domenica 7 giugno 2009

DISASTRO AIRBUS: RITROVATI DUE CORPI,AGGIORNAMENTI 7 GIUGNO

SERVIZIO SKY TG24

Due corpi che riaffiorano dal mare. Due persone di sesso maschile, ritrovate tra una valigia di cuoio, uno zaino con un biglietto aereo, maschere di ossigeno e un sedile azzurro. E' tutto ciò che resta delle 228 persone, tra le quali 10 italiani, svanite una settimana fa, quando è precipitato l'Airbus 330 dell'Air France al largo dell'Atlantico a circa 350 chilometri dalle coste settentrionali del Brasile. Un aereo dal quale erano partiti 24 messaggi automatici di anomalie, mentre non è ancora chiaro cosa sia realmente accaduto.


Mission impossible per le scatole nere

Ancora non c'è nessun elemento certo che possa spiegare cosa sia accaduto all'Airbus dell'Air France scomparso in volo. Da escludere però bombe e missili.


per disastro aereo Airbus nessuna ipotesi può essere scartata

13:05 - CRONACA- 07 GIU 2009

Bussereau: fondamentale recupero scatole nere

Parigi, 7 giu. (Apcom) -
"Nessuna ipotesi può essere scartata" nelle indagini sul disastro aereo del volo AF-447, precipitato lunedì mentre era in volo sull'Atlantico con 228 persone a bordo: lo ha affermato il sottosegretario ai Trasporti francesi, Dominique Bussereau. "Disintegrazione in volo, collisione, impatto con la superficie dell'oceano: al momento non esiste alcuna indicazione che ci permetta di privilegiare una di queste ipotesi", ha spiegato in conferenza stampa Bussereau, all'indomani del recupero di due corpi e di alcuni rottami, conferma che l'Airbus A-330 è effettivamente precipitato nella zona in cui si concentrano le ricerche. "Il fatto nuovo è che ci sono dei rottami che ci permetteranno di allargare l'inchiesta: ma la ricerca fondamentale è quella delle scatole nere, per le quali non restano che tre settimane", tempo oltre il quale i segnalatori elettronici montati sui registratori di volo cesseranno di emettere il proprio segnale di localizzazione, difficile da captare sott'acqua. Bussereau ha infine ammesso che potrebbero esservi stati dei malfunzionamenti delle sonde anemometriche, di cui l'Airbus ha accelerato da mesi il programma di sostituzione sui propri apparecchi, ma che "non è questa sola la causa in grado di spiegare l'incidente del volo AF-447". L'Airbus possiede tre sonde ("tubi di Pitot") in grado di misurare la velocità rispetto all'aria, che viene comunicata ai tre diversi computer di bordo, in grado quindi di correggere un guasto (privilegiando le due letture "buone", presumibilmente uguali, ed escludendo quella difettosa) e di rilevarne un secondo (senza in questo caso però poter decidere su quale delle due diverse sia quella corretta). Già da alcuni anni l'Airbus ha rilevato dei problemi su alcune sonde - specie in zone molto umide, di particolare bassa pressione o turbolenza - senza che questi abbiano mai portato però ad alcun incidente, dato che le discrepanze sono sempre state correttamente valutate dall'equipaggio che in tutti i casi ha recuperato il corretto assetto di volo. Una cattiva lettura della velocità in volo potrebbe avere in effetti conseguenze catastrofiche, anche perché la loro lettura influenza il comportamento del pilota automatico normalmente inserito in crociera: una sovrastima lo indurrebbe a togliere potenza, rischiando lo stallo; nel caso contrario invece darebbe gas e l'apparecchio potrebbe superare la velocità massima sopportabile dalla sua struttura. I numerosi messaggi inviati automaticamente dall'apparecchio negli ultimi quattro minuti del volo sembrerebbero indicare la progressiva perdita di sistemi dovuta alla disintegrazione dell'aereo, piuttosto che descrivere la causa dell'incidente: il sistema però non discrimina gli eventi con una precisione maggiore di un minuto e solo l'esame del Cockpit Voice Recorder e el Flight Data Recorder potrebbe gettare luce sulla dinamica esatta. Mgi 071256 giu 09


Mission impossible per le scatole nere

Ancora non c'è nessun elemento certo che possa spiegare cosa sia accaduto all'Airbus dell'Air France scomparso in volo. Da escludere però bombe e missili.

Airbus Scoprire le vere cause dell'incidente aereo sarà una mission impossible: i registratori di volo si sono inabissati a 4000 metri di profondità e sarà molto difficile trovarli per il sommergibile che i francesi vogliono inviare e per le navi fornite dei sonar e degli altri mezzi acustici mandate in loco che dovranno scandagliare la vasta area, a circa 1.000 chilometri al largo del Brasile dove sembra sia precipitato l'Airbus A330 dell'Air France.. «Sarà come cercare un ago nel pagliaio - spiega Andrea Nativi, direttore della Rivista Italiana Difesa - i registratori di volo devono essere sopravvissuti al crash e essere ancora dotati dell'emettitore di segnale elettronico di rilevamento che potrebbe essersi distaccato nell'impatto».

In questi giorni si stanno facendo una ridda di ipotesi, alcune molto suggestive. Lei cosa pensa?
«Che bisogna ragionare per esclusione. Non è stata una bomba. Ci sono stati 24 messaggi automatici di anomalie, non ci sono state rivendicazioni e non c'era neanche il contesto. L'aeroporto di Rio de Janeiro, poi, non è neanche il più scalcinato del mondo. Mettere a bordo una bomba, in questa situazione, non è proprio una cosa facile. Del resto non ci sono particolari ostilità, in questo periodo, nei confronti della Francia. E la successione dei messaggi dimostra che non è stato un evento istantaneo».

Passiamo all'ipotesi missile e Ustica 2? C'è qualche fondamento?
«È una stupidaggine all'italiana. Come anche l'idea della semi-collusione, un evento che nella storia dell'aviazione non si è mai verificato. L'aereo volava a 11 chilometri di quota ed è difficile scontrarsi con un missile da difesa a quella altezza. Lanciato da una nave? Si, è possibile ma quella non è una zona di esercitazioni delle navi da guerra».

Escludiamo gli Ufo. E la turbolenza?
«Avrebbe dovuto essere una tempesta perfetta per buttare giù quel velivolo. Comunque a bordo c'era il radar meteo che avrebbe segnalato l'arrivo di una tempesta. Sappiamo solo che c'è stato il disinserimento del pilota automatico e l'invio dei 24 messaggi d'allarme. S'è parlato di indicazioni sbagliate di velocità sugli strumenti. Però se l'aeroplano rallenta, al punto tale da diventare pericoloso, i segnali d'allarme cominciano a farsi sentire. C'è stato un black out nell'impianto di comunicare. E la tragedia si è verificata per una serie di concause. Ma abbiamo zero elementi per sapere come è andata veramente».

Natalia Poggi

IL TEMPO 07/06/2009




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