SALVATORE MARGIOTTA PD
L'inchiesta dei pm di Potenza sugli appalti per l'estrazione del petrolio in Basilicata.Secondo l'accusa, l'onorevole avrebbe favorito una cordata di imprenditori
Tangenti, arrestato ad di Total Italia Chiesti i domiciliari per deputato Pd
Per il parlamentare Margiotta la misura deve essere autorizzata dalla Camera
Per la procura un patto corruttivo da 15 milioni
Nell'inchiesta della procura di Potenza si ipotizza un patto corruttivo da 15 milioni di euro tra i dirigenti della Total, società titolare di concessione petrolifera in Basilicata, e gli imprenditori interessati agli appalti per le estrazioni.
ROMA - L'amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha, è stato arrestato oggi nell'ambito di un'inchiesta della procura di Potenza per tangenti sugli appalti per l'estrazione del petrolio in Basilicata. Nella questione è coinvolto anche il deputato del Pd Salvatore Margiotta, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. Una misura che, però, potrà essere eseguita solo se la Camera dei deputati darà l'autorizzazione, che è stata richiesta stamattina dai magistrati. Il pm Henry John Woodcock ha chiesto le misure cautelari, disposte dal gip di Potenza Rocco Pavese. Si parla di un patto da 15 milioni di euro tra i dirigenti della Total, società titolare della concessione petrolifera in Basilicata, e gli imprenditori interessati agli appalti per le estrazioni. E di duecentomila euro sarebbe la somma promessa all'onorevole Margiotta da Francesco Ferrara, uno degli imprenditori coinvolti nell'inchiesta. Secondo l'accusa, Margiotta avrebbe fatto valere il suo potere e la sua influenza per favorire negli appalti la cordata capeggiata da Ferrara e fare pressioni sui dirigenti della Total. La custodia in carcere riguarda, oltre all'ad di Total Levha, anche Jean Paul Juguet, responsabile Total del progetto "Tempa Rossa" (così si chiama uno tra i più grandi giacimenti petroliferi della Basilicata), attualmente all'estero; Roberto Pasi, responsabile dell'ufficio di rappresentanza lucano della Total e un suo collaboratore, Roberto Francini. Detenzione in carcere anche per Ferrara e per il sindaco di Gorgoglione (Matera), Ignazio Tornetta. Arresti domiciliari, oltre che per Margiotta, anche per altre tre persone. Obbligo di dimora per altri cinque indagati. I reati contestati, diversi da persona a persona, sono: associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d'asta, corruzione e concussione. Il giudice ha inoltre disposto varie perquisizioni e il sequestro di numerose società.
Nell'inchiesta della procura di Potenza si ipotizza un patto corruttivo da 15 milioni di euro tra i dirigenti della Total, società titolare di concessione petrolifera in Basilicata, e gli imprenditori interessati agli appalti per le estrazioni.
ROMA - L'amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha, è stato arrestato oggi nell'ambito di un'inchiesta della procura di Potenza per tangenti sugli appalti per l'estrazione del petrolio in Basilicata. Nella questione è coinvolto anche il deputato del Pd Salvatore Margiotta, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. Una misura che, però, potrà essere eseguita solo se la Camera dei deputati darà l'autorizzazione, che è stata richiesta stamattina dai magistrati. Il pm Henry John Woodcock ha chiesto le misure cautelari, disposte dal gip di Potenza Rocco Pavese. Si parla di un patto da 15 milioni di euro tra i dirigenti della Total, società titolare della concessione petrolifera in Basilicata, e gli imprenditori interessati agli appalti per le estrazioni. E di duecentomila euro sarebbe la somma promessa all'onorevole Margiotta da Francesco Ferrara, uno degli imprenditori coinvolti nell'inchiesta. Secondo l'accusa, Margiotta avrebbe fatto valere il suo potere e la sua influenza per favorire negli appalti la cordata capeggiata da Ferrara e fare pressioni sui dirigenti della Total. La custodia in carcere riguarda, oltre all'ad di Total Levha, anche Jean Paul Juguet, responsabile Total del progetto "Tempa Rossa" (così si chiama uno tra i più grandi giacimenti petroliferi della Basilicata), attualmente all'estero; Roberto Pasi, responsabile dell'ufficio di rappresentanza lucano della Total e un suo collaboratore, Roberto Francini. Detenzione in carcere anche per Ferrara e per il sindaco di Gorgoglione (Matera), Ignazio Tornetta. Arresti domiciliari, oltre che per Margiotta, anche per altre tre persone. Obbligo di dimora per altri cinque indagati. I reati contestati, diversi da persona a persona, sono: associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d'asta, corruzione e concussione. Il giudice ha inoltre disposto varie perquisizioni e il sequestro di numerose società.
(16 dicembre 2008)Nel mirino degli inquirenti l’appalto per i cimiteri e la gara per l’area di risulta vinta da Toto
Arrestato il sindaco D’Alfonso,l’accusa: tangentiDomiciliari anche per l’imprenditore De Cesaris e l’ex braccio destro Guido Dezio
PESCARA. Arrestato. Dopo due giorni cupi, con voci e allarmi che hanno scosso Palazzo di città, il sindaco Luciano D’Alfonso è da ieri sera agli arresti domiciliari con accuse gravissime a carico: corruzione, concussione, abuso, falso ideologico, truffa aggravata. Le stesse ipotesi di reato che hanno fatto scattare il secondo arresto per il più fidato dei suoi collaboratori, Guido Dezio.Con loro è stato arrestato, per corruzione aggravata, anche l’imprenditore Massimo De Cesaris, titolare della società Fidia.Il capo della squadra Mobile Nicola Zupo e il dirigente della Polizia Pasquale Sorgonà hanno notificato al sindaco il provvedimento firmato dal gip Luca De Ninis alle 22.30 di ieri, quando D’Alfonso era appena rientrato nella sua abitazione di Salita Zanni. Pochi minuti prima, lasciando il Comune, ai suoi assessori e ad alcuni dei consiglieri fidati aveva detto senza dare altre spiegazioni dopo la riunione di giunta: «Io sono una persona onesta. Adesso mi fermerò per un anno per difendermi». Luciano D’Alfonso si era congedato da loro alle 22.15. Al suo arrivo a casa ha trovato ad attenderlo la polizia. «Questo non è un paese civile» avrebbe commentato il primo cittadino aprendo la porta alla polizia. Per lui, così come per le altre due persone arrestate con lui, è stata decisa la detenzione domiciliare. Dopo la diffusione della notizia, fino a tarda notte, giornalisti e fotografi hanno aspettato di fronte alla questura dove, dopo gli arresti, il pm Varone ha tenuto una riunione con i dirigenti della polizia e i loro collaboratori. Da una delle stanze si sono sollevati applausi: al capo della mobile è stata regalata una maglietta con la scritta Zuperman. Al centro dell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Gennaro Varone, un’indagine che ha minato l’amministrazione D’Alfonso e che ieri sera si è conclusa con la più clamorosa delle decisioni, ci sono due appalti: quello da 18 milioni di euro per l’ampliamento e la gestione dei due cimiteri di Pescara, a Colle Madonna e a San Silvestro, assegnato alla Fidia di De Cesaris, e il mega-appalto da 60 milioni di euro per la riqualificazione dell’area di risulta, assegnato alla Toto Costruzioni prima di essere revocato a seguito di una serie infinita di polemiche. Secondo gli inquirenti, in particolare, D’Alfonso avrebbe ricevuto da Toto viaggi gratis in aereo, denaro, l’assegnazione di una autovettura con autista-factotum, oltre a una serie di finanziamenti per i quali la contropartita sarebbe stata l’assegnazione del gigantesco appalto per la sistemazione dell’area di risulta nell’ambito di un rapporto privatistico. La truffa si sarebbe invece concretizzata, questo è l’ipotesi della procura, nella distrazione di fondi pubblici utilizzati per coprire spese elettorali. Ma se questo è il fulcro dell’inchiesta choc che decapita la giunta di Pescara nel modo più cruento, proprio nella sera del crollo elettorale del centrosinistra, altri sarebbero gli episodi contestati al sindaco. Gli inquirenti parlano di una serie di episodi corruttivi anche relativi a piccole somme accertati a partire dal 2005. Prova di questi episodi sarebbe stata trovata anche nell’elenco cifrato contenente nomi e somme sequestrato nell’ufficio di Guido Dezio in Comune, una lista in cui erano contenuti nomi di imprenditori e presunte dazioni. Tutte le voci dell’elenco sarebbero state verificate e per tutte, secondo gli inquirenti, sarebbe stato accertato che si trattava di tangenti. Da queste accuse D’Alfonso adesso dovrà difendersi, di questo ha parlato ieri sera lungamente con il suo avvocato Giuliano Milia, che attorno a mezzanotte e mezza ha lasciato l’abitazione del sindaco che, la scorsa settimana si era difeso di fronte al sostituto procuratore Varone, dicendo di non sapere nulla delle presunte dazioni di denaro. D’Alfonso era stato rieletto sindaco nella primavera scorsa e quattro mesi dopo si era trovato, come segretario regionale del Pd, a fronteggiare gli arresti del presidente della Regione Ottaviano Del Turco e di due assessori.
(L'Espresso 16 dicembre 2008)
Arrestato il sindaco D’Alfonso,l’accusa: tangentiDomiciliari anche per l’imprenditore De Cesaris e l’ex braccio destro Guido Dezio
PESCARA. Arrestato. Dopo due giorni cupi, con voci e allarmi che hanno scosso Palazzo di città, il sindaco Luciano D’Alfonso è da ieri sera agli arresti domiciliari con accuse gravissime a carico: corruzione, concussione, abuso, falso ideologico, truffa aggravata. Le stesse ipotesi di reato che hanno fatto scattare il secondo arresto per il più fidato dei suoi collaboratori, Guido Dezio.Con loro è stato arrestato, per corruzione aggravata, anche l’imprenditore Massimo De Cesaris, titolare della società Fidia.Il capo della squadra Mobile Nicola Zupo e il dirigente della Polizia Pasquale Sorgonà hanno notificato al sindaco il provvedimento firmato dal gip Luca De Ninis alle 22.30 di ieri, quando D’Alfonso era appena rientrato nella sua abitazione di Salita Zanni. Pochi minuti prima, lasciando il Comune, ai suoi assessori e ad alcuni dei consiglieri fidati aveva detto senza dare altre spiegazioni dopo la riunione di giunta: «Io sono una persona onesta. Adesso mi fermerò per un anno per difendermi». Luciano D’Alfonso si era congedato da loro alle 22.15. Al suo arrivo a casa ha trovato ad attenderlo la polizia. «Questo non è un paese civile» avrebbe commentato il primo cittadino aprendo la porta alla polizia. Per lui, così come per le altre due persone arrestate con lui, è stata decisa la detenzione domiciliare. Dopo la diffusione della notizia, fino a tarda notte, giornalisti e fotografi hanno aspettato di fronte alla questura dove, dopo gli arresti, il pm Varone ha tenuto una riunione con i dirigenti della polizia e i loro collaboratori. Da una delle stanze si sono sollevati applausi: al capo della mobile è stata regalata una maglietta con la scritta Zuperman. Al centro dell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Gennaro Varone, un’indagine che ha minato l’amministrazione D’Alfonso e che ieri sera si è conclusa con la più clamorosa delle decisioni, ci sono due appalti: quello da 18 milioni di euro per l’ampliamento e la gestione dei due cimiteri di Pescara, a Colle Madonna e a San Silvestro, assegnato alla Fidia di De Cesaris, e il mega-appalto da 60 milioni di euro per la riqualificazione dell’area di risulta, assegnato alla Toto Costruzioni prima di essere revocato a seguito di una serie infinita di polemiche. Secondo gli inquirenti, in particolare, D’Alfonso avrebbe ricevuto da Toto viaggi gratis in aereo, denaro, l’assegnazione di una autovettura con autista-factotum, oltre a una serie di finanziamenti per i quali la contropartita sarebbe stata l’assegnazione del gigantesco appalto per la sistemazione dell’area di risulta nell’ambito di un rapporto privatistico. La truffa si sarebbe invece concretizzata, questo è l’ipotesi della procura, nella distrazione di fondi pubblici utilizzati per coprire spese elettorali. Ma se questo è il fulcro dell’inchiesta choc che decapita la giunta di Pescara nel modo più cruento, proprio nella sera del crollo elettorale del centrosinistra, altri sarebbero gli episodi contestati al sindaco. Gli inquirenti parlano di una serie di episodi corruttivi anche relativi a piccole somme accertati a partire dal 2005. Prova di questi episodi sarebbe stata trovata anche nell’elenco cifrato contenente nomi e somme sequestrato nell’ufficio di Guido Dezio in Comune, una lista in cui erano contenuti nomi di imprenditori e presunte dazioni. Tutte le voci dell’elenco sarebbero state verificate e per tutte, secondo gli inquirenti, sarebbe stato accertato che si trattava di tangenti. Da queste accuse D’Alfonso adesso dovrà difendersi, di questo ha parlato ieri sera lungamente con il suo avvocato Giuliano Milia, che attorno a mezzanotte e mezza ha lasciato l’abitazione del sindaco che, la scorsa settimana si era difeso di fronte al sostituto procuratore Varone, dicendo di non sapere nulla delle presunte dazioni di denaro. D’Alfonso era stato rieletto sindaco nella primavera scorsa e quattro mesi dopo si era trovato, come segretario regionale del Pd, a fronteggiare gli arresti del presidente della Regione Ottaviano Del Turco e di due assessori.
(L'Espresso 16 dicembre 2008)
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