pagò ammenda di 516 euro. Testimoni: «direttore avvenire Conosceva donna molestata»
Il giudice ha autorizzato i giornalisti a farne copia ma ha vietato l'accesso indiscriminato agli atti del procedimento
TERNI - La data è quella del 9 agosto del 2004. L'oggetto è il decreto penale che condannò cinque anni fa il direttore di Avvenire Dino Boffo al pagamento di un'ammenda di 516 euro per molestie personali. Le due pagine di provvedimento, emesso allora dal gip di Terni, Augusto Fornaci, e con il nome della parte offesa che compare cancellato, è stato messo a disposizione dei giornalisti, come disposto dal gip Pierluigi Panariello. Il giudice per le indagini preliminari ha sì autorizzato i cronisti a fare copia del decreto, vietando però un accesso indiscriminato agli atti del procedimento.
IL DECRETO - Nel decreto penale si legge che Dino Boffo è stato imputato «del reato di cui all'articolo 660 c.p. perché, effettuando ripetute chiamate sulle sue utenze telefoniche nel corso delle quali la ingiuriava anche alludendo ai rapporti sessuali con il suo compagno (condotta di reato per la quale è stata presentata remissione di querela) per petulanza e biasimevoli motivi recava molestia a '...omissis...'. In Terni dall'agosto 2001 al gennaio 2002». Il gip Panariello, parlando con i giornalisti, ha specificato che la frase relativa ai rapporti sessuali fa riferimento a quelli tra la denunciante e il proprio compagno e che nel fascicolo processuale non c'è alcun riferimento alle inclinazioni sessuali del direttore di Avvenire. Sempre secondo quanto riferito dal gip nel fascicolo conservato al tribunale di Terni sono presenti anche le deposizioni di alcuni testimoni che confermavano la conoscenza tra Boffo e la donna della denuncia. Il direttore di Avvenire ha sempre sostenuto di non essere l'autore delle telefonate «ma questa tesi - ha detto Panariello - non è stata approfondita poiché evidentemente non ritenuta attendibile da chi indagava».
LA DECISIONE - L'omissis nel testo è quello relativo al nome della donna molestata: il gip ha infatti disposto che dal decreto penale di condanna venga cancellato il nome della persona offesa. Panariello ha reso noto che il procuratore della Repubblica di Terni Fausto Cardella aveva invece espresso parere favorevole alla messa a disposizione dei giornalisti di tutti gli atti del fascicolo, celando comunque il nome della persona offesa. «Ritengo - ha detto il gip - che il diritto di cronaca possa essere soddisfatto attraverso la divulgazione del fatto, cioè di come si è concluso il procedimento». Secondo Panariello la conoscenza degli atti processuali va riservata alle parti coinvolte che, «se lo vogliono possono poi metterli a disposizione». Panariello ha tra l'altro detto che «in questi giorni» i difensori di Boffo hanno chiesto copia degli atti del fascicolo.
SALVAGUARDATO DIRITTO DI CRONACA - «Considerato che il diritto di cronaca deve essere inteso come libertà di divulgare e pubblicare fatti - ha scritto il gip nel dispositivo con il quale ha disposto l'accesso per i giornalisti al solo decreto penale di condanna e non a tutti gli atti - e che, pertanto, tale diritto nella fattispecie appare salvaguardato attraverso il rilascio di copia del decreto penale di condanna conclusivo del procedimento, con la cancellazione delle generalità della persona offesa e del suo difensore, a tutela del diritto alla riservatezza di questi ultimi, trattandosi di un fatto oggettivo accertato con decisione irrevocabile e, quindi, suscettibile di essere divulgato anche a mezzo di cronaca giornalistica, nell'interesse generale alla conoscenza di fatti di pubblico interesse, mentre i presupposti per l'esercizio di tale diritto non appaiono ricorrere con riferimento ai singoli atti processuali, suscettibili di varie interpretazioni e che quindi non appare opportuno fare uscire dalla più appropriata sede giudiziaria».
TESTIMONI: CONOSCEVA LA DONNA MOLESTATA - Panariello ha spiegato che nel corso dell'indagine che a Terni ha coinvolto Boffo sono stati sentiti alcuni testimoni che hanno «confermato» la conoscenza tra il direttore di Avvenire e la donna che lo denunciò per molestie personali. Il giudice ha confermato che agli atti non ci sono intercettazioni ma i tabulati telefonici relativi alle udienze di Boffo.
«DONNA MOLESTATA VICINA ALLA CURIA TERNANA» - A tracciare un identikit della donna al centro della vicenda che portò alla condanna per molestie di Boffo ci pensa Panorama. Il settimanale parla di una giovane all'epoca dei fatti poco più che ventenne, appartenente ad una nota famiglia ternana che ha legami molto stretti con la curia cittadina, allora non sposata ma fidanzata con un giovane più grande di lei. Nel numero in edicola giovedì Panorama racconta i retroscena della vicenda che sta infiammando il mondo politico, ricostruendo momento per momento, attraverso testimonianze e documenti, la genesi e l'evoluzione della vicenda che portò alla condanna di Boffo a Terni.
corriere della sera 01 settembre 2009
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