L’allarme del Garante per la privacy. "Troppi dati riservati su quelle card"
RAFFAELLO MASCI
ROMAPerché mai un supermercato dovrebbe sapere se un suo cliente è sposato, con quanti figli vive in casa (di uno o più matrimoni?), che scuole ha fatto e dove lavora? E soprattutto, perché richiedere la e-mail? Per bombardarlo poi di pubblicità? Per il garante della Privacy, Francesco Pizzetti, «siamo oltre Orwell». «L’eccesso di raccolta dei dati personali rende invivibile la società moderna», spiega. Da qui la decisione di mettere un freno all’ingerenza delle «fidelity card», cioè a quelle carte di fidelizzazione della clientela, che vengono assegnate da molti soggetti della grande distribuzione (supermercati, tour operator, librerie, distributori di benzina, catene di prodotti elettronici) e che richiedono la compilazione di un modulo con molte (troppe) domande. L’Authority ha deciso quindi di dare un taglio a questa inquisizione con una sanzione che, nello specifico, ha riguardato quattro società (Supermercati Sir, i Viaggi del Ventaglio, la carta «Io e Max» della società CdS e i Supermercati Pim) ma con l’intento più generale di arginare una raccolta dati che, pur muovendo da legittime motivazioni di marketing, rischia di diventare un inutile santuffizio delle beghe domestiche. I dati richiesti infatti - rileva l’autorità garante - sono troppi, superflui, rilevati attraverso moduli «poco chiari e con informazioni incomplete», con l’aggravante dell’«impossibilità di esprimere liberamente il consenso per i trattamenti di dati a fini di marketing». La vita su una scheda Queste schede sanno tutto di noi, sono un Grande Fratello che ci scruta, ci spia, conosce quello che compriamo e quello che, per contro, rifiutiamo: la tinta per i capelli che argina i segni dell’età, l’abuso di cioccolata che svela una latente frustrazione, i profilattici comprati per un certo periodo e poi non più (perché mai?). Oltre a nome, cognome, luogo e data di nascita necessari per attribuire sconti, premi o bonus - rileva il Garante - le società sollecitano informazioni considerate «non pertinenti ed eccedenti». Gli operatori, a questo punto, dovranno riformulare l’informativa, sia cartacea sia on line, specificando, in particolare, quali dati sia obbligatorio indicare al momento dell’adesione al progetto e quali siano invece facoltativi. Dovranno inoltre precisare i diritti (di accesso, rettifica, cancellazione) che la normativa riconosce, e chiarire che il consenso per autorizzare l’uso dei dati per altre finalità è libero. Il mercato delle fidelity vale due miliardi di euro l’anno. Attraverso questi strumenti passa l’80 per cento del fatturato della grande distribuzione alimentare. Le card sono 30 milioni: il 54 per cento della popolazione ne possiede una. Di questo insieme, il 60 per cento ne ha almeno tre, senza contare quelle di accumulo punti delle compagnie aeree. L’obiettivo dei badge è quello di fidelizzare la clientela, ma sono anche un mezzo per capire consumi e preferenze di mercato da declinare poi per categorie sociali: le famiglie, i single, le persone istruite, quelle del Sud, quelle del Nord... Il timore dell’Autorità Garante è che questa rete di card diventi un Occhio Segreto che controlla ogni nostra scelta di vita. Da qui l’alt.
La Stampa 6 febbraio 2008
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