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venerdì 14 agosto 2009

Morto Les Paul, inventore della chitarra Gibson Les Paul

AVEVA 94 ANNI

Morto Les Paul,

innovatore della chitarra

Jazzista e «inventore» della «solid body»,

la chitarra elettrica a cassa piena che ha

aperto la strada al rock moderno: il suo

nome al modello più famoso della Gibson

Les Paul con il modello della Gibson che ha preso il suo nome (Ap)














LOS ANGELES
- Jazzista, virtuoso della chitarra e già per
questo meritatamente famoso. Ma il nome di Les Paul,
morto oggi a 94 anni, resterà sempre legato
soprattutto a una sua innovazione: la cjitarra elettrica
a cassa piena, la cosiddetta «solid body », che è andata
ben oltre l'ambito ristretto del jazz,per il quale Les Paul
l'aveva pensata. E' stata infatti la base la base di tutto
il rock moderno: realizzata dalla Gibson, la sua solid
body è stata il modello base di una generazione d
i chitarre e ancora porta il suo nome. Alcuni dei
più grandi chitarristi jazz e rock hanno suonato con la

Gibson Les Paul
:
da Carlos Santana a Jimmy Page
(Led Zeppelin), da Paul McCartney a Edge (U2),
da Slash (Gun 'n' Roses) a Bob Marley,
da Neil Young a Steve Jones (Sex Pistols).
Les Paul, il cui vero nome era
Lester William Polfus, ha al suo attivo 36 dischi d’oro,
la maggior parte in coppia con la moglie Mary Ford,e undici successi da hit parade.














L'INVENZIONE
- Les Paul disegnò la chitarra nel 1952
su richiesta della Gibson per contrastare il primo
modello di chitarra elettrica «solid body»
del concorrente Leo Fender, la Broadcaster, poi
ribattezzata Telecaster, messa in commercio due anni
prima. Per questo motivo la primogenitura
della «solid body» è sempre stata oggetto di disputa.
Ma Les Paul aveva cominciato molto prima a lavorarci:
nel 1940 aveva realizzato un
prototipo nei laboratori della Epiphone e l'aveva
soprannominato «The Log» (il tronco).
Ma i tentativi di far produrre quella chitarra
fallirono. Anche la Gibson, a metà degli anni
Quaranta, decise di non farne niente: il mercato
ancora non aveva bisogno di un'innovazione
del genere.
Una Gibson Les Paul Classic









IL DUELLO GIBSON-FENDER - Le chitarre elettriche

esistevano già,ma erano tutte con una cassa che somigliava

a quelle delle chitarre acustiche,

anche se più bassa e con dei «tagli» a effe invece della buca

centrale. Per i jazzisti erano ideali, ma quando cominciarono

a imporsi il rock 'n' roll e il primo R&B,

l'uso di volumi più alti pose nuovi problemi di suono e di

compatibiltà con glamplificatori. Le chitarre con cassa,

infatti, andavano facilmente in risonanzacon l'ampli,

causando un fastidioso effetto sonoro. Leo Fender,

lanciando la suaTelecaster, fece subito breccia tra i musicisti

delle band che dovevano affrontare le lunghe serate nei locali

da ballo, dando loro uno strumento robusto, semplice

e senza problemi di feedback anche a volume alto e in prossimità

dell'amplificatore. Per questo la Gibson tornò di corsa sui propri passi

chiedendo a Les Paul di preparare una versione definitiva del

suo progetto.

Ne uscì una chitarra che volutamente richiamava la forma

del violino,più compatta della Fender, più raffinata ed evolut

a tecnologicamente(due pick up, quattro potenziometri),

più versatile e adatta a essereutilizzata in diversi generi

musicali. Una scelta costruttiva cui poi Fender

rispose realizzando la Stratocaster. Da allora a

oggi Fender e Gibson sonorimasti i marchi storici tra i

produttori di chitarre elettriche insieme alla Epiphone.

E i loro modelli base, Telecaster e Les Paul, sono tutt'ora

prodotti con poche variazioni rispetto alle prime versioni.

Anzi, spesso, sono state realizzate delle riedizioni degli

originali degli anni Cinquanta.


corriere della sera 13 agosto 2009

giovedì 13 agosto 2009

Musei virtuali: visitateli con un clic

Visite virtuali: i "mouse-i" l'arte a casa con un clic

Il Guggenheim di Bilbao

Chi non ha tempo o non ha la possibilità economica di viaggiare non deve più rinunciare a visitare i musei più importanti. Ora bastano un pc e una connessione internet per ammirare le opere esposte nei maggiori musei del mondo e fare veri e propri tour comodamente seduti a casa propria.

Niente più code, magari sotto al sole cocente, per godere di capolavori di grandi artisti quali Botticelli, Turner, Leonardo da Vinci. Come per incanto, con un colpo di mouse, sarà possibile passeggiare nei giardini della reggia di Versailles senza sentire né caldo né freddo, evitando anche i giorni di pioggia. E si potranno ammirare i dettagli delle opere in tutta la loro bellezza, lontano dallo stress, dalla folla e dal brusio di fondo.

GUARDA LE IMMAGINI

L'esempio più eclatante è l'apertura, solo virtuale, dell'antico mausoleo Maya del re Pakal. La tomba era stata chiusa al pubblico nel 2003 perché proprio le visite turistiche avevano modificato le condizioni di umidità, mettendo a rischio i reperti. Da pochi giorni collegandosi al sito dell'Istituto National de Antropologia e Historia e, cliccando sull'immagine di Palenque, ci si può aggirare indisturbati tra le splendide rovine per arrivare, come novelli Indiana Jones, alla camera mortuaria di Pakal. Gli scettici potranno sempre recarsi in Messico ma per visitare solo una riproduzione dell'area archeologica.

La reggia di Versailles è aperta al pubblico ma è stato creato un sito per esplorarla a distanza. E' sufficiente collegarsi al sito ChateauVersailles.fr e pagare un "biglietto di ingresso" di cinque euro. Un'innovazione tecnologica recente: grazie a dieci webcam poste in cinque punti strategici della reggia è possibile visitare comodamente, da casa propria, la residenza ufficiale dei re di Francia e i giardini dove passeggiava Maria Antonietta, scattando fotografie e ascoltando le spiegazioni di una guida audio.

"Si tratta di una vera visita" assicura al quotidiano Le Parisien Didier Sansier di Another World, la società produttrice di immagini video in diretta che gestisce il programma. "L'internauta potrà fare panoramiche, zoomare sui punti che gli interessano, scattare foto, e ottenere anche un documento scritto con dettagli sulla propria visita".

In un tour virtuale in dieci tappe ci spostiamo dalla Francia a New York ma senza jet lag. Cliccando su una delle immagini offerte dal sito del si aprirà una finestra supplementare, il pop-up dell'opera, che il visitatore potrà posizionare nel monitor. C'è, inoltre, la sezione My Met che permette di condividere le immagini con altri utenti o pianificare la propria agenda virtuale con le mostre più interessanti.

Dalla Grande Mela a Roma, sempre rimanendo comodamente seduti a casa propria. Il sito della galleria Doria Pamphilj offre visite a 360° di alcune tra le sale più belle. Ci spostiamo a Firenze, dove è possibile visitare gli Uffizi, saltando la coda che si forma in ogni periodo dell'anno. Lo stesso vale per El Prado di Madrid, la Tate Gallery di Londra e l'Hermitage di San Pietroburgo. Nelle gallerie on line ci sono tutte, o quasi, le opere corredate di didascalie, e l'utente ha la possibilità di ingrandirne i dettagli.

Per chi è meno interessato alla pittura il Museo della scienza e della tecnica di Milano ha un'interasezione digitale in 3D dedicata alle macchine di Leonardo. Si può girare per le stanze e i chiostri, camminando o volando, azionare le invenzioni di Leonardo, vedere gli altri visitatori, seguire i loro movimenti e chiacchierare con loro. Un vero mondo virtuale stile Second Life, con annesso social network.

Il genio di Leonardo non ha confini e quindi sul sito del Louvre, insieme alle usuali visite in 3D, si possono ammirare molti capolavori, a cominciare dalla Monna Lisa che si offre al visitatore in tutta la sua bellezza, senza folle di turisti ad impedirne la visuale, senza lanciatrici di tazze e senza il vetro protettivo che offusca i colori.

Al Guggenheim di Bilbao, più che sulle sale espositive l'attenzione della visita virtuale si concentra sulla struttura e sulle installazioni esterne. L'edificio, infatti, è più interessante delle opere che contiene. Il tour si sofferma sui particolari del museo, ingrandendo le immagini più suggestive come le sculture esterne, da Puppy di Jeff Koons al ragno gigante Maman di Louise Bourgeois, con i responsabili del museo che spiegano in presa diretta cosa si sta guardando.

(la repubblica 13 agosto 2009)

LA LEGA LANCIA LE TRE "D": DIALETTO, DEVOLUZIONE, DISINFORMAZIONE

(Un manifesto della Lega Nord prima della "svolta")

DI PATURNIO

Chissà come saranno contenti i fautori delle tre "I" nel veder buttare via tutto il loro lavoro.Oggi le tre I non vanno più di moda e alla cultura dei giovani ci pensa la Lega Nord, con i suoi infaticabili ministri che, neppure a Ferragosto, trovano il tempo di riposarsi dalle enormità con cui inondano le agenzie di stampa.Oggi la Padania è uscita in veneto e italiano, che bella trovata. Domani sarà la volta della fiction sottotitolate e, se tutto va bene, anche Sanremo avrà la sua sezione dedicata alla musica regionale.Con particolare attenzione al nord, però.Non vorremo mica continuare a promuovere le canzoni dei terroni napoletani?

Siamo tornati indietro di secoli e, miracolo, in un solo anno. Davvero, nessun governo era mai riuscito a fare di più.
Chissà se anche gli operai che sono rimasti sulla gru per una settimana avevano votato Lega Nord...

Dove andare dopo il sisma? Terremotato chiede villa Certosa





Antonio Bernardini

Tra le domande per la sistemazione in alloggi provvisori presentate dai terremotati aquilani, ce n’è una un po’ “particolare”, che indica come destinazione villa Certosa o palazzo Grazioli, residenze del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

La richiesta - inviata alla Protezione Civile e al Comune dell’Aquila - è di Antonio Bernardini, la cui casa, nella “zona rossa” del centro storico dell’Aquila, è inagibile; nel tipo di sistemazione preferita, alla voce «alloggi in affitto», a penna è stato aggiunto «se possibile, a villa Certosa oppure a palazzo Grazioli».

«Non si tratta di una provocazione - ha detto Bernardini all’agenzia di stampa Ansa - ma di una richiesta legittima basata sulle dichiarazioni del presidente, che aveva pubblicamente promesso che avrebbe ospitato nelle sue case alcuni terremotati. In questo modo avrei anche l’occasione di essergli utile con consigli basati sulla mia esperienza di terremotato prima in auto, poi in tenda e infine in due alberghi, e di profondo conoscitore della città».

Bernardini è segretario generale ed economo del consorzio di Ricerche applicate alla Biotecnologia (Crab), ma fu licenziato illegittimamente sei anni fa ed è in attesa che sia dato seguito a due sentenze della magistratura che impongono il suo «reintegro immediato» nelle funzioni e il pagamento delle retribuzioni e dei contributi.
il secolo XIX 13 agosto 2009

Bari: Tarantini, la droga e le escort

Tarantini: la droga serviva «per migliorare e coltivare le relazioni sociali»

BARI - «Non ho mai fatto ricorso alla cocaina come mezzo di corruzione per i miei affari e il mio lavoro. L’ho utilizzata per migliorare e coltivare le relazioni sociali». A parlare il 28 luglio è Gianpaolo Tarantini che al magistrato antimafia Giuseppe Scelsi racconta di quella estate in Sardegna, delle feste a Bari, della vacanza a Montecarlo per il gran premio di Formula 1, del concerto di Madonna, della mega festa per i 30 anni di sua moglie e delle volte che ha fatto uso di coca.

Parla dell’amico di comitiva Max Verdoscia e di Alessandro Mannarini suo ex collaboratori tuttofare. Snocciola una serie di date, fa cenno ad una serie di luoghi, di circostanze in cui ha fatto uso di droghe. Di quella volta a Montecarlo, con i suoi amici «Non ricordo di aver portato della cocaina». Poi c’è quell’incontro intimo.
Tarantini: «Ho conosciuto quella donna... so che era una escort. Le ho dato 500 euro prima. Poi le ho dato 1000 euro... in quella circostanza ho consumato dello stupefacente».
Tarantini viene chiamato a rendere conto di intercettazioni telefoniche nelle quali si parla di cessioni di droga a belle donne del jetset romano e di pasticche fatte scivolare nel vino alla moglie di un notissimo stilista.
Tarantini: «Posso dire di non aver ceduto stupefacente alla signora Began. Non ho mai messo droga nel vino della signora Duringer: lei me lo ha domandato scherzosamente ed io le ho detto che non mi sarei mai permesso. Ricordo di averne ceduto all’amica Francesca Lana in più occasioni. Non ricordo di averla data alla signora Maria Teresa De Nicolò».

I racconti di Gianpi dell’estate 2008 partono da quando i «tre moschettieri», come pare amassero farsi chiamare un’estate fa, fanno rifornimento di coca per la Sardegna
Tarantini: «Nel giugno del 2008 ho preso in locazione una villa in Sardegna per 70mila euro. Una parte della somma è stata pagata da Massimo Verdoscia. Insieme abbiamo deciso di portare della cocaina. Ognuno l’ha procurata per proprio conto. Erano 50-70 grammi. Ricordo che a portarla è stato Mannarini. La mia la misi in cassaforte. Ognuno ne prese una parte e la utilizzò per proprio conto. Posso dire di aver litigato con Mannarini perchè dalla cassaforte mancava della cocaina».

Dalle indagini emerge che la comitiva Tarantini si portava dietro la droga in quasi tutte le occasioni importanti ma Gianpi nega di averla comprata in occasione della sua gita a Roma per assistere al concerto di Madonna.
Tarantini: «Non ricordo di averne presa per il concerto di Madonna al quale ho assistito insieme alla signora Benetton che nulla ha a che vedere con queste vicende e con il consumo di droga».

Gianpi non nasconde di essersi procurato la coca in diverse occasioni.
Tarantini: «Posso dire di aver comperato della cocaina da persone diverse e per uso personale. La prendevo spesso da Nico e Onofrio, altri nomi non li ricordo. In occasione della festa per i 30 anni di mia moglie ricordo di averne ceduta ad alcune amiche. In occasione di un’altra festa privata, nella primavera, posso dire di averla ceduta agli amici Gianni e Nicola».

Tarantini parla con gli investigatori del vizietto comune alla sua comitiva. Tar antini: «Verdoscia la consumava e la cedeva. Ricordo una circostanza in cui l’ha data agli amici Guido e Dario. Verdoscia e Mannarini erano soliti rifornirsi da Stefano di Torre a Mare».

gazzetta del mezzogiorno 13 agosto 2009

«Non fare il furbo, ho testimoni»:
le liti tra la Began e Tarantini

Le telefonate dell’attrice «favorita del premier» con l’imprenditore. Per gli investigatori si parla di droga

BARI —Droga, tanta droga. Liti furibonde. Ragazze pronte a vendersi. O a concedersi per uno «sballo». Le carte dell’accusa contro Massimo Verdoscia delineano l’estate del 2008 trascorsa in Sardegna con Giampaolo Tarantini, accusato di favoreggiamento della prostituzione per avere reclutato ragazze da portare alle feste di Silvio Berlusconi. Verdoscia, in carcere per detenzione e spaccio di droga, ha riferito che il dominus assoluto era proprio Tarantini, finito sotto inchiesta anche per corruzione. Avrebbe pagato politici e medici per ottenere appalti nel settore sanitario.

I suoi vizi e gli illeciti sono raccontati nell’informativa della Guardia di Finanza dove un ruolo dominante lo hanno le ragazze ingaggiate per allietare le feste, E non è solo sapore di mare. Ma di coca. Starlette, anche note, la chiedono con insistenza. Anche se Francesca Lana, secondo quanto riportato nell’informativa, si lamenterà a fine estate della «scarsa qualità». A sentire Tarantini e l’ex amico Alessandro Mannarini, anche Sabina Began — diventata famosa come l’«Ape regina» per essere una delle favorite del premier — deve «disintossicarsi ». In una telefonata intercettata il primo settembre 2008 alle 17.31 Mannarini racconta che di ritorno dalla Sardegna è stata male. Ma «tra 10 giorni le cose cambieranno. Basta disintossicarsi da questa vacanza». Tarantini: «Ma perché che è successo?». «Le ho detto: quella cosa non la volevi quella sera. Però sei stata tu la prima a chiederla come anche tutte le sere. Non puoi scagliare la pietra se non la volevi ti dovevi imporre», racconta Mannarini e per gli investigatori allude alla droga. Proprio per la droga si scatena una lite tra la Began e Tarantini. In una telefonata del 26 dicembre 2008 la Began si infuria: «Perché mandi alla gente regali da 250 euro?», forse piste di cocaina sospettano gli inquirenti. Lui: «Non volevo scavalcarti». Lei: «Mi metti in una situazione durissima. Non fare il furbo. Io ho sempre dovuto difenderti» dice la Began. Lui: «Io non ho portato niente». Lei: «No anche a Roma eri solo tu. Non c’era Alessandro (Mannarini, ndr) quindi non fare il furbetto. Io c’ho i testimoni ». Gli investigatori sospettano che si parli di coca e che l’appuntamento a Roma cui fa cenno possa essere il concerto di Madonna.

Francesca Lana è tra le più citate nell’informativa. In una telefonata invita l’interlocutore a guardarsi dalle truffe degli spacciatori: «È un grammo a pezzo? Non sarà 0,9?». L’altro rassicura: «Questi sono 13 pezzi. L’ho pesato sono 13 grammi». Ce n’era tanta di cocaina. E, secondo gli investigatori veniva tenuta in cassaforte. Tra le persone citate nell’informativa c’è Terry De Nicolò che al magistrato un mese fa ha confermato di avere preso soldi da Tarantini per partecipare a una cena a Palazzo Grazioli e di essersi fermata per il dopocena. «La ragazza offriva prestazioni sessuali su richiesta di Tarantini», scrivono adesso gli investigatori della Finanza.

Anche al Billionaire Giampy avrebbe portato prostitute. Lo racconta sua moglie Nicla a un’amica in una telefonata intercettata il 9 agosto 2008 parlando di Tommaso Buti, socio di Briatore al Billionaire. «Buti lo voleva uccidere» racconta Nicla. «E perché?» chiede l’amica. «Perché stava entrando in bagno con Nena e Paola». E alla fine vengono cacciati via tutti. Resta il quesito che pone Mannarini in una telefonata intercettata: «Ma tutto ’sto ambaradan chi lo finanziava? Chi lo voleva?».

Virginia Piccolillo
corriere della sera 13 agosto 2009

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