mercoledì 30 gennaio 2008

L'inginocchiatoio in chiesa cede. Fedele chiede i danni

L'inginocchiatoio in chiesa cedeLa fedele ora chiede i danni
L'anziana si è ritrovata con una gamba fratturata a causa della rottura del banco. In ospedale le è stata diagnosticata la frattura del femore e una ferita suturata con sette punti. Ma l'assicurazione della chiesa nicchia
Sefro (Macerata), 30 gennaio 2008 - Neanche in chiesa si può stare tranquilli. Lo ha imparato a sue spese un’anziana, che si è ritrovata con una gambra fratturata a causa di un vecchio inginocchiatoio. E ora l’assicurazione della chiesa non vuole neanche risarcirla, perché dice che in parte la caduta è stata anche colpa sua.

La mattina del 4 febbraio dell’anno scorso, una domenica, Ines Paladini, 82 anni, va alla messa nella chiesa di Sorti, dove si festeggia il patrono. La donna si siede tra le prime file, sui banchi che sono lì, se va bene, da svariati decenni. Come prevede il rito, a un certo punto della funzione si inginocchia per pregare.

Un’abitudine rassicurante, una pratica confortante, un gesto compiuto mille volte con fiducia e senza preoccupazioni. Ma qui accade l’imprevisto: l’inginocchiatoio cede di schianto, e la donna cade a terra. I fedeli e i familiari le danno una fasciata alla meglio, per fermare il sangue che esce abbondantemente da una gamba, e di corsa in macchina la portano a Camerino.

In ospedale i medici le diagnosticano la frattura del femore destro e una ferita che viene suturata con sette punti, causata da un chiodo del banco. La donna deve essere operata il giorno seguente, e trascorre tutto il mese ricoverata, prima a Camerino poi nel reparto di medicina di Matelica. In tutto alla fine ha avuto 150 giorni di malattia e 14 punti di invalidità.

Superata la malattia, l’anziana chiede alla chiesa parrocchiale un risarcimento, per il danno causato da cose in custodia, come prevede il codice civile. La chiesa allora si rivolge all’assicurazione, che però dà una valutazione molto diversa della vicenda: secondo l’istituto, ci sarebbe un concorso di colpa per quanto successo, e le conseguenze per l’anziana non sarebbero poi tanto gravi, per questo le propongono un risarcimento di cinque-seimila euro.

La donna e la sua famiglia non hanno accettato la proposta, e si sono rivolti a un avvocato di San Severino, secondo il quale per un danno del genere si potrebbero chiedere anche 50mila euro. Per ora la famiglia non ha avviato una causa, ma la speranza è che si raggiunga un accordo soddisfacente.

L’episodio tra l’altro getta un’ombra su tante chiese dove, da secoli, nessuno controlla i banchi, le scale, le porte. Mentre tutti i luoghi aperti al pubblico devono rispettare una serie di norme rigide, per la sicurezza di chi ci va, nelle chiese tutto è circondato da sacralità e rispetto, e anche le leggi sulla sicurezza è come se si fermassero davanti al portone.

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