sabato 8 marzo 2008

Arriva lo scanner che scruta il cervello e legge i pensieri

LA SCOPERTA

DEBORAH AMERI Un computer in grado di leggere la mente e di predirne i pensieri. Uno scenario che finora si era visto soltanto in qualche pellicola cinematografica (ad esempio in «Minority Report» con Tom Cruise) e che invece diventa realtà grazie ai ricercatori dell'università di Berkeley, in California. Gli studiosi hanno infatti messo a punto un computer in grado di decodificare i segnali dell'attività cerebrale grazie a uno scanner, lo stesso macchinario che si usa per gli esami di risonanza magnetica, e da quelli risalire in modo preciso all'immagine che un individuo ha di fronte. In particolare all'inizio gli scienziati hanno «addestrato» la macchina per cinque ore, scannerizzando il cervello di un gruppo di volontari mentre osservava un set di centoventi fotografie diverse. Nella seconda fase, invece, sono state fornite alle cavie umane delle fotografie totalmente differenti. Il computer, analizzando l'attività cerebrale, è riuscito così a predire che tipo di immagine la persona stava guardando. Con una precisione impressionante: la risposta è risultata infatti esatta nove volte su dieci. E questo significa che presto una macchina simile sarà in grado di «tradurre in immagini» ciò che una persona sta pensando. Il professore Jack Gallant, mente e coordinatore del progetto, ha successivamente raccontato ai giornali inglesi che grazie alla scoperta si potranno finalmente «vedere» i sogni e anche i ricordi più nascosti che apparentemente sono stati dimenticati dal soggetto. E così, un giorno non troppo lontano, una vera e propria «macchina del pensiero» potrebbe essere impiegata in svariati usi, a cominciare dalle polizie di tutto il mondo per interrogare un presunto terrorista o assassino, e naturalmente per «leggere» direttamente dal suo cervello. Eppure, visto che il sistema computeristico può essere in grado di codificare «tutti i pensieri» si corre il rischio di poter rivelare un crimine unicamente immaginato e quindi mai commesso. Per questo lo studio, pubblicato già sulla nota rivista scientifica «Nature», ha scatenato non poche polemiche nel mondo scientifico. Le accuse più violente naturalmente da parte di chi teme pericolose violazioni della privacy e dei diritti civili.
Il Mattino 7 marzo 2008

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