«Ho riportato la civiltà a Napoli», sentenzia. «Lo avrà notato di certo anche il presidente Napolitano, in questi giorni in vacanza sull´isola di Capri, ha visto che la città e le isole sono tornate al loro fasto», suggerisce. «842 arresti per i rifiuti, lo Stato c´è».
Quindi il presidente del Consiglio rispolvera le diapositive vecchie di 13 mesi dell´emergenza rifiuti - addirittura rimbrottando pubblicamente il sottosegretario Guido Bertolaso per averne portate «troppo poche» - e ancora una volta rivendica il superamento della crisi e «l´eredità che ci lasciò il governo Prodi, tutta quell´immondizia per le strade».
Silvio Berlusconi torna in città per la quindicesima volta, ma è la prima (se si esclude la toccata e fuga del primo maggio) dopo gli scandali che lo hanno colpito, dal Noemigate all´inchiesta di Bari, vicende che ne hanno pregiudicato l´immagine e l´umore, e a cui il presidente del Consiglio non intende far cenno. Nella conferenza stampa aperta ieri nel salottino della barocca “Fantasia” - la nave del gruppo Msc dell´armatore Gianluigi Aponte, dove il premier attraversa scale tempestate di swaroski e corridoi con cornici dorate - Berlusconi riparte dunque dalla Napoli che fu: devastata dall´immondizia, per rilanciare l´immagine della “capitale ripulita”. Un espediente che fa da preludio, come l´entourage del Pdl campano sa, ed in parte teme, alle manovre per la campagna elettorale per la Regione con un anno di anticipo. Un tema molto delicato, sui cui il coordinatore Mario Landolfi tiene a precisare: «Prematuro parlare di nomine», dopo l´incontro del premier con i tre presidenti di Provincia del centrodestra. Stamane, comunque, nella seconda tappa della trasferta napoletana, Berlusconi sarà ospite d´onore della lunga matinée al teatro San Carlo, invitato dal presidente dlel´Unione Industriali Gianni Lettieri per premiare gli eccellenti. E non è escluso che lì si consolidi il patto tra i due, che aveva già spinto Berlusconi a lanciare l´idea di Lettieri come futuro candidato a Santa Lucia. Ipotesi che fa venire l´orticaria alle figure di spicco del Pdl. E che ieri ha spinto l´associazione “Napoli punto a capo” addirittura a consegnare una lettera allo staff del Cavaliere, all´hotel Vesuvio, in cui si denuncia Lettieri come un «complice del sistema bassoliniano». Uno scenario su cui Berlusconi, pubblicamente, sorvola. Almeno fino alla cena per pochi organizzata in prefettura, con la partecipazione dell´armatore Aponte e dello stesso Lettieri.
Il premier torna però insistentemente sui rifiuti. Perfino dichiarando un dettaglio non vero quando parla del termovalorizzatore di Acerra. «Leggo che avremmo fatto una trattativa privata per assegnare la gestione dell´impianto alla lombarda A2a, invece c´è stata una gara d´appalto». Circostanza smentita invece da numerosi servizi e dichiarazioni. Il premier continua. Napoli - fa rilevare - «è tornata grazie al nostro lavoro a quel livello di civiltà che si merita». E ricorda, in attesa della realizzazione degli altri termovalorizzatori previsti in Campania, che 3,3 milioni di tonnellate di rifiuti sono ancora “ospitabili” nelle discariche finora allestite, contro i 2 milioni di tonnellate annualmente prodotte nella nostra regione. È anche un messaggio per gli altri territori in difficoltà: qui c´è posto per accogliere altri rifiuti.
Il premier segnala inoltre: «La situazione campana è molto migliore di quanto non stia accadendo non solo in Sicilia e Puglia ma anche al nord, nel Lazio e in Liguria dove le discariche sono in fase di esaurimento, mancano impianti di termovalorizzazione». Dichiarazione, quest´ultima, che verrà smentita poi sia dal presidente della Liguria («Si sbaglia, non dia notizie destituite di fondamento che spaventerebbero i turisti»), sia in maniera più soft dal presidente Marrazzo del Lazio. La conferenza finisce col dono di un tamburello, su cui c´è il volto di Berlusconi sullo sfondo del Tricolore, e la scritta “Presidente perseveri!“, autore l´artigiano Genny Di Virgilio. (Conchita Sannino, La Repubblica - Napoli, tratto da napolionline.org)
mercoledì 1 luglio 2009
Berlusconi, Napoli e la civiltà ai tempi dell’emergenza…
giovedì 4 giugno 2009
Rifiuti: Ecco l'inchiesta che spaventa Berlusconi
Questione di ore. Forse di giorni. Magari se ne riparla dopo il voto. E poi, quella che da settimane Berlusconi e il suo staff chiamano «l’incubo Napoli» tanto da far dire al premier «sono vicino a scoppiare ma non mollo», potrebbe materializzarsi. Nella forma, è l’ipotesi temuta a palazzo Chigi, di un provvedimento giudiziario che potrebbe coinvolgere Guido Bertolaso, il sottosegretario per l’emergenza rifiuti a Napoli a cui Berlusconi ha affidato le chiavi del paese e delle due scommesse cardine del mandato politico: rifiuti e terremoto. Il premier lo ha detto e ripetuto, «non ci sarà un altro 1994», un altro «golpe giudiziario». Il premier è teso, i suoi anche. Gli alleati sembrano in difficoltà. Bastava vedere, ieri mattina, l’imbarazzo con cui da La Russa a Fini, da Letta a Schifani, hanno glissato sul ritardo del premier alla parata ai Fori e sui frequenti pisolini in diretta tv.
L’incubo Napoli, quindi. Più che altro un intrigo che vede sul tavolo quattro inchieste sui rifiuti.
1) Il governatore Bassolino e i vertici Fibe e Impregilo sono a processo per frode, truffa, falso e abuso nella gestione dello smaltimento di rifiuti.
2) A gennaio sono state rinviate a giudizio 25 persone con l’accusa di non aver mai lavorato le ecoballe e averle smaltite illecitamente. È il processo “Rompiballe” dove è a giudizio anche il braccio destro di Bertolaso Marta di Gennaro.
3) Nello stesso procedimento sono indagati, per le stesse ipotesi di reato, anche Bertolaso e il prefetto di Napoli Alessandro Pansa. La loro posizione però è stata stralciata e avocata il 24 luglio 2008 dal procuratore Lepore. «Perché servono altri approfondimenti» disse il n°1 della procura a cui, tra l’altro, la legge speciale sui rifiuti per la Campania affida la competenza esclusiva di tutte le inchieste. Diversa la versione data dall’aggiunto De Chiara: «Lepore mi ha detto che la sua scelta è stata compiuta per non intralciare l’attività del governo sull’emergenza spazzatura». Un contenzioso che ha coinvolto 64 sostituti della procura (su 86) contro il procuratore e che stamani sarà discusso dalla Prima Commissione del Csm. Dello stralcio deciso da Lepore non si sa più nulla. Se non che Bertolaso è stato interrogato in aprile, ha ammesso «di sapere che gli impianti non realizzavano ecoballe» ma che «le attività tecniche erano tutte gestite dalla vice De Gennaro». I sostituti chiedono al Csm di verificare, temono pressioni politiche sulla procura, denunciano che il 26 marzo, all’inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra, Berlusconi «ha elogiato i vertici di Impregilo perché hanno resistito agli attacchi della procura». Il procuratore era lì. E c’è rimasto.
4) Infine la quarta inchiesta, quella per cui Bertolaso nei giorni scorsi ha accusato la procura di aver interrogato i due generali a capo della missione rifiuti trattandoli «come delinquenti». I sostituti Noviello e Sirleo, e non il procuratore, indagano sul fatto che oltre agli impianti Cdr sono stati commissariati anche i siti di stoccaggio. Questo non era previsto nel decreto rifiuti. E a capo dei generali c’è il sottosegretario Bertolaso.
giovedì 5 febbraio 2009
Agguato Tommasino: Il consigleire comunale PD era indagato per corruzione
Omicidio Tommasino, i killer sono arrivati prima del pm
Il consigliere comunale del Pd ucciso era indagato per corruzione. Interrogato il sindaco Vozza
NAPOLI — Gino Tommasino, il consigliere comunale del Pd assassinato martedì sera a Castellammare, era indagato dal pm di Potenza Henry John Woodcock per presunti illeciti relativi alla costruzione di un termovalorizzatore nella zona vesuviana e per una presunta tangente versata da un imprenditore interessato a svolgere lavori nella discarica di Terzigno. Corruzione e associazione per delinquere finalizzata alla frode e alla truffa le accuse ipotizzate da Woodcock per Tommasino e altre 13 persone. Numerosi atti sono stati acquisiti dai carabinieri del Noe al Comune circa un mese fa, ma qualcosa di importante è avvenuto proprio martedì mattina, solo poche ore prima che il consigliere venisse ucciso: forse un'informativa depositata dalla polizia giudiziaria o una richiesta d'arresto avanzata dal pm; c'è il sospetto di una fuga di notizie.
Gli accertamenti rientrano in un filone dell'inchiesta «Total», che lo scorso gennaio aveva portato all'arresto dell'amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha. Woodcock, che presto si insedierà nel suo nuovo ufficio presso la Procura di Napoli, aveva forse intenzione di chiedere l'arresto degli indagati. Ieri ha portato le carte ai suoi colleghi Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa, che, con i procuratori aggiunti Rosario Cantelmo e Franco Roberti, il procuratore di Torre Annunziata Diego Marmo e il suo aggiunto Raffaele Marino, indagano sull'omicidio. Di certo Tommasino sarebbe stato interrogato dal pm nei prossimi giorni e, ipotizzano gli investigatori, qualcuno aveva paura di quello che avrebbe potuto dire. Questa è dunque l'ipotesi privilegiata dagli investigatori, che però ne prendono in considerazione anche altre tre: quella del probabile imminente fallimento delle Terme stabiane; quella di un contenzioso tra la Asl e Giovanni Tommasino, medico e fratello di Gino; quella di un forte indebitamento dell'ucciso. Ieri il sindaco di Castellammare, Salvatore Vozza, è stato invitato in Procura, dove è stato interrogato a lungo.
La vicenda di Castellammare presenta impressionanti somiglianze con l'inchiesta napoletana sul Global service: ci sono amministratori comunali del Pd sotto accusa; c'è un vicesindaco che si dimette all'improvviso in un momento cruciale dell'inchiesta; c'è un morto, solo che nell'inchiesta sul Global service era un suicida; c'è probabilmente anche una fuga di notizie, che gli investigatori evincono da alcune intercettazioni. Su un punto i pm non hanno dubbi: l'agguato è stato portato a termine da professionisti abilissimi, che hanno sparato tredici colpi di pistola da uno scooter in movimento e li hanno fatti andare tutti a bersaglio.
Il figlio tredicenne di Gino Tommasino, Raffaele, è rimasto illeso, come i passanti che a quell'ora affollavano il centro della città. Chi ha voluto l'omicidio, ritengono gli investigatori, ha inteso dare un segnale fortissimo, inequivocabile: parlare può costare la vita. Il sospetto però è che, se ad eseguire l'agguato sono stati killer professionisti sicuramente messi a disposizione dalla camorra, i mandanti sono da cercare in altri ambienti. Indagando sui presunti illeciti nell'estrazione del petrolio in Basilicata, Woodcock si era imbattuto in reati connessi con i rifiuti, sia in Campania sia in Sicilia. In particolare aveva scoperto che un faccendiere aveva contattato alcuni politici di Castellammare per coinvolgerli nella costruzione di un termovalorizzatore in zona: l'acquisizione degli atti al Comune riguardava questa vicenda. Gino Tommasino, però, avrebbe avuto in particolare un altro ruolo: quello di ricevere da un imprenditore interessato ad eseguire lavori nella discarica di Terzigno una somma di denaro da girare ad un politico più importante di lui, forse un assessore. Il consigliere comunale aveva anche collaborato per un po' col generale Franco Giannini, braccio operativo di Guido Bertolaso per l'emergenza rifiuti. Interrogato dal pm, avrebbe forse potuto tirare in ballo personaggi importanti e raccontare circostanze compromettenti. Lo scooter utilizzato dai killer per mettere a segno l'agguato di viale Europa è stato ritrovato ieri dalla polizia assieme a uno dei caschi. Accuratissimi gli accertamenti che la dirigente della Scientifica, Fabiola Mancone, ha disposto: si spera che dal sudore o da cellule epiteliali rimaste nel casco si possa ricavare il dna di chi ha preso parte all'esecuzione.
Al sindaco Vozza, ieri, i pm hanno chiesto in particolare due cose: a quali motivi è dovuta la crisi che si è aperta la scorsa settimana al Comune di Castellammare e che ha indotto il vicesindaco a dimettersi e che reazioni ci sono state in Comune quando i carabinieri si sono presentati per chiedere i documenti indicati da Woodcock. Più labili, al momento, le altre tre piste che gli investigatori seguono: Gino Tommasino era cognato dell'avvocato Viggiani, presidente delle Terme stabiane in via di fallimento; suo fratello Giovanni, medico ed ex consigliere comunale, ha un contenzioso di 500.000 euro con l'Asl; lui era fortemente indebitato a causa della sua attività commerciale e aveva contratto un mutuo di 150.000 euro.
Corriere del Mezzogiorno Titti Beneduce05 febbraio 2009