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sabato 19 settembre 2009

GIORNALI: TRAVAGLIO, IL FATTO: DAL 23 SETTEMBRE IN EDICOLA


Il Fatto quotidiano: Travaglio, Padellaro e Telese pronti per l'edicola con 30 mila abbonati

Ne avevamo scritto qualche tempo fa, ma ormai il cantiere de Il Fatto, il nuovo quotidiano che sarà in edicola dal 23 settembre, sembra essere sulla strada della chiusura e le rotative si stanno già scaldando. Il nuovo esperimento editoriale vedrà scendere in campo, tra gli altri, Marco Travaglio, Antonio Padellaro, Luca Telese, Bruno Tinti, Furio Colombo, Oliviero Beha, Antonio Tabucchi e Maurizio Chierici.

L’uscita del quotidiano è stata preceduta dalla nascita di un blog, L’Antefatto, dove la squadra ha iniziato il riscaldamento, approffittando anche per lanciare una inedita campagna abbonamento al buio: ai lettori e agli estimatori dei giornalisti coinvolti nell’operazione è stato chiesto di abbonarsi al Fatto prima ancora di averne avuta una sola copia in mano. Una scommessa che, forse per il calibro e la fama dei giornalisti, forse per la necessità di tanti cittadini/elettori/lettori di qualcosa di nuovo e incazzato, sembra essere stata vinta, con 11 mila abbonamenti già registrati e pagati al 24 luglio e la soglia dei 20 mila ormai già superata (obiettivo considerevole e invidiabile per una soglia di pareggio fissata a 10 mila copie).

Tutto questo avviene mentre secondo Affari Italiani la presenza di Marco Travaglio nella trasmissione Anno Zero sarebbe ormai un lontano ricordo a causa del veto di un certo Caimano….
polis blog 19 settembre 2009- marco paganini

lunedì 3 agosto 2009

“Papi”, libro Travaglio: Le tragicomiche avventure amorose di Silvio Berlusconi

Il premier si reca a Bazzano, uno dei Comuni sconvolti dal terremoto abruzzese e sta posando per la solita foto con la protezione civile. Non si accorge di una telecamera accesa e vedendo Lia Beltrami, quarantenne, assessore per le pari opportunità a Trento, esclama: “Posso palpare un po’ la signora?”. A metà giugno, partecipa ad un comizio per le amministrative a Todi e, vedendo due signore che si sbracciano per salutarlo, dice: “Però, complimenti, belle fighe circolano da queste parti!”.


di Fulvio Lo Cicero

Il collaudato trio Gomez-Lillo-Travaglio mette insieme le storie delle ragazze del premier, in un racconto a tratti comico, elencando tutte le bugie di un decotto Presidente del Consiglio e delle corti di salariati che lo circondano.

Strabiliante, umoristico, triste. Vengono in mente questi tre aggettivi dopo la lettura dell’istant book di Peter Gomez, Marco Lillo, Marco Travaglio (“Papi. Uno scandalo politico”, ed. Chiarelettere), tutto dedicato alle giovani fidanzate o ospiti per una notte del nostro premier.

Strabiliante, per i fatti raccontati, per le figuracce fatte da Berlusconi e dai suoi accoliti di fronte ad un’opinione pubblica disinformata, dai pazzeschi conflitti di interessi del Cavaliere, dallo sperpero di denaro pubblico allegramente dissipato per le voluttà del Sultano.

Umoristico, perché ci si rende conto del fatto che Totò è stato il più grande interprete e storiografo della società italiana.

Triste, perché siamo tutti costretti – anche noi che certamente non lo votiamo – a vivere un decadimento da tardo impero romano, unitamente al declassamento del nostro Paese a ricettacolo di macchiette da avanspettacolo.



Gli autori ricostruiscono con meticolosità tutte le storie di cui una parte minoritaria di italiani sono venuti a conoscenza, dopo la pubblica denuncia della moglie del Sultano, Veronica Lario e la partecipazione del premier al compleanno di una perfetta sconosciuta, Noemi Letizia. Messe tutte insieme, una dopo l’altra, il quadro è davvero sconfortante.

Si parte con una vicenda ancora poco conosciuta, quella della relazione di Berlusconi con una giovane e avvenente Virginia Saint-Just di Teulada, sposata con un agente dei servizi segreti che denuncerà il premier per mobbing. Il matrimonio di Virginia è in crisi ma arriva la galanteria del premier a risollevarla. Siamo nel 2003. Lei è annunciatrice in Rai e fra i due sboccia un rapporto che può definirsi d’amore (in quel periodo, il premier è ancora apparentemente coniugato con Veronica Lario e già felice nonnetto). Subito, Berlusconi allerta il fido Letta e fa preparare un contratto di consulenza per la giovane “esperta” in comunicazione: costo per la Presidenza del Consiglio, 36 mila euro oltre l’Iva, per soli 70 giorni di impiego (infatti, la consulenza dovrebbe svolgersi dal 20 ottobre al 31 dicembre 2003); sarebbe interessante conoscere l’opinione degli operai in cassa integrazione su un emolumento del genere. La giovane si rifiuterà di incassare la prebenda. Nel frattempo il marito, Federico Armati, viene declassato dal servizio segreto (presso cui è un agente operativo, con stipendio di 4.500 euro mensili) ad uno strapuntino negli uffici della Cassazione, con 1.700 euro mensili. Armati è furioso e minaccia di rivelare la relazione del premier con la moglie e tutto il resto. Così, poco prima delle elezioni del 2006, viene di nuovo riassegnato ai servizi segreti con annesso maggiore stipendio. La denuncia però farà il suo corso ma il tribunale dei ministri non riscontrerà alcun comportamento illegittimo da parte del Cavaliere, pur riconoscendo accertata la natura della sua relazione con Virginia.

Ma le donne del Cavaliere sono un nugolo e rispondono alla caratteristica centrale del persona



Infiniti capitoli riguardano attrici e attricette che Berlusconi raccomanda per ruoli nelle fiction ad Agostino Saccà, responsabile del settore e solerte esecutore di ordini. Il Cavaliere si guarda bene dal raccomandarle al figlio, Piersilvio, per le fiction Mediaset, no, le vuole infilare in Rai, con i soldi dei contribuenti. Molte di queste attricette sono sue amanti, come Evelina Manna, di cui i pm napoletani accertano la “amicizia intima” con l’allora capo dell’opposizione. Ma non è l’unica, i nomi delle fanciulle dell’harem sono tantissimi: Antonella Troise, Elena Russo, Camilla Ferranti, Eleonora Gaggioli, oltre alla Manna. Senza contare le escort, alla



Patrizia D’Addario, le ballerine di flamenco, le saffiche frequentatrici di Villa Certosa in Sardegna, le carovane di “belle fighe” che allietano le serate del Presidente del Consiglio a Palazzo Grazioli, a Roma (secondo i pm di Bari, molte di queste trascorrono la notte nel lettone del premier). Poi si raccontano vicende come quella di Giancarlo Innocenzi, membro dell'Authority per la Concorrenza e il Mercato, il quale – si fa veramente fatica a credere a cotanto eccesso – si adopera con ogni mezzo di persuasione per far stipulare un contratto da 30 milioni l’anno fra Mediaset e Guido De Angelis, titolare di una casa di produzione televisiva, quando proprio lui, con stipendio pubblico da 400 mila euro annui, dovrebbe essere assolutamente estraneo a qualsiasi gruppo o casa di produzione, dovendo controllare e, appunto, garantire la trasparenza del mercato concorrenziale (per questa vicenda Innocenzi sarà ampiamente perdonato dalla Commmissione disciplinare dell’Autorità, nonostante abbia fatto strame del codice deontologico che un commissario dell’AgCom deve obbligatoriamente rispettare). Scrivono gli autori: “Quali garanzie può fornire un’Autorità che lascia al suo posto e non sanziona un commissario che considera il maggiore azionista di Mediaset il suo ‘grande capo’ e prende costantemente ordini da lui?”. Sembra di vivere dentro una barzelletta.

Per non parlare del più recente Noemi-gate, la minorenne frequentata da Berlusconi, sulla cui vicenda si addensano decine e decine di bugie, mai smentite, anche quando si dimostrano con chiarezza tali. Su questo punto gli autori esprimono la loro opinione, inquietante:Una sola parola la lingua italiana conosce per descrivere questa situazione: ricatto (non importa se effettivo, o soltanto potenziale)”. Berlusconi sarebbe stato costretto a partecipare alla festa sotto il ricatto della famiglia Letizia, in grado di propalare la notizia del suo misterioso rapporto con una minorenne.

Il disegno proposto da Gomez-Lillo-Travaglio è desolante. Un’Italia marchettara, che ama le attricette, che considera normale lo sperpero di denaro pubblico (il costo dei voli di Stato è passato da 35 milioni l’anno nel 2007 con il governo Prodi ad una cifra superiore ai 50, secondo un calcolo presuntivo; fra 2001 e 2006, cioè durante il Berlusconi II, il costo annuo passò da 23 milioni a 65,5), la parzialità di autorità di garanzia, di magistrati, funzionari, in una società che, oramai, della morale pubblica conserva a stento un vago ricordo.
Uno scandalo tutto politico, che con la privacy non c’entra assolutamente nulla, a meno che non si voglia ritornare ai fasti erotici del duce, documentati con maestria da Giancarlo Fusco, o a quelli degli zar o, appunto, dei sultanati arabi.

fonte www.dazebao.org

P.GOMEZ-M.LILLO-M.TRAVAGLIO, “Papi. Uno scandalo politico”, Chiarelettere, Milano, 2009, Euro 15,00

domenica 19 luglio 2009

"PAPI, UN CASO POLITICO", ANTEPRIMA: IL TEMPERINO PORNO DI SILVIO

(Non avendo trovato una foto del temperino in oggetto, propongo questa radio, detta "radiotette", come suggerimento per l'arredamento delle stanze per gli ospiti)


ANTEPRIMA “PAPI” DI TRAVAGLIO & C.: UNA 'CUBISTA' SVELA UN FESTINO A VILLA CERTOSA - “LA BEGAN MI DISSE CHE LUI SI ERA LAMENTATO PERCHÉ ERO STATA “SCORTESE”. PENSO SI RIFERISSE AL FATTO CHE, APPENA HA TENTATO DI ALLUNGARE LE MANI, COME AVEVA FATTO CON LE ALTRE, IO L’HO RESPINTO BRUSCAMENTE MANCÒ POCO CHE GLI SPEZZASSI IL POLSO” - IL DISPREZZO PER L’ALLEATO GIANFRANCO FINI, “UN FASCISTONE INCAPACE DI MEDIARE...”

Una delle ragazze presenti ai party di Papi ce li ha raccontati, visti
dall'interno. La chiameremo Sandra, perché ci ha chiesto l'anonimato.
Sandra lo ricorda bene il Capodanno del 2008 a Villa Certosa.

L'anno vecchio se ne andava via senza lasciare in lei grandi ricordi.
Liscio e incolore come una tavola di plexiglass, senza picchi né
increspature. A ventiquattro anni, questa bella ragazza campana
ansiosa di sfondare nel mondo dello spettacolo restava ancora a
metà del guado. La solita palude di concorsi di bellezza e piccoli lavoretti
come hostess.
E l'anno nuovo non prometteva granché: altri
mesi di umilianti anticamere sull'uscio dello show business. Sandra
rimaneva e sarebbe rimasta una delle tante «ragazze immagine» che
accendono di luce effimera le notti dei potenti italiani. Forse per
sempre. In televisione aveva strappato qualche comparsata, ma non
era certo con i compensi simbolici di una piccola emittente locale
che poteva mantenersi.
Nel suo bilancio la voce più sostanziosa restava
quella delle serate. La chiamavano per ballare nei templi del
divertimento, dal «Billionaire» di Briatore, in Costa Smeralda, al
«Pascià» di Rimini: 1500 euro a serata per essere «carina» con i ragazzi
che le offrivano da bere o la invitavano a ballare. Niente di
più e niente di meno. Tutto previsto nella sua paga. Qualche extra
arrivava dalle feste private, dove magari capitava di conoscere qualche
tipo utile o interessante, che poi in fondo è la stessa cosa per
quelle come lei.
Così, quando le propongono di trascorrere il Capodanno del
2008 in Sardegna, Sandra accetta subito entusiasta, annullando un
precedente impegno. L'offerta è allettante: «Una serata al Billionaire,
una festa privata per 1500 euro, viaggio aereo incluso. Non ti
capiterà più un'occasione simile». Parole sante. Vorrebbe saperne di
più, ma in questi casi è meglio non fare troppe domande. E poi
non c'è molto tempo per fare la schizzinosa. Prendere o lasciare.

Tutto è stato organizzato in fretta e furia. Le hanno pure chiesto di
portare un paio di «colleghe» per fare numero: «Perché lì più ragazze
porti e meglio è». E così fa. Nessuna selezione, un po' come un
appuntamento al buio. Ma se la sente di coinvolgere le amiche, perché
l'offerta viene da una del giro alto: sempre lei l'Ape Regina, la
Began.Quando ha chiesto a Sandra di seguirla in Sardegna, Sabina non
le ha rivelato il nome del padrone di casa. Ma le modalità della trasferta
fanno pensare a qualcuno di molto, ma davvero molto importante:
a occhio e croce, un sultano o almeno un oligarca russo.

Sandra comincia a intuire qualcosa quando arriva a Ciampino.
All'aeroporto la indirizzano verso un aereo con impresse le insegne
del Biscione. A bordo ci sono decine di ragazze, molte arruolate come
lei con un compenso giornaliero. Altre, invece, sembrano habituées
e si muovono a proprio agio: «L'unica che mi rivolse la parola
fu la vincitrice del reality Uno, due, tre... stalla! Imma Di Ninni: "È
la prima volta che vieni?". Le risposi di sì, ma pensavo ancora al
Billionaire...».
All'arrivo a Olbia, la mattina del 31 dicembre 2007, le auto del
servizio di sicurezza prelevano le decine di ragazze per accompagnarle
direttamente nei loro alloggi. Intorno alla Villa Certosa, il
Cavaliere dispone di una serie di villette. Qui vengono dislocate le
ragazze, in gruppi di cinque o sei. Le più coccolate finiscono nella
residenza di Paolo Berlusconi, che trascorre altrove il Capodanno.Ma tutto questo Sandra ancora non lo sa. Le uniche presenze maschili,
oltre agli uomini dello staff del presidente, sono Mariano Apicella e
Guido De Angelis, l'ex cantante degli Oliver Onions (famosi
per la sigla del Sandokan televisivo) divenuto produttore cinematografico. la dépendance di Sandra è davvero elegante: la ragazza ammira
i soffitti in legno, l'argenteria disseminata per tutta la casa, l'arredamento
fresco e raffinato, la piscina riscaldata, il parco tutt'intorno,
e pensa di essere finita nella villa di un uomo davvero molto
ricco.La notte precedente ha fatto le ore piccole in discoteca e
si butta sul letto per un pisolino. Ma, quando sta per addormentarsi,
viene ridestata da una voce molto nota. Dalla porta si affaccia:
è Silvio Berlusconi. Lei non crede ai suoi occhi, sulle prime
pensa a un bravo imitatore. L'uomo ha i lineamenti, i modi e la
voce del leader di Forza Italia, ma tutto più marcato rispetto al
personaggio che ha conosciuto e talvolta apprezzato guardandolo
in televisione:Aveva il volto colorato da una crema che sembrava autoabbronzante e
gli tingeva anche le mani, facendole sembrare unte. I tacchi erano alti
davvero come dicono quelli che lo prendono in giro. E aveva in mano
una busta piena di gioielli".
Sorridente come una befana generosa con le bambine all'Epifania,
Papi Silvio dona subito a ciascuna ragazza un anello d'argento forato
con incastonata una grossa pietra di onice, e due bracciali con la
tartarughina:«È il simbolo di Villa Certosa», ci disse allargando il suo sorriso e togliendosi
gli occhiali da sole: aveva gli occhi molto piccoli rispetto a
quello che avevo visto in tv, ma era proprio lui".
Le cronache di quei giorni, in effetti, raccontano di una fastidiosa
congiuntivite che ha colpito il Cavaliere. Più tardi, ancora regali:
un anello e un bracciale d'oro sottile e una collana con una farfalla
di pietre come pendaglio. A quelle che si dimostrano «più carine
» con lui, il futuro premier dona altri gioielli più consistenti.
A tutte le ospiti, subito dopo i convenevoli di rito, dice: «Preparatevi
presto: si va a mangiare e ballare in pizzeria». In un'ala del parco di
Villa Certosa è già tutto pronto. Il cuoco Michele sforna prelibatezze
à gogo e Silvio canta accompagnato dal fido Apicella. A un
tratto, come morse da una tarantola collettiva, tutte le ragazze si
alzano e cominciano a ballare intorno al Cavaliere. Lui, al settimo
cielo, canta, balla e familiarizza.Sandra, dapprincipio, deve stargli proprio simpatica, tant'è che lui la fa accomodare accanto a sé sulla sua macchinetta elettrica, tipica dei golfisti. Dietro al corteo surreale delle minicar, il grande capo Papi mostra alle ragazze i segreti del parco: l'anfiteatro, la collezione di cactus, le migliaia di hibiscus, il lago delle palme, le 85 diverse erbe officinali dell'«orto della salute».

Le ragazze tra di loro non parlano. Non c'era molto tempo e poi «gli uomini della sicurezza, che giravano sempre con le armi in mano,
ti si avvicinavano appena facevi capannello». Ma Sandra ricorda
bene alcuni volti:
"Oltre a Imma Di Ninni, c'erano molte delle partecipanti al reality che
lei ha vinto, come le gemelline Ferrera. C'era anche Siria del Grande
Fratello, allora non era famosa, e mi ricordo che si alzò a tavola per fare
un ringraziamento a Silvio Berlusconi per la sua generosità. C'era
pure Camilla Ferranti, quella che lui raccomandava a Saccà per farla
lavorare in Rai"
.
Sono trascorse poche settimane dallo scandalo sollevato dall'inchiesta
di Napoli sulle telefonate Berlusconi-Saccà: «A Villa Certosa si
rideva di questa cosa. Lui ci disse: "Visto che mi tocca fare per farvi
lavorare?". E giù tutte a ridere». Qualcuna addirittura applaude.
Tra le ospiti, ovviamente, c'è l'Ape Regina. Ma Villa Certosa non è
soltanto luogo di bagordi e baldorie, donne in topless e premier
nudi immortalati dal fotografo Zappadu. C'è il momento del piacere,
ma anche quello del dovere. Così, quel 31 dicembre 2007,
dalle ore 15 alle 17, ecco la lezione di politica, tenuta dal Cavalier
Papi in persona.Le ragazze vengono accompagnate con le auto elettriche dalle loro casette fino al salone centrale della villa. Due ore scarse zeppe di battutine e barzellette: «Tutte ridevamo per farlo contento», ricorda Sandra. Di veramente politico, la ragazza rammenta soltanto le immancabili critiche del Cavaliere al Pd, le parole sulle «prossime elezioni» perché «ora faremo cadere Prodi» e il disprezzo per l'alleato Gianfranco Fini, «un fascistone incapace di mediare». E poi lunghi intermezzi con Berlusconi che si trastulla con uno strano temperamatite parlante e gemente:
"Era un omino di gomma colorata con i pantaloni abbassati sul di dietro.
La matita si infilava proprio lì: quando lui ruotava il lapis, il pupazzetto
si lamentava e lui rideva come un pazzo. Sembrava di essere in
una puntata di Csi con il classico schizofrenico...".Subito dopo la «politica secondo Berlusconi», per le ragazze arriva
il momento tanto atteso dello shopping, in vista del cenone e dei
fuochi d'artificio. Gli uomini della sicurezza le accompagnano tut-
te a Olbia in un centro commerciale, dove le aspiranti Pretty Woman
si scatenano: una corsa all'acquisto del capo esclusivo fino a
2000 euro, succhiando direttamente dalla carta di credito di Papi
SilvioLo chiamano quasi tutte così, come racconterà Barbara
Montereale, la «ragazza immagine» barese che sbarcherà in Sardegna
nel gennaio del 2009 e se ne tornerà a Bari tutta soddisfatta,
con la sua busta imbottita di banconote: 10mila euro in contanti,
gentile omaggio di Papi.Invece Sandra, un anno prima, ci rimane proprio male. Le avevano
promesso 1500 euro al giorno, ma gliene danno solo 1000,
perché ha chiesto di andarsene via subito:"La Began mi disse che lui si era lamentato perché ero stata «scortese,
poco carina nei suoi confronti». Penso si riferisse al fatto che, appena
ha tentato di allungare le mani, come aveva appena fatto con le altre,
io l'ho respinto bruscamente. Stavo quasi per fratturargli il polso...".Perché lui è fatto così, affettuoso con le sue ospiti che ballano intorno
a lui, felice di respirare, sfiorare e talvolta anche toccare la
loro giovinezza. Come durante la cena di fine anno, quando tutti
gli ospiti, cinquanta donne più Apicella e il cantante-produttore
De Angelis, siedono tutti attorno allo stesso tavolo. A turno
le ragazze in abiti mozzafiato si esibiscono - direbbe Veronica -
per il «divertimento dell'Imperatore». Prima prendono il microfono
per una dedica a Papi, poi ciascuna si scatena con la propria
performance:"Mi sono rimaste impresse tutte quante: c'erano quelle che ballavano e
si strusciavano, quelle che lo baciavano, quelle che si spogliavano, quelle
che si buttavano in piscina quasi nude".Difficile dimenticare quelle scene. Non che durante le ospitate in
discoteca e le serate nei privé quegli atteggiamenti fossero una rarità,
anzi:"Ma quello che è successo a Villa Certosa non mi era mai capitato prima:
ne ho viste di tutti i colori. Ogni tanto lui ne prendeva per mano
una e si allontanava. A me è venuta l'ansia, perché nessuno sapeva che
stavo là. Al cellulare non ti facevano parlare. La sicurezza era dappertutto
con quei bazooka puntati sempre addosso mentre passeggiavi, mentre
ballavi, mentre cenavi. È un ricordo bruttissimo. Il più brutto della
mia vita".Dopo cena, dunque, tutte a ballare in attesa dei venticinque minuti
di fuochi pirotecnici che illuminano a giorno il golfo di Portorotondo
nelle primissime ore del 2008. Tutte col naso all'insù a scattare
foto con macchinette e telefonini. Nessuno le ha requisite. Ma
poi le immagini, come per incanto, sono sparite dalla memoria digitale
il giorno dopo. Qualcuno dev'essersi intrufolato nottetempo
nelle stanze delle ragazze per cancellare ogni prova della notte con
l'Imperatore, o, più probabilmente, a garantire la privacy del premier
ci pensa qualche contromisura elettronica.L'eccezione però
c'è sempre. Così, sul telefono di una delle ospiti, è rimasta impressa
la foto di un trenino al ritmo di samba: al centro il presidente
del Consiglio, con cappellino e trombetta, stretto in mezzo a due
eccitanti modelle in abiti succinti.Ma sono le scene lesbo a disgustare Sandra: ragazze che si baciano,
si toccano, si spogliano. Sedici mesi prima di Veronica, è lei a
indignarsi per tutte quelle «vergini che si offrono al drago»
"Più che scandalizzata, mi son sentita proprio male: prima di andare a
letto ho anche vomitato. Sapevo che il giorno dopo sarebbe partito un
volo per riportare a Roma Guido De Angelis, me lo aveva confidato
uno della sicurezza, un ragazzo genovese, durante gli spostamenti nel
parco. Così ho detto: «O mi riportate a casa o faccio un macello»...".E così Sandra riesce a salire su quell'aereo con le amiche che aveva
portato con sé e con De Angelis, che le dà anche il suo numero di telefono.
Ma quella sua fuga da Villa Certosa non passerà inosservata:
segnerà la fine delle sue ambizioni nel mondo dello spettacolo. «Ho
capito - dice oggi con un velo di tristezza - che la televisione è roba
Sua. Da quel giorno, per me, mi sono rassegnata. Per me sarebbe stato
inutile fare qualsiasi casting, perché avevo osato dirgli di no».
Poco importa che sia alta e bella, che sappia ballare e parli correttamente
tre lingue. Non ha esaudito i desideri del Sultano, ha
gettato al vento la grande occasione, peggio per lei.>Le altre ragazze invece rimangono

in villa un altro giorno ancora:
stesso programma, stesso cachet. Le più care a Papi, come Sabina
Began, si vantano di avere il raro privilegio di seguirlo ad Antigua,
dove lui ha un'altra villa, lontano da occhi e teleobiettivi indiscreti.Due mesi dopo,

il cellulare di Sandra suona ancora. È la prova
d'appello, l'ultima. Stavolta la invitano a una festa a Cortina, proprio
dove uno degli altri fornitori di ragazze, Giampaolo Tarantini
(lo conosceremo tra breve), è di casa. Ma lei di quel mondo non
vuole più saperne. E risponde «no grazie». Addio sogni di gloria.


(fonte: voglioscendere.ilcannocchiale.it)

TRAVAGLIO, LIBRO: "Il carosello rosa di Papi tra harem e trenino




"PAPI, UNO SCANDALO POLITICO"
«Aveva il volto colorato da una crema autoabbronzante che gli tingeva le mani facendole sembrare unte. I tacchi erano davvero alti e in mano una busta piena di gioielli. A tutte farfalle e tartarughine, a quelle «più carine» con lui doni più consistenti.

Federica Fantozzi
Il carosello rosa di Papi Silvio, l’harem di Raifiction e Agostino «favorino» Saccà, l’evoluzione da caimano a mandrillo, la lezione di politica alle fanciulle con temperamatite mugolante, appartamenti e cascate di gardenie in regalo, stagiste e servizi segreti, Berlusconi che fa il trenino con berretto e trombetta stretto tra due sinuose modelle. C’è tutto (e del resto il premier non si è fatto mancare niente) nell’instant book «Papi. Uno scandalo politico» di Marco Lillo, Marco Travaglio e Peter Gomez che oggi alle 17 gli autori presenteranno al Democratic Party di Roma. Con rivelazioni inedite, vedi la notte a Villa Certosa di «Sandra» che al padrone di casa avrebbe voluto «spezzare un polso».

Esilarante il verbale di interrogatorio del senatore siculo-australiano Randazzo, eletto con Prodi tra gli italiani all’estero, che Berlusconi tentò (invano) di comprare per far cadere il governo. Il premier «mi raccontò la curiosa vicenda» di un piatto istoriato che Bush Senior aveva smarrito ed era finito ad un antiquario australiano da cui Berlusconi l’aveva ricomprato.
«Poi l’aveva regalato a Bush Jr, ma lui gli aveva chiesto di consegnarglielo a fine mandato» perché sennò, per le leggi americane, sarebbe divenuto proprietà dello Stato e invece voleva tenerselo. Randazzo ricevette da B la promessa di rielezione o di una delega alla Farnesina «per l’Oceania e l’Asia».

In una telefonata Giancarlo Innocenzi, membro dell’Agcom, poi assolto dall’Autority sotto il profilo deontologico per la vicenda, è preoccupato che il corteggiamento del senatore Willer Bordon (sempre nella scorsa legislatura) non vada a buon fine. «Sai, lui ora va 4 sere su 6 da Fede, Mimun lo chiama, l’ho mandato da Panorama, gli faccio fare l’intervista sul Giornale, insomma sono tutti a disposizione ma bisogna che... dobbiamo coincidere».

«Sandra», 24enne ragazza immagine campana, racconta sotto anonimato la sua prima e unica visita a Villa Certosa. Capodanno 2007. Sabina Began le offre 1500 euro per una festa privata, viaggio incluso: «Porta amiche, più ragazze ci sono meglio è».
La sistemano in una dependance: argenteria disseminata, soffitti di legno, piscina riscaldata. Pensa sia la casa di un sultano o un oligarca russo. Quando dalla porta si affaccia B, non crede ai suoi occhi: «Aveva il volto colorato da una crema autoabbronzante che gli tingeva le mani facendole sembrare unte. I tacchi erano davvero alti e in mano una busta piena di gioielli. A tutte farfalle e tartarughine, a quelle «più carine» con lui doni più consistenti.

Non solo pizza, Apicella e giro del parco sulla macchinetta elettrica. Due ore di lezione e battutine. «Tutte ridevamo per farlo contento. Diceva: ora faremo cadere Prodi». E di Fini: «Un fascistone incapace di mediare». B si trastulla con uno strano temperamatite: «Un omino di gomma con i pantaloni abbassati, infilavi la matita proprio lì, quando ruotavi il pupazzetto si lamentava e lui rideva come un matto».

Eppure, per Sandra, l’esperienza è un trauma. «Mi sono rimaste impresse tutte le ragazze, più di 50, ballavano e si strusciavano, lo baciavano e si buttavano in piscina nude... Ne ho viste di tutti i colori. Mi è venuta l’ansia: nessuno sapeva che ero lì, non potevi parlare al cellulare, la sicurezza era ovunque con i bazooka puntati addosso... Quando ha allungato le mani l’ho respinto, stavo per fratturargli un polso».
Le scene lesbo la disgustano: «Prima di andare a letto ho vomitato. Ho detto: riportatemi a casa o faccio un macello». Goodbye Papi: due mesi dopo la invitano a una festa a Cortina. È la prova d’appello. Lei declina e si rassegna: «Da quel momento addio casting, la tv è roba sua».

007 notturni.Oltre Apicella, l’unico altro uomo è il produttore Guido De Angelis. Finale con fuochi pirotecnici. Tutte scattano foto, nessuno le requisisce. Ma al mattino le immagini sono sparite dalle memorie digitali di macchinette e videofonini. O qualcuno si è intrufolato nottetempo nelle stanze o ci pensano contromisure elettroniche.
L'UNITA' 19 LUGLIO 2009

LIBRI:"PAPI, UNO SCANDALO POLITICO"

Dal divorzio alle inchieste Travaglio scava nelle feste del premier
Un instant book tra donne, party e polemiche

JACOPO IACOBONI TORINO
L’ ormai celebre Capodanno del 2008 a Villa Certosa. Le telefonate con Agostino Saccà. L’annuncio di divorzio di Veronica Lario. La ricostruzione degli ultimi tre anni di vita privata e pubblica del Cavaliere, passando per il caso Noemi, la polemica sulle veline e le liste europee, l’inchiesta di Bari dalla deposizione di Patrizia D’Addario alla ricostruzione della figura di Giampaolo Tarantini. Ora sono un libro, pubblicato dallla bestia nera di Berlusconi, Marco Travaglio, assieme ai giornalisti dell’Espresso Peter Gomez e Marco Lillo.

Si chiama «Papi. Uno scandalo politico» (per Chiarelettere) e, dicono gli autori, è un instant book perché bisognava far conoscere storie che altrimenti «si conoscerebbero leggendo cinque quotidiani». Travaglio, Gomez e Lillo mettono insieme un rendiconto sistematico di storie che hanno monopolizzato il dibattito pubblico di questa estate, a partire dall’annuncio di divorzio fatto da Veronica Lario, ma con l'aggiunta di episodi meno noti, sconosciuti o, come nello stile degli autori, ri-raccontati dal flusso dell’informazione quotidiana.

Ci sono inediti come quello raccontato da una delle ospiti del party del Capodanno 2008 a Villa Certosa, che spiega di essersi ritratta durante quell’occasione in Sardegna. «La Began (Sabina, detta l’Ape Regina, nda.) mi disse che lui s’era lamentato perché ero stata "scortese, poco carina nei suoi confronti"». Racconta Travaglio «di questa ragazza abbiamo una conversazione esclusiva, l'abbiamo protetta con l'anonimato». Sostiene che il suo no fu tanto energico che a momenti rischiò di rompere un polso a Silvio.

La musica di Mariano Apicella, le ospitate di Simon Le Bon, il cantante dei Duran Duran, in completo bianco, i giri sulle macchinette elettrica a illustrare la collezione di piante di Villa Certosa, i balli e i canti con le giovani, anche una lezione di politica in cui il Cavaliere annuncia alle sue ospiti «così faremo cadere il governo Prodi». Sfilano figure variamente raccontate dalle cronache di questi mesi, da Imma Di Ninni, vincitrice del prestigioso reality "Uno, due tre... stalla!", alle gemelline Ferrera e Siria del Grande Fratello, a Camilla Ferranti, che fu al centro del caso Saccà. Naturalmente, c’è il singer Apicella, e il produttore Guido De Angelis, anche lui (ma in gioventù) cantante; di "Sandokan".

In un capitolo si ricostruisce la storia che ha al centro Antonello Zappadu, l’autore degli scatti segreti in Sardegna, poi parzialmente pubblicati da El Pais. In un altro si ripercorre la vicenda Saccà, le telefonate leggendarie con «Agostino»; sarà il Cavaliere stesso a scherzarci con le sue ospiti, una di loro narra: «Ci disse "visto che mi tocca fare per farvi lavorare?»

Travaglio prosegue una saga sul Cavaliere che è ormai un genere editoriale da oltre un milione di copie, da "Regime" a "Inciucio", "Le mille balle blu" (sempre con Gomez), fino all'ultimo "Italia anno zero" (con Vauro e Beatrice Borromeo). Con Lillo tornano episodi del "Bavaglio", scritto contro la legge sulle intercettazioni. «L’antefatto di tutto - sostiene l'autore - è tre anni fa, l'estate 2006. Con un prologo nella storia dell'annunciatrice Virginia Sanjust che registra le conversazioni con suo marito, in cui lui minaccia il Cavaliere per essere reintegrato nei servizi, e lei gli dice di non preoccuparsi, che sistemerà tutto». L’esplosione, allora, fu simboleggiata dal finto vulcano di Villa Certosa. Molto sarebbe ancora accaduto.

Autore: Marco Travaglio, Peter Gomez, Marco Lillo
Titolo: Papi. Uno scandalo politico
Edizioni: Chiarelettere
Prezzo: 15 euro

domenica 28 giugno 2009

Berlusconi / Giudici Corte Costituzionale: La cena segreta-

Consulta, la cena segreta

di Peter Gomez

Un incontro carbonaro tra il premier, Alfano, Ghedini e due giudici della Corte Costituzionale. Per parlare di giustizia. Ma sullo sfondo c'è anche l'immunità di Berlusconi



auto con le scorte erano arrivate una dopo l'altra poco prima di cena. Silenziose, con i motori al minimo, avevano imboccato una tortuosa traversa di via Cortina d'Ampezzo a Roma dove, dopo aver percorso qualche tornante, si erano infilate nella ripida discesa che portava alla piazzola di sosta di un'elegante palazzina immersa nel verde. Era stato così che in una tiepida sera di maggio i vicini di casa del giudice della Corte costituzionale Luigi Mazzella, avevano potuto assistere al preludio di una delle più sconcertanti e politicamente imbarazzanti riunioni, organizzate dal governo Berlusconi. Un incontro privato tra il premier e due alti magistrati della Consulta, ovvero l'organismo che tra poche settimane dovrà finalmente decidere se bocciare o meno il Lodo Alfano: la legge che rende Silvio Berlusconi improcessabile fino alla fine del suo mandato.

Del resto che quello fosse un appuntamento particolare, gli inquilini della palazzina lo avevano capito da qualche giorno. Ilva, la moglie di Mazzella, aveva chiesto loro con anticipo di non posteggiare autovetture davanti ai garage. "Non stupitevi se vedrete delle body-guard e se ci sarà un po' di traffico, abbiamo ospiti importanti...", aveva detto la signora Mazzella alle amiche. Così, stando a quanto 'L'espresso' è in grado ricostruire, a casa del giudice si presentano Berlusconi, il ministro della Giustizia, Angiolino Alfano, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini. Con loro arriva anche un altro collega di Mazzella, la toga Paolo Maria Napolitano, eletto alla Consulta nel 2006, dopo essere stato capo dell'ufficio del personale del Senato, capo gabinetto di Gianfranco Fini nel secondo governo Berlusconi e consigliere di Stato.


Più fonti concordano nel riferire che uno degli argomenti al centro della riunione è quello delle riforme costituzionali in materia di giustizia. Sul punto infatti Berlusconi e Mazzella la vedono allo stesso modo. Non per niente il giudice padrone di casa è stato, per scelta del Cavaliere, prima avvocato generale dello Stato e poi, nel 2003, ministro della Funzione pubblica, in sostituzione di Franco Frattini, volato a Bruxelles come commissario europeo. Infine l'elezione alla Consulta a coronamento di una carriera di successo, iniziata negli anni Ottanta, quando il giurista campano militava in un partito non certo tenero con i magistrati, come il Psi di Bettino Craxi (ma lui ricorda di aver mosso i primi passi al fianco dell'avversario di Craxi, Francesco De Martino), diventando quindi collaboratore e capo di gabinetto di vari ministri, tra cui il suo amico liberale Francesco De Lorenzo (all'epoca all'Ambiente), poi condannato e incarcerato per le mazzette incassate quando reggeva il dicastero della Sanità.

La cena dura a lungo. E a tenere banco è il presidente del Consiglio. Berlusconi sembra un fiume in piena e ripropone, tra l'altro, ai presenti una sua vecchia ossessione: quella di riuscire finalmente a riformare la giustizia abolendo di fatto i pubblici ministeri e trasformandoli in "avvocati dell'accusa".

L'idea, con Mazzella e Napolitano, sembra trovare un terreno particolarmente fertile. Il giudice padrone di casa non ha mai nascosto il suo pensiero su come dovrebbero funzionare i tribunali. Più volte Mazzella, come hanno in passato scritto i giornali, ha ipotizzato che la funzione di pm fosse svolta dall'avvocatura dello Stato. Solo che durante l'incontro carbonaro l'alto magistrato si trova a confrontarsi con uno che, in materia, è ancora più estremista di lui: il plurimputato e pluriprescritto presidente del Consiglio. E il risultato della discussione, a cui Vizzini, Alfano e Letta assistono in sostanziale silenzio, sta lì a dimostrarlo.

'L'espresso' ha infatti potuto leggere una bozza di riforma costituzionale consegnata a Palazzo Chigi un paio di giorni dopo il vertice. Una bozza che adesso circola nei palazzi del potere ed è anche arrivata negli uffici del Senato in attesa di essere trasformata in un articolato e discussa. Si tratta di quattro cartelle, preparate da uno dei due giudici, in cui viene anche rivisto il titolo quarto della carta fondamentale, quello che riguarda l'ordinamento della magistratura. Nove articoli che spazzano via una volta per tutte gli 'odiati' pubblici ministeri che dovrebbero essere sostituiti da funzionari reclutati anche tra gli avvocati e i professori universitari.

Per questo è previsto che nasca un nuovo Consiglio superiore della magistratura (Csm) aperto solo ai giudici, presieduto sempre dal presidente della Repubblica, ma nel quale entrerà di diritto il primo presidente della Corte di cassazione, escludendo invece il procuratore generale degli ermellini.

L'obiettivo è evidente. Impedire indagini sui potenti e sulla classe politica senza il placet, almeno indiretto, dell'esecutivo. Del resto il progetto di Berlusconi di incrementare l'influenza della politica in tutti i campi riguardanti direttamente o indirettamente la giustizia trova conferma anche in altri particolari. Per il premier va rivisto infatti pure il modo con cui vengono scelti i giudici della Corte costituzionale aumentando il peso del voto del parlamento. Anche la riforma della Consulta è un vecchio pallino di Mazzella.

Nei primissimi anni '90 il giurista, quando era capogabinetto del ministro delle Aree urbane Carmelo Conte, aveva tentato di sponsorizzare con un articolo pubblicato da 'L'Avanti' l'elezione a presidente della Corte dell'ex ministro della Giustizia Giuliano Vassalli e aveva lanciato l'idea di modificare la Carta per affidare direttamente al capo dello Stato il compito di sceglierne in futuro il presidente.

Allora i giudici non l'avevano presa bene. Da una parte, il pur stimatissimo Vassali, era appena entrato a far parte della Consulta e se ne fosse diventato il numero uno per legge avrebbe ricoperto quell'incarico per nove anni. Dall'altra una modifica dell'articolo 138 della Costituzione avrebbe finito per far aumentare di troppo il peso del presidente della Repubblica che già nomina cinque giudici. Per questo era stato ricordato polemicamente proprio dagli alti magistrati che stabilire una continuità tra Quirinale e Consulta era pericoloso. Perché la Corte costituzionale è l'unico giudice sia dei reati commessi dal capo dello Stato (alto tradimento e attentato alla Costituzione), sia dei conflitti che possono sorgere tra i poteri dello Stato, presidenza della Repubblica compresa. Altri tempi. Un'altra Repubblica. E un'altra Corte costituzionale.

Oggi, negli anni dell'impero Berlusconi, un imputato che fonda buona parte del proprio futuro politico sulle decisioni della Corte, che dovrà pronunciarsi sul Lodo Alfano, può persino trovare due dei suoi componenti disposti a discutere segretamente a cena con lui delle fondamenta dello Stato. E lo fa sapendo che non gli può accadere nulla. Al contrario di quelli dei tribunali, le toghe della Consulta, non possono ovviamente essere ricusate. E dalla loro decisione passerà la possibilità o meno di giudicare il premier nei processi presenti e futuri. A partire dal caso Mills e dal procedimento per i fondi neri Mediaset.



(corriere della sera 25 giugno 2009)

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