domenica 9 agosto 2009

INCHIESTA BARI: Onorevole gradisce un po' di coca o preferisce una donna?

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LE NOTTI DEI VIP A CASA DI GIAMPY O DI TARANTINI


Il sistema «dolce vita» condita da cocaina e belle donne, assunto a metodo manageriale, per favorire lo sviluppo del business tra Roma, Milano, la Sardegna e soprattutto Bari. Al centro l’imprenditore del settore sanità Gianpaolo Tar antini, le sue feste con la Bari-che-conta, quella dei politici, degli imprenditori, quella di cui voleva diventare amico per poter poi stringere rapporti di affari.

Di contorno a reggergli il gioco, una serie di amici fidati a partire da Massimiliano Verdoscia, suo ex socio d’affari, che ieri mattina è stato arrestato all’alba dagli investigatori del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza su disposizione del gip Vito Fanizzi che ha accolto la richiesta del pm antimafia Giuseppe Scelsi. In carcere con lui è finito anche Stefano Iacovelli, ritenuto suo amico e fornitore. Sarebbero stati loro, secondo gli investigatori a procurare, conservare e mettere a disposizione gratuitamente la cocaina che veniva poi consumata durante le riunioni conviviali con la «crema» della Bari politica e imprenditoriale. Feste tenute in club, in diversi appartamenti della città di Bari e in una villa di Giovinazzo di proprietà di Gianpaolo Tarantini.

Lo scenario ricostruito dagli investigatori guidati dal pm Scelsi è lo stesso descritto in un’altra inchiesta, tra mondanità e forniture di protesi (questa l’attivà imprenditoriale coltiva da Tarantini titolare con il fratello della «Tecno Hospital ») dal sostituto procuratore Roberto Rossi e dai carabinieri che hanno svelato il «modus operandi» del rampante imprenditore del quale Massimiliano Verdoscia è amico di vecchia data. Il nome di Verdoscia, infatti insieme a quello della moglie Tiziana compare nell’elenco degli ospiti più affezionati delle feste a villa Tarantini documentate anche in questa prima inchiesta giunta a conclusione nei primi giorni di luglio.

Tra gli indagati compare anche il politico Salvatore Greco, indicato dagli investigatori come socio occulto di Tarantini e complice nella gestione clientelare a suon di bustarelle dei rapporti con strutture sanitarie pubbliche. La strategia adottata da Tarantini di arruffianarsi gli uomini di potere che avrebbero potuto dargli una mano negli affari lo avrebbe portato - secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori - fino a Villa Certosa e Palazzo Grazioli, alla corte del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi diventato suo amico. Lasciate le feste baresi a colpi di cocaina con i suoi amici di sempre, Verdoscia compreso, Tarantini è approdato a Roma e per partecipare alle feste in casa del premier ha ingaggiato una serie di ragazze «copertina» e accompagnatrici come Patrizia D’addario, finita poi sotto le lenzuola (per sua stessa affermazione) con Berlusconi.

Il sospetto degli investigatori, fondato su alcuni elementi oggettivi, è che Massimiliano Verdoscia fosse un arruolatore di ragazze; e anche il punto di contatto tra Giampaolo Tarantini, frequentatore da un paio di anni dei salotti più aristrocratici della città, con il mondo luccicante dei locali notturni e delle feste più glamour. Che però è sempre stato tenuto a distanza dagli stessi esponenti della Bari che conta. In altre parole, secondo gli inquirenti, Giampaolo Tarantini si muoveva su due piani diversi: insieme alla moglie, esponente di una famiglia blasonata di Bari, era invitato nelle case altolocate della città. Poi, anche grazie a Massimiliano Verdoscia e Alessandro Mannarini, organizzava feste e incontri con politici locali e amministratori di aziende pubbliche per favorire i suoi affari.

E le donne, le belle donne, rappresentavano il grimaldello migliore per entrare nelle grazie di che poteva distribuire appalti e commesse. Verdoscia è un piccolo imprenditore, che spazia dalle motociclette agli articoli medicali, amministrando talvolta società che sembravano gemelle a quelle di Tarantini, come la System Medical srl. Altri accertamenti sarebbero in corso su un appalto per la fornitura di apparecchiature sanitarie ottenuto da un’altra società che sarebbe riconducibile a Tarantini, la Global System Hospital.

Della vicenda si sta occupando il pm Desirée Digeronimo, nell’inchiesta che corre parallela a quella del pm Scelsi sulle cene a Palazzo Grazioli e che vede indagato Giampaolo Tarantini per induzione alla prostituzione.
di LUCA NATILE
08 Agosto 2009

Le notti baresi dei vip che "tirano" fino a tardi

Certe notti non sono poi uguali a tutte le altre. Certe notti a casa di Giampy, in una delle ville di Giampaolo Tarantini. Quella delle feste è una specie di mania dell’entourage vippaiolo dell’imprenditore sanitario barese. Che usa i mondanissimi party, che siano in Costa Smeralda o a Giovinazzo poco differisce, per stringere contatti, alleanze, amicizie. E che non esita - secondo le ipotesi di indagine - a far uso di cocaina, tanta cocaina. Un fiume di cocaina e di champagne, due energizzanti ai quali in tanti sembravano far ricorso. Nella bella magione d’epoca rimessa in forma, sul litorale a nord di Bari, transitano in tanti. Gli amici, certo, ma anche manager della sanità, medici, politici, amministratori pubblici a tutti i livelli.

La cocaina sarebbe riservata solo agli intimissimi, a quelli ammessi all’ultima mano, e l’ipotesi alla quale lavorano gli investigatori è che sia anche Massimo Verdoscia a procurarla, spesso per il tramite di Stefano Iacovelli. Roba fine, di prima qualità, che non deve mancare mai in tasca all’anfitrione, che ne fa signorilmente dono ai suoi ospiti. Questa è l’ipotesi di reato per la quale Verdoscia e Iacovelli sono stati arrestati ieri mattina all’alba dagli uomini della Guardia di Finanza al comando del col. Salvatore Paglino. Tutti e due sorpresi all’arrivo degli agenti nelle rispettive abitazioni, il primo a Parchitello, il secondo al quartiere Libertà.

L’inchiesta muove i primi passi nel 2002 e, nel corso del tempo, tale è il quantitativo di polvere bianca che scorre sotto i nasi dei coinvolti (tanti, tantissimi i nomi della Bari- chic, coinvolti come semplici consumatori, dunque non imputabili di alcun reato) da lasciare sconcertati. Ci sono lunghi periodi nei quali il gruppo degli amici del cuore di Tarantini «tira» tutte le sere, in villa da Giampi o magari nel dopocena in uno degli accorsatissimi vip-resort della costa a sud o una domenica mattina in barca o in un angolo appartato del bel giardino di uno dei vari prestigiosi club cittadini.

Nelle carte della Procura della Repubblica, anche se non indagati, si ricavano i nomi dei protagonisti di queste riunioni: con Tarantini e la sua compagna, imprenditori, commercianti, professionisti. C’è Davide e c’è Massimo, ci sono Nicola e Teresa, Francesca, Edoardo, Anastasia, Paola, Claudia. Il primo febbraio 2003 nella villa di Tarantini a Giovinazzo si ritrovano Nicla, Donato, Massimo e Miki.

Lunga la notte in una masseria lussuosamente voltata a resort fra gli ulivi di Fasano dove si festeggia con Angela, David, Massimo e Luisella. Era il 2 settembre 2002. E poi i party con Francesco, con Micaela, Luigi, Antonella, Giuseppe e Max Verdoscia, naturalmente, con la moglie Tiziana. Verdoscia e Iacovelli non sarebbero gli unici «fornitori» della combriccola, ma certo giocano un ruolo importante.

Il primo - secondo gli investigatori - è un autentico protagonista di quella scena: l’accusa specifica chiaramente che, nel suo caso, si parla di cessione gratuita. Dunque offriva la droga agli ospiti, agli amici, in occasione di feste e riunioni mondane tenutesi all’interno di ville private o di noti locali cittadini o pugliesi, alle quali partecipava anche Tarantini, che era spesso il padrone di casa. Cocaina e altre sostanze, mescolate a quello champagne che è il grande solvente delle feste del giro barese. Per Iacovelli invece le indagini delineano un ruolo di vero e proprio pusher, l’autentico spacciatore, che ad esplicita richiesta, si attivava per procacciare e consegnare la cocaina destinata ad allietare le serate.

L’uomo ha 42 anni, residente al quartiere Libertà, nella zona proprio a ridosso del cimitero, risulta impiegato ed incensurato. Dunque sarebbe un corriere insospettabile, uno con una doppia vita, forse persino il tramite tra la Bari-bene e la malavita. È lui, secondo l’accusa, che si attiva per trovare la «roba» migliore, selezionata, e per consegnarla senza rischi e la massima puntualità.

Patrizia D’Addario e le sue colleghe, probabilmente, non sono organiche al «giro», ma ci si infilano saltuariamente quando capita l’occasione, quando vengono coinvolte appositamente. Coca, sesso e bollicine per accreditarsi con politici ed amministratori compiacenti. In questo caleidoscopio stordente, Tarantini parte all’assalto della Costa Smeralda e arriva sino a Silvio Berlusconi. Nella splendida villa affittata per una cifra sgomentevole per la stagione estiva a Capriccioli, poco distante da Cala di Volpe, Gianpaolo avrebbe dato vita a feste aperte a giovani e vip.
iLA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 08 Agosto 2009

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