Accordo con Bossi per i ballottaggi: il Cavaliere in cambio dell'appoggio ai candidati Pdl non spingerà sul referendum
di Marco Conti
ROMA (9 giugno) - Silvio Berlusconi contesta la sconfitta e i risultati delle amministrative e delle provinciali hanno infatti ribaltato in parte quell’idea di debacle che il più volte evocato 45% ha indubbiamente accentuato.L’asticella indicata in campagna elettorale dal presidente del Consiglio, si è rivelata un boomerang in grado di alterare anche il risultato aritmetico che indica un -2,4% per il Pdl e un -6,4% per il Pd, senza però tener conto dei Radicali (2,6%) che domenica correvano da soli.
Aumenta anche il numero degli europarlamentari della Pdl che passano da 25 a 29, mentre calano a 21 quelli del Pd. Non va bene a Berlusconi il conteggio delle preferenze personali (2,7 milioni), inferiori ai 3 milioni del ’99 e all’obiettivo di 4 immaginato nelle scorse settimane. Aumenta invece il divario dal Pd che sale dal 4.2% all’8.2% senza contare il 2,6% dei radicali.
L’astensione, specie in Sicilia e Sardegna, ha giocato un brutto scherzo al Cavaliere e la bella giornata di sole non basta a giustificare la flessione di votanti che ha sottratto quasi due milioni di voti alla Pdl. Ieri sera il Cavaliere ha incontrato Umberto Bossi ad Arcore, a dispetto delle polemiche sulla leghizzazione della maggioranza sollevate nei giorni scorsi dall’opposizione - Udc in testa - e rilanciate anche dalla fondazione ”Farefuturo” vicina al presidente della Camera Gianfranco Fini. Berlusconi considera l’asse con il Carroccio prioritario rispetto ad ogni strategia ed iniziativa. Il rapporto con la Lega non è dei più facili e Bossi non fa sconti, specie quando deve incassare candidature. La difesa sul caso Noemi è costata a Berlusconi quello che Daniela Santanchè definisce «l’abbandono del Nord», perché «il Pdl senza Berlusconi non vince».
Berlusconi è ancora preoccupato per eventuali strascichi del caso-Noemi e prima di occuparsi del rilancio dell’azione di governo punta a tenere ben saldo il rapporto con l’alleato che nel ’94 si sfilò dal governo e che nel ’96 gli fece perdere le elezioni.
L’astensionismo ha scatenato sul Pdl gli effetti maggiori e la teoria degli effetti «esogeni» (Noemi, Mills, voli di Stato) disegnata da uno dei tre coordinatori del Pdl, Denis Verdini, appare debole perché nella scelta del non-voto pesa anche la volontà di togliere sostegno a un premier in difficoltà. Il Carroccio però non sembra voler approfittare del successo e ieri sera Bossi, lasciando Arcore, ha confermato l’impegno della Lega nei ballottaggi. A cominciare da quello di Milano. In cambio Berlusconi eviterà di spingere per il referendum elettorale anche a costo di lasciare a Fini il ruolo di sostenitore della battaglia che punta ad un sistema bipartitico.
Il presidente del Consiglio ha ovviamente preso atto dello stop, ma non intende considerare il voto di ieri una sconfitta e oltre a puntare il dito sulle percentuali del Pd «sempre più dipietrizzato», come sostiene Paolo Bonaiuti, sottolinea la mancanza di una linea comune nell’opposizione che possa trasformarsi in proposta di governo.
il messaggero 9 giugno 2009
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