Pioggia di reazioni alla morte di Brenda. Luxuria: «E' stata uccisa»
MILANO
All’uscita dall’aula dove si svolge il processo che lo vede imputato per estorsione e tentata estorsione ai danni di alcuni Vip, Corona ha sostenuto con i cronisti che «sotto il caso Marrazzo ci sono cose molto pesanti». Secondo Corona, nel mondo del gossip oggi «c’è del materiale che può fare molto male».
«Non si può morire di gossip, anche se il gossip oggi è diventata un’arma molto molto pesante» ha affermato l’agente fotografico riguardo alla morte del transessuale Brenda trovato carbonizzato la notte scorsa a Roma.
«Sospetto che l’incendio sia stato appiccato da chi temeva che emergesse la verità sul caso Marrazzo. Brenda non era più una persona umana ma una traccia scomoda da far sparire, e non era bastato portarle via il cellulare:». Lo ha detto l’ex parlamentare Vladimir Luxuria in una intervista che andrà in onda nel corso del radio giornale delle 13. «Che sms aveva ricevuto? Che nome compromettente aveva in rubrica Brenda? - chiede ancora - Brenda era diventata un personaggio scomodo, da bruciare. Brenda è stata fatta fuori».
fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200911articoli/49586girata.asp
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venerdì 20 novembre 2009
MORTE BRENDA, INDAGINI PER OMICIDIO VOLONTARIO
CASO MARRAZZO: BRENDA, INDAGINI PER OMICIDIO VOLONTARIO
(AGI) - Roma, 20 nov. - Per la morte del trans Brenda la procura di Roma intende procedere per il reato di omicidio volontario. Ben quattro magistrati hanno effettuato questa mattina il sopralluogo presso l'abitazione dove e' stato trovato il corpo del trans. Stando a quanto accertato, la casa di Brenda, posta in un seminterrato, era costituita da una stanza di 10 mq, una zona soppalcata di 8 mq (dove e' stato trovato il cadavere) e un piccolo bagno.
(AGI) - Roma, 20 nov. - Per la morte del trans Brenda la procura di Roma intende procedere per il reato di omicidio volontario. Ben quattro magistrati hanno effettuato questa mattina il sopralluogo presso l'abitazione dove e' stato trovato il corpo del trans. Stando a quanto accertato, la casa di Brenda, posta in un seminterrato, era costituita da una stanza di 10 mq, una zona soppalcata di 8 mq (dove e' stato trovato il cadavere) e un piccolo bagno.
lunedì 9 novembre 2009
Trans Brenda finisce in ospedale
UBRIACO' E' STATO PORTATO AL PRONTO SOCCORSO DOVE HA AVUTO 5 GIORNI DI PROGNOSI
Roma: finisce in ospedale Brenda,
uno dei trans del caso Marrazzo
Coinvolto in una rissa ha poi dato in escandescenze all'arrivo dei carabinieri
ROMA - Brenda, uno dei transessuali coinvolti nella vicenda dell'ex governatore del Lazio, Piero Marrazzo, è finito in ospedale stanotte, dopo essere stato coinvolto in una rissa e aver dato in escandescenze all'arrivo dei carabinieri. Ferito al volto e in evidente stato di alterazione, probabilmente perché ubriaco, il transessuale è stata trovato dai carabinieri in via Biroli, nei pressi della via Cassia.
IN OSPEDALE - Ad avvertire i carabinieri sono stati alcuni passanti che hanno chiamato il 112 segnalando che in strada stava avvenendo una rissa o una aggressione che coinvolgeva un transessuale. Secondo quanto si è appreso, la pattuglia dei carabinieri, una volta arrivata sul posto, ha avvertito il 118 perché Brenda ha cercato di farsi del male provando a dare delle testate contro una macchina. Bloccato, è stato portato all'ospedale villa San Pietro, dove ha dato nuovamente in escandescenze. Sedato, è stato quindi dimesso con cinque giorni di prognosi.
corriere della sera 09 novembre 2009
Roma: finisce in ospedale Brenda,
uno dei trans del caso Marrazzo
Coinvolto in una rissa ha poi dato in escandescenze all'arrivo dei carabinieri
ROMA - Brenda, uno dei transessuali coinvolti nella vicenda dell'ex governatore del Lazio, Piero Marrazzo, è finito in ospedale stanotte, dopo essere stato coinvolto in una rissa e aver dato in escandescenze all'arrivo dei carabinieri. Ferito al volto e in evidente stato di alterazione, probabilmente perché ubriaco, il transessuale è stata trovato dai carabinieri in via Biroli, nei pressi della via Cassia.
IN OSPEDALE - Ad avvertire i carabinieri sono stati alcuni passanti che hanno chiamato il 112 segnalando che in strada stava avvenendo una rissa o una aggressione che coinvolgeva un transessuale. Secondo quanto si è appreso, la pattuglia dei carabinieri, una volta arrivata sul posto, ha avvertito il 118 perché Brenda ha cercato di farsi del male provando a dare delle testate contro una macchina. Bloccato, è stato portato all'ospedale villa San Pietro, dove ha dato nuovamente in escandescenze. Sedato, è stato quindi dimesso con cinque giorni di prognosi.
corriere della sera 09 novembre 2009
domenica 8 novembre 2009
Riti e magia I trans rivelano la loro guerra
"C'è chi fa malefici per soldi e invidia e chi prega l'angelo per essere protetto". Il direttore della Gs: "Comprano lumini a tutto spiano". Il lunedì accendono la fiamma per lo scongiuro.
«Quella? È invidiosa. Contro di noi fa riti di magia nera, sacrifici. Ma io accendo sempre una candela per il mio angelo custode perché mi protegga. Non ci credi?». Parla convinta Alessia, brasiliana, sottile e un po' curva, figura opposta alla sua amica Blenda la scura (per giorni conosciuta come Brenda o Brendona), ragazzona solida e siliconata, rubricata tra le amanti dell'ex governatore del Lazio Piero Marrazzo. Ora sotto questo scandalo di sesso, droga e fango che ha insudiciato le cronache spunta un mondo. L'altromondo: dal Brasile i trans sbarcati a Roma, sulla Cassia, hanno portato con loro un bagaglio di fede e credenze, spiritualità e diavolerie, che è stato ricreato nel personale spazio domestico. Si parla di preghiere rivolte alla propria entità protettrice e di riti e malefici dedicati a chissà quale demonio per avere clienti, denaro e mandare accidenti alle concorrenti in strada. Blenda non crede all'angelo custode. Sa però che qualcuna è convinta dell'esistenza del Male e lo invoca con cerimonie gradite all'entità del Pantheon brasiliano per danneggiare le altre.
Lo hanno fatto anche contro di lei perché andava con Marrazzo? Sorride e non risponde. La sua amica, Alessia, invece non ha dubbi. «So chi celebra riti e sacrifici in casa per lanciare accidenti, sono stati fatti anche in via Gradoli, da altre trans». Il primo a notare l'aria da scongiuro è stato il direttore del supermercato Gs di via dei Due Ponti. «I trans comprano di tutto - dice - ma acquistano a ritmi incredibili i lumini, quelli che noi lasciamo sulle tombe dei nostri cari. Chissà perché, forse sarà per rendere calda e accogliente l'atmosfera in appartamento». Lo spiegano i viados che in tarda mattinata vanno a fare la spesa.
«Si accendono per due ragioni - chiarisce Sandra, anche lei brasiliana, pelle scura, un caschetto di capelli biondi e seno che straborda - per i propri cari, quelli che si hanno nel cuore e non si dimenticano, e per il nostro angelo custode perché ci protegga. Perché tra di noi - aggiunge seria - c'è molta invidia: se ti vedono con un cliente, uno che paga, stai sicura che ti mandano quache accidente. Tra di noi queste cose si verificano e non sono molto diverse dai riti di magia nera che si praticano anche nella società occidentale». L'amica descrive lo scongiuro "protettivo": «Il lunedì accendo il lumino recitando un Padre Nostro. La fiamma può stare in un angolo della casa, oppure ardere accanto alla statuina della Madonna». La magia nera si esprime con la Quimbanda, una tradizione di stregoneria alle quale si associa anche la Macumba, altra attività magica praticate in Brasile. Insomma sulla Cassia, la piccola guerra tra trans per la sopravvivenza si combatte anche a suon di sortilegi.
il tempo Fabio Di Chio
05/11/2009
«Quella? È invidiosa. Contro di noi fa riti di magia nera, sacrifici. Ma io accendo sempre una candela per il mio angelo custode perché mi protegga. Non ci credi?». Parla convinta Alessia, brasiliana, sottile e un po' curva, figura opposta alla sua amica Blenda la scura (per giorni conosciuta come Brenda o Brendona), ragazzona solida e siliconata, rubricata tra le amanti dell'ex governatore del Lazio Piero Marrazzo. Ora sotto questo scandalo di sesso, droga e fango che ha insudiciato le cronache spunta un mondo. L'altromondo: dal Brasile i trans sbarcati a Roma, sulla Cassia, hanno portato con loro un bagaglio di fede e credenze, spiritualità e diavolerie, che è stato ricreato nel personale spazio domestico. Si parla di preghiere rivolte alla propria entità protettrice e di riti e malefici dedicati a chissà quale demonio per avere clienti, denaro e mandare accidenti alle concorrenti in strada. Blenda non crede all'angelo custode. Sa però che qualcuna è convinta dell'esistenza del Male e lo invoca con cerimonie gradite all'entità del Pantheon brasiliano per danneggiare le altre.
Lo hanno fatto anche contro di lei perché andava con Marrazzo? Sorride e non risponde. La sua amica, Alessia, invece non ha dubbi. «So chi celebra riti e sacrifici in casa per lanciare accidenti, sono stati fatti anche in via Gradoli, da altre trans». Il primo a notare l'aria da scongiuro è stato il direttore del supermercato Gs di via dei Due Ponti. «I trans comprano di tutto - dice - ma acquistano a ritmi incredibili i lumini, quelli che noi lasciamo sulle tombe dei nostri cari. Chissà perché, forse sarà per rendere calda e accogliente l'atmosfera in appartamento». Lo spiegano i viados che in tarda mattinata vanno a fare la spesa.
«Si accendono per due ragioni - chiarisce Sandra, anche lei brasiliana, pelle scura, un caschetto di capelli biondi e seno che straborda - per i propri cari, quelli che si hanno nel cuore e non si dimenticano, e per il nostro angelo custode perché ci protegga. Perché tra di noi - aggiunge seria - c'è molta invidia: se ti vedono con un cliente, uno che paga, stai sicura che ti mandano quache accidente. Tra di noi queste cose si verificano e non sono molto diverse dai riti di magia nera che si praticano anche nella società occidentale». L'amica descrive lo scongiuro "protettivo": «Il lunedì accendo il lumino recitando un Padre Nostro. La fiamma può stare in un angolo della casa, oppure ardere accanto alla statuina della Madonna». La magia nera si esprime con la Quimbanda, una tradizione di stregoneria alle quale si associa anche la Macumba, altra attività magica praticate in Brasile. Insomma sulla Cassia, la piccola guerra tra trans per la sopravvivenza si combatte anche a suon di sortilegi.
il tempo Fabio Di Chio
05/11/2009
lunedì 2 novembre 2009
NATALIE E BRENDA:I VERBALI DEGLI INTERROGATORI
Caso Marrazzo, i verbali degli interrogatori delle due trans
Ci sarebbero anche foto scattate in una casa del Governatore
Le verità di Natalie e Brenda: ricatto dai primi mesi del 2009
di CARLO BONINI
ROMA - I verbali sui fatti di via Gradoli 96 (parte depositati al Riesame, parte nel fascicolo istruttorio del pm) raccontano una scena sempre più complessa e affollata. In cui Brenda, trans che avrebbe conteso Piero Marrazzo a Natalì (alias Natalie), testimonia ora di "foto" scattate durante incontri in una residenza del Governatore e dunque di un ricatto cominciato già all'inizio di quest'anno. In cui cresce il ruolo del "pappone" Gianguarino Cafasso, che ora anche Natalì colloca in via Gradoli il 3 luglio. "Con la droga" e "poco prima dell'arrivo dei carabinieri". In cui torna poco o niente del denaro che a Marrazzo sarebbe stato sottratto dai carabinieri Carlo Tagliente e Luciano Simeone.
Brenda, Michelle, le foto a "casa" del Governatore. Il ricatto a Piero Marrazzo sarebbe cominciato prima del 3 luglio. Interrogato dai carabinieri del Ros, il transessuale "Brenda" racconta infatti a verbale di incontri "nella casa"" del Governatore nei "primi mesi del 2009". Un appartamento che "Brenda" indica nella zona di via Cortina d'Ampezzo e dunque - come gli inquirenti hanno verificato - non la casa della famiglia Marrazzo (una villa a Colle Romano, sulla via Salaria). Qui, a dire di Brenda, il Governatore viene "fotografato" durante incontri cui partecipa anche "Michelle", l'altro transessuale che Marrazzo aveva preso a frequentare durante un soggiorno in Brasile di Natalì. E qui, con le foto, viene anche girato un secondo video (precedente quello del 3 luglio) di cui già esiste traccia nelle testimonianze confidenziali raccolte dal Ros. Michelle, sostiene Brenda, "è da tempo a Parigi". Avrebbe portato con sé quelle foto e, forse, anche il filmato (che pure i carabinieri stanno cercando).
Della "casa" nella zona della Cortina d'Ampezzo - "un palazzo sorvegliato da un uomo della vigilanza" - parla del resto anche Natalì, che quel luogo conosceva bene per "esserci stata altre volte nel tempo". Nel secondo dei suoi verbali, il transessuale brasiliano riferisce infatti di aver raggiunto lì il Governatore quello stesso 3 luglio, dopo l'irruzione e dopo che Marrazzo aveva lasciato sconvolto via Gradoli. "Per consolarlo", dice Natalì a verbale. Ma forse anche per discutere di altro. Di quanto era successo prima che alla porta bussassero i carabinieri.continua a leggere
Ci sarebbero anche foto scattate in una casa del Governatore
Le verità di Natalie e Brenda: ricatto dai primi mesi del 2009
di CARLO BONINI
ROMA - I verbali sui fatti di via Gradoli 96 (parte depositati al Riesame, parte nel fascicolo istruttorio del pm) raccontano una scena sempre più complessa e affollata. In cui Brenda, trans che avrebbe conteso Piero Marrazzo a Natalì (alias Natalie), testimonia ora di "foto" scattate durante incontri in una residenza del Governatore e dunque di un ricatto cominciato già all'inizio di quest'anno. In cui cresce il ruolo del "pappone" Gianguarino Cafasso, che ora anche Natalì colloca in via Gradoli il 3 luglio. "Con la droga" e "poco prima dell'arrivo dei carabinieri". In cui torna poco o niente del denaro che a Marrazzo sarebbe stato sottratto dai carabinieri Carlo Tagliente e Luciano Simeone.
Brenda, Michelle, le foto a "casa" del Governatore. Il ricatto a Piero Marrazzo sarebbe cominciato prima del 3 luglio. Interrogato dai carabinieri del Ros, il transessuale "Brenda" racconta infatti a verbale di incontri "nella casa"" del Governatore nei "primi mesi del 2009". Un appartamento che "Brenda" indica nella zona di via Cortina d'Ampezzo e dunque - come gli inquirenti hanno verificato - non la casa della famiglia Marrazzo (una villa a Colle Romano, sulla via Salaria). Qui, a dire di Brenda, il Governatore viene "fotografato" durante incontri cui partecipa anche "Michelle", l'altro transessuale che Marrazzo aveva preso a frequentare durante un soggiorno in Brasile di Natalì. E qui, con le foto, viene anche girato un secondo video (precedente quello del 3 luglio) di cui già esiste traccia nelle testimonianze confidenziali raccolte dal Ros. Michelle, sostiene Brenda, "è da tempo a Parigi". Avrebbe portato con sé quelle foto e, forse, anche il filmato (che pure i carabinieri stanno cercando).
Della "casa" nella zona della Cortina d'Ampezzo - "un palazzo sorvegliato da un uomo della vigilanza" - parla del resto anche Natalì, che quel luogo conosceva bene per "esserci stata altre volte nel tempo". Nel secondo dei suoi verbali, il transessuale brasiliano riferisce infatti di aver raggiunto lì il Governatore quello stesso 3 luglio, dopo l'irruzione e dopo che Marrazzo aveva lasciato sconvolto via Gradoli. "Per consolarlo", dice Natalì a verbale. Ma forse anche per discutere di altro. Di quanto era successo prima che alla porta bussassero i carabinieri.continua a leggere
sabato 31 ottobre 2009
MARRAZZO, L'AMICO DI NATALIE: "LA LORO ERA UNA STORIA VERA"
Spunta l’amico di Natalie: «Coccole e confidenze tra lei e l’ex governatore»
di Patricia Tagliaferri
RomaTutti sapevano di Marrazzo e Natalie, dei loro frequenti incontri nello scantinato di via Gradoli dove l’ormai ex presidente della Regione Lazio è stato filmato, per essere poi ricattato, mentre era in compagnia del trans preferito. Ma pochi possono testimoniare che tipo di relazione ci fosse tra i due. Fabio, 38 anni, amico, confidente e condomino di Natalie, è uno di quelli. Si conoscono da oltre dieci anni, i due, lui ha addirittura le chiavi dell’appartamento di Natalie. Il settimanale Novella 2000 è riuscito a scovarlo e a farlo parlare. La brasiliana non gli ha mai nascosto nulla, neppure del suo rapporto speciale con Marrazzo, un cliente diverso da quelli rimediati per strada, che a via Gradoli si comportava come fosse di casa. «Arrivava la sera dopo il lavoro - racconta Fabio - si faceva un bagno caldo, indossava l’accappatoio e le pantofole di Natalie e si metteva a guardare la tv con lei». Non solo un rapporto mercenario, dunque, ma una vera e propria storia, un’intimità «soprattutto intellettuale» la loro. «Una storia pulita - ribadisce Fabio - sulla quale sono state elaborate ricostruzioni fantasiose». Dell’irruzione dello scorso luglio, durante la quale venne girato il video che ha costretto alle dimissioni Marrazzo, l’amico del trans assicura di non sapere nulla. Conosce invece molti particolari della liaison con il governatore, conosciuto in strada per caso due anni fa. «Era mattina - ricorda - e lei come consuetudine stava tornando dal supermercato, passeggiando, sul marciapiede di via Cassia, giù verso casa in via Gradoli. Lui la vede, accosta e le chiede “Stai lavorando?”. Al suo “No, lavoro solo di sera”, intasca il bigliettino da visita che lei gli porge. La chiamerà poi. E cominceranno a vedersi. I primi tempi una volta ogni due mesi circa. Poi più di frequente, anche due o tre volte al mese». Si vedevano sempre a casa di lei, nessun altro cliente ha mai avuto accesso ai suoi 35 metri quadrati. Natalie (ma soltanto Marrazzo e pochi intimi la chiamano così, per tutti gli altri è Natalia) lavora per strada. Nessuna auto blu. Secondo Fabio l’ex presidente della Regione arrivava in via Gradoli con la sua Smart bianca, da solo, e la parcheggiava in garage. «Erano quasi sempre le nove e mezza di sera e si tratteneva quattro-cinque ore, fino anche alle due di notte. Ma non ha mai dormito da lei», rivela il vicino di Natalie. E non erano sempre serate di sesso estremo, ma anche di coccole e carezze: «Natalie mi raccontava, emozionata, che varcata la sua porta Marrazzo si liberava di cravatta, scarpe, completo, camicia. Si faceva un bel bagno, alle volte, mentre lei lo aspettava in camera. Dove l’avrebbe raggiunta di lì a poco, con il suo accappatoio, o in boxer e maglietta. Sul letto, sdraiati, iniziavano le parole: la famiglia di lui, il Brasile di lei. Al buio, solo alla luce dello schermo. Lui le chiedeva di accarezzargli i capelli. Lei si compiaceva con me di come Piero non la volesse trasgressiva, coi tacchi a spillo e tutta in tiro in soffocanti pantaloni attillati. Di come a lui bastasse averla in calzoncini, di come la trovasse comunque provocante in microtop. A lui, mi raccontava Natalie, piaceva ascoltare la storia della sua vita: il Brasile, l’Italia, il marciapiede».
A Novella 2000 Fabio parla anche del capitolo compensi. Nulla a che vedere con i 5mila euro di cui si parla nelle carte dell’inchiesta: «Lui l’aiutava a pagare il mutuo per la casa acquistata in Brasile e per il negozio di parrucchiere che aveva aperto al suo paese. Natalie mi raccontava che le lasciava una cifra diversa, simbolica, per averle fatto perdere la giornata di lavoro su strada, tipo 500 euro, altre volte di più. Sembrava che ci fosse un principio d’amore, tra i due». E a Natalie capitava di essere gelosa, soprattutto di Brenda, con cui Marrazzo aveva cominciato a vedersi.
IL GIORNALE 31 OTTOBRE 2009
di Patricia Tagliaferri
RomaTutti sapevano di Marrazzo e Natalie, dei loro frequenti incontri nello scantinato di via Gradoli dove l’ormai ex presidente della Regione Lazio è stato filmato, per essere poi ricattato, mentre era in compagnia del trans preferito. Ma pochi possono testimoniare che tipo di relazione ci fosse tra i due. Fabio, 38 anni, amico, confidente e condomino di Natalie, è uno di quelli. Si conoscono da oltre dieci anni, i due, lui ha addirittura le chiavi dell’appartamento di Natalie. Il settimanale Novella 2000 è riuscito a scovarlo e a farlo parlare. La brasiliana non gli ha mai nascosto nulla, neppure del suo rapporto speciale con Marrazzo, un cliente diverso da quelli rimediati per strada, che a via Gradoli si comportava come fosse di casa. «Arrivava la sera dopo il lavoro - racconta Fabio - si faceva un bagno caldo, indossava l’accappatoio e le pantofole di Natalie e si metteva a guardare la tv con lei». Non solo un rapporto mercenario, dunque, ma una vera e propria storia, un’intimità «soprattutto intellettuale» la loro. «Una storia pulita - ribadisce Fabio - sulla quale sono state elaborate ricostruzioni fantasiose». Dell’irruzione dello scorso luglio, durante la quale venne girato il video che ha costretto alle dimissioni Marrazzo, l’amico del trans assicura di non sapere nulla. Conosce invece molti particolari della liaison con il governatore, conosciuto in strada per caso due anni fa. «Era mattina - ricorda - e lei come consuetudine stava tornando dal supermercato, passeggiando, sul marciapiede di via Cassia, giù verso casa in via Gradoli. Lui la vede, accosta e le chiede “Stai lavorando?”. Al suo “No, lavoro solo di sera”, intasca il bigliettino da visita che lei gli porge. La chiamerà poi. E cominceranno a vedersi. I primi tempi una volta ogni due mesi circa. Poi più di frequente, anche due o tre volte al mese». Si vedevano sempre a casa di lei, nessun altro cliente ha mai avuto accesso ai suoi 35 metri quadrati. Natalie (ma soltanto Marrazzo e pochi intimi la chiamano così, per tutti gli altri è Natalia) lavora per strada. Nessuna auto blu. Secondo Fabio l’ex presidente della Regione arrivava in via Gradoli con la sua Smart bianca, da solo, e la parcheggiava in garage. «Erano quasi sempre le nove e mezza di sera e si tratteneva quattro-cinque ore, fino anche alle due di notte. Ma non ha mai dormito da lei», rivela il vicino di Natalie. E non erano sempre serate di sesso estremo, ma anche di coccole e carezze: «Natalie mi raccontava, emozionata, che varcata la sua porta Marrazzo si liberava di cravatta, scarpe, completo, camicia. Si faceva un bel bagno, alle volte, mentre lei lo aspettava in camera. Dove l’avrebbe raggiunta di lì a poco, con il suo accappatoio, o in boxer e maglietta. Sul letto, sdraiati, iniziavano le parole: la famiglia di lui, il Brasile di lei. Al buio, solo alla luce dello schermo. Lui le chiedeva di accarezzargli i capelli. Lei si compiaceva con me di come Piero non la volesse trasgressiva, coi tacchi a spillo e tutta in tiro in soffocanti pantaloni attillati. Di come a lui bastasse averla in calzoncini, di come la trovasse comunque provocante in microtop. A lui, mi raccontava Natalie, piaceva ascoltare la storia della sua vita: il Brasile, l’Italia, il marciapiede».
A Novella 2000 Fabio parla anche del capitolo compensi. Nulla a che vedere con i 5mila euro di cui si parla nelle carte dell’inchiesta: «Lui l’aiutava a pagare il mutuo per la casa acquistata in Brasile e per il negozio di parrucchiere che aveva aperto al suo paese. Natalie mi raccontava che le lasciava una cifra diversa, simbolica, per averle fatto perdere la giornata di lavoro su strada, tipo 500 euro, altre volte di più. Sembrava che ci fosse un principio d’amore, tra i due». E a Natalie capitava di essere gelosa, soprattutto di Brenda, con cui Marrazzo aveva cominciato a vedersi.
IL GIORNALE 31 OTTOBRE 2009
Marrazzo/ Un carabiniere: "Accanto al governatore un trans di pelle scura"
Caso Marrazzo/ La testimonianza di un carabiniere: "Accanto al governatore un trans di pelle scura"
Sabato 31.10.2009 12:56
Ci sarebbe un altro carabiniere indagato nell'inchiesta sul ricatto a Piero Marrazzo. Il militare avrebbe messo a disposizione il suo appartamento per consentire a possibili acquirenti di visionare il video e avrebbe perquisito le persone prima di farle entrare. Al quinto carabiniere, nella vicenda Marrazzo, i magistrati contestano la ricettazione, ma stanno verificando se possa aver avuto un ruolo anche nelle rapine compiute nelle case dei transessuali di via Gradoli e delle altre zone di Roma Nord contestate ai tre militari del Trionfale Carlo Tagliante, Luciano Simeone e Nicola Testini, tutti difesi da Marina Lo Faro. Intanto escono nuovi verbali sul video che ritrae l'ex governatore del Lazio in compagnia di un trans.
Ecco la testimonianza del maresciallo Nicola Testini interrogato dai Ros. Il maresciallo racconta che il tre luglio "un confidente del maresciallo Nicola, tale Cafasso Gianguarino avvisò lui e il collega Simeone Luciano che (...) si stava svolgendo un festino con dei trans all'interno di un appartamento di Roma, via Gradoli (...). Ivi giunti, nella tarda mattinata - primo pomeriggio (ora di pranzo), bussammo alla porta dell'appartamento qualificandoci come carabinieri.
Aprì un viados di pelle scura, moro di capelli. Noi entrammo e ci trovammo di fronte una persona di sesso maschile che riconoscemmo subito essere il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Alla vista di questa personalità ci trovammo in gravissimo imbarazzo anche perché indossava solo una maglia intima e le mutande per cui non sapemmo veramente cosa fare. Lui ci pregò con gli occhi lucidi di non fare nulla perché ci diceva ìo ho una mia dignità e la mia posizione... vi prego aiutatemi... saprò ricompensarvi, vi aiuterò nell'Arma'. Quindi ci disse che avrebbe potuto aiutarci se volessimo un trasferimento. Io purtroppo devo dirvi che ho una grave situazione familiare, perché ho un nipote di 5 anni in gravissime condizioni. La voglia quindi di cercare di rendermi utile alla mia famiglia mi ha fatto ritenere che veramente avrebbe potuto aiutarmi".
affari italiani 31 ottobre 2009
Sabato 31.10.2009 12:56
Ci sarebbe un altro carabiniere indagato nell'inchiesta sul ricatto a Piero Marrazzo. Il militare avrebbe messo a disposizione il suo appartamento per consentire a possibili acquirenti di visionare il video e avrebbe perquisito le persone prima di farle entrare. Al quinto carabiniere, nella vicenda Marrazzo, i magistrati contestano la ricettazione, ma stanno verificando se possa aver avuto un ruolo anche nelle rapine compiute nelle case dei transessuali di via Gradoli e delle altre zone di Roma Nord contestate ai tre militari del Trionfale Carlo Tagliante, Luciano Simeone e Nicola Testini, tutti difesi da Marina Lo Faro. Intanto escono nuovi verbali sul video che ritrae l'ex governatore del Lazio in compagnia di un trans.
Ecco la testimonianza del maresciallo Nicola Testini interrogato dai Ros. Il maresciallo racconta che il tre luglio "un confidente del maresciallo Nicola, tale Cafasso Gianguarino avvisò lui e il collega Simeone Luciano che (...) si stava svolgendo un festino con dei trans all'interno di un appartamento di Roma, via Gradoli (...). Ivi giunti, nella tarda mattinata - primo pomeriggio (ora di pranzo), bussammo alla porta dell'appartamento qualificandoci come carabinieri.
Aprì un viados di pelle scura, moro di capelli. Noi entrammo e ci trovammo di fronte una persona di sesso maschile che riconoscemmo subito essere il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Alla vista di questa personalità ci trovammo in gravissimo imbarazzo anche perché indossava solo una maglia intima e le mutande per cui non sapemmo veramente cosa fare. Lui ci pregò con gli occhi lucidi di non fare nulla perché ci diceva ìo ho una mia dignità e la mia posizione... vi prego aiutatemi... saprò ricompensarvi, vi aiuterò nell'Arma'. Quindi ci disse che avrebbe potuto aiutarci se volessimo un trasferimento. Io purtroppo devo dirvi che ho una grave situazione familiare, perché ho un nipote di 5 anni in gravissime condizioni. La voglia quindi di cercare di rendermi utile alla mia famiglia mi ha fatto ritenere che veramente avrebbe potuto aiutarmi".
affari italiani 31 ottobre 2009
giovedì 29 ottobre 2009
Marrazzo:Caccia al filmato integrale.Forse altri ricattati

Note di Paturnio:
Si indaga sul pappone deceduto per infarto e tirato in ballo dagli imputati.Forse i 5000 euro non erano il pagamento per la prestazione, ma la prima trance data ai ricattatori. La moglie di uno di loro afferma che suo marito è innocente e la verità verrà fuori presto. Degli assegni che avrebbero dovuto tacitare i ricattatori non c'è traccia.Berlusconi afferma di essere stato corretto con Marrazzo e non vuole le elezioni anticipate.C'è qualcosa che sfugge in questa storia, qualcosa che non è ancora venuto fuori.
Il retroscena. Al trans Natalì il permesso di soggiorno in Italia per motivi di giustizia. I militari arrestati organizzano la difesa
Caccia al film integrale di Marrazzo
e a quei tre assegni per il ricatto
di CARLO BONINI
ROMA - La clandestina Natalì, il transessuale brasiliano che l'indagine riconosce nel video insieme a Piero Marrazzo nei primi giorni di luglio nell'appartamento di via Gradoli '96, ottiene il permesso di soggiorno in Italia per "motivi di giustizia". E, a sette giorni dall'arresto dei quattro carabinieri della stazione Trionfale, la decisione segnala come, in questa storia, nessuna tessera sia ancora andata al suo posto. A cominciare dal video che si vuole filmato quella mattina (2 minuti di lunghezza), destinato al "mercato" del ricatto, ma che gli inquirenti si dicono convinti sia solo un frammento di un girato ben più lungo. Che non a caso cercano da giorni, perché lì potrebbe essere la chiave per capire davvero chi girò cosa, quando e come. I carabinieri (come è convinta la pubblica accusa)? Il "pappone" Gianguarino Cafasso scomparso per infarto da overdose nel settembre scorso (come sostengono i militari)? Un altro transessuale? Un po' gli uni e un po' gli altri? Continua
Dossier senza riscontri con oltre dieci nomi di vittime, tra politici e giornalisti
Le accuse dei viados. Il ruolo di un pappone deceduto per infarto
La banda dei ricatti agiva dal 2007
nella rete anche due ex ministri
di CARLO BONINI
ROMA - Ora che il Governatore è caduto, le domande cercano altre risposte. Esiste un doppio fondo dell'affaire Marrazzo? Il condominio di via Gradoli è o è stata una matrioska del ricatto? Insomma, esistono davvero altri politici presi al laccio? E se così è, anche loro hanno pagato un prezzo per la loro vulnerabilità? Fonti qualificate in Procura sgranano gli occhi: "Politici? Per carità. Un falso". Da liquidare né più e né meno come l'immondizia velenosa che da ieri ha preso a frullare nelle redazioni dei quotidiani. Una "colonna infame" di dodici nomi, priva di un qualsiasi straccio di riscontro negli atti di indagine, un "chi più ne ha, più ne metta" di uomini della politica e dell'informazione da squartare.
Un pantano che dà l'idea dei nervi che questa storia ha scoperto. Dell'occasione che apre per qualche resa dei conti brutale. Con al centro i Carneade della "squadretta" della stazione Trionfale: il maresciallo Nicola Testini, i carabinieri Luciano Simeone, Carlo Tagliente e Antonio Tamburrino (da giovedì scorso detenuti a Regina Coeli in regime di massima sicurezza, massima sorveglianza visiva e assoluto isolamento). E di cui conviene tornare a parlare, perché, al netto dei veleni, quello che si comincia a percepire sul conto di almeno tre dei quattro militari (Testini, Simeone e Tagliente) non è proprio rassicurante. Né residuale. continua a leggere
martedì 27 ottobre 2009
MARRAZZO. 27 OTTOBRE 2009: TUTTI GLI ARTICOLI
DI PATURNIO
Di seguito gli articoli più importanti usciti oggi, almeno secondo me che li ho letti tutti!
La moglie di Marrazzo: 'Non lascero' Piero', "Siamo una famiglia unita"
Roma — "La mia famiglia, comunque, rimane unita", è la reazione di Roberta Serdoz, la moglie di Piero Marrazzo. E se lui esce da questa storia come un uomo distrutto, lei sembra non volersi piegare. Avrebbe potuto cedere sotto il peso di una vita distrutta ma ha deciso di tirar fuori orgoglio e grinta da reporter, per cercare di rimettere insieme i pezzi della sua famiglia.
Terminato il drammatico fine settimana, Roberta ha preso la decisione di non abbandonare suo marito, investito in pieno dallo scandalo, che ora sta molto male, ieri mattina respirava a fatica, s’è svegliato con le palpi tazioni, l’hanno dovuto accom pagnare al Gemelli.
Domenica mattina Maurizio Mannoni, il conduttore di Linea Notte, le aveva inviato un paio di sms: "Roberta coraggio!", "Reagisci subito!", "Vieni a lavorare". Ma Roberta non ce la faceva ancora e non aveva neanche la forza di rispondergli, "Scusa, sto molto male", "Davvero non ce la faccio". Poi poco a poco con grande grinta e forza è riuscita a reagire ed ha risposto: "Va bene Mauri
zio, ci provo, seguo il tuo consi glio". E ieri sera era già negli studi di Rai Tre, pronta per il suo lavoro.
LA TRANS CHINA: FOTO
"Perdendo l’incarico regionale, Marrazzo non sarà più nemmeno il commissario straordinario della Sanità regionale, e questo probabilmente susciterà la reazione positiva di qualcuno. E forse anche il "piano casa" potrebbe non dare l'esito sperato.
da come don chisciotte-Antonella Randazzo
APPUNTAMENTO IN VIA GRADOLI
"....In conclusione, non riteniamo che Marrazzo fosse un paladino degli interessi collettivi, altrimenti non sarebbe stato messo al potere, ma riteniamo che egli abbia fatto qualcosa che ha irritato i suoi padroni, attivando il linciaggio mediatico. Altrimenti non si spiega come mai tanto livore da parte di parecchi personaggi politici, in un paese in cui il livello di corruzione è molto alto e di “festini a base di sesso e di droga” a cui partecipano politici si hanno diversi precedenti.
Crediamo che Marrazzo sia stato travolto dalla bufera, non per motivi “morali” com’è stato fatto credere, ma per motivi di potere. Quello che ha fatto di “sconveniente” per i suoi padroni e che non gli è stato perdonato potrà emergere molto presto: quando al suo posto verrà messo un personaggio che agirà in modo diverso rispetto al predecessore proprio sui fatti “scottanti” che hanno attivato il linciaggio mediatico. "
Marrazzo in convento. Ma chi sono gli altri protagonisti di questa storia?
Marrazzo vicino alle dimissioni
Lo scandalo fa tremare la Roma dei vip
La macchina del fango di G. D'Avanzo
"La sta cercando Palazzo Chigi"
Di seguito gli articoli più importanti usciti oggi, almeno secondo me che li ho letti tutti!
La moglie di Marrazzo: 'Non lascero' Piero', "Siamo una famiglia unita"
Roma — "La mia famiglia, comunque, rimane unita", è la reazione di Roberta Serdoz, la moglie di Piero Marrazzo. E se lui esce da questa storia come un uomo distrutto, lei sembra non volersi piegare. Avrebbe potuto cedere sotto il peso di una vita distrutta ma ha deciso di tirar fuori orgoglio e grinta da reporter, per cercare di rimettere insieme i pezzi della sua famiglia.
Terminato il drammatico fine settimana, Roberta ha preso la decisione di non abbandonare suo marito, investito in pieno dallo scandalo, che ora sta molto male, ieri mattina respirava a fatica, s’è svegliato con le palpi tazioni, l’hanno dovuto accom pagnare al Gemelli.
Domenica mattina Maurizio Mannoni, il conduttore di Linea Notte, le aveva inviato un paio di sms: "Roberta coraggio!", "Reagisci subito!", "Vieni a lavorare". Ma Roberta non ce la faceva ancora e non aveva neanche la forza di rispondergli, "Scusa, sto molto male", "Davvero non ce la faccio". Poi poco a poco con grande grinta e forza è riuscita a reagire ed ha risposto: "Va bene Mauri
zio, ci provo, seguo il tuo consi glio". E ieri sera era già negli studi di Rai Tre, pronta per il suo lavoro.
LA TRANS CHINA: FOTO
"Perdendo l’incarico regionale, Marrazzo non sarà più nemmeno il commissario straordinario della Sanità regionale, e questo probabilmente susciterà la reazione positiva di qualcuno. E forse anche il "piano casa" potrebbe non dare l'esito sperato.
da come don chisciotte-Antonella Randazzo
APPUNTAMENTO IN VIA GRADOLI
"....In conclusione, non riteniamo che Marrazzo fosse un paladino degli interessi collettivi, altrimenti non sarebbe stato messo al potere, ma riteniamo che egli abbia fatto qualcosa che ha irritato i suoi padroni, attivando il linciaggio mediatico. Altrimenti non si spiega come mai tanto livore da parte di parecchi personaggi politici, in un paese in cui il livello di corruzione è molto alto e di “festini a base di sesso e di droga” a cui partecipano politici si hanno diversi precedenti.
Crediamo che Marrazzo sia stato travolto dalla bufera, non per motivi “morali” com’è stato fatto credere, ma per motivi di potere. Quello che ha fatto di “sconveniente” per i suoi padroni e che non gli è stato perdonato potrà emergere molto presto: quando al suo posto verrà messo un personaggio che agirà in modo diverso rispetto al predecessore proprio sui fatti “scottanti” che hanno attivato il linciaggio mediatico. "
Marrazzo in convento. Ma chi sono gli altri protagonisti di questa storia?
Marrazzo/ Pm Roma: non è indagato e non è stato convocato
Marrazzo, dimissioni attese nelle prossime ore. Il governatore in un istituto religioso
Marrazzo vicino alle dimissioni
Via da casa per istituto religioso per sfuggire ai cronisti
Lo scandalo fa tremare la Roma dei vip
"Quei carabinieri hanno fatto vari colpi"
La macchina del fango di G. D'Avanzo
"La sta cercando Palazzo Chigi"
i 15 minuti fatali del governatore
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lunedì 26 ottobre 2009
MARRAZZO, IL FILMATO: LA DESCRIZIONE DI CHI LO HA VISTO PER PRIMO
Il retroscena - L'inviato di Oggi Giangavino Sulas racconta la trattativa con i quattro carabinieri ricattatori e le ragioni per cui il suo giornale ha deciso di non pubblicare la notizia che ha costretto il governatore del Lazio ad autosospendersi.
"Caso Marrazzo, quelle immagini
le ho viste per primo:
ecco perchè non sono state usate"
di Cesare Zapperi
Giangavino Sulas, lei è stato il primo a vedere il filmato "a luci rosse" che ha stroncato la carriera all'ormai quasi ex governatore della Regione Lazio Piero Marrazzo. Eppure, il suo giornale, il settimanale Oggi, ha deciso di non utilizzarlo, lasciandosi scappare uno scoop. Perchè?
E' stata fatta un'attenta valutazione - spiega l'inviato bergamasco, cronista di nera di una razza ormai quasi estinta, testimone di tutti i più importanti casi giudiziari degli ultimi vent'anni - . Sono due le ragioni che hanno spinto il direttore Andrea Monti a lasciar perdere. Anzitutto, quel materiale e quel tipo di notizie non erano adatte al pubblico di Oggi. Una rivista che viene letta dalle famiglie, che ha una tradizione di stile di un certo tipo. In secondo luogo, si è avuto il timore che qualcuno volesse far uscire il filmato per tirare un siluro senza assumersene la responsabilità. L'occasione, giornalisticamente parlando, era ghiotta. Ma giustamente il direttore ha deciso di non prestarsi.
Non mi dica che avete fatto una valutazione morale: nel giornalismo moderno non si usa.
L'abbiamo fatta eccome. Ma abbiamo anche ritenuto, dal punto di vista strettamente giornalistico, che quel tipo di notizia era più adatta al pubblico di settimanali come L'Espresso o Panorama. Su Oggi non era possibile mettere una schifezza del genere.
Eppure, si trattava di uno scoop.
Non c'è dubbio. Ha prevalso la valutazione che dicevo prima, quella di non sconcertare i nostri lettori. Ma anche il timore, lo ripeto, di non prestarsi ad un gioco che avrebbe fatto comodo ad altri. Devo anche dire che la decisione è stata presa in mezza giornata. Non ci sono stati tentennamenti.
E dire che i carabinieri "ricattatori" avevano pensato proprio ad Oggi.
Sinceramente, non so perchè abbiano deciso di rivolgersi proprio a noi. Forse perchè oggi era stato protagonista del caso delle fotografie di Sircana, il portavoce di Prodi pizzicato a guardare un trans.
Quando dice che c'è stato il timore di essere sfruttati fa pensare che dietro i quattro carabinieri possa esserci qualcosa di più grande e oscuro.
L'ho pensato anch'io. Però ho anche pensato che potevano essere quattro disperati che tentavano il colpo della loro vita. Del resto, si sono mossi da sprovveduti. E questo fa ritenere che abbiano fatto tutto da soli.
Quel materiale è stato offerto successivamente a molte testate, di destra e di sinistra. Nessuno l'ha voluto: perchè?
Penso che tutti abbiano avuto paura.
La notizia comunque è uscita.
Non poteva non uscire. Quei quattro hanno fatto il giro di tutte le chiese. Come si poteva pensare che rimanesse segreta?
Ci racconta come è avvenuto il contatto con i quattro arrestati?
Verso la fine di agosto l'agenzia Masi di Roma contatta il direttore di Oggi e propone il materiale. Andrea Monti mi chiama e mi dice: vai a verificare che roba è e poi decidiamo.
E' il primo di settembre quando lei si trova a Roma e...
Intorno alle 14 a piazza Mazzini incontro la titolare dell'agenzia Masi, Max Scarfone (il fotografo che immortalò Sircana, ndr) e un certo Antonio (Tamburini, uno dei carabinieri arrestati, ndr).
Cosa succede?
Dopo aver pranzato in un ristorante, mi fanno salire in auto. Vorrebbero bendarmi per impedirmi di vedere dove mi portano, ma io mi oppongo decisamente. Passa qualche minuto ad alta tensione, ma poi si fanno convincere che è meglio soprassedere.
L'auto si mette in moto.
Fanno un lungo giro: passano davanti al Tribunale, salgono a Monte Mario, passano da via Gradoli (la via in cui si trova la casa dove è stato girato il filmato compromettente, ndr). Un viaggio che sembra non finire mai.
Dove arrivate?
In una viuzza alla periferia nord di Roma. Antonio mi dice di salire in un appartamento dove c'è un suo amico. Su un tavolo c'è un computer acceso. Ci studiamo a vicenda. C'è diffidenza da ambo le parti. Poi parte il filmato, senza audio.
Cosa si vede?
Parte con l'inquadratura di una porta semiaperta. Si vede la spalliera di un letto e poi spunta Marrazzo.
E' proprio lui?
Sì, senza alcun dubbio. Indossa solo una camicia bianca molto larga e lunga, sembra quasi una camicia da notte. Ma quello che mi colpisce è il suo stato. Continua ad appoggiarsi al muro, non sta in piedi, sembra sotto l'effetto di qualcosa. Non aveva lo sguardo spaventato o terrorizzato. No, era trasognato.
Poi cosa si vede?
Viene inquadrato un secondo locale. Sul tavolo c'è un piatto, tre piste di polvere bianca, alcune cannule per aspirare. C'è in bella vista anche la tessera di riconoscimento di Marrazzo, datata 2008, e una grande quantità di banconate di diverso taglio.
Sembra costruita ad hoc questa scena.
Anch'io ho avuto questa netta impressione.
Dov'era il transessuale?
Accanto al tavolo, con un abito dimesso, senza trucco, in uno stato piuttosto sguaiato. Lì per lì mi sono chiesto: ma dove siamo finiti? Il filmato finisce con una zoomata sull'auto blu e sulla targa. Anche questa, devo dire, mi è parsa preparata a tavolino.
Dopo aver visto il tutto, cosa è successo?
Ho chiesto di poter avere una copia del video per poterla sottoporre ad una perizia. Chi mi assicurava che non si trattasse di materiale costruito ad hoc? Ho chiesto anche di poter incontrare il transessuale per poter verificare le versioni. Mi è stato risposto con un secco no. Al che ho risposto che sarebbe stato difficile portare in porto la cosa. Mi hanno riportato in piazza Mazzini e ho finto di ripartire per Milano.
Perchè finto?
Perchè il giorno dopo ho voluto incontrare un mio carissimo amico che ha un ruolo molto importante a Roma. Gli ho espresso i miei dubbi. Lui li ha condivisi e mi ha aiutato a capire ancora meglio quali erano i rischi a cui avremmo potuto andare incontro nel caso avessimo pubblicato la notizia.
Quindi è tornato a Milano ed ha riferito al direttore?
Esatto. Ho fatto una lunga relazione, riferendo anche le valutazioni del mio amico. Monti si è riservato di decidere. Dopo mezza giornata mi ha comunicato che non ne avrebbe fatto nulla.
Come l'ha presa?
Beh, devo dire che ho tirato un sospiro di sollievo. Erano troppi i rischi, troppe le ambiguità. Forse vent'anni fa mi ci sarei buttato e non avrei capito lo stop. Ora, con l'esperienza accumulata in tanti anni di prima linea, devo ammettere che è stata fatta la scelta più giusta e saggia. Anche a costo di sacrificare un bel colpo giornalistico.
Dal caso Sircana in poi pare che nel giornalismo non vi siano più remore né scrupoli. Cosa sta succedendo?
Le televisioni, con il loro modo di indagare sul gossip e sulla vita privata delle persone, hanno provocato questo mutamento di costumi che qualcuno definisce degenerazione. Non so se sia proprio così, certo è che oggi c'è una grande morbosità. Vicende come queste ci sono sempre state, ma non venivano alla ribalta. C'erano barriere, limiti che bene o male venivano rispettati. Ora non ci sono più. Ma dobbiamo essere onesti: ci si lamenta di certe notizie, ma alzi la mano chi non le va a leggere.
E' un meccanismo che non si può fermare?
No, come non si può fermare lo scandalo di certi ingaggi ai calciatori o alle star della televisione. Il mondo va avanti ben al di là delle nostre valutazioni morali.
Lunedi 26 Ottobre 2009
FONTE: BERGAMONEWS 26 OTTOBRE 2009
"Caso Marrazzo, quelle immagini
le ho viste per primo:
ecco perchè non sono state usate"
di Cesare Zapperi
Giangavino Sulas, lei è stato il primo a vedere il filmato "a luci rosse" che ha stroncato la carriera all'ormai quasi ex governatore della Regione Lazio Piero Marrazzo. Eppure, il suo giornale, il settimanale Oggi, ha deciso di non utilizzarlo, lasciandosi scappare uno scoop. Perchè?
E' stata fatta un'attenta valutazione - spiega l'inviato bergamasco, cronista di nera di una razza ormai quasi estinta, testimone di tutti i più importanti casi giudiziari degli ultimi vent'anni - . Sono due le ragioni che hanno spinto il direttore Andrea Monti a lasciar perdere. Anzitutto, quel materiale e quel tipo di notizie non erano adatte al pubblico di Oggi. Una rivista che viene letta dalle famiglie, che ha una tradizione di stile di un certo tipo. In secondo luogo, si è avuto il timore che qualcuno volesse far uscire il filmato per tirare un siluro senza assumersene la responsabilità. L'occasione, giornalisticamente parlando, era ghiotta. Ma giustamente il direttore ha deciso di non prestarsi.
Non mi dica che avete fatto una valutazione morale: nel giornalismo moderno non si usa.
L'abbiamo fatta eccome. Ma abbiamo anche ritenuto, dal punto di vista strettamente giornalistico, che quel tipo di notizia era più adatta al pubblico di settimanali come L'Espresso o Panorama. Su Oggi non era possibile mettere una schifezza del genere.
Eppure, si trattava di uno scoop.
Non c'è dubbio. Ha prevalso la valutazione che dicevo prima, quella di non sconcertare i nostri lettori. Ma anche il timore, lo ripeto, di non prestarsi ad un gioco che avrebbe fatto comodo ad altri. Devo anche dire che la decisione è stata presa in mezza giornata. Non ci sono stati tentennamenti.
E dire che i carabinieri "ricattatori" avevano pensato proprio ad Oggi.
Sinceramente, non so perchè abbiano deciso di rivolgersi proprio a noi. Forse perchè oggi era stato protagonista del caso delle fotografie di Sircana, il portavoce di Prodi pizzicato a guardare un trans.
Quando dice che c'è stato il timore di essere sfruttati fa pensare che dietro i quattro carabinieri possa esserci qualcosa di più grande e oscuro.
L'ho pensato anch'io. Però ho anche pensato che potevano essere quattro disperati che tentavano il colpo della loro vita. Del resto, si sono mossi da sprovveduti. E questo fa ritenere che abbiano fatto tutto da soli.
Quel materiale è stato offerto successivamente a molte testate, di destra e di sinistra. Nessuno l'ha voluto: perchè?
Penso che tutti abbiano avuto paura.
La notizia comunque è uscita.
Non poteva non uscire. Quei quattro hanno fatto il giro di tutte le chiese. Come si poteva pensare che rimanesse segreta?
Ci racconta come è avvenuto il contatto con i quattro arrestati?
Verso la fine di agosto l'agenzia Masi di Roma contatta il direttore di Oggi e propone il materiale. Andrea Monti mi chiama e mi dice: vai a verificare che roba è e poi decidiamo.
E' il primo di settembre quando lei si trova a Roma e...
Intorno alle 14 a piazza Mazzini incontro la titolare dell'agenzia Masi, Max Scarfone (il fotografo che immortalò Sircana, ndr) e un certo Antonio (Tamburini, uno dei carabinieri arrestati, ndr).
Cosa succede?
Dopo aver pranzato in un ristorante, mi fanno salire in auto. Vorrebbero bendarmi per impedirmi di vedere dove mi portano, ma io mi oppongo decisamente. Passa qualche minuto ad alta tensione, ma poi si fanno convincere che è meglio soprassedere.
L'auto si mette in moto.
Fanno un lungo giro: passano davanti al Tribunale, salgono a Monte Mario, passano da via Gradoli (la via in cui si trova la casa dove è stato girato il filmato compromettente, ndr). Un viaggio che sembra non finire mai.
Dove arrivate?
In una viuzza alla periferia nord di Roma. Antonio mi dice di salire in un appartamento dove c'è un suo amico. Su un tavolo c'è un computer acceso. Ci studiamo a vicenda. C'è diffidenza da ambo le parti. Poi parte il filmato, senza audio.
Cosa si vede?
Parte con l'inquadratura di una porta semiaperta. Si vede la spalliera di un letto e poi spunta Marrazzo.
E' proprio lui?
Sì, senza alcun dubbio. Indossa solo una camicia bianca molto larga e lunga, sembra quasi una camicia da notte. Ma quello che mi colpisce è il suo stato. Continua ad appoggiarsi al muro, non sta in piedi, sembra sotto l'effetto di qualcosa. Non aveva lo sguardo spaventato o terrorizzato. No, era trasognato.
Poi cosa si vede?
Viene inquadrato un secondo locale. Sul tavolo c'è un piatto, tre piste di polvere bianca, alcune cannule per aspirare. C'è in bella vista anche la tessera di riconoscimento di Marrazzo, datata 2008, e una grande quantità di banconate di diverso taglio.
Sembra costruita ad hoc questa scena.
Anch'io ho avuto questa netta impressione.
Dov'era il transessuale?
Accanto al tavolo, con un abito dimesso, senza trucco, in uno stato piuttosto sguaiato. Lì per lì mi sono chiesto: ma dove siamo finiti? Il filmato finisce con una zoomata sull'auto blu e sulla targa. Anche questa, devo dire, mi è parsa preparata a tavolino.
Dopo aver visto il tutto, cosa è successo?
Ho chiesto di poter avere una copia del video per poterla sottoporre ad una perizia. Chi mi assicurava che non si trattasse di materiale costruito ad hoc? Ho chiesto anche di poter incontrare il transessuale per poter verificare le versioni. Mi è stato risposto con un secco no. Al che ho risposto che sarebbe stato difficile portare in porto la cosa. Mi hanno riportato in piazza Mazzini e ho finto di ripartire per Milano.
Perchè finto?
Perchè il giorno dopo ho voluto incontrare un mio carissimo amico che ha un ruolo molto importante a Roma. Gli ho espresso i miei dubbi. Lui li ha condivisi e mi ha aiutato a capire ancora meglio quali erano i rischi a cui avremmo potuto andare incontro nel caso avessimo pubblicato la notizia.
Quindi è tornato a Milano ed ha riferito al direttore?
Esatto. Ho fatto una lunga relazione, riferendo anche le valutazioni del mio amico. Monti si è riservato di decidere. Dopo mezza giornata mi ha comunicato che non ne avrebbe fatto nulla.
Come l'ha presa?
Beh, devo dire che ho tirato un sospiro di sollievo. Erano troppi i rischi, troppe le ambiguità. Forse vent'anni fa mi ci sarei buttato e non avrei capito lo stop. Ora, con l'esperienza accumulata in tanti anni di prima linea, devo ammettere che è stata fatta la scelta più giusta e saggia. Anche a costo di sacrificare un bel colpo giornalistico.
Dal caso Sircana in poi pare che nel giornalismo non vi siano più remore né scrupoli. Cosa sta succedendo?
Le televisioni, con il loro modo di indagare sul gossip e sulla vita privata delle persone, hanno provocato questo mutamento di costumi che qualcuno definisce degenerazione. Non so se sia proprio così, certo è che oggi c'è una grande morbosità. Vicende come queste ci sono sempre state, ma non venivano alla ribalta. C'erano barriere, limiti che bene o male venivano rispettati. Ora non ci sono più. Ma dobbiamo essere onesti: ci si lamenta di certe notizie, ma alzi la mano chi non le va a leggere.
E' un meccanismo che non si può fermare?
No, come non si può fermare lo scandalo di certi ingaggi ai calciatori o alle star della televisione. Il mondo va avanti ben al di là delle nostre valutazioni morali.
Lunedi 26 Ottobre 2009
FONTE: BERGAMONEWS 26 OTTOBRE 2009
domenica 25 ottobre 2009
Marrazzo, Brenda e Natalia: in via Gradoli via vai di vip e uomini politici
da Il Messaggero 25 ottobre 2009
Natalia vive in un appartamentino, ricavato dalle ex cantine, in una delle due palazzine del comprensorio. La conoscono bene gli altri residenti: «E’ una brava persona, diversa dalle altre. Sempre vestita bene», racconta Riccardo. «Esce poco, di solito la incontro al supermercato quando va a fare la spesa. Certo il viavai di gente c’è, da chi vanno però nessuno lo sa, visto che di trans ne abitano diversi». Qualcun’altro si lascia scappare «è cambiata negli ultimi due anni, forse si è innamorata veramente e pensava di cambiare vita».
Un viavai di vip in via Gradoli. «Qui Marrazzo non lo abbiamo visto - affermano due transessuali che abitano nello stesso complesso - ma di vip e uomini politici se ne vedono molti. Questo comprensorio è abitato principalmente da brasiliani, i più richiesti».
«Con questa storia non c’entro nulla io Marrazzo non l’ho mai conosciuto, si è visto da queste parti, ma io non so niente». Brenda, il trans brasiliano accusato da Natalia di avere, «rovinato» Piero Marrazzo si tira fuori da questa brutta storia. Ieri sera ha chiamato un amico parrucchiere per farsi fare la messa in piega in casa, prima di affrontare i giornalisti e dire che lei il governatore non lo ha mai conosciuto e che Natalia ce l’ha con lei perché è invidiosa. Brenda vive in via dei Due Ponti, in questa strada dove abitano soprattutto trans brasiliani. Una fila di palazzine bianche e scalcinate attaccate l’una all’altra, e dove è impossibile mantenere un segreto. Lei nega di avere mai visto Marrazzo, ma Luciano, occhiali all’ultima moda e cagnolino al guinzaglio giura che Brenda era, «molto amica del presidente della Regione, anche se credo che lui a casa sua non c’è mai andato. So che si vedevano in una casa di via Gradoli. Forse dove lo hanno ricattato quei quattro carabinieri, sono tipacci che mettevano paura a tutti».
leggi articolo completo
Il sospetto degli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, è che possa esistere un vero e proprio mercato del ricatto. Quanti vip potrebbero essere caduti nella trappola? Quanti personaggi in vista potrebbero essere stati filmati e minacciati? Intorno ai quattro carabinieri sotto accusa gira un mondo che il fotografo Max Scarfone, chiamato per tentare una mediazione nella vendita del filmato con Marrazzo, dice: «C’è da avere paura perché i militari avevano fatto spesso riferimento ai loro innumerevoli contatti negli ambienti criminali della città». È stato proprio il paparazzo degli scatti a Silvio Sircana, l’ex portavoce di Romano Prodi, a tentare di aiutare gli indagati a “piazzare” il video mettendoli in contatto con l’agenzia di Milano, Photo Masi, con cui Scarfone lavora da tempo. Lui, ora, dichiara di aver fatto solo il suo lavoro. «Sono stato sentito come persona informata sui fatti - spiega - Sapete tutti come mi muovo e mi comporto, l’avete visto con il caso Sircana. Del resto, se uno ti conosce e ti chiede di visionare un video, mica gli chiedi chi c’è dietro questa roba? Il mio mestiere è trovare le notizie e fare le fotografie». Il verbale del suo interrogatorio è stato secretato. Avrà fornito particolari utili alle indagini? continua
Possibili accertamenti su soldi, droga e telefonate.Indagini potrebbero essere avviate sulla droga, le telefonate arrivate alla Regione Lazio ed eventuali tranche di denaro in contante date ai militari arrestati per capire se Marrazzo abbia mai versato dei soldi in contanti ai quattro militari, oltre ai tre assegni che quella mattina. Le indagini potrebbero estendersi anche ai soldi percepiti dai transessuali. Altri accertamenti riguarderanno invece la verifica delle telefonate arrivate ad un numero fisso della Regione Lazio. Bisognerà capire in sostanza se, oltre ad alcuni transessuali, anche i carabinieri finiti in manette abbiano mai cercato di contattare il governatore del Lazio direttamente all'utenza del suo ufficio. Una volta accertato se nell'appartamento c'era cocaina (nel video si vede una polvere bianca, ndr) dovrebbero partire verifiche anche su chi e come avrebbe introdotto nella casa la droga. Per quanto riguarda l'auto blu, visibile in un frammento del video, si dovrà stabilire se l'uso sia stato improprio o meno.
Il video di circa due minuti che ritrae Marrazzo con un transessuale potrebbe essere un estratto di un «girato» più lungo che durerebbe circa venti minuti. Agli atti dell'inchiesta comunque comparirebbe solo un filmato di due minuti, presumibilmente l'estratto dall'intero girato, nel quale comparirebbe solo un filmato di due minuti, presumibilmente l'estratto dall'intero girato, nel quale si vede Marrazzo in compagnia di un transessuale, ovvero quello che nelle carte dei magistrati viene indicato col nome di Natalie. Non è stato acquisito nè dalla procura nè dagli investigatori, al momento, il resto del filmato che sarebbe stato girato sia all'interno che all'esterno dell'appartamento di via Gradoli. In questa parte del girato le scene interne ritrarrebbero altri transessuali mentre quelle esterne si soffermerebbero sulla macchina di servizio riprendendo anche la targa. I due minuti di filmato, quelli sequestrati a Milano e secretati dalla magistratura, sarebbero stati usati dai carabinieri arrestati per vendere il video: una sorta di filmato promozionale utilizzato in tutte le fasi dei vari tentativi di trattativa per cedere il video alla stampa e agenzie. In questa parte di video Marrazzo appare con un trans che altri transessuali, e lo stesso presidente della Regione, avrebbero indicato come Natalie ma sulla cui identità sono in corso accertamenti. L'intero filmato, secondo quanto si è appreso, non sarebbe stato girato a più riprese ma tutto insieme. Dal video intero poi i carabinieri arrestati avrebbero estratto un girato più breve. Dunque allo stato dell'inchiesta si parlerebbe di un solo video poi diviso in due tranche.
Legale: rispettare la privacy di Marrazzo che è ora un privato cittadino. «Non esiste nessun secondo video, tutto ciò che è accaduto Piero Marrazzo, ormai privato cittadino e non uomo pubblico, lo ha raccontato alla magistratura e lo ha detto all'opinione pubblica». Lo dichiara l'avvocato di Piero Marazzo, Luca Petrucci. «La verità è stata consegnata alla magistratura e ogni altra ricostruzione verrà perseguita legalmente», aggiunge Petrucci sottolineando che ora «Marrazzo essendosi autosospeso è solo un privato cittadino che compare esclusivamente come parte offesa in un procedimento per fatti gravissimi». Un procedimento «dove sono indagati pezzi dello Stato deviati, ovvero i quattro carabinieri arrestati, accusati di reati gravi - conclude Petrucci - Come privato cittadino ora Marrazzo merita il rispetto della privacy e le sue vicende personali devono essere sottratte all'opinione pubblica». continua a leggere
Gli inquirenti sui quattro carabinieri: «Sono tipi di rara spregiudicatezza»
di Paola Vuolo
ROMA (24 ottobre) - «I quattro carabinieri arrestati sono quattro mele marce che abbiamo immediatamente scoperto e isolato dalla istituzione alla quale non sono degni di appartenere - dichiara il generale Vittorio Tomasone comandante provinciale dei carabinieri - nel corso di alcuni accertamenti sono emersi elementi di responsabilità sull’attività illecita dei quattro militari. Per questo motivo, nel riferire immediatamente alla magistratura quanto stava avvenendo, i quattro sono stati sospesi dal servizio dell’Arma dei carabinieri. Non è possibile fornire altri particolari se non quello che l’indagine che ha portato al fermo della Procura di Roma dei quattro militari è nata all’interno dell’Arma. Un’indagine rapida e rigorosa, che ha permesso così di isolare le quattro mele marce».
Appartenevano al Nucleo operativo della compagnia e alla stazione dei carabinieri del Trionfale il maresciallo e i tre appuntati arrestati dai colleghi del Ros e accusati di avere ricattato il presidente della Regione, Piero Marrazzo, con un video che lo filmerebbe in un incontro intimo e clandestino. Nel passaggio contenuto nel decreto che ha disposto il fermo dei quattro carabinieri infedeli Luciano Simeone, 30 anni, di Napoli; Carlo Tagliente, 29, nato ad Ostuni; Antonio Tamburrino, 28, nato a Parete di Caserta e Nicola Testini, di 37, nato ad Andria, si parla di, «un filmato con Piero Marrazzo mentre si intratteneva con un transessuale all’interno di un’abitazione, girato con modalità abusive», nell’abitazione del trans con lo scopo di ricattare il presidente della Regione. continua a leggere
Natalia vive in un appartamentino, ricavato dalle ex cantine, in una delle due palazzine del comprensorio. La conoscono bene gli altri residenti: «E’ una brava persona, diversa dalle altre. Sempre vestita bene», racconta Riccardo. «Esce poco, di solito la incontro al supermercato quando va a fare la spesa. Certo il viavai di gente c’è, da chi vanno però nessuno lo sa, visto che di trans ne abitano diversi». Qualcun’altro si lascia scappare «è cambiata negli ultimi due anni, forse si è innamorata veramente e pensava di cambiare vita».
Un viavai di vip in via Gradoli. «Qui Marrazzo non lo abbiamo visto - affermano due transessuali che abitano nello stesso complesso - ma di vip e uomini politici se ne vedono molti. Questo comprensorio è abitato principalmente da brasiliani, i più richiesti».
«Con questa storia non c’entro nulla io Marrazzo non l’ho mai conosciuto, si è visto da queste parti, ma io non so niente». Brenda, il trans brasiliano accusato da Natalia di avere, «rovinato» Piero Marrazzo si tira fuori da questa brutta storia. Ieri sera ha chiamato un amico parrucchiere per farsi fare la messa in piega in casa, prima di affrontare i giornalisti e dire che lei il governatore non lo ha mai conosciuto e che Natalia ce l’ha con lei perché è invidiosa. Brenda vive in via dei Due Ponti, in questa strada dove abitano soprattutto trans brasiliani. Una fila di palazzine bianche e scalcinate attaccate l’una all’altra, e dove è impossibile mantenere un segreto. Lei nega di avere mai visto Marrazzo, ma Luciano, occhiali all’ultima moda e cagnolino al guinzaglio giura che Brenda era, «molto amica del presidente della Regione, anche se credo che lui a casa sua non c’è mai andato. So che si vedevano in una casa di via Gradoli. Forse dove lo hanno ricattato quei quattro carabinieri, sono tipacci che mettevano paura a tutti».
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Troppi racconti di trans. E troppi video in circolazione: una copia sequestrata a "Chi"
Il sospetto degli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, è che possa esistere un vero e proprio mercato del ricatto. Quanti vip potrebbero essere caduti nella trappola? Quanti personaggi in vista potrebbero essere stati filmati e minacciati? Intorno ai quattro carabinieri sotto accusa gira un mondo che il fotografo Max Scarfone, chiamato per tentare una mediazione nella vendita del filmato con Marrazzo, dice: «C’è da avere paura perché i militari avevano fatto spesso riferimento ai loro innumerevoli contatti negli ambienti criminali della città». È stato proprio il paparazzo degli scatti a Silvio Sircana, l’ex portavoce di Romano Prodi, a tentare di aiutare gli indagati a “piazzare” il video mettendoli in contatto con l’agenzia di Milano, Photo Masi, con cui Scarfone lavora da tempo. Lui, ora, dichiara di aver fatto solo il suo lavoro. «Sono stato sentito come persona informata sui fatti - spiega - Sapete tutti come mi muovo e mi comporto, l’avete visto con il caso Sircana. Del resto, se uno ti conosce e ti chiede di visionare un video, mica gli chiedi chi c’è dietro questa roba? Il mio mestiere è trovare le notizie e fare le fotografie». Il verbale del suo interrogatorio è stato secretato. Avrà fornito particolari utili alle indagini? continua
Intercettazioni, «video ci frutterà tanti soldi»
L'ex governatore in lacrime: «Ho avuto paura». Sospensione
dalla carica per grave impedimento adducendo motivi di salute
Possibili accertamenti su soldi, droga e telefonate
Possibili accertamenti su soldi, droga e telefonate.Indagini potrebbero essere avviate sulla droga, le telefonate arrivate alla Regione Lazio ed eventuali tranche di denaro in contante date ai militari arrestati per capire se Marrazzo abbia mai versato dei soldi in contanti ai quattro militari, oltre ai tre assegni che quella mattina. Le indagini potrebbero estendersi anche ai soldi percepiti dai transessuali. Altri accertamenti riguarderanno invece la verifica delle telefonate arrivate ad un numero fisso della Regione Lazio. Bisognerà capire in sostanza se, oltre ad alcuni transessuali, anche i carabinieri finiti in manette abbiano mai cercato di contattare il governatore del Lazio direttamente all'utenza del suo ufficio. Una volta accertato se nell'appartamento c'era cocaina (nel video si vede una polvere bianca, ndr) dovrebbero partire verifiche anche su chi e come avrebbe introdotto nella casa la droga. Per quanto riguarda l'auto blu, visibile in un frammento del video, si dovrà stabilire se l'uso sia stato improprio o meno.
Il video di circa due minuti che ritrae Marrazzo con un transessuale potrebbe essere un estratto di un «girato» più lungo che durerebbe circa venti minuti. Agli atti dell'inchiesta comunque comparirebbe solo un filmato di due minuti, presumibilmente l'estratto dall'intero girato, nel quale comparirebbe solo un filmato di due minuti, presumibilmente l'estratto dall'intero girato, nel quale si vede Marrazzo in compagnia di un transessuale, ovvero quello che nelle carte dei magistrati viene indicato col nome di Natalie. Non è stato acquisito nè dalla procura nè dagli investigatori, al momento, il resto del filmato che sarebbe stato girato sia all'interno che all'esterno dell'appartamento di via Gradoli. In questa parte del girato le scene interne ritrarrebbero altri transessuali mentre quelle esterne si soffermerebbero sulla macchina di servizio riprendendo anche la targa. I due minuti di filmato, quelli sequestrati a Milano e secretati dalla magistratura, sarebbero stati usati dai carabinieri arrestati per vendere il video: una sorta di filmato promozionale utilizzato in tutte le fasi dei vari tentativi di trattativa per cedere il video alla stampa e agenzie. In questa parte di video Marrazzo appare con un trans che altri transessuali, e lo stesso presidente della Regione, avrebbero indicato come Natalie ma sulla cui identità sono in corso accertamenti. L'intero filmato, secondo quanto si è appreso, non sarebbe stato girato a più riprese ma tutto insieme. Dal video intero poi i carabinieri arrestati avrebbero estratto un girato più breve. Dunque allo stato dell'inchiesta si parlerebbe di un solo video poi diviso in due tranche.
Legale: rispettare la privacy di Marrazzo che è ora un privato cittadino. «Non esiste nessun secondo video, tutto ciò che è accaduto Piero Marrazzo, ormai privato cittadino e non uomo pubblico, lo ha raccontato alla magistratura e lo ha detto all'opinione pubblica». Lo dichiara l'avvocato di Piero Marazzo, Luca Petrucci. «La verità è stata consegnata alla magistratura e ogni altra ricostruzione verrà perseguita legalmente», aggiunge Petrucci sottolineando che ora «Marrazzo essendosi autosospeso è solo un privato cittadino che compare esclusivamente come parte offesa in un procedimento per fatti gravissimi». Un procedimento «dove sono indagati pezzi dello Stato deviati, ovvero i quattro carabinieri arrestati, accusati di reati gravi - conclude Petrucci - Come privato cittadino ora Marrazzo merita il rispetto della privacy e le sue vicende personali devono essere sottratte all'opinione pubblica». continua a leggere
Gli inquirenti sui quattro carabinieri: «Sono tipi di rara spregiudicatezza»
di Paola Vuolo
ROMA (24 ottobre) - «I quattro carabinieri arrestati sono quattro mele marce che abbiamo immediatamente scoperto e isolato dalla istituzione alla quale non sono degni di appartenere - dichiara il generale Vittorio Tomasone comandante provinciale dei carabinieri - nel corso di alcuni accertamenti sono emersi elementi di responsabilità sull’attività illecita dei quattro militari. Per questo motivo, nel riferire immediatamente alla magistratura quanto stava avvenendo, i quattro sono stati sospesi dal servizio dell’Arma dei carabinieri. Non è possibile fornire altri particolari se non quello che l’indagine che ha portato al fermo della Procura di Roma dei quattro militari è nata all’interno dell’Arma. Un’indagine rapida e rigorosa, che ha permesso così di isolare le quattro mele marce».
Appartenevano al Nucleo operativo della compagnia e alla stazione dei carabinieri del Trionfale il maresciallo e i tre appuntati arrestati dai colleghi del Ros e accusati di avere ricattato il presidente della Regione, Piero Marrazzo, con un video che lo filmerebbe in un incontro intimo e clandestino. Nel passaggio contenuto nel decreto che ha disposto il fermo dei quattro carabinieri infedeli Luciano Simeone, 30 anni, di Napoli; Carlo Tagliente, 29, nato ad Ostuni; Antonio Tamburrino, 28, nato a Parete di Caserta e Nicola Testini, di 37, nato ad Andria, si parla di, «un filmato con Piero Marrazzo mentre si intratteneva con un transessuale all’interno di un’abitazione, girato con modalità abusive», nell’abitazione del trans con lo scopo di ricattare il presidente della Regione. continua a leggere
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Marrazzo: «Ho fatto una grande fesseria, con la politica ho chiuso per sempre»

Marrazzo e le mezze verità: «Ho fatto una grande fesseria, con la politica ho chiuso per sempre»
di Mauro Evangelisti
ROMA (25 ottobre) - L’ultima immagine del film di Piero Marrazzo, presidente della Regione Lazio, è quella di un uomo che tossisce, ha la febbre, che parla a bassa voce. Che piange. Ha pagato - ben oltre la gravità dei suoi errori - un prezzo altissimo, perché le sue debolezze più intime sono finite nell’enorme piazza mediatica. Senza sfumature. Hanno distrutto la sua vita, fatto soffrire la sua famiglia, «sono distrutto, non ce la faccio più, lascio tutto», dice, mentre cade in un abisso che si è aperto all’improvviso.
Sono le 15 di ieri. Siamo in una sede di rappresentanza della Regione Lazio, a Villa Piccolomini, sull’Aurelia Antica, area storica, zona sud di Roma. E’ immersa nel verde, sembra un’isola di pace, ma per Marrazzo è il luogo dell’addio triste e umiliante alla Regione. A un pezzo della sua vita. Prima di sottoscrivere la lettera con cui si autosospende, anticamera delle dimissioni che arriveranno a novembre per votare a marzo, parla al telefono con Dario Franceschini e Pierluigi Bersani. Poi si sfoga con Esterino Montino, il suo vice, che diventerà plenipotenziario in una Regione che non ha mai vissuto un momento tanto difficile, con Astorre (presidente del Consiglio regionale) e con Maruccio (assessore dell’Italia dei Valori).
Racconta tutto, perché ormai tutto è già stato raccontato. Trans, segreti, ricatti, paure. «Ho fatto una grande fesseria, non pensavo si potesse ripercuotere in un modo così tremendo sulla mia vita, in quella dei miei familiari, contro l’istituzione Regione. Mi conoscete, come presidente ho sempre svolto il mio ruolo con trasparenza. Quella è stata una mia debolezza». Fatica a parlare, è una sofferenza anche per chi lo ascolta. Anche per i suoi due collaboratori più fidati, Cristaldi e Zamperini, quelli che lo aiutavano a trovare le parole giuste, che hanno condiviso con lui oneri e onori. Gli avevano creduto fino all’ultimo quando aveva detto, mentendo, «è tutta una bufala». Marrazzo a tratti si commuove, piange, è debole. E’ il giorno in cui il grande fango è uscito dai fascicoli giudiziari con storie di trans, frequentazioni, ricatti, video, bugie. E quelle paure, quelle maledette mezze verità da parte sua. Conclude Marrazzo, in quell’ultimo vertice di Villa Piccolomini, sempre con una voce debole: «Ho chiuso con la politica, per sempre. Voglio cercare del tempo per riflettere, per ricostruire la mia vita. Mi riposerò, ho molte cose su cui riflettere». E’ finita.
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