Gli 'Ermellini' stilano un elenco di epiteti da rivolgere agli uomini di governo quando ce ne è bisogno
La Cassazione: se c'è un alto tradimento legittimo dare del 'Giuda', 'buffone' o 'idiota'.
Piazza Cavour sancisce la libertà di ''critica politica'' per le azioni che vanno condannate. Attenzione però a dare del 'venduto'
Roma, 1 MAR. - Se i politici se lo meritano, è lecito coprirli di insulti. La legittimazione arriva dalla Cassazione che, con una sentenza della Quinta sezione penale (la numero 9084), stila un vero e proprio elenco di epiteti non proprio eleganti da rivolgere agli uomini di governo quando ce ne è davvero bisogno. E allora, dare del 'Giuda' è legittimo se un politico si macchia di 'alto tradimento'; anche 'buffone', a suo modo, rappresenta "legittima critica". Se poi chi guida la macchina politica solleva una "indignazione" popolare, al limite, dice Piazza Cavour, gli si può dare anche dell'"idiota". Il perché di queste 'licenze', la Cassazione, lo spiega a chiare parole: "Il diritto di critica riveste necessariamente connotazioni soggettive e opinabili quando si svolge in ambito politico, in cui risulta preminente l'interesse generale del libero svolgimento della vita democratica". Ne consegue che "una volta riconosciuto il ricorrere della polemica politica ed esclusa la sussistenza di ostilità e malanimo personale, è necessario valutare la condotta dell'imputato alla luce della scriminante del diritto di cui all'art. 51 c.p.". Dopodiché, se il giudice avrà verificato che l'operato del politico meritava di essere bollato con un epiteto che suona come ingiurioso, l'autore dello sfogo andrà assolto per non avere fatto altro che esercitare la libertà di "critica politica". Proprio per questa ragione la Cassazione ha ritenuto di cancellare la doppia condanna per diffamazione inflitta nei due gradi precedenti a Paolo G., un consigliere comunale di Como di Forza Italia che, uscendo dalla sala consiliare, aveva dato del 'Giuda' a un collega di partito che all'ultimo momento si era comportato da voltagabbana, votando contro la delibera proposta dal suo partito, dopo averla inizialmente appoggiata. Un "grave tradimento politico" da indurre la Suprema Corte ad accordare l'assoluzione al consigliere comunale che aveva sfogato la sua rabbia contro il collega traditore. Attenzione, però, a non dare del 'Giuda Iscariota venduto': l'espressione, avverte la Suprema Corte, potrebbe ancora essere bollata come "infamante" e procurare guai con la giustizia.
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