tirannia del suo stesso governo.
Da afro-americano, non dimenticherò mai che non sarei qui oggi
se nel mio Paese non ci fosse stato un impegno determinato a
perseguire un’unione più perfetta. Ciò mi induce a credere fermamente
che a prescindere da quanto cupo possa essere il giorno, coloro che
hanno scelto di essere dalla parte della giustizia possono produrre un
cambiamento e una trasformazione. Io prometto che l’America sarà
sempre dalla parte di coloro che si battono per la loro dignità e i loro
diritti, dello studente che vuole imparare, dell’elettore che chiede di
essere ascoltato, dell’innocente che anela a essere liberato, e
dell’oppresso che brama l’uguaglianza.
La democrazia non può essere imposta a nessuna nazione
dall’esterno: ciascuna società deve tracciarsi il proprio cammino e
nessun cammino è perfetto. Ciascun Paese deve tracciarsi un cammino
radicato nella cultura del proprio popolo e - in passato – l’America
troppo spesso è stata selettiva nel promuovere la democrazia a suo
piacere. Ciò non indebolisce affatto il nostro impegno: al contrario, lo
rafforza. Ci sono principi di base, universali. Ci sono verità certe, che
sono palesi. E gli Stati Uniti non derogheranno mai dal proprio sforzo
volto ad affermare il diritto dei popoli, ovunque essi siano, a decidere
del loro stesso destino.
Sessantacinque anni fa, uno sfinito Franklin Roosevelt si rivolse
al popolo americano nel suo quarto e ultimo discorso inaugurale. Dopo
anni di guerra, egli cercò di trarre le lezioni che si potevano trarre dai
terribili avvenimenti vissuti, dagli enormi sacrifici compiuti, e disse:
«Abbiamo imparato a essere cittadini del mondo, membri del genere
umano».
Le Nazioni Unite furono create da uomini e donne come
Roosevelt, di ogni angolo della Terra, provenienti dall’Africa e dall’Asia,
dall’Europa e dalle Americhe. Quegli artefici della cooperazione
internazionale avevano un idealismo tutt’altro che ingenuo e utopistico,
radicato com’era nelle dure lezioni imparate dalla guerra, nella
consapevolezza che le nazioni avrebbero potuto portare avanti i loro
rispettivi interessi agendo insieme, invece che divise.
11
Adesso è giunto il nostro turno, perché questa istituzione sarà
ciò che noi ne faremo. Le Nazioni Unite fanno del bene straordinario
nel mondo, sfamando gli affamati, curando i malati, ricostruendo i
luoghi distrutti. Ma è pur vero che questa istituzione fa fatica a
tradurre in realtà la propria volontà e a vivere all’altezza degli ideali dei
suoi fondatori.
Io credo che queste carenze non siano una ragione sufficiente a
staccarci da questa istituzione. Sono anzi un richiamo a raddoppiare i
nostri sforzi. Le Nazioni Unite possono essere la sede nella quale
litigare per istanze del passato, oppure la sede nella quale costruire
un terreno comune. Possono essere la sede nella quale concentrarci su
ciò che ci separa, oppure la sede nella quale concentrarci su ciò che ci
tiene insieme; la sede nella quale lasciare che i tiranni prosperino o la
fonte di un’autorità morale. In sintesi: le Nazioni Unite possono essere
un’istituzione slegata da ciò che conta davvero per la vita dei nostri
popoli o diventare indispensabili per portare avanti gli interessi dei
popoli al servizio dei quali noi siamo.
Abbiamo raggiunto una fase epocale. Gli Stati Uniti sono pronti a
dare inizio a una nuova fase di cooperazione internazionale, nella
quale si riconoscano i diritti e le responsabilità di tutte le nazioni.
Fiduciosi nella nostra causa, disposti a impegnarci per i nostri valori,
facciamo appello a tutte le nazioni affinché si uniscano a noi per
costruire il futuro che i nostri popoli meritano. Grazie.
Traduzione di Anna Bissanti e Fabio Galimberti































































venerdì 25 settembre 2009

ESCORT: VIGNETTA ALTAN

Cellulare bagnato:cosa fare

Il cellulare è bagnato? Mettilo nel barattolo di riso

I rimedi della nonna applicati alla tecnologia. Come stampare con una cartuccia vuota, come provare ad aggiustare l'hard-disk in crash... di MAURIZIO RICCI


Il cellulare è bagnato? Mettilo nel barattolo di riso
Per decenni, in un mondo più semplice, è stato il pezzo forte delle riviste femminili. Come fare per far sparire le incrostazioni di calcare? Con l'aceto, naturalmente. Candele e rocchetti di filo, in queste rubriche della nonna o della zia Petronilla, assumevano poteri e capacità sorprendenti e affascinanti. L'era pigra del supermercato ha cancellato, in un rutilare di bombolette spray e polveri miracolose, capaci di far fronte ad ogni evenienza, questi distillati di esperienza secolare. Ad affidarsi all'inventiva , per far fronte alle emergenze del mondo moderno, sono rimasti i giapponesi, ancora fedeli all'arte dell'"urawaza" (scorciatoia, trucco segreto), per risolvere l'insolubile.

Fate conto, ad esempio, di essere una ragazza che ha rotto con il fidanzato, gli ha restituito anelli e regali, ha cancellato tutte le sue foto sul computer, ma non riesce a scrostare quelle maledette foto adesive (di lui), incollate sullo specchio del bagno. Come fare?

Elementare, dice l'urawaza: prendete della maionese, spremetela su un tovagliolo di carta e passate il tovagliolo sull'adesivo. L'olio della maionese dissolve la colla. A questo punto, con un coltello o anche un altro tovagliolino potete staccare la foto. Oppure, avete rotto un bicchiere sul tappeto, avete tolto tutti i pezzi grossi di vetro, ma come per i più piccoli, con il rischio di ritrovarseli nei piedini del piccolo di casa? Semplice: premete leggermente delle fette di pane morbido nei punti incriminati. I pezzettini di vetro si incastreranno nel pane e li potete togliere senza difficoltà.

Ma queste sono soluzioni ingegnose per problemi semplici, dove l'alternativa è, di solito, perdere un po' di tempo in più (o prendere un aspirapolvere, nel caso del bicchiere). Le vere emergenze di oggi sono altre: tecnologie che non capiamo e non capiremo mai, che ci lasciano a terra in momenti chiave e che siamo meno attrezzati a risolvere, anche di una candela sporca nel motore. Ci servono trucchi semplici per un mondo complesso. Petronilla non c'è più, ma il New York Times sì. Ecco la urawaza per i frustrati della tecnologia.

"La cartuccia è vuota"
Così, almeno, dichiara la vostra stampante. Solo che è notte e non volete aspettare domattina. E pensare che vi mancano solo tre-quattro pagine per finire il lavoro.
Allora, togliete la cartuccia dalla stampante e portate l'asciugacapelli dal bagno. Scaldate la cartuccia per due-tre minuti e rimettela nella stampante ancora calda. L'inchiostro secco ha tappato i buchini della cartuccia, scaldandola potete riuscire a far uscire ancora un po' d'inchiostro, quanto basta per tre-quattro pagine.

"Il cellulare è sempre scarico"
Se lo tenete in tasca, è probabile. Il calore del corpo scalda la batteria, accelera i processi chimici che la fanno funzionare e si scarica più in fretta. Tenete il telefonino in borsa o alla cintura. E, se avete dimenticato il caricatore a casa in un viaggio, potete riuscire a salvare, con lo stesso principio, almeno le ultime telefonate. Spegnete il cellulare e fategli passare la notte nel frigorifero. Vi rimarrà un po' di carica in più.

"Oops, guarda dove mi è caduto il telefonino"

Cioè nel water. Tiratelo fuori ed estraete subito la batteria, per evitare un corto circuito letale per il cellulare. Poi, dopo aver asciugato il telefonino, mettetelo in un barattolo con del riso crudo. L'umidità si trasferirà naturalmente dal cellulare al riso, per la stessa ragione per cui pochi chicchi di riso tengono asciutto il sale.

"Wi-fi in ogni angolo"
Avete l'Adsl in salotto, ma il router Wi-fi non riesce a trasmettere il segnale a banda larga fino in camera da letto, negandovi la possibilità di chattare da sotto le coperte. Prima di andare a comprare qualche costoso ripetitore, provate con il sacchetto delle patatine. E' un foglio di alluminio e, senza bisogno di cavi, batterie o quant'altro è tutto quello che vi serve per costruire un riflettore di onde radio.

Montate, con qualche pezzo di legno, il foglio di alluminio, in modo che assomigli un po' alla parabola satellitare che Sky vi ha messo sul tetto (schemi e disegni su www.freeantennas.com). Mettetelo dietro il router. Rifletterà il segnale wi-fi verso la camera da letto, impedendo che si disperda in cerchio dove non vi serve (ad esempio, attraverso la parete, in casa del vicino).

"Senza fruscio, senza saltelli"

Il cd o il dvd che avete lasciato a coprirsi di polvere e ditate. Esistono, naturalmente, ottimi prodotti industriali per pulire cd e dvd. Però il whisky va altrettanto bene, dato che l'alcool è un ottimo solvente. Non occorre che sia un doppio malto, naturalmente: impregnatene una pezzetta e pulite il cd. Attenzione, per il vecchio vinile (i gloriosi lp) va benissimo l'acqua distillata.

Come per tutti i rimedi casarecci, non è detto che funzionino davvero. Ad esempio, se l'hard disk del vostro pc fra crash e diventa inservibile, potete provare a metterlo nel congelatore. Quando lo ritirate fuori e lo riportate a temperatura ambiente, è possibile che le parti che hanno perso l'allineamento si siano risistemate un po' e riusciate a recuperare qualcosa. E' possibile, appunto. Ma, provare, che vi costa?

(la repubblica 22 settembre 2009)

CARFAGNA QUERELA REPUBBLICA:"HA RIPORTATO FRASI INGIURIOSE"

Il ministro chiede 900mila euro di danni. Nella citazione il legale scrive
"Dopo la lettura degli articoli il ministro ha accusato perdite di peso ed emicrania"


La Carfagna querela Repubblica "Ha riportato frasi ingiuriose della Guzzanti"

Mara Carfagna

ROMA - Dopo Berlusconi la Carfagna. Anche il ministro delle Pari Opportunità ha deciso, a oltre un anno di distanza dai fatti, di citare in giudizio la Repubblica. Gli articoli oggetto dell'azione civile di risarcimento sono due, uno del 9 luglio del 2008, ovvero il resoconto del "No Cav Day", compreso il comizio di Sabina Guzzanti, e un altro del 6 agosto scorso, che riassume quanto riportato dai giornali stranieri sull'inchiesta di Bari.

"L'autore dell'articolo del 9 luglio 2008 - scrive l'avvocato Federica Mondani - ritiene di dover riportare testualmente le frasi "osteria delle ministre... se a letto sei un portento figuriamoci in Parlamento". "... Non può diventare ministro una che gli ha succhiato l'uccello", riferendosi evidentemente al presidente del Consiglio". Nel secondo articolo il legale della Carfagna contesta un'altra frase, che il giornalista riportava dal Nouvel Observateur: "Un ipotetico nastro... nel quale Mara Carfagna (amante quasi ufficiale) e Maria Stella Gelmini (le due sono definite bimbe) addirittura si interrogano reciprocamente per sapere come soddisfare al meglio il primo ministro, evocano le iniezioni che deve farsi prima di ogni rapporto".

Secondo l'avvocato si tratta di "parole talmente offensive della reputazione e della dignità di un personaggio politico con incarico istituzionale", che "non trovano precedenti nel nostro paese". Il legale insiste innumerevoli volte sullo stesso tasto: "Le espressioni "succhiato l'uccello", "amante quasi ufficiale", "come soddisfare il primo ministro" e "evocano le iniezioni che deve farsi prima di ogni rapporto" hanno travalicato il limite della continenza".

"Le locuzioni suggeriscono il riferimento all'attività, data per certa, di "concessione" del ministro", mentre la fonte sarebbe rappresentata "da un lato dai contenuti blasfemi di un aspirante comico (nella fattispecie Sig. ra Sabina Guzzanti) e dall'altra dall'articolo di un giornale estero che richiama una presunta, mai esistita, "registrazione"". Quindi il legale si lancia in una "umile riflessione a sfondo giuridico", ovvero "se l'argomento intercettazioni a sfondo sesso-volgare siano davvero di "interesse pubblico" o se piuttosto i quotidiani, anche per una crescente crisi del settore, rifondino speranze nel trarre beneficio quando i medesimi argomenti diventino di "interesse del pubblico"". Insomma, la stampa si occuperebbe di queste vicende solo per vendere più copie.

L'avvocato della Carfagna, nella lunga citazione, sottopone al tribunale anche il presunto "danno" arrecato al ministro. La "ricezione dell'insulto a livello popolare" avrebbe infatti implicato la possibilità "per l'On. Ministro di aver perduto connotati politici di stima e carisma oltreché la capacità di proselitismo". La Carfagna denuncia "una notevole flessione negativa" nei sondaggi e pretende nei suoi confronti quel "diritto all'oblio di cui ciascun soggetto pubblico gode". Poi, oltre al "danno morale", l'avvocato elenca il presunto danno biologico: "In seguito alla lettura degli articoli imputati il Ministro Carfagna registrava anche sofferenze fisiche che portavano la stessa a perdere peso e a soffrire di insonnia e forti emicranie".

C'è di più: "Il Ministro si è trovato nella condizione di dover evitare interviste al fine di non dare ulteriore eco alle false notizie". E, per questo, la Carfagna chiede in totale ai giornalisti e all'editore di Repubblica 900 mila euro. Nulla invece, a quanto risulta, chiede al Foglio di Giuliano Ferrara, che pubblicò insieme le stesse invettive di Sabina Guzzanti.

(la repubblica 25 settembre 2009)

ANNOZERO PRIMA PUNTATA 2009: BOCCA,FACCI, TRAVAGLIO (VIDEO)



L'Istat licenzia 317 dipendenti. Le rilevazioni sul lavoro le farà un istituto privato


Anche Annozero si è occupato di questo stasera, nella prima puntata del nuovo ciclo.La domanda che tutti ci poniamo è:come mai in un momento di crisi, si è deciso di spendere di più affidando una rilevazione importante come quella sul lavoro a un istituto privato? Cosa c'è dietro? E' quello che ci si chiede in questo articolo.


24 settembre 2009



317 dipendenti saranno presto licenziati all'Istat. Il tutto a favore di un istituto privato, per volere del governo.

Tutti conoscono l'Istituto nazionale di statistica. Ecco in breve di cosa si occupa, secondo quanto riportato dal sito stesso: “Compito istituzionale dell'Istat è produrre e diffondere informazioni affidabili, imparziali, trasparenti, accessibili e pertinenti, capaci di descrivere le condizioni sociali, economiche e ambientali del Paese e i cambiamenti che avvengono in esso, con il vincolo del più rigoroso rispetto della privacy”.

I sondaggi di questo istituto sono tra i più importanti in Italia, vere e proprie fonti di informazione, citati da tutti gli organi di stampa.

L'Istat, nato nel 1926, è un organo pubblico e, come tale, è naturalmente condizionato dalle scelte della politica. Vediamo in breve come, analizzandone la struttura.

Il presidente dell'Istat è nominato dal Presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio. Dura in carica 4 anni, la retribuzione lorda è di circa 92 mila euro annui. L'attuale presidente è Enrico Giovannini.

L'Istat ha un consiglio, con mansioni di indirizzo e controllo sull'attività dell'istituto. È composto da nove membri, cinque dei quali nominati dal presidente del Consiglio. I consiglieri durano in carica quattro anni.

Altri due organi sono il Comitato di indirizzo e coordinamento dell'informazione statistica, con funzioni direttive, ed il Collegio dei revisori dei conti: 3 membri, nominati dal presidente del Consiglio.

Infine, presso la presidenza del Consiglio, ha sede la Commissione per la garanzia dell'informazione statistica, volta, in particolare, a “vigilare sull’imparzialità e sulla completezza dell’informazione prodotta”.

Certo, un dubbio sull'imparzialità dell'istituto non può che sorgere. Ma si sa, uno più uno fa due, i numeri sono numeri.

Anche 317 è un numero. È il numero di lavoratori precari Istat (anzi, co.co.co.) che verranno licenziati a seguito di una decisione dell'istituto: affidare ad un istituto di sondaggi privato, l'Ipsos, il lavoro riguardante la rilevazione della disoccupazione in Italia. Il governo, quindi, ha deciso di affidare un lavoro pubblico, che riguarda l'intera popolazione, ad un istituto privato.

La FlcCgil, sindacato di categoria, ha proclamato per il 25 settembre una giornata di sciopero dei lavoratori dell'Istat.

Due problemi sorgono, secondo Mimmo Pantaleo (segretario generale del sindacato) a seguito di questa decisione: da una parte il licenziamento di 317 persone dopo sette anni di servizio. Dall'altra il rischio “per l'indipendenza e la credibilità dell'istituto” (fonte Repubblica).

Allora proponiamolo noi un sondaggio. Perché è stato deciso di affidare ad un istituto non pubblico (nonostante “il pubblico” sia a contatto con la politica) proprio l'area di lavoro che riguarda la rilevazione della disoccupazione in Italia? a)Razionalizzazione delle spese; b)Si ritiene che l'Ipsos sia più adatta a questo lavoro; c) Tentativo di metter mano a certi dati che, con l'autunno che si prospetta, potrebbero essere scomodi.

A presto i risultati.

Rosario Di Raimondo

fonte:http://informale.ilcannocchiale.it/2009/09/24/listat_licenzia_317_dipendenti.html

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