sabato 12 settembre 2009

Berlusconi, sondaggio su Fini: Non andrebbe oltre il 4%


Il Cavaliere e il sondaggio su Fini «Non andrebbe oltre il 4%»
Il capo del governo studia le contromosse

Berlusconi sa che non è finita e non finirà, che i media insisteranno sui festini e le donnine, che le vicende giudiziarie torneranno a lambirlo, che «i miei nemici» — come definisce l’indistinta coalizione di interessi a lui ostile — cercheranno di tenerlo sotto pressione.

Ma la variabile oggi è Fini. Perché se da una parte il Cava­liere è certo che il presidente della Camera continuerà a di­stinguersi - tenendo in fibrilla­zione governo, partito e mag­gioranza - dall’altra non riesce ancora a capire quale sia il vero obiettivo del «cofondatore» del Pdl. Era scontato che il premier lo accusasse di «tradimento», «ingratitudine» e «slealtà» do­po il suo discorso di Gubbio. Così com’era chiaro che l’ex lea­der di An avrebbe pubblicamen­te detto ciò che da tempo spie­gava nei colloqui riservati: e cioè che «Berlusconi per difen­dersi si è consegnato nelle ma­ni di Bossi», che «il Pdl è ridot­to a una sorta di Forza Italia al­largata », che «se spegnessero la luce nella stanza del governo e lì dentro ci fosse Tremonti non si sa cosa gli accadrebbe».

È vero che il tema sollevato da Fini sulla vita interna del nuovo partito è assai sentito, persino il capogruppo Cicchitto - subito dopo il congresso - so­steneva che «d’ora in poi la de­mocrazia telefonica usata da Berlusconi in Forza Italia non potrà più bastare». Ma a Gub­bio Fini si è spinto oltre, criti­cando la politica dell’esecutivo e - secondo il premier - «ali­mentando speculazioni» sul de­licato tema delle inchieste di mafia. I tentativi di rattoppo non hanno nascosto lo sbrego, semmai l’hanno reso più evi­dente. In più Bossi è tornato ad attaccare in modo veemente il presidente della Camera, con il quale - dopo il varo del decreto sicurezza - aveva tentato di stringere un accordo, se è vero che era andato a trovarlo di per­sona a Montecitorio: «Gianfran­co, tienimi fuori dalle tue be­ghe con Silvio. Io non c’entro nulla e non voglio finirci in mezzo». Non è andata così.

E comunque resta senza ri­sposta l’interrogativo del Cava­liere: dove vuole arrivare Fini? Finora sono state valutate due ipotesi. La prima è quella che il premier definisce «la sindrome da Elefantino», riferimento alla lista presentata da Fini alle Eu­ropee del ’99, e con la quale l’al­lora capo di An provò a conqui­stare la leadership del cen­tro- destra. Quell’operazione fal­lì. E fallirebbe anche stavolta, a detta di Berlusconi, che ha com­missionato subito un sondag­gio per rilevare l’appeal elettora­le dell’alleato: «Se si presentas­se con una sua lista e con le sue idee, non andrebbe oltre il 4%». Ma prospettive di terzo polo non ce ne sono, anche Monteze­molo ha voluto mettere a tace­re i boatos. Inoltre Fini non in­tende «ballare da solo», sebbe­ne si senta solo nel Pdl. Tanto che la mattina dell’attacco di Feltri sul Giornale notò che nemmeno Gianni Letta l’aveva chiamato per solidarizzare.

C’è allora l’altra ipotesi: quel­la cioè che Fini immagini un precipitare degli eventi per fat­tori al momento non noti. La sentenza della Consulta sul «lo­do Alfano» è vissuta nel Palaz­zo come una sorta di sentenza sulla legislatura. Però non ba­sta a spiegare tutto. Eppoi «io non me ne andrò mai, mai», ri­pete il Cavaliere, conscio che la sua immagine internazionale è irrimediabilmente rovinata, ma forte del consenso nel Paese. Anche i dirigenti del Pd l’hanno constatato nel primo rilevamen­to riservato che hanno ricevuto da Ipsos dopo la pausa estiva. Nonostante le polemiche e gli scandali, da luglio a settembre Berlusconi ha perso solo un punto nell’indice di fiducia (50,7%), restando davanti a tut­ti gli altri leader, anche loro tut­ti in calo. Di più: il Pdl, in trend positivo da luglio, è arrivato al 38,2%. E la forbice nelle inten­zioni di voto per coalizioni è au­mentato di un punto e mezzo, con il centrodestra oggi al 49,4% e il centrosinistra al 37,9%.

«E allora: cosa devo chiarire con Fini?», s’infuria il Cavalie­re. Forse il premier dovrebbe valutare una terza ipotesi, esa­minata da alcuni dirigenti del Pdl. È un altro scenario, non quello del «Fini contro Berlu­sconi », ma quello del «Fini do­po Berlusconi», magari logora­to dagli attacchi. Ecco la sfida. Ecco la scommessa

Francesco Verderami
corriere della sera 12 settembre 2009

Nessun commento:

Yoox

0.1 Special banner