Natalia vive in un appartamentino, ricavato dalle ex cantine, in una delle due palazzine del comprensorio. La conoscono bene gli altri residenti: «E’ una brava persona, diversa dalle altre. Sempre vestita bene», racconta Riccardo. «Esce poco, di solito la incontro al supermercato quando va a fare la spesa. Certo il viavai di gente c’è, da chi vanno però nessuno lo sa, visto che di trans ne abitano diversi». Qualcun’altro si lascia scappare «è cambiata negli ultimi due anni, forse si è innamorata veramente e pensava di cambiare vita».
Un viavai di vip in via Gradoli. «Qui Marrazzo non lo abbiamo visto - affermano due transessuali che abitano nello stesso complesso - ma di vip e uomini politici se ne vedono molti. Questo comprensorio è abitato principalmente da brasiliani, i più richiesti».
«Con questa storia non c’entro nulla io Marrazzo non l’ho mai conosciuto, si è visto da queste parti, ma io non so niente». Brenda, il trans brasiliano accusato da Natalia di avere, «rovinato» Piero Marrazzo si tira fuori da questa brutta storia. Ieri sera ha chiamato un amico parrucchiere per farsi fare la messa in piega in casa, prima di affrontare i giornalisti e dire che lei il governatore non lo ha mai conosciuto e che Natalia ce l’ha con lei perché è invidiosa. Brenda vive in via dei Due Ponti, in questa strada dove abitano soprattutto trans brasiliani. Una fila di palazzine bianche e scalcinate attaccate l’una all’altra, e dove è impossibile mantenere un segreto. Lei nega di avere mai visto Marrazzo, ma Luciano, occhiali all’ultima moda e cagnolino al guinzaglio giura che Brenda era, «molto amica del presidente della Regione, anche se credo che lui a casa sua non c’è mai andato. So che si vedevano in una casa di via Gradoli. Forse dove lo hanno ricattato quei quattro carabinieri, sono tipacci che mettevano paura a tutti».
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Il sospetto degli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, è che possa esistere un vero e proprio mercato del ricatto. Quanti vip potrebbero essere caduti nella trappola? Quanti personaggi in vista potrebbero essere stati filmati e minacciati? Intorno ai quattro carabinieri sotto accusa gira un mondo che il fotografo Max Scarfone, chiamato per tentare una mediazione nella vendita del filmato con Marrazzo, dice: «C’è da avere paura perché i militari avevano fatto spesso riferimento ai loro innumerevoli contatti negli ambienti criminali della città». È stato proprio il paparazzo degli scatti a Silvio Sircana, l’ex portavoce di Romano Prodi, a tentare di aiutare gli indagati a “piazzare” il video mettendoli in contatto con l’agenzia di Milano, Photo Masi, con cui Scarfone lavora da tempo. Lui, ora, dichiara di aver fatto solo il suo lavoro. «Sono stato sentito come persona informata sui fatti - spiega - Sapete tutti come mi muovo e mi comporto, l’avete visto con il caso Sircana. Del resto, se uno ti conosce e ti chiede di visionare un video, mica gli chiedi chi c’è dietro questa roba? Il mio mestiere è trovare le notizie e fare le fotografie». Il verbale del suo interrogatorio è stato secretato. Avrà fornito particolari utili alle indagini? continua
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Possibili accertamenti su soldi, droga e telefonate
Possibili accertamenti su soldi, droga e telefonate.Indagini potrebbero essere avviate sulla droga, le telefonate arrivate alla Regione Lazio ed eventuali tranche di denaro in contante date ai militari arrestati per capire se Marrazzo abbia mai versato dei soldi in contanti ai quattro militari, oltre ai tre assegni che quella mattina. Le indagini potrebbero estendersi anche ai soldi percepiti dai transessuali. Altri accertamenti riguarderanno invece la verifica delle telefonate arrivate ad un numero fisso della Regione Lazio. Bisognerà capire in sostanza se, oltre ad alcuni transessuali, anche i carabinieri finiti in manette abbiano mai cercato di contattare il governatore del Lazio direttamente all'utenza del suo ufficio. Una volta accertato se nell'appartamento c'era cocaina (nel video si vede una polvere bianca, ndr) dovrebbero partire verifiche anche su chi e come avrebbe introdotto nella casa la droga. Per quanto riguarda l'auto blu, visibile in un frammento del video, si dovrà stabilire se l'uso sia stato improprio o meno.
Il video di circa due minuti che ritrae Marrazzo con un transessuale potrebbe essere un estratto di un «girato» più lungo che durerebbe circa venti minuti. Agli atti dell'inchiesta comunque comparirebbe solo un filmato di due minuti, presumibilmente l'estratto dall'intero girato, nel quale comparirebbe solo un filmato di due minuti, presumibilmente l'estratto dall'intero girato, nel quale si vede Marrazzo in compagnia di un transessuale, ovvero quello che nelle carte dei magistrati viene indicato col nome di Natalie. Non è stato acquisito nè dalla procura nè dagli investigatori, al momento, il resto del filmato che sarebbe stato girato sia all'interno che all'esterno dell'appartamento di via Gradoli. In questa parte del girato le scene interne ritrarrebbero altri transessuali mentre quelle esterne si soffermerebbero sulla macchina di servizio riprendendo anche la targa. I due minuti di filmato, quelli sequestrati a Milano e secretati dalla magistratura, sarebbero stati usati dai carabinieri arrestati per vendere il video: una sorta di filmato promozionale utilizzato in tutte le fasi dei vari tentativi di trattativa per cedere il video alla stampa e agenzie. In questa parte di video Marrazzo appare con un trans che altri transessuali, e lo stesso presidente della Regione, avrebbero indicato come Natalie ma sulla cui identità sono in corso accertamenti. L'intero filmato, secondo quanto si è appreso, non sarebbe stato girato a più riprese ma tutto insieme. Dal video intero poi i carabinieri arrestati avrebbero estratto un girato più breve. Dunque allo stato dell'inchiesta si parlerebbe di un solo video poi diviso in due tranche.
Legale: rispettare la privacy di Marrazzo che è ora un privato cittadino. «Non esiste nessun secondo video, tutto ciò che è accaduto Piero Marrazzo, ormai privato cittadino e non uomo pubblico, lo ha raccontato alla magistratura e lo ha detto all'opinione pubblica». Lo dichiara l'avvocato di Piero Marazzo, Luca Petrucci. «La verità è stata consegnata alla magistratura e ogni altra ricostruzione verrà perseguita legalmente», aggiunge Petrucci sottolineando che ora «Marrazzo essendosi autosospeso è solo un privato cittadino che compare esclusivamente come parte offesa in un procedimento per fatti gravissimi». Un procedimento «dove sono indagati pezzi dello Stato deviati, ovvero i quattro carabinieri arrestati, accusati di reati gravi - conclude Petrucci - Come privato cittadino ora Marrazzo merita il rispetto della privacy e le sue vicende personali devono essere sottratte all'opinione pubblica». continua a leggere
Gli inquirenti sui quattro carabinieri: «Sono tipi di rara spregiudicatezza»
di Paola Vuolo
ROMA (24 ottobre) - «I quattro carabinieri arrestati sono quattro mele marce che abbiamo immediatamente scoperto e isolato dalla istituzione alla quale non sono degni di appartenere - dichiara il generale Vittorio Tomasone comandante provinciale dei carabinieri - nel corso di alcuni accertamenti sono emersi elementi di responsabilità sull’attività illecita dei quattro militari. Per questo motivo, nel riferire immediatamente alla magistratura quanto stava avvenendo, i quattro sono stati sospesi dal servizio dell’Arma dei carabinieri. Non è possibile fornire altri particolari se non quello che l’indagine che ha portato al fermo della Procura di Roma dei quattro militari è nata all’interno dell’Arma. Un’indagine rapida e rigorosa, che ha permesso così di isolare le quattro mele marce».
Appartenevano al Nucleo operativo della compagnia e alla stazione dei carabinieri del Trionfale il maresciallo e i tre appuntati arrestati dai colleghi del Ros e accusati di avere ricattato il presidente della Regione, Piero Marrazzo, con un video che lo filmerebbe in un incontro intimo e clandestino. Nel passaggio contenuto nel decreto che ha disposto il fermo dei quattro carabinieri infedeli Luciano Simeone, 30 anni, di Napoli; Carlo Tagliente, 29, nato ad Ostuni; Antonio Tamburrino, 28, nato a Parete di Caserta e Nicola Testini, di 37, nato ad Andria, si parla di, «un filmato con Piero Marrazzo mentre si intratteneva con un transessuale all’interno di un’abitazione, girato con modalità abusive», nell’abitazione del trans con lo scopo di ricattare il presidente della Regione. continua a leggere
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