È il 27 maggio 2010, sono passate le 23. Nella stanza del fotosegnalamento della Questura di Milano c’è Ruby, 17 anni, marocchina, fermata perché è stata denunciata da una sua amica per il furto di 3.000 euro. Lei si difende, assicura che quei soldi sono suoi. Dice di essere a Milano perché in lite con la famiglia che vive a Messina
Nel frattempo, in un altro ufficio squilla il telefono del capo di gabinetto Pietro Ostuni.
E’ il caposcorta di Berlusconi: “So che da voi c’è una ragazza che è stata fermata. È una persona che conosciamo e dunque volevamo sapere che cosa sta succedendo. Anche il presidente la conosce, anzi aspetta che adesso te lo passo”.
Ostuni è impietrito. Dall’altra parte del filo prende la parola un altro uomo. E’ lui, il premier.
Berlusconi: “Dottore, volevo confermare che conosciamo questa ragazza, ma soprattutto spiegarle che ci è stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak e dunque sarebbe opportuno evitare che sia trasferita in una struttura di accoglienza. Credo sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia e per questo volevo informarla che entro breve arriverà da voi il consigliere regionale Nicole Minetti che se ne occuperà volentieri”.
Ostuni avvisa i poliziotti dell’imminente arrivo della Minetti. Spiega che la questione interessa Palazzo Chigi.
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