domenica 25 ottobre 2009
Marrazzo: «Ho fatto una grande fesseria, con la politica ho chiuso per sempre»
Marrazzo e le mezze verità: «Ho fatto una grande fesseria, con la politica ho chiuso per sempre»
di Mauro Evangelisti
ROMA (25 ottobre) - L’ultima immagine del film di Piero Marrazzo, presidente della Regione Lazio, è quella di un uomo che tossisce, ha la febbre, che parla a bassa voce. Che piange. Ha pagato - ben oltre la gravità dei suoi errori - un prezzo altissimo, perché le sue debolezze più intime sono finite nell’enorme piazza mediatica. Senza sfumature. Hanno distrutto la sua vita, fatto soffrire la sua famiglia, «sono distrutto, non ce la faccio più, lascio tutto», dice, mentre cade in un abisso che si è aperto all’improvviso.
Sono le 15 di ieri. Siamo in una sede di rappresentanza della Regione Lazio, a Villa Piccolomini, sull’Aurelia Antica, area storica, zona sud di Roma. E’ immersa nel verde, sembra un’isola di pace, ma per Marrazzo è il luogo dell’addio triste e umiliante alla Regione. A un pezzo della sua vita. Prima di sottoscrivere la lettera con cui si autosospende, anticamera delle dimissioni che arriveranno a novembre per votare a marzo, parla al telefono con Dario Franceschini e Pierluigi Bersani. Poi si sfoga con Esterino Montino, il suo vice, che diventerà plenipotenziario in una Regione che non ha mai vissuto un momento tanto difficile, con Astorre (presidente del Consiglio regionale) e con Maruccio (assessore dell’Italia dei Valori).
Racconta tutto, perché ormai tutto è già stato raccontato. Trans, segreti, ricatti, paure. «Ho fatto una grande fesseria, non pensavo si potesse ripercuotere in un modo così tremendo sulla mia vita, in quella dei miei familiari, contro l’istituzione Regione. Mi conoscete, come presidente ho sempre svolto il mio ruolo con trasparenza. Quella è stata una mia debolezza». Fatica a parlare, è una sofferenza anche per chi lo ascolta. Anche per i suoi due collaboratori più fidati, Cristaldi e Zamperini, quelli che lo aiutavano a trovare le parole giuste, che hanno condiviso con lui oneri e onori. Gli avevano creduto fino all’ultimo quando aveva detto, mentendo, «è tutta una bufala». Marrazzo a tratti si commuove, piange, è debole. E’ il giorno in cui il grande fango è uscito dai fascicoli giudiziari con storie di trans, frequentazioni, ricatti, video, bugie. E quelle paure, quelle maledette mezze verità da parte sua. Conclude Marrazzo, in quell’ultimo vertice di Villa Piccolomini, sempre con una voce debole: «Ho chiuso con la politica, per sempre. Voglio cercare del tempo per riflettere, per ricostruire la mia vita. Mi riposerò, ho molte cose su cui riflettere». E’ finita.
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