lunedì 4 febbraio 2008

Per ridurre le pause sul lavoro arriva la sigaretta sprint

La nuova sigaretta: meno centimetri, stessa nicotina
L’obiettivo: limitare le lunghe pause sul lavoro dei fumatori

LUIGI GRASSIA

TORINO Dice il saggio: quando un problema non ha soluzione, l’unica cosa da fare è cambiarne i termini. Così ha fatto il gigante del tabacco Altria (Philip Morris) per affrontare con vigore e forza immaginativa la montante campagna mondiale contro il fumo. La risposta è arrivata su due piani. Il primo è l’innovazione di prodotto: il gruppo ha messo in vendita in via esplorativa in Turchia, ma presto lo farò nel resto del pianeta, una sigaretta molto più corta di quelle normali ma con dentro la stessa quantità di nicotina, di catrame e (quindi) anche di gusto, che si fuma in meno tempo. Tutto per venire incontro ai «poveri» fumatori costretti a uscire spesso dall’ufficio dal ristorante; potranno soddisfare la loro libidine con pochissime inalazioni potenziate. La seconda risposta ai problemi del colosso del tabacco è sul piano societario. La holding Altria si divide in due: una nuova Altria con sede in Virginia (non più a New York) continuerà a controllare solo le attività negli Stati Uniti, mentre tutto il resto (cioè l'80% del gruppo) finirà sotto il cappello della compagnia Philip Morris International con sede a Losanna (in Svizzera). A che scopo? I più maligni dicono che questa mossa serve a mettere al riparo le attività internazionali di Altra/Pm dalle richieste di risarcimenti miliardari per i danni da fumo che ormai affliggono la branca americana. Il quartier generale di Losanna, contattato telefonicamente, respinge ogni illazione: «In qualunque luogo dove operiamo siamo soggetti alle leggi locali, non solo, ma siamo a favore dello sviluppo di norme a tutela della salute, dei minori e così via. Avere di fronte una legislazione chiara ci aiuta a sviluppare un ambiente d’affari più tranquillo e prevedibile». Confermate invece le innovazioni di prodotto. Ecco i dettagli. La sigaretta sprint è la nuova Marlboro Intense, lunga 7,2 centimetri; i produttori valutano che si possa fumare in 6 o 7 boccate anziché in 8 o 10. Ma siamo sicuri che non possa infliggere più danni alla salute inalare la stessa quantità di nicotina e di catrame in meno tempo, con più stress per cuore e polmoni? Il quesito lascia perplesso il professor Claudio Terzano, docente di Malattie dell’apparato respiratorio alla Sapienza di Roma: «Non credo che ci sia questo rischio. Ma chi è dipendente dalla nicotina potrebbe rimanere psicologicamente insoddisfatto da una sigaretta più corta, ed essere indotto a fumarne in numero maggiore». Non è una condanna, solo una prima impressione a caldo; bisognerà vedere i dati di ricerca. La Marlboro Intense non è l’unico asso nella manica della Philip Morris International. In Svizzera e in Australia, e presto ovunque nel mondo, anziché uscire da un luogo «proibito» per fumare in fretta una sigaretta è possibile inalare nicotina e catrame tramite un apparecchietto a pila, battezzato Heatbar, che riscalda il tabacco senza propriamente bruciarlo; il fumo che si sviluppa è solo il 10% di una sigaretta tradizionale. L’apparecchietto, che si può comprare o affittare al bar o al ristorante, era già stato messo sul mercato in una forma analoga negli anni Novanta ma con poco riscontro; la Pm ritiene che ora avrà molto più successo perché nel frattempo le zone «no smoke» si sono parecchio estese e con loro anche l’utilità della Heatbar. Al di fuori di Nord America-Europa-Australia la Altria/Pm non ha problemi: il suo mercato è in espansione soprattutto in Oriente (la Cina è la nuova terra di conquista) e per di più vengono richiesti tabacchi sempre più forti, al contrario dei Paesi sviluppati.
La stampa 3 febbraio 2008

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