LIBERI MURATORI E GESUITI IN CITTA’
Boom della massoneria: mai così tanti iscritti
Filippo Tosatto
Sette logge nel Padovano, le adesioni al Grande Oriente d’Italia in crescita del 65%
UNA LUNGA SFIDA Si consuma l’ultimo capitolo del duello tra maestri venerabili e seguaci di Sant’Ignazio
PADOVA. Ci sono duelli che sembrano interminabili, come la sfida degli spadaccini di Conrad, ma infine decretano vincitori e vinti. Ecco, sotto i nostri occhi, nella Padova affannata a erigere barriere contro i devianti e a perseguire gli eccessi alcolici, c’è una sfida niente affatto meschina che consuma l’ultimo capitolo. Quella tra la Massoneria e la Compagnia di Gesù. Dove la prima, più pervasiva e influente che mai, consolida la sua presenza nei circoli politici e finanziari della città; e la storica rivale, indebolita e priva di alleati, sembra svolgere un ruolo testimoniale, incompresa persino dalle istituzioni del sapere.Sensazioni? Fatti, piuttosto. Su tutti, il crescente successo delle logge padovane espressioni del Grande Oriente d’Italia, la «comunione» di libera muratoria più influente e diffusa nel nostro Paese.In città sono cinque - La Pace, Galileo Galilei, Florence Nightingale, Giuseppe Garibaldi, Eknaton - mentre due operano ad Abano Terme (Maat la Saggezza Trionfante e Pietro d’Abano) e altre dieci sono sparse nel resto del Veneto. La neonata, Ekhnaton, inaugurata undici mesi fa, ha indotto il gran maestro aggiunto Massimo Bianchi a vantare con soddisfazione «L’afflusso di tanti giovani apprendisti che credono nei valori della libertà»; in effetti, le adesioni dei “fratelli” sono aumentate del 65% nell’ultimo triennio e il presidente veneto del Collegio circoscrizionale dei Maestri Venerabili, l’avvocato Paolo De Faveri, non esita a definire Padova «capitale massonica del Nordest».Ma quali sono i programmi e gli obiettivi della Massoneria? Per coglierli non serve riesumare teorie del complotto né spulciare i (peraltro numerosi) atti giudiziari riguardanti i liberi muratori. E’ sufficiente scorrerne le pubblicazioni ufficiali, da «Hiram» a «Pietre», corredate dalle interviste ai dirigenti delle più significative «colonne del Tempio»: GOI di Palazzo Giustiniani, Gran Loggia d’Italia di Palazzo Vitelleschi, Gran Loggia Regolare d’Italia.Il quadro d’insieme è illuminante: perché la Massoneria non punta al controllo occulto del potere (una velleità accarezzata da frange sparute e in definitiva perdenti) ma alla conservazione della gerarchia sociale e dell’autorità statuale che la sovrintende. Così le logge non mirano a scalzare improbabili rivali (chi, oggi, a destra o a sinistra, minaccia davvero l’egemonia della borghesia liberale?) ma piuttosto a garantire, ci si passi il ricorso a una categoria marxiana, la sostanziale coincidenza tra classe dominante e ceto dirigente.Concentrazione delle risorse finanziarie, influenza trasversale sui gruppi industriali, penetrazione costante nei rivoli istituzionali (politica e giustizia, intelligence e atenei, professioni e media), tutela della collocazione dell’Italia in una cornice di alleanze dove sono i poteri forti anglo-olandesi e statunitensi (i «white protestant», sì) a dettare tempi e modalità delle scelte strategiche. Un percorso definito, scandito dai periodici inni alla libertà di pensiero e alla laicità dello Stato insidiati dai clericali oscurantisti; argomenti datati, sì, ma capaci ancora di sedurre qualche frangia della (ahinoi) frastornata sinistra nostrana.Sul fronte opposto, quel che resta della compagnia fondata da Ignazio di Loyola si scopre fragile e costretta alla difensiva. Padova ha conosciuto una grande stagione di cultura e spiritualità gesuita. Secoli trascorsi nell’educazione delle classi dirigenti, nell’elaborazione originale del pensiero - dalla filosofia all’astronomia, dall’architettura alla teologia - negli intrecci di potere, anche. Una vocazione alla riconquista cattolica di un primato intellettuale insidiato, via via, da liberali e socialisti, materialismo storico e ateismo pratico. Poi, la crisi vocazionale, le difficoltà finanziarie e il progressivo spostamento dell’asse della Compagnia verso i Paesi emergenti, ne hanno ridimensionato la presenza, fino a compromettere l’attività di un collegio-simbolo, qual è stato l’Antonianum, e a incrinare la spinta propulsiva della gloriosa polisportiva Petrarca.Vana l’offerta gesuita di collaborazione scientifica all’università, non più rivale nella formazione della coscienza collettiva ma potenziale partner sul terreno (questo sì libero) della circolazione delle idee. La proposta di costituire un’accademia «congiunta» di perfezionamento negli studi filosofici, forte della presenza di studiosi provenienti da atenei prestigiosi e dallo stesso Aloisium di Prato della Valle, già coltivata da padre Francesco Tata poi superiore della provincia d’Italia, è stata sonoramente bocciata dal laicissimo rettore del Bo.Ma tutto ciò, in fondo, è secondario. A sancire la parabola della Societas Jesus, e la sua collocazione minoritaria - di opposizione, verrebbe da dire - è valsa soprattutto la drastica svolta di indirizzi nell’ambito della politica sociale e della critica all’assetto dominante. Un mutamento avviato dal superiore generale Pedro Arrupe, proseguito dal successore Peter-Hans Kolvenbach e culminato - è notizia di questi giorni - nella nomina del “Papa nero” Adolf Nicolas al vertice della Compagnia. Quest’ultimo, uno spagnolo che ha trascorso gran parte della sua esistenza in Asia, ha enunciato il suo programma con una dichiarazione laconica: «Siamo qui per servire il mondo e oggi le nazioni a cui annunciare la salvezza non sono più quelle geografiche ma quelle umane. I poveri, gli esclusi, gli emarginati, i manipolati».Altro che le magnifiche sorti e progressive di un sistema che promette benessere e felicità planetarie ma racchiude il novanta per cento della ricchezza nelle mani di un decimo scarso della popolazione.Preti di retroguardia, il vento della storia soffia dalla nostra parte, chioserà qualche gran maestro con un’alzata di cappuccio. Probabile. Anche se, a ben riflettere, i loro avi avevano saputo fare di meglio, convincendo i sovrani a esiliare i preti infidi dalle corti «illuminate» di tutta Europa, tanto da costringere un Papa pavido a decretare lo scioglimento dell’ordine.Il finale di partita, insomma, sembra scritto. Ma il dubitativo è d’obbligo. Perché, si sa, in tempi di scossoni politico-giudiziari, il Diavolo ama nascondersi nei dettagli.
(Il Mattino di Padova 06 febbraio 2008)
giovedì 7 febbraio 2008
Padova/Boom della massoneria:mai così tanti iscritti
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1 commento:
Non credo che mantenere lo status quo, come è stato scritto in quest'articolo ( Padova/ Boom della massoneria:mai così tanti iscritti, del mattino di Padova), sia l'obbiettivo della massoneria; o almeno rimane di facciata, visto che tra gli obbiettivi primari, proprio principi di fondazione delle loggie inglesi ( da cui è partita la massoneria), rimane la distruzione con l'annichilimento della Chiesa; e purtroppo in Italia con i processi contro la la loggia della p2 ( casualmente hanno ucciso Falcone....), ci si è resi conto che vogliono fare un golpe, se non militare perlomeno occupando le stanze dei bottoni, per destabilizzare "per stabilizzare". Pensateci ragazzi prima di entrare a far parte della massoneria, andatevi ad informare...
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