E' accaduto all’avvocato D’Amato
GROSSETO. «Nomino come mio difensore l’avvocato Alessandro D’Amato». Ma quando si è reso conto che il suo legale stava per presenziare alla perquisizione del suo appartamento gli è preso un colpo: avrebbe voluto fermarlo per impedirgli di vedere cose che non avrebbe dovuto vedere. Cioè i tre telefonini dello studio legale, rubati la settimana precedente. Insomma, aveva nominato come suo difensore (per un altro furto) il derubato del primo colpo. E in effetti, Giovanni Candiani, 22 anni, grossetano, ha provato a fare l’impossibile: prima avrebbe cercato di “sconsigliare” i carabinieri a fare la perquisizione, poi è fuggito dalla caserma di via Ferrucci. Gli stessi militari lo hanno rintracciato qualche decina di minuti dopo, alla stazione ferroviaria.Sembra uscita da un film la storia che vede coinvolti tre giovani grossetani (un quarto è riuscito a fuggire), un avvocato e i carabinieri. Tutto è partito domenica notte, quando il radiomobile si è presentato sotto casa di Candiano: la pattuglia era andata lì perché alle 23,30 era suonato l’allarme del Bar Progresso di via Inghilterra (da cui erano stati portati via gli spiccioli del cambiamonete - 178 euro in tutto) e la Securpol aveva raccolto da una coppia la testimonianza relativa a un’Alfa 145 di colore rosso che si era allontanata con il portabagagli aperto. Modello e colore corrispondevano a un’auto già conosciuta dei militari, quella di Candiano. Quando l’Arma è arrivata sotto casa, il quartetto si stava spartendo la refurtiva. Uno dei quattro, il più robusto, è riuscito a fuggire. Gli altri tre sono stati invece portati in caserma. E sono stati arrestati. Con Candiano c’erano Versu Halilovic, 23 anni, e Mirko Hadzovic, 19 anni. Tutti arrestati per il furto al Bar Progresso. Contestato anche il possesso di tre cacciaviti. E al solo Candiano, successivamente, anche l’evasione.E l’avvocato? Una volta in caserma, Candiano ha nominato come legale l’avvocato Alessandro D’Amato, che lo aveva già assistito in precedenza. Ha anche chiesto insistentemente che il difensore presenziasse alla perquisizione dell’abitazione, effettuata dai carabinieri alla ricerca eventuale di altro materiale sospetto. Non si è reso conto che si stava dando la zappa sui piedi. Perché D’Amato, svegliato nel cuore della notte, non solo si è vestito ed è andato a casa di Candiano ma anche riconosciuto “in diretta” i tre telefonini rubati nella notte tra giovedì e venerdì nel suo studio di piazzale Cosimini.A quel punto, il legale ha naturalmente lasciato l’incarico difensivo. E nell’abitazione di Candiano sono spuntate fuori anche due macchine fotografiche: inizialmente, era stato creduto che fossero quelle portate via nella stessa nottata di giovedì dallo studio dentistico Golini, poi è stato appurato che si tratta di due apparecchi rubati intorno alle 22,30 di domenica da un’auto in sosta davanti a un ristorante di Marina di Grosseto.Candiano, Halilovic e Hadzovic (difesi dagli avvocti Giraudo, Cerboni e Senatore) ieri mattina sono stati portati davanti al giudice Armando Mammone che ha convalidato gli arresti, rimettendo il terzetto in libertà. Del processo si parlerà più avanti. Intanto, per i tre c’è un altro grattacapo: sono sospettati anche della tentata rapina alle Poste di via Goldoni, di venerdì scorso. Intorno alle 13,40 vennero fermati da una pattuglia dell’Arma, chiamata da un collega in borghese che aveva intuito le intenzioni del terzetto. Avevano il passamontagna sulla testa e un taglierino in mano.
(L'Espresso Local 12 dicembre 2007)
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