Due ministri e un'amante: un altro sexy scandalo nel governo Berlusconi?
Un editoriale "infuriato" del Giornale. Bondi e Brambilla nel libro scandalo?
Un libro di duecento pagine, uscito di nascosto a giugno per le Edizioni La Fenice di Roma è al centro di un nuovo sexy scandalo che gira intorno al governo Berlusconi. Il libro s'intitola "Il pesce rosso non abita più qui" «perché la politica è un grande acquario in cui il pesce grande mangia quello piccolo». E «Salvo era un pesciolino rosso allora, riflettei». L'autrice si chiama Maria Gabriella Genisi (foto). Abita a Bari, ha già pubblicato due libri per una casa pugliese (Manni) e ha poco più di quarant'anni.
Il suo lavoro si può considerare la prima guida erotico-sentimentale al berlusconismo post-Noemi e post-Patrizia perché racconta la storia d'amore vera, verissima, condita con tanti dettagli intimi, tra la protagonista che fa la cassiera di un supermercato e un esponente dell'attuale governo del Cavaliere.Non lo scrive né Fabrizio D'Esposito per Il Riformista, che ha lanciato per primo la storia, né Dagospia, che l'ha ripresa ieri, ma i due personaggi più importanti sembrano fatti apposta per avere un nome e un cognome che identifica due ministri in carica del governo berlusconi. Salvo Toscani è, infatti, uno pseudonimo che rimanda quasi immediatamente a Sandro Bondi. Il ministro della Cultura ha, infatti, il nome con la stessa iniziale e sono ben note le sue origini toscane. E la "Testarossa" che sconvolge, a un certo punto, il tran tran della vita di partito somiglia moltissimo alla rampantissima (e ora solo rampamnte) neo-ministra del Turismo, Maria Vittoria Brambilla, che non c'entra nulla con la vicenda sentimental-sessuale, ma lascia nello sgomento il protagonista, che la vede come un'insospettabile concorrente al primo posto nel cuore di Berlusconi (e del partito).
La storia, poi, è decisamente "prude" e adatta, quindi, ai tempi. Ma saranno davvero loro i personaggi chiamati in causa? Pubblichiamo, comunque, uno stralcio del libro di Maria Gabriella Genisi, rimandandovi al testo di D'Esposito sul Riformista, ripreso da Dagospia, per la versione integrale della vicenda.
Naturalmente è tutto da dimostrare che la storia sia vera e che il ministro di cui parla la Genisi sia davvero l'attuale titolare della Cultura e triumviro del Pdl. La stessa autrice si è barricata dietro pseudonimi che alludono molto, ma confermano poco.
Naturalmente è tutto da dimostrare che la storia sia vera e che il ministro di cui parla la Genisi sia davvero l'attuale titolare della Cultura e triumviro del Pdl. La stessa autrice si è barricata dietro pseudonimi che alludono molto, ma confermano poco.
Ma il fatto che appaia verosimile la dice lunga sull'aria che tira, di questi tempi, a Palazzo Chigi e dintorni.
«Testarossa» viene addirittura indicata come probabile «erede naturale» del Cavaliere. Il partito è «sotto shock». Toscani tenta il suicidio: «È una follia Cleo, un'ingiustizia enorme, credimi: e pensare che quella puttana gliel'ho presentata io addirittura». Cleo lo salva. Ed è qui che Genisi tratteggia forse la più straordinaria definizione psicologica del berlusconismo.
È Salvo che parla, devastato dall'avvento di «Marina Rossi», che peraltro è da poco sua collega di governo: «All'inizio sei come un bambino che segue il pifferaio magico. Ci sono centinaia di bambini che seguono il pifferaio. La musica li incanta e non sanno dove vanno.
Io invece l'ho capito: lui li porta via dalla realtà, come fa con noi. Noi tutti siamo suoi burattini, gli serviamo solo per giocare; siamo i descamisados a cui regalare un momento di gloria. Poi il gioco continua e sulla giostra sale altra gente: ne ha un assoluto bisogno, nuovo sangue per il vampiro, e a noi ci butta via come zavorra». Vale per il partito, per le liste, per le feste nelle residenze private del pifferaio.
Quando Cleo ha il suo momento di celebrità per un articoletto sulla cassiera-ragazza madre che si è laureata, viene contattata da un collega di partito di Salvo per un posto sicuro in lista. Ma è proprio Toscani che si oppone. Lui nega, poi la molla con una mail. Lei sta malissimo. Scopre che sta da tempo con un'altra.
Questa sì fatta arrivare in Parlamento: «Ho capito chi sei: un uomo squallido che nasconde dietro a una gentilezza untuosa soltanto menzogne, e adesso comprendo anche come andò realmente la storia scandalosa della mia candidatura. Come potevi avallare la mia candidatura, quando ne avevi già un'altra in lista? Solo che a me non la stavi proponendo tu, me l'avevano offerta, e tu l'hai semplicemente bocciata. Sei un verme Salvo e mi fai schifo».
Nelle trattative per le liste, le sedi di partito sono «luoghi di meretricio frequentati da stelle e stelline con book fotografico d'ordinanza». Anche nella realtà, il ministro convive con una deputata del Pdl. È notizia di queste settimane. Cleo elabora il lutto. Ripensa a Salvo che le rivela un sogno: «C'era un'altra donna con te, bionda, e facevate l'amore. Io vi guardavo, eravate meravigliose insieme».
E ancora: «In un anno e mezzo di rapporti sessuali Salvo aveva raggiunto l'orgasmo sempre e soltanto masturbandosi». Lui si rifà vivo dopo un anno. Ma Cleo è ormai lucida e libera: «Nei miei ricordi rimaneva soltanto un lombrico molliccio dall'incarnato straordinariamente pallido». E l'ex pesciolino rosso è diventato un'anatra. La citazione è di Leonardo Sciascia: «E infine i quaquaraquà che dovrebbero vivere come anatre nelle pozzanghere».
Lo stralcio da "Il pesce rosso non abita più qui"
«Testarossa» viene addirittura indicata come probabile «erede naturale» del Cavaliere. Il partito è «sotto shock». Toscani tenta il suicidio: «È una follia Cleo, un'ingiustizia enorme, credimi: e pensare che quella puttana gliel'ho presentata io addirittura». Cleo lo salva. Ed è qui che Genisi tratteggia forse la più straordinaria definizione psicologica del berlusconismo.
È Salvo che parla, devastato dall'avvento di «Marina Rossi», che peraltro è da poco sua collega di governo: «All'inizio sei come un bambino che segue il pifferaio magico. Ci sono centinaia di bambini che seguono il pifferaio. La musica li incanta e non sanno dove vanno.
Io invece l'ho capito: lui li porta via dalla realtà, come fa con noi. Noi tutti siamo suoi burattini, gli serviamo solo per giocare; siamo i descamisados a cui regalare un momento di gloria. Poi il gioco continua e sulla giostra sale altra gente: ne ha un assoluto bisogno, nuovo sangue per il vampiro, e a noi ci butta via come zavorra». Vale per il partito, per le liste, per le feste nelle residenze private del pifferaio.
Quando Cleo ha il suo momento di celebrità per un articoletto sulla cassiera-ragazza madre che si è laureata, viene contattata da un collega di partito di Salvo per un posto sicuro in lista. Ma è proprio Toscani che si oppone. Lui nega, poi la molla con una mail. Lei sta malissimo. Scopre che sta da tempo con un'altra.
Questa sì fatta arrivare in Parlamento: «Ho capito chi sei: un uomo squallido che nasconde dietro a una gentilezza untuosa soltanto menzogne, e adesso comprendo anche come andò realmente la storia scandalosa della mia candidatura. Come potevi avallare la mia candidatura, quando ne avevi già un'altra in lista? Solo che a me non la stavi proponendo tu, me l'avevano offerta, e tu l'hai semplicemente bocciata. Sei un verme Salvo e mi fai schifo».
Nelle trattative per le liste, le sedi di partito sono «luoghi di meretricio frequentati da stelle e stelline con book fotografico d'ordinanza». Anche nella realtà, il ministro convive con una deputata del Pdl. È notizia di queste settimane. Cleo elabora il lutto. Ripensa a Salvo che le rivela un sogno: «C'era un'altra donna con te, bionda, e facevate l'amore. Io vi guardavo, eravate meravigliose insieme».
E ancora: «In un anno e mezzo di rapporti sessuali Salvo aveva raggiunto l'orgasmo sempre e soltanto masturbandosi». Lui si rifà vivo dopo un anno. Ma Cleo è ormai lucida e libera: «Nei miei ricordi rimaneva soltanto un lombrico molliccio dall'incarnato straordinariamente pallido». E l'ex pesciolino rosso è diventato un'anatra. La citazione è di Leonardo Sciascia: «E infine i quaquaraquà che dovrebbero vivere come anatre nelle pozzanghere».
L'editoriale de "Il Giornale"
La questione non è più confinata, comunque, nel gossip, tanto che Mario Giordano, direttore de "Il Giornale" (edito da Paolo Berlusconi, fratello del presidente del Consiglio in carica), le dedica addirittura un editoriale.
Giordano ammette che ieri "per tutto il giorno non si è parlato d'altro" e che la frase "succhiami i capezzoli, Cleo" è stata il tormentone che ha accompagnato tutta la giornata politica.
Giordano stigmatizza, poi, il ruolo dei "giornali morbosi", prima di tutti Repubblica, perché "se si è precipitati a questo livello il merito è proprio di Repubblica. Quando si intraprendono certe strade - scrive Giordano - non si sa mai dove si arriva".
E poi aggiunge che è disdicevole "mettere alla berlina un ministro, salvo poi dire a sera, con un comunicato Ansa, che è 'tutta invenzione letteraria' perché 'la scrittrice non ha mai pensato di fare riferimento a personaggi politici reali'".
Anche perché - sempre secondo il direttore de Il Giornale - Maria Gabriella Genisi "il personaggio politico reale lo descrive per filo e per segno... A momenti gli pubblica pure il codice fiscale per farlo riconoscere".
Il disappunto del Vaticano
Ora noi non sappiamo se "il personaggio politico reale" di cui tutti parlano senza fare il nome, è proprio il ministro della Cultura in carica, nonché un membro importante della "triade" che governa il Pdl. Quello che è certo è che il ministro Bondi si è separato abbastanza di recente dalla moglie per intrecciare una "love story" con una parlamentare del partito di Berlusconi.
E anche qui nulla di male. Di separazioni coniugali, precedute o seguite da love story, è pieno il mondo. Salvo un dettaglio: che proprio Bondi fu uno dei ministri in prima fila nell'ultimo Family day e proprio questo "tradimento" sarebbe stato sottolineato ultimamente con disappunto dal Vaticano, che - a quanto pare - non ha da ridire solo sugli "stili di vita" di Berlusconi.
FONTE: 15/07/09
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