mercoledì 28 ottobre 2009

DIMISSIONI MARRAZZO: "HO OPERATO PER IL BENE DELLA COMUNITA' LAZIALE"

27/10/2009 (22:00) - BUFERA SUL LAZIO - LA SVOLTA DEL PRESIDENTE DELLE REGIONE
Marrazzo si dimette: "Basta politica"





Il governatore lascia con una lettera:
soffro troppo, errori personali ma ho
sempre fatto gli interessi dei cittadini
ROMA
Piero Marrazzo si è dimesso. Il governatore ha deciso di accelerare la sua uscita dalla Regione Lazio. Troppo stress e troppe pressioni. «Basta, voglio chiudere, non avere più nessun contatto con la mia vita politica», ha detto Marrazzo ai suoi collaboratori annunciando la repentina decisione di dimettersi.

Poco dopo la lettera di dimissioni. «Ho operato per il bene della comunità laziale. Mi auguro che questo possa essermi riconosciuto al di là degli errori personali che posso avere commesso nella mia vita privata», scrive il presidente dimissionario della Regione Lazio al suo vice Montino e al presidente del consiglio regionale Astorre. «Le mie condizioni personali di sofferenza estrema - si legge nella missiva - non rendono più utile ai cittadini del Lazio la mia permanenze alla guida della Regioni. Comunico con la presente le mie dimissioni definitive e irrevocabili dalla carica di presidente della Regioni Lazio».

Il giorno della fine dell’uomo pubblico Piero Marrazzo era inizia con la fuga da casa e la determinazione a dimettersi subito. Recidere tutti i fili con una vita che è già passato, iniziata il 4 aprile 2005 con una vittoria insperata sul favoritissimo governatore del Lazio uscente Francesco Storace. Una vita da abbandonare, quella da Presidente della Regione Lazio, travolta da uno scandalo, un video con un trans e quattro carabinieri ricattatori. Fuggire da casa non per essere lontano dalla famiglia ma per rifuggire dai riflettori, da quella pressione mediatica che lui, da giornalista, conosce molto bene: via dall’assedio di telecamere e reporter per trovare rifugio in una struttura religiosa.

È mattina quando Marrazzo saluta la moglie Roberta, vicina a lui e incrollabile fino alla fine, e accompagnato da quelli che sono soprattutto i suoi amici piu che collaboratori, decide di passare parte di quello che burocraticamente è definito «impedimento permanente» in una struttura religiosa. Jeans e camicia, sale sull’auto della scorta diretto verso un convento in Umbria, poi dopo un pò di strada si decide di andare verso l’Abbazia di Montecassino, celebre monastero benedettino vicino a Frosinone. I monaci sono disposti ad ospitarlo e l’Abbazia, una sorta di fortezza religiosa riparata dal mondo, garantisce privacy e tranquillità. Serenità, ecco di cosa ha bisogno Marrazzo. Glielo hanno detto anche i medici del Policlinico Gemelli diagnosticandogli un forte stress psicosomatico. Chi gli sta vicino lo descrive come un uomo «disperato, sofferente, disorientato, distrutto». Un uomo «che aveva tutto e ora non ha niente». Un uomo in fuga da una realtà che «non riesce più a sopportare». Dimagrito, visibilmente. Silenzioso.

Così dopo l’ennesima notte difficile, trascorsa con la famiglia nella casa dei giorni felici, la decisione: andare in un convento. E dimettersi subito. «Basta voglio chiudere, non voglio più avere contatti con la vita politica, basta col passato», le parole dette mentre firma le dimissioni. Firmate a casa perchè nel frattempo la fuga di notizie aveva costretto l’ex presidente ad un dietrofront: non più Montecassino, per paura dei giornalisti, ma alla ricerca di un altro convento che lo potesse ospitare. Alla fine le ore passano e nessuna struttura è disponibile a farsi carico della situazione. Troppa pressione, troppo interesse da parte dei giornali. Marrazzo, ormai ex presidente ma ancora giornalista Rai in aspettativa, resta a casa. E affida a poche righe ufficiali il suo dramma politico-privato. Quello dell’uomo: «Le mie condizioni di sofferenza estrema non rendono più utile per i cittadini del Lazio la mia permanenza alla guida della Regione».

Da oggi al voto per il Lazio potranno ora passare 135 giorni, 90 per i decreti di indizione dei comizi elettorali e 45 per indire i comizi. Dunque si andrà alle urne entro il 9 marzo.
la stampa 27 ottobre 2009

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