giovedì 6 novembre 2008
Le suore ingiuriano il ristoratore, "Cornuto, ti facciamo sparare dalla camorra": cinque indagati
Le suore:"Cornuto, ti facciamo sparare dalla camorra", ma il pm accusa anche il ristoratore, suo padre e il sacerdote.
Cinque indagati: il prete, don Carmine Troccoli, noto sacerdote cilentano e rettore del santuario di Novi Velia, le due suore, Ermelinda Ucciero e Antonietta Fabozzi, il ristoratore di Rutino, Aniello Esposito e il padre Michele. Da ieri sono stati iscritti nel registro degli indagati della procura di Vallo della Lucania. Massimo riserbo istruttorio e rigore investigativo nell’indagine condotta dal procuratore Alfredo Greco. Le accuse vanno da lesioni, minacce e ingiurie, fino a danneggiamento. Nell’inchiesta c’è il risvolto inquietante delle minacce delle suore rivolte al ristoratore e trascritte, con certosina precisione, da un maresciallo dei carabinieri presente alla tensione di Rutino. «Cornuto. Siamo di Castelvolturno e ti facciamo sparare dalla camorra. Chi t’è muorto...» una minaccia che non si perde nel vuoto
ANTONIO MANZO Cinque indagati: il prete, don Carmine Troccoli, noto sacerdote cilentano e rettore del santuario di Novi Velia, le due suore, Ermelinda Ucciero e Antonietta Fabozzi, il ristoratore di Rutino, Aniello Esposito e il padre Michele. Da ieri sono stati iscritti nel registro degli indagati della procura della Repubblica di Vallo della Lucania. Massimo riserbo istruttorio e rigore investigativo, le parole d’ordine degli inquirenti rivolte ieri mattina ai carabinieri della stazione di Rutino che hanno inviato al procuratore Alfredo Greco una prima relazione su quanto accaduto dinanzi a quel ristorante del paesino cilentano al centro di una vicenda degna di un racconto sulla provincia italiana. Le accuse vanno da lesioni, minacce e ingiurie, fino a danneggiamento. Un «paniere» inquisitorio nel quale ora sarà la celerità e l’avvedutezza degli inquirenti a definire i contorni di una vicenda nella quale sarebbero, almeno nelle prime battute, tutti parti lese. Da una parte il ristoratore, vittima della incursione all’interno del locale di Rutino del prete cilentano e delle sue suore, con la conseguente cacciata di sedie, tavolini ed altre suppellettili dal locale oltre che di una sediata arrivatagli sulla nuca; dall’altra le suore che rivendicano l’adeguamento del fitto dei locali di loro prorietà, roba da qualche centinaio di euro, non di più. Ma c’è il risvolto inquietante delle minacce delle suore rivolte al ristoratore e trascritte, con certosina precisione, da un maresciallo dei carabinieri presente alla tensione di Rutino sfociata in sediate e tavolini rovesciati in strada. «Cornuto. Siamo di Castelvolturno e ti facciamo sparare dalla camorra. Chi t’è muorto...» gridano suor Ermelinda Ucciero e suor Antonietta Fabozzi, originarie di Villa Literno. «Cornuto...», quell’invettiva che si perde nel vuoto ma arriva alle orecchie del maresciallo con la nitdezza di un messaggio già lanciato e che si è perso poco dopo come un’eco di pagine di Achille Campanile. Incredibilmente ascoltate dal maresciallo e poi registrate in un primo rapporto investigativo dove anche la punteggiatura segnala più una scenografia da ampliare che una indagine da lumeggiare. Il maresciallo dei carabinieri Antonio Tata è sottufficiale preciso e minuzioso. Ma il prete e le suore hanno anche querelato il ristoratore. «Approfittando dell'assenza delle suore, ha sfondato un muro ed ha occupato i locali dell'ex asilo impiantandovi una pizzeria. Naturale che siamo subito corsi per appurare i danni e abbiamo denunciato tutto ai carabinieri», racconta don Carmine Troccoli, rettore del santuario del Monte Gelbison. L'episodio risale a fine agosto, quando le "discepole di Santa Teresa del Bambino Gesù", che hanno una struttura religiosa a Rutino, hanno lasciato il piccolo Comune dell'alto Cilento per coadiuvare il rettore del santuario del Gelbison durante tutta l'estate. Il sacerdote: «Abbiamo tentato di convincere il ristoratore a svuotare il locale...». Ma sembra che Aniello Esposito non abbia fatto in tempo. Colpito da una sediata alla nuca, mentre era intenso a raccogliere le suppellettili del suo ristorante che volavano per strada, mandato all’ospeale ed inseguito da quel classico «cornuto» stavolta pronunciato da due suore con il condimento inusuale di una minaccia di morte «Siamo di Castelvolturno, ti facciamo sparare dalla camorra. Chi t’è muort,...» tutto con l’inflessione dialettale rigorosamente casertana. Sono nate a Villa Literno.
«I religiosi hanno provveduto a denunciare il fatto subito dopo l'accaduto - dice l’avvocato Giuseppe Di Vietri - Quel locale era stato occupato abusivamente. Quanto alla presunta aggressione, dico solo che le due suore raggiungono insieme i 160 anni. Per il resto, sarà la magistratura a chiarire come effettivamente si sono svolti i fatti». Giuseppe Di Vietri, avvocato di Vallo della Lucania, è uno dei più noti penalisti salernitani. Crede nel suo lavoro, è un garantista convinto. È uno degli avvocati impegnati anche nel processo a suor Soledad, la religiosa di un asilo di Vallo accusata di aver violentato trentasette bambini ed il cui processo è fissato per martedì 25 novembre prossimo
IL Mattino 6 novembre 2008
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