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sabato 21 febbraio 2009

Assemblea PD: Franceschini eletto, tanti gli scontenti

Franceschini è il nuovo segretario. «Più spazio ai giovani»
di Cesare Buquicchio

Azzeramento del governo ombra e del coordinamento nazionale. “Silenzio stampa” per i dirigenti del Pd, ovvero mai più interviste per esprimere dissenso sulle decisioni del partito. E una nuova stagione di alleanze, dall’Udc ai partiti della sinistra. Dario Franceschini è il nuovo segretario del Partito democratico e nel suo discorso riparte da questi tre punti forti.

A consegnarli la segreteria ci sono i numeri dell’assemblea nazionale del Partito democratico chiamata a sciogliere la crisi aperta dalle dimissioni irrevocabili di Walter Veltroni. Gli stessi numeri (1.047 preferenze) che hanno scelto nettamente lui contro l’unico candidato alternativo Arturo Parisi (92 voti). Gli stessi numeri che in mattinata avevano respinto il tentativo di un gruppo di delegati di chiedere subito le primarie, di rinnovare il partito a partire dal popolo dei suoi elettori. E così, al momento della conta sono 207, circa il 16% dei votanti, quelli che vorrebbero sciogliere l’assemblea e andare al voto nei circoli e tra i gazebo.

Con Franceschini ha vinto “la responsabilità”. O meglio, è quello che ripetono tanti delegati in platea e tanti dirigenti sul palco. Tra un delegato che gioca al solitario con il suo telefono palmare, altre due che si confrontano sui progressi sciistici compiuti nella settimana bianca trascorsa a St. Moritz e i giovani democratici del Lazio che raccolgono firme per chiedere alle istituzioni europee di stanziare più fondi per la mobilità Erasmus, sono molti i delegati insoddisfatti della scelta Franceschini, per niente fiduciosi sul destino del partito, ma che, “nonostante tutto” hanno votato con la maggioranza per “senso di responsabilità”.

Il giovane Andrea Mollica da Luino, Varese, ascolta l'intervento di Fassino e scuote la testa. Sul suo maglione spicca la spilletta di Obama con la scritta "Hope" e rivendica i grandi pensatori nati nella sua città: Piero Chiara e Vittorio Sereni. «Non sapevo che fare - dice -. La tentazione di mandarli tutti a casa è stata forte, ma c'era il rischio che con le primarie si riorganizzassero i dalemiani o qualche altro gruppo molto strutturato e vincessero le primarie legittimandosi con ancora più forza. A quel punto potevamo dire definitivamente addio al rinnovamento».

Insomma, paura, responsabilità, voglia di evitare ulteriori dolorose lacerazioni, mancanza di alternative serie. Il popolo di Facebook, che aveva provato ad organizzare su Internet una linea alternativa a quella della dirigenza del partito, battuto dal popolo delle telefonate, dei capannelli, dei richiami agli anni di militanza comune.

La palla passa ora a Dario Franceschini, secondo segretario del giovane Partito Democratico. In pochi mesi dovrà fare quello che non è riuscito a fare Veltroni. Radicare il partito creando e rendendo attivi migliaia di circoli in tutta Italia. Rinnovare gli organismi dirigenti puntando sul merito, sui giovani, sugli amministratori e sui dirigenti locali. Riuscire a “sopravvivere” al turno elettorale di giugno e portare il Pd verso il congresso di ottobre. “Adesso è il momento dell’unità, di guardare al futuro” ha detto subito dopo l’elezione Franceschini. Che domani andrà a giurare sulla Costituzione a Ferrara. “Di fronte al castello Estense dove furono trucidati nel 1943 tredici cittadini innocenti farò quello che un segretario di partito non ha mai fatto. Chiederò a mio padre che ha 87 anni ed è un partigiano di portare la Costituzione e le giurerò fedeltà”. E proprio la Carta assieme all’unità sindacale saranno i valori fondanti del Pd.

“Dario è la persona giusta” ha detto Walter Veltroni con una nota d’augurio, “è la persona giusta per guidare il partito verso le nuove sfide che penso potranno vedere per il Pd quei successi che merita. A lui – ha concluso Veltroni voglio dare un abbraccio e rivolgere il più caloroso e affettuoso augurio di buon lavoro”.

Che si annuncia arduo. Ma se tutto andrà in porto potrebbe anche smentire una delle sue affermazioni di questa mattina: “Il mio lavoro finirà ad ottobre. Interpreto questo ruolo come un servizio. Non sono qui per preparare un mio futuro personale, il mio lavoro finisce ad ottobre con il congresso e le primarie”.
L'unità 21 febbraio 2009

Di Pietro: ora opposizione vera a questo governo "sudamericano"


ROMA (21 febbraio) - «Sia benedetto quel giorno che anche il Pd finirà di fare svolte e incomincerà a camminare dritto verso un'opposizione intransigente al potere di Berlusconi, che rappresenta un governo di tipo sudamericano, come quelli di una volta - dice il leader di Idv, Antonio Di Pietro - Dobbiamo andare verso la costruzione di un'alternativa per la difesa delle classi sociali più deboli e alla lotta alla criminalità, quella vera, non quella che il governo fa con le norme sulle intercettazioni, che impediscono di mettere in galera gli stupratori». Ancora a proposito di Franceschini, Di Pietro ha concluso: «Noi sappiamo che abbiamo bisogno dell'aiuto degli altri. Mentre si decidono, non possiamo stare ad aspettare, andiamo a fortificare le postazioni per fare la resistenza e difendere la democrazia».
21 febbraio 2009

PD, FRANCESCHINI APRE A UDC E L'ASSEMBLEA SI GELA

PD: ASSEMBLEA ACCOGLIE IN SILENZIO APERTURA FRANCESCHINI A UDC


Roma, 21 feb. - (Adnkronos) - Un 'religioso' silenzio che forse suona piu' rumoroso di eventuali applausi o fischi accoglie le parole con le quali il candidato alla segreteria del Partito democratico Dario Franceschini spiega all'assemblea nazionale del Pd la necessita' che il partito si apra, oltre ai vecchi alleati, all'Udc di Casini.
Il gelo scende sui quasi duemila delegati e ospiti che reagiscono in assoluto silenzio all'indicazione politica anticipata da Franceschini.

PD: PER FRANCESCHINI APPLAUSO PIU' FORTE SU AZZERAMENTO CARICHE E GOVERNO OMBRA


Roma, 21 feb. - (Adnkronos) - L'applauso piu' vigoroso il candidato alla segreteria del Partito democratico Dario Franceschini lo raccoglie, nell'assemblea nazionale del Pd, quando fa una promessa che suona come suo primo impegno concreto in caso di elezione: l'azzeramento di tutte le cariche nel partito, ad eccezione della direzione, e la cancellazione del governo ombra.
E alla platea che applaude convinta nella sua larghissima maggioranza, Franceschini lancia anche un avviso, anch'esso accolto dagli applausi dei delegati: "Scegliero' io le persone. Chi ora batte le mani, non venga dopo da me a chiedermi di nominare qualcuno".



«Se sarò eletto restero' solo fino al prossimo congresso»
Franceschini: «E' il momento della verità, dobbiamo capire i nostri errori»
Il discorso: «Azzererò il coordinamento, il governo ombra, non la direzione che è stata eletta»


Dario Franceschini (Ap)ROMA - «Questo è il momento della verità e non delle emozioni, serve chiarezza ed il momento in cui tutti insieme ci rimbocchiamo le maniche»: così il vicesegretario uscente del Pd Dario Franceschini, aprendo il suo discorso all'Assemblea nazionale del Pd subito dopo il via libera dei delegati all'elezione di un nuovo segretario. «Sono stato descritto come debole, dilettante, un signor nessuno - dice Franceschini, che è il più accreditato candidato per essere eletto alla guida del partito fino al congresso in autunno - e così mi hanno consigliato di fare un discorso ricco di calore, in grado di portare l'Assemblea all'emotività. Ma questo non è il momento delle emozioni, è il momento della verità. Dobbiamo capire i nostri errori ed avere l'orgoglio - afferma ancora Franceschini - delle cose belle». «Non posso nascondere la crisi in cui siamo, ma abbiamo costruito non solo un contenitore ma una nuova appartenenza ed è questa che crea dolore, delusioni perchè è dettata dal sentimento di essere in una casa nuova, in una casa comune. Non ci saranno crisi - ha aggiunto Franceschini - che ci possano far rinunciare all'idea che il nostro è un futuro comune».
LA CANDIDATURA - Franceschini spiega di aver accettato di candidarsi a segretario del Pd come un mandato di servizio assicurando di non avere mire personali per il futuro, e che quindi a ottobre terminerà il suo lavoro. «Io non l'ho chiesto - ha spiegato - volevo rifiutare. Ma poi sarebbe sembrata una fuga. Interpreto questo ruolo come servizio, sarà come un compito difficilissimo». Spiega che si occuperà di gestire questa delicata fase «per affrontare le europee e garantire poi lo svolgimento del congresso». Ribadisce «io non l'ho chiesto, non ho fatto patti, non ho padrini, nè protettori. Non sono qui per preparare il mio destino personale - garantisce - il mio lavoro finisce ad ottobre». Franceschini ha annunciato che convocherà al più presto la direzione «per stabilire le nuove regole».
STOP A GOVERNO-OMBRA - Se verrà eletto segretario Franceschini azzererà il governo ombra e il coordinamento nazionale: «Se mi eleggerete ricominceremo da lunedì. Azzererò il coordinamento, il governo ombra, non la direzione che è stata eletta. Metterò in piedi nuove forme di collegialità con aperture al territorio, ai sindaci, ai segretari regionali». Ma, ha avvertito, «non farò trattative con nessuno, sceglierò io. Sceglierò io e chi batte le mani adesso non venga domani a chiedere di nominare qualcuno. Sentirò gli uomini del partito ma senza coinvolgerle nella gestione del partito».
L'ATTACCO A BERLUSCONI - «Silvio Berlusconi non vuole governare, ma diventare il padrone d’Italia» ha detto ancora Franceschini. «Berlusconi ha in mente una forma moderna di autoritarismo, e ho misurato le parole. Non vuole governare il Paese, vuole diventare padrone d’Italia». Secondo Franceschini, il premier «vive come un ingombro il Parlamento e il ruolo di garanzia del presidente della Repubblica, arriva al cinismo di attaccare la Costituzione attorno al letto di un ragazza morente, al cinismo di sfruttare la paura per legalizzare le ronde, contro tutti i diritti umani». Per questo, «le nostre divisioni sono più colpevoli perchè in Europa - fa notare - solo nel nostro Paese abbiamo un presidente del Consiglio che offende la Costituzione, disprezza i principi della democrazia. Di fronte a ciò, e i riformisti alzano la voce e mettono in campo tutte le forze per difendere la Costituzione».
CORRIERE DELLA SERA 21 febbraio 2009

ASSEMBLEA PD: GLI INTERVENTI

PD: CINQUE INTERVENTI PRO FRANCESCHINI, CINQUE PER PRIMARIE
(ASCA) - Roma, 21 feb - Dieci interventi, cinque per parte, per sostenere la tesi dell'elezione subito del nuovo segretario del Pd o andare alle primarie. Cinque quelli a favore, tra cui Piero Fassino, Vasco Errani, Rosy Bindi, ed un giovane segretario di una sezione di Livorno. A favore, invece, delle primarie subito, parleranno Arturo Parisi, Franco Monaco, Gad Lerner, Paola Concia e per ultimo Enrico Morando. Le candidature invece potranno essere annunciate entro le 13.15, come ha spiegato il presidente dell'assemblea, Anna Finocchiaro.
dnp/uda/ss

PD: PARISI, ASSEMBLEA DI RATIFICA NON SUFFICIENTE. SERVONO PRIMARIE
(ASCA) - Roma, 21 feb - ''Tutto sembra gia' deciso, ma non e' queto il modo di costruire un partito: il nuovo segretario deve avere la stessa forza del segretario dimissionario. No, questa assemblea di ratifica non e' sufficiente. Non basta una riesumazione frettolosa (dell'assemblea) per dare forza al segretario''.
E' quanto ha affermato Arturo Parisi, intervenendo all'Assemblea costituente del Pd per proporre la convocazione, subito, delle primarie per eleggere il nuovo segretario del partito.
Parisi ha ribadito le sue critiche a Veltroni per le dimissioni che pure ha detto di capire ''umanamente'' vista la ''solitudine'' in cui e' stato lasciato.
''Occorre una linea politica nitida -ha detto- che ci e' stata negata dalle dimissioni di Veltroni. Questa assemblea aveva il diritto di sentirne le ragioni che sono state rese pubbliche in una conferenza stampa. E' un comportamento che umanamente capisco e non mi sento di ergermi a giudice.
Dimissioni causate dalla solitudine''. In questo senso, ha aggiunto Parisi ''mi scuso con Walter''. ''Ma in politica -ha pe'oi aggiunto Parisi- questo non puo' essere il metodo da indicare agli iscritti''.
min/uda/ss

PD: FASSINO, FRANCESCHINI SEGRETARIO VERO NON REGGENTE
(ASCA) - Roma, 21 feb - Il partito democratico ha bisogno di un segretario vero, con pieni poteri, non di un reggente. A sostenerlo e' Piero Fassino, nel suo intervento all'assemblea nazionale del Pd.
''Noi qui non eleggiamo un reggente, una figura di transizione, ma un segretario vero'', ha detto Fassino ribadendo che il nuovo leader del Pd deve poter agire ''nella pienezza dei suoi poteri''. Al partito serve ''un segretario capace di accelerare il processo di rinnovo generazionale, e io penso che se l'assemblea decide di votare Franceschini lui e', per qualita' umane e politiche, l'uomo che puo' guidarci in questa fase'', ha aggiunto l'esponente del Pd, seguito da un lungo applauso della platea di delegati. Il problema del Pd non e' stato quello di ''essere troppo partito'', ma il fatto che ''ce n'e' stato troppo poco''. Ecco perche', continua Fassino, ''noi abbiamo bisogno di una guida forte subito''.
Per l'ex segretario dei Ds solo dopo aver affrontato questa fase ''noi potremo arrivare al passaggio congressuale che culminera' nelle primarie''. Quanto alle primarie, Fassino ha spiegato il perche' del suo ''no' al ricorso alle consultazioni. ''Capisco la spinta genuina a chiedere le primarie subito, che e' poi una voglia di assumersi le responsabilita' ma le primarie non sono un esercizio plebiscitario''. Scindere le primarie dal congresso, quindi, conclude l'esponente del Pd, sarebbe ''un esercizio democratico slegato dal dibattito politico''.
dnp/uda/ss

ASSEMBLEA PD: RUTELLI SI APPELLA AL WWF


di Paturnio
Spero che il PD si liberi dei Rutelli, delle Binetti e di chi non ha ancora capito cosa dovrebbe essere il PD, nè chi dovrebbe rappresentare.Il mio è un augurio sincero.
A ROMA LA COSTITUENTE. Sul gruppo dirigente il pressing della base: subito primarie
Pd al bivio: si va alla conta in assemblea

Rutelli: «Rischiamo l'estinzione». D'Alema: «Sono per il ricambio, non aspiro a cariche»


ROMA - È il momento della verità per il Pd, dopo le dimissioni di Walter Veltroni da segretario. Un partito quasi in stato confusionale in vista dell'Assemblea nazionale di sabato a Roma dove si ritroveranno a discutere e a decidere del proprio futuro i 2.800 eletti. Ma più si avvicina l'appuntamento romano più lo scenario appare incerto. E dopo giorni di silenzio, arriva l'affondo di Massimo D'Alema a rendere ancora più incandescente il clima interno al partito, con la base che chiede «tutti a casa» e invoca «primarie subito». Anche Francesco Rutelli non risparmia critiche. Intanto, tra i big cresce il timore per un'Assemblea «ingovernabile». Si va dunque profilando l'ipotesi di aprire l'assise mettendo subito sul piatto la doppia alternativa: nuovo segretario pro tempore o congresso anticipato e primarie, lasciando alla platea di decidere quale strada. Anna Finocchiaro avrà il compito di dirigere i lavori, mentre un esponente del coordinamento dovrebbe illustrare i motivi della scelta di procedere all'elezione di un nuovo segretario. Poi, parlerà chi sostiene l'alternativa congresso. A quel punto, la parola passa all'assemblea.

LE CANDIDATURE - In campo già due candidature, Dario Franceschini appoggiato dai vertici del partito, e Arturo Parisi sostenitore della necessità di andare subito alle primarie. Ma anche i veltroniani annunciano battaglia: Stefano Ceccanti, senatore del Pd e collaboratore di Veltroni, è pronto a presentare una mozione perché si vada subito alla consultazione popolare, mentre cresce il «partito dei sindaci e dei governatori» che chiedono la convocazione in tempi brevi del congresso (e circola anche il nome di Nicola Zingaretti quale possibile terzo candidato).

D'ALEMA ALL'ATTACCO - Intanto D'Alema, in un'intervista, replica alle accuse smentendo qualsiasi complotto, ma rileva che la crisi del Pd «nasce da scelte insufficienti e confuse» e auspica che ora «si creino le condizioni per una migliore collaborazione e si possa finalmente lavorare insieme». Quanto alla guida veltroniana, per D'Alema l'errore è stato aver imboccato una «scorciatoia» incentrando tutto sul rapporto «taumaturgico tra il leader e le masse». Rutelli parla invece delle dimissioni di Veltroni come di un «colpo durissimo al progetto» del Pd il cui futuro «si gioca nei prossimi 100 giorni, o saprà dove andare o c'è l'estinzione» e annuncia che non correrà per la guida del partito, ma non rinuncerà mai a dire la sua. E spunta poi il documento Chiamparino, firmato da altri amministratori, che dice sì a Franceschini ma chiede la costruzione di un organismo straordinario che faccia leva sui segretari regionali e su una rappresentanza significativa dei territori. Da Parisi arriva invece la rievocazione di Prodi, «che segue me - assicura lo stesso Parisi - e tutta la vicenda con il cuore».
Corriere della Sera 20 febbraio 2009(ultima modifica: 21 febbraio 2009)

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