giovedì 14 febbraio 2008

Professore rinviato a giudizio per molestie telefoniche alla preside: "Psicopatica trippona"

Il pm: «Almeno dieci chiamate d’ingiurie e minacce»

Non lasciava in pace la preside, almeno una decina di chiamate sul cellulare privato in sette mesi e il professore è finito sotto inchiesta. Naturalmente telefonate anonime: «Creperai soffrendo», «Ti verrà un cancaraccio» gli diceva prima che lei interrompesse la chiamata. E ancora: «Psicopatica e trippona» le offese meno pesanti e non solo nei suoi confronti ma anche contro il marito e la figlia. Alla fine è stato individuato: era un docente dello stesso istituto.Milizia Aglaia, dirigente scolastica della media «Manuzio» (a due passi da piazza Barche), la prima telefonata l’avrebbe ricevuta il 24 gennaio dell’anno scolastico 2003-2004, l’ultimo della sua lunga carriera, visto che poi è andata in pensione. Non è rimasta sconvolta, credeva si trattasse di un brutto scherzo, niente più. Poi, però, sono continuate e le minacce si sono fatte più pesanti, per questo si è rivolta alle forze dell’ordine.Non è stato difficile scoprire l’autore di quelle minacce telefoniche, visto che sono proseguite: risalire al numero dal quale provenivano è stato semplice, come del resto dare un volto e un nome al proprietario dell’apparecchio da cui partivano. La sorpresa è stata grande quando è venuto alla luce che si trattava di un docente che apparteneva alla scuola media «Di Vittorio» (si trova in via Tevere), che da qualche anno è stata unificata sotto la presidenza della «Manuzio».Così, nei giorni scorsi il pubblico ministero veneziano Francesco Saverio Pavone ha mandato a giudizio davanti al giudice monocratico di Mestre Leone Meneghin (mestrino di 52 anni). Deve difendersi dall’accusa di ingiuria e di molestie telefoniche. Fino ad ora non è stato interrogato e, quindi, non ha potuto fornire la sua versione dei fatti, lo potrà fare in aula davanti al magistrato che lo giudicherà tra alcuni mesi.Ora non insegna più alla «Di Vittorio», anche se Agliaia Milizia è andasta in pensione, ha chiesto e ottenuto il trasferimento e ora insegna matematica in un’altra scuiola media della terraferma veneziana. I colleghi che lo conoscono lo definiscono un tipo originale, ma si sono stupiti quando hanno saputo delle accuse che gli erano state mosse. Il pm Pavone, comunque, sembra convinto della responsabilità di Meneghin e per questo ne ha chiesto il giudizio.Stando al codice penale, rischia una pena massima di sei mesi di reclusione, ma non è ancora nota la sua linea difensivao. Potrebbe ammettere e chiedere di patteggiare una pena di pochi mesi, per essere poi convertita in qualche migliaio di euro di multa. Potrebbe, al contrario, respingere le accuse. sostenendo che il telefono al quale gli inquirenti sono risaliti non veniva utilizzato soltanto da lui e allora si aprirebbe il processo con l’interrogatorio di chi ha svolto gli accertamenti e soprattutto dell’ex preside.
(G. Cecchetti-La NUOVA VENEZIA 12 febbraio 2008)

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