Bufera nel partito per le dichiarazioni di Berlusconi a «Porta a porta» Poi si corregge: decisivo il voto. Increduli i colonnelli, Galan in silenzio
Il governatore Giancarlo Galan, il premier Berlusconi e il ministro Luca Zaia alla inaugurazione del Passante (archivio)
VENEZIA — Davvero un regalo di matrimonio straordinario, in tutti i sensi. Sabato il governatore Giancarlo Galan si sposa e l’illustre testimone di nozze, nonché capo politico, nonché presidente del Consiglio, nonché ex datore di lavoro di Galan medesimo, Silvio Berlusconi, gli confeziona questo bel presente via etere e davanti a milioni di italiani. Partecipando mercoledì sera alla trasmissione «Porta a porta», cioè uno dei luoghi dove si fa la politica italiana, Berlusconi ha dichiarato testualmente: «Abbiamo già per il futuro - riporta l’agenzia Ansa - delle Regioni del Nord in mente dove attribuire alla Lega delle cariche importanti, come la presidenza della Regione Veneto». Più tardi, a margine della trasmissione e quindi fuori onda, il premier correggerà il tiro: «Il partito che otterrà il miglior risultato in Veneto indicherà il futuro presidente della Regione - ha precisato Berlusconi - ecco perché io invito a votare il Pdl, in modo che sia il primo partito».
Ma, ormai, l’effetto dirompente delle sue prime parole aveva già provocato una deflagrazione. Durante la trasmissione, il presidente del Consiglio era andato anche oltre. Alla domanda se fosse stata, quella riguardante il Veneto, una precisa richiesta di Umberto Bossi, il presidente del Consiglio e capo assoluto del Pdl aveva risposto: «La mia è un’offerta spontanea a un alleato leale». Corollario: «Ne abbiamo già parlato alcune volte - aveva aggiunto Berlusconi - naturalmente ne parleremo ancora e questo rientrerà in un piano di accordi complessivi, che sono sicuro saranno presi con la soddisfazione entrambi». Insomma, una mazzata (anche sul piano umano) alle ambizioni di Galan - ambizioni sostenute, con qualche dichiarazione pubblica, dallo stesso Berlusconi - di ripresentarsi l’anno prossimo per un quarto mandato alla guida del Veneto. Tutto questo a meno di tre giorni dal matrimonio del governatore e, soprattutto, dalle elezioni europee e amministrative, dove il motivo centrale è proprio la competizione fra alleati di centrodestra, Pdl e Lega, in vista delle regionali 2010. La rettifica finale di Berlusconi, quanto meno, non toglie tutto il sale alla pietanza elettorale: se fosse già scritto, ai massimi livelli per giunta, che la Regione Veneto cambierà guida e andrà a un presidente leghista, allora i risultati delle urne sarebbero ininfluenti. Sia che il Carroccio sorpassasse gli alleati, sia - a questo punto - che il Pdl mantenesse il primato dei consensi. Dire che le parole del premier hanno provocato sconcerto e un moto di ribellione nel Pdl veneto, è ancora poco.
Mentre Galan, forse per non dover andare a spada sguainata contro il suo mentore nonché testimone di nozze, ha preferito per una volta il silenzio affidandosi a un «no comment », la reazione del coordinatore regionale del partito, Alberto Giorgetti, è lapidaria. E tutt’altro che conciliante: «Naturalmente attendiamo conferma di una così incredibile notizia». Già la scelta dell’aggettivo, incredibile, lascia intendere il seguito: «In ogni caso il Pdl del Veneto - mette in chiaro Giorgetti - non ha alcuna intenzione di lasciare questa regione alla Lega Nord, poiché il Pdl oggi è il primo partito e lo sarà ancora dopo il 6 e il 7 giugno». Giorgetti, che appena poche ore prima aveva assicurato «il Veneto non cambierà bandiera», rispolvera le sua radici di uomo della destra: «Noi non molliamo. Anche perché a decidere è il cittadino elettore». Almeno su questo, a posteriori Berlusconi gli ha dato ragione. Ma anche sotto questo aspetto, le parole del premier non hanno affatto rassicurato i colonnelli del Pdl veneto. Dice Fabio Gava, deputato ed ex assessore di Galan in Regione: «A parte che mi sembra fuori luogo parlarne a tre giorni dalla elezioni, prendo atto della correzione di tiro da parte del presidente ma mi permetto di osservare: una scelta di questo peso non può essere determinata - argomenta Gava - da un voto in più o in meno nelle urne, ma va ponderata nel contesto di un equilibrio più generale. Tra l’altro, per il particolare tessuto socio- economico del Veneto, una Lega che avesse la presidenza della Regione tenderebbe a diventare una specie di Südtiroler Volkspartei nostrana. Di questo bisogna tenere conto». E sabato, tutti al matrimonio.
Corriere del Veneto Alessandro Zuin
04 giugno 2009
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