mercoledì 4 febbraio 2009
IL PREMIER E LA VALLETTA: ARCHIVIAZIONE PER BERLUSCONI
IL PREMIER E LA VALLETTA
Abuso di potere, Silvio archiviato
"Con la Sanjust solo stretta relazione"
Berlusconi era sotto processo per mobbing ai danni dell'ex marito di Virginia Sanjust, l'annunciatrice Rai con la quale il presidente del Consiglio aveva "una stretta relazione intrecciata"
virginia sanjust Roma, 2 febbraio 2009 - Articolo di Marco Travaglio tratto da l'Unità
Silvio Berlusconi esce indenne da un altro processo: quello aperto a suo carico dal Tribunale dei ministri di Roma per "abuso d'ufficio e maltrattamenti commessi da soggetto investito di autorità" (cioè per mobbing) ai danni di un agente del Sisde, Federico Armati, figlio di un noto magistrato romano, che l'aveva denunciato il 29 gennaio 2008, attribuendo i suoi guai professionali alla relazione sentimentale avviata dal premier con la sua ex moglie Virginia Sanjust di Teulada, giovane annunciatrice Rai, figlia dell'attrice Antonellina Interlenghi.
Il 26 gennaio i giudici Anna Battisti, Andrea Fanelli e Paolo Emilio De Simone hanno archiviato il caso, accogliendo le due richieste avanzate dal pm il 13 febbraio e il 6 novembre 2008. Il processo era proseguito nonostante la legge Alfano, che copre soltanto i reati contestati alle alte cariche dello Stato al di fuori dell'esercizio delle funzioni, ma non quelli "funzionali". E il Cavaliere era indagato, appunto, per aver abusato del suo potere in veste di capo del governo.
Secondo i giudici, "la notizia di reato a carico del Presidente del Consiglio in carica all'epoca dei fatti, Berlusconi Silvio, deve ritenersi nel suo complesso infondata o comunque non supportata da idonei elementi atti a sostenere l'accusa in un eventuale giudizio di merito, per cui ne va disposta l'archiviazione".
La motivazione, logicamente faticosa e scritta in un italiano incerto, lardellato di errori grammaticali e sintattici, dichiara dimostrata soltanto la "stretta relazione intrecciata" dal Cavaliere con Virginia, peraltro ormai stranota da quando i giornali pubblicarono la denuncia di Armati. Tutto cominciò nella penultima legislatura, anno 2003, quando Berlusconi andò in tv a presentare la sua politica economica, e lì conobbe l'annunciatrice, perdendo la testa per lei.
Un mazzo di fiori, un biglietto galante, un invito a pranzo a Palazzo Chigi, una storia durata mesi fino all'acquisto da parte di una società del focoso Cavaliere (Immobiliare Idra) dell'appartamento in piazza Campo de' Fiori abitato dalla ragazza che prima lo affittava. Nel novembre 2003 Armati ottiene l'agognata promozione a funzionario del Sisde. Poi nel 2004 divorzia da Virginia, che entra in aspro conflitto con lui a proposito dell'affidamento del figlio minore e - secondo Armati - nel mese di settembre lo minaccia di farlo "rovinare", ridurre sul lastrico, per "farlo diventare così povero da non poter più accudire e tenere con sé il bambino".
Un anno dopo Armati, dopo vari "maltrattamenti, vessazioni e azioni di mobbing" inflittigli - a suo dire - dai superiori su pressione del premier, viene improvvisamente trasferito dal Sisde al ministero della Giustizia, dove avrebbe guadagnato un terzo dello stipendio precedente. "Un trasferimento punitivo", dice lui. A quel punto l'agente segreto minaccia di denunciare tutto alla magistratura e ai giornali, in piena campagna elettorale: quella in vista delle elezioni dell'aprile 2006, che vedeva Berlusconi in svantaggio sull'Unione di Prodi.
Così il 1° aprile 2006 il trasferimento viene revocato in fretta e furia e Armati, con due colleghi, viene assegnato al Cesis dove tuttoggi presta servizio. Il Tribunale dei ministri ha ascoltato il prefetto Del Mese, tagliando gli altri testimoni indicati dal denunciante. E Del Mese avrebbe fornito "una chiara spiegazione di quanto accaduto all'Armati", portato al Cesis per rimpinguarne gli organici allo scopo, addirittura, di "affrontare nuove minacce terroristiche" con l'apporto di "professionalità maggiormente operative": più che dal timore della denuncia di Armati e dalla "volontà del premier di evitare lo scandalo", influì nel reintegro dell'agente la volontà di Mori di "valorizzare la sua professionalità" (!).
Insomma, secondo i giudici, il caso Sanjust non c'entra nulla: i "nominativi assegnati al Cesis furono indicati da Mori", non da Berlusconi. Il Tribunale conclude che è "arduo ritenere i dissapori e i contrasti esistenti tra Armati e la sua ex moglie, la quale contestualmente a tali fatti aveva indubbiamente stretto una relazione personale con il presidente del Consiglio in carica (per come pare desumersi in maniera pressochè univoca dalla documentazione allegata alla querela e, segnatamente, dalla documentazione bancaria, dalle dichiarazioni della Sanjust in altro procedimento penale, nonché dai vari passaggi di proprietà della casa familiare di piazza Campo de' Fiori), possano aver determinato e deciso le sorti lavorativo-professionali del medesimo denunciante".
Le presunte minacce della Sanjust sarebbero troppo lontane ("oltre un anno") dal trasferimento dell'ex marito dal Sisde al ministero per poter collegare i due fatti. I trasferimenti di Armati furono siglati da Mori, Del Mese e Letta (peraltro "delegato dal premier"), e non da Berlusconi, anche se costoro erano "in linea puramente teorica influenzabili" dal Cavaliere. Eppoi Armati non fu il solo a essere trasferito, il che smentirebbe un "trattamento speciale" nei suoi confronti.
E' vero che Berlusconi, visti i suoi legami con la Sanjust, poteva aver interesse ad assecondarne i capricci; ma la nuova legge sull'abuso d'ufficio gli avrebbe imposto di astenersi dal decidere sull'ex marito della donna solo "in presenza di un interesse proprio o di un proprio congiunto", appartenente alla sua "cerchia familiare, nella quale non può essere ricompresa anche la persona che, sebbene priva di legami parentali col pubblico ufficiale, abbia con quest'ultimo instaurato uno stretto legame".
Quanto al presunto mobbing, è vero che i dipendenti dei servizi sono "sottoposti all'autorità del premier", ma "in concreto" Armati dipendeva da Mori. E comunque le angherie da lui denunciate non presentano quei "caratteri di frequenza e durata nel tempo" necessari per far scattare il reato. Ergo, il Tribunale dei ministri "dichiara non doversi promuovere l'azione penale nei confronti di Berlusconi Silvio".
Qutidiano.net 3 febbraio 2009
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