lunedì 29 giugno 2009

Patrizia D’Addario: parlo per non fare la fine della mia amica



di Giovanni Mazzamati

Si chiamava Marisa Scopece, 23 anni, ed era una escort come Patrizia. Fu uccisa, probabilmente per rapina, l'11 settembre 2007. A settembre la prima udienza contro i tre supposti esecutori materiali dell'omicidio.

BARI – Un omicidio ed una festa di gala; un viottolo sterrato e degradato in località “Madonna dello Sterpeto”, vicino Barletta, ed un lussuoso appartamento di Palazzo Grazioli a Roma; l’anonimo 11 settembre 2007 ed il 4 novembre 2008, giorno dell’elezione di Barak Obama; una prostituta foggiana ventitreenne ed il Presidente del Consiglio: tutte queste cose apparentemente non hanno niente in comune, perché nulla le mette in relazione. In realtà, ad unirle tutte è una persona: si chiama Patrizia D’Addario, la escort italiana più famosa del momento, la donna che con le sue registrazioni ha gettato in pasto ai media il Capo del Governo.

Di Patrizia è stato scritto tutto: della sua famiglia, composta dalla madre e dalla figlia undicenne, delle sue relazioni sentimentali, come quella con Giuseppe Barba, detto Spaghetto, o del suo lavoro di escort, cioè di accompagnatrice per persone facoltose, che l’ha portata a presenziare cene e feste con politici, medici ed imprenditori. Sono state intervistate le sue amiche, sia quelle che hanno condiviso con lei i viaggi a Roma, come Barbara Montereale, sia quelle che con Tarantini e Berlusconi non hanno mai avuto nulla a che fare, come la transessuale Manila Gorio. Ma tra le amiche di Patrizia ce n’è una che non potrà rilasciare interviste: si chiamava Marisa Scopece, anche lei coinvolta nel giro della prostituzione, aveva ventitre anni ed era originaria di Foggia. Non potrà dire cosa pensa di questa vicenda perché la sua vita si è interrotta l’11 settembre 2007, in una località sperduta della campagna barlettana. È stata uccisa barbaramente, con violenza, come nessun essere umano merita di morire. Prima che sette pallottole mettessero fine alla sua vita, fu stuprata; provò inutilmente a divincolarsi, cercando di strappare la pistola che l’avrebbe uccisa, ma un proiettile

Marisa Scopese, l'escort amica di Patrizia D'Addario, uccisa ferocemente nel novembre del 2007

le trafisse il palmo della mano. Tentò allora la fuga ma fu raggiunta da un colpo alla schiena e finita con degli spari al volto, come si fa nelle esecuzioni mafiose. Poi il suo cadavere fu dato alle fiamme per essere reso irriconoscibile.

Quell’omicidio resta avvolto da un alone di mistero. Fu possibile affermare che quello fosse proprio il corpo di Marisa Scopece solo grazie ad un cuore alato che la ragazza aveva tatuato dietro la schiena. Dopo diverso tempo, a pochi chilometri di distanza dal luogo del ritrovamento del cadavere, fu rinvenuta la borsetta di Marisa che, grazie alla rilevazione delle impronte, fornirà elementi importanti per l’inchiesta. Gli esecutori materiali sono stati individuati dagli inquirenti che hanno arrestato tre esponenti della malavita di Trinitapoli, in provincia di Foggia. I cugini Raimondo Carbone e Giuseppe Gallone ed Emanuele Modesto, trovato in possesso dell’arma del delitto, attendono il 30 settembre 2009, giorno in cui si aprirà l’udienza preliminare che stabilirà se i tre saranno rinviati a giudizio. Attualmente il movente ipotizzato per l’omicidio è quello della rapina.

Per arrivare a loro fu decisivo l’aiuto fornito agli inquirenti da parte di Patrizia D’Addario, che permise di ricostruire gli ultimi giorni di Marisa e soprattutto raccontò della paura di morire che aveva assalito la ragazza. Forse si era messa nei guai e voleva provare ad uscirne, ma la quarantaduenne escort barese ha sempre dichiarato di non conoscere i motivi del timore di Marisa.

Quando, però, fu vittima di un furto in casa, la D’Addario iniziò a temere per la sua vita e per quella dei suoi cari. In concomitanza con la sua chiamata in Questura per essere interrogata come persona informata dei fatti dal pm Giuseppe Scelsi a proposito delle tangenti nella sanità pugliese, la D’Addario iniziò a raccontare delle sue frequentazioni e delle registrazioni degli incontri. Secondo lei l’obiettivo dei ladri che si erano intrufolati in casa sua non erano i soldi, ma quei nastri, e che per averli avrebbero fatto di tutto: proprio per questo aveva provveduto a metterli al sicuro.

Vicende torbide, fatte di prostituzione e violenza, di malaffare e criminalità che si intrecciano. Forse, però, sono solo coincidenze, singoli episodi che casualmente hanno avuto come protagonista una donna, Patrizia D’Addario. Forse non c’è nessun collegamento tra l’omicidio di Marisa Scopese ed il giro dei festini del Presidente del Consiglio; forse è un caso che l’auto di Barbara Montereale sia stata data alle fiamme dopo che il suo nome sia finito su tutti i giornali per il sexygate berese; forse non esiste nessun piano occulto e nessun complotto, ma sono solo illazioni, costruzioni di coloro a cui piacciono i gialli e le storie di misteri.


fonte 28 giugno 2009

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