domenica 9 agosto 2009

Aracu: Dalle nozze vip alle accuse di tangenti

(Alle nozze di Aracu Silvio Berlusconi mandò in regalo un piatto d'argento)

Il giorno del matrimonio a Pescara tra Aracu e la Maurizio, il testimone era Pescante.

di Lorenzo Colantonio

PESCARA. Da una luna di miele a una luna di fiele. Da un tailleur bianco, un bouquet di roselline e un bacio casto sulla guancia prima del sì a un memoriale velenoso che accusa l’ex marito, Sabatino Aracu, di aver preso tangenti da Angelini, il grande elemosiniere della sanità privata abruzzese, per girarle a Cicchitto.
Sembrava un po’ Audrey Hepburn e un po’ Grace Kelly, Maria Maurizio, bionda ed elegante, quel giorno d’a utunno di undici anni fa, mentre scendeva da una Rolls Royce bianca parcheggiata davanti al Comune di Pescara. Era un venerdì il 25 settembre del 1998: la donna che ora chiamano “lady tangente” stava per sposare il deputato Aracu. Stava per promettergli fedeltà e amore eterni. E lui, il parlamentare forzista, la attendeva emozionato in cima alla scalinata di palazzo di città.

IL COLPO DI FULMINE. Si erano conosciuti nella Federazione di pattinaggio. Lei, pescarese, era la segretaria mentre Aracu, da due anni in parlamento, era il presidente della federazione con un passato sportivo iridato. L’ex campione del mondo di velocità sui pattini, e la segretaria con volto da attrice e portamento da mannequin, si erano amati a prima vista. Tanto che Aracu aveva deciso di lasciare la seconda moglie.
Allora il governo regionale era in mano al centrosinistra. C’era ancora Antonio Falconio mentre l’uomo forte del centrodestra era Giovanni Dell’Elce, e l’emergente del polo era invece Vito Domenici, l’ex assessore travolto prima dallo scandalo Fira e poi dalle tangenti di Angelini. Ma nessuno di questi era tra gli invitati al matrimonio dei vip.

CHI C’ERA.
C’erano Gianni Rivera, allora parlamentare, e il presidente del Coni, Mario Pescante, quel pomeriggio a Pescara, ad aspettare accanto ad Aracu che Maria Maurizio, elegante e sobria, scendesse dalla Rolls.
Rivera e Pescante erano i testimoni di nozze. Pescante, però, è testimone due volte, delle nozze e dell’inchiesta, perché all’inizio dell’anno si è presentato anche lui dal procuratore di Pescara, Nicola Trifuoggi, come ha fatto la Maurizio.
Ma torniamo alle nozze e a chi c’era e chi no. Cicchitto, per esempio, non era tra gli invitati. E tutti, quel giorno a Pescara, aspettavano persino l’arrivo dal cielo di Silvio Berlusconi. Da piazza Italia, scrutavano verso l’alto sperando di scorgere l’elicottero del cavaliere. Ci fu Bernardo Siega, assessore comunale, anch’egli poi travolto da una inchiesta, non su tangenti ma su night e ballerine, che credette di vederlo quell’elicottero.

IL REGALO DI SILVIO.
Berlusconi non venne, ma regalò alla coppia di sposi un piatto d’argento che pesava quasi due chili. E gli altri invitati? Erano trecento.
C’erano i big, da Giovanni Pace, l’ex governatore di An finito nelle maglie della procura di Pescara per presunte tangenti pagate da Angelini, a Biagio Tempesta, l’e x sindaco di Forza Italia aquilano, tornato a fare l’avvocato; da Nino Sospiri, portabandiere della questione morale di An, che pochi anni dopo morirà di cancro, all’ex ministro Remo Gaspari; da Lello Tenaglia, urologo e politico, allora in Forza Italia, passato al centrosinitra e tornato poi dall’altra parte alle ultime elezioni regionali, al notaio Andrea Pastore; dal presidente della Federcalcio Luciano Nizzola, al mago dei sondaggi Pilo. Qualcuno, tra la folla dei vip, notò anche Maria Giovanna Elmi, in abito rosso. E c’era Carlo Pace, l’ex sindaco di Pescara, che uscirà di scena all’inizio del duemila racimolando pochi voti come consigliere dopo due mandati da primo cittadino, a celebrare il matrimonio in Comune.
Le chiamarono nozze con i vip, della politica e dello sport, ma di imprenditori, quel giorno, non c’era neppure l’ombra. Nessun contatto pubblico. Figuriamoci in un pranzo nuziale. Nessuno ricorda di aver visto Enzo Angelini fra i trecento invitati delle nozze Aracu-Maurizio. Il momento fatidico arrivò alle 17, quando Aracu pronunciò un flebile sì. Rivera commentò: «Lo ha detto piano ma lo ha detto», e la sposa si sciolse in sorrisi da Vacanze Romane o Colazione da Tiffany.
Due estati fa la crisi: lui la lascia, lei si vendica e va subito in procura.
(Il Capoluogo 08 agosto 2009)

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