1 - IL PRIMO ROMANZO EROTICO DEL SEX-GATE...
Fabrizio D'Esposito per "Il Riformista"
Un libro di duecento pagine, uscito di nascosto a giugno per le Edizioni La Fenice di Roma. S'intitola Il pesce rosso non abita più qui, «perché la politica è un grande acquario in cui il pesce grande mangia quello piccolo». E «Salvo era un pesciolino rosso allora, riflettei».
MARIA GABRIELLA GENISI con sabelli fiorettiL'autrice si chiama Maria Gabriella Genisi. Abita a Bari, ha già pubblicato due libri per una casa pugliese (Manni) e ha poco più di quarant'anni. Il suo lavoro si può considerare la prima guida erotico-sentimentale al berlusconismo post-Noemi e post-Patrizia perché racconta la storia d'amore vera, verissima, condita con tanti dettagli intimi, tra la protagonista che fa la cassiera di un supermercato e un esponente dell'attuale governo del Cavaliere.
MARIA GABRIELLA GENISIL'artificio della cassiera magari nasconde Genisi stessa (che al Riformista dice: «Non dirò mai nulla»), mentre l'identità del ministro è camuffata solo in parte: Salvo Toscani. Chi si chiama con il nome di battesimo che inizia per esse ed è toscano di origini? Facile. Del resto gli indizi di Genisi portano in una sola direzione.
Cominciamo dal primo incontro, il colpo di fulmine, che nel romanzo accade durante un ingorgo autostradale: «Tutta quella cortesia quasi femminea nel suo tono di voce mi dava sui nervi». E ancora: «Sapeva essere divertente senza rendersene conto, al di là del suo aspetto vagamente triste e curiosamente anonimo».
MARIA GABRIELLA GENISII capitoli sono diciannove e si aprono con altrettanti titoli che sono sms poetici spediti dal ministro. A questo punto abbiamo detto tutto. Eccone tre. Il quarto: «Grazie amore perché mi tieni tra le braccia come un bambino che ha paura». Il quinto: «Voglio essere umile e fedele come un cane che vive di carezze e sguardi». Il decimo, una frase chiave che servirà poi a comprendere la fine della relazione tra i due: «Ma tu pensi davvero che io abbia potuto dire no alla tua candidatura?».
La cassiera ha un nome che lascia il segno. Cleofe detta Cleo. Cleofe De Domenici. Tornata a casa, una domenica d'estate, dopo essere stata abbagliata da Salvo Toscani interroga Google per cercare notizie sul politico.
MARIA GABRIELLA GENISIQuesta la sua prima impressione: «Pian piano veniva fuori da quelle pagine il ritratto di un uomo assai diverso da quello che avevo conosciuto seppur superficialmente quel pomeriggio: una figura di lacchè, di adulatore del principe. Non mi ci volle molto ad intuire che non era un politico molto amato.
Gli si rimproverava infatti una fedeltà smodata e quasi religiosa al suo leader di partito, come pure la palese abilità nel nascondere la polvere sotto il tappeto». È il Cavaliere, ovviamente, il destinatario di tanta «fedeltà smodata e quasi religiosa». Il «quasi» è superfluo.
MARIA GABRIELLA GENISILa storia tra Cleo e Salvo ha un incipit che riporta alle cronache di questi giorni per un particolare che accomuna il principe e il suo consigliere adulatore: l'accappatoio bianco. Il primo appuntamento della coppia è in un albergo: «Salvo venne ad aprirmi: indossava un accappatoio di spugna bianca con lo stemma dell'hotel ricamato in oro e poi nient'altro e mi sorrise con apparente timidezza».
Il ministro ha la febbre, i due si stendono sul letto: «Con le dita accarezzai leggermente il suo profilo, le sue labbra sottili, il collo sudato, il petto. Era completamente glabro e aveva seni pieni quasi femminei che non avevo mai visto in nessun uomo prima di allora». La sorpresa, per Cleo, arriva dopo i primi baci: «"Succhiami i capezzoli, Cleo" mi implorò».
Lei dapprima si blocca, poi accontenta l'implorante Salvo: «Mi attaccai al suo seno come fa un bimbo e succhiai a lungo il suo capezzolo rosa. Mi piaceva farlo, forse perché ho ancora un concetto del sesso molto legato all'oralità e allora mi resi conto di essere eccitata. Intanto lui mi cercava con le mani, frugava tra le mie gambe con le dita ed io ero calda, umida e già pronta a fare l'amore».
MARIA GABRIELLA GENISIAltra sorpresa, invece: «Salvo iniziò a masturbarsi chiedendomi di non smettere, di continuare a succhiargli il seno. "Guardami - mi disse dopo qualche minuto mentre godeva - guarda come mi tocco, vedi come godo..."».
Cleo e Salvo ripeteranno molte volte questa scena. La storia dura circa due anni ed è incastrata tra le elezioni politiche del 2006 e quelle anticipate del 2008. Si vedono a casa di lui. Lei riprende a studiare all'Università. La donna ha superato i trenta ed è una ragazza madre. Ha un figlio piccolo con cui vive in una casa popolare a Trastevere. Il contrasto tra il politico della casta e l'amante precaria è netto.
Così come la doppia morale tipica del potere. Toscani è cattolico, va al Family Day, è contrario all'aborto. Ed è sposato. La moglie è lontana e lui ama Cleo. Non solo. C'è un'altra donna che la cassiera scoprirà con dolore solo alla fine, quando le sarà negato un posto in lista per la Camera dei deputati (ammette Genisi, sempre al Riformista: «Questo è capitato a me, mi hanno negato la candidatura»).
Prima della rottura definitiva, il momento peggiore della relazione tra Cleo e Salvo è nell'estate del 2007, quando il centrodestra è sconvolto dall'avvento di un ciclone rosso che Genisi descrive così: «Si chiamava Marina Rossi. Veniva dal mondo dell'imprenditoria, era manager nelle industrie di famiglia. Era giovane e rampante come una Ferrari testarossa, telegenica, entusiasta, grande comunicatrice e diplomatica: tutto quello che Salvo non era e non sarebbe mai stato».
IL PESCE ROSSO NON ABITA PIU' QUI - MARIA GABRIELLA GENISI«Testarossa» viene addirittura indicata come probabile «erede naturale» del Cavaliere. Il partito è «sotto shock». Toscani tenta il suicidio: «È una follia Cleo, un'ingiustizia enorme, credimi: e pensare che quella puttana gliel'ho presentata io addirittura». Cleo lo salva. Ed è qui che Genisi tratteggia forse la più straordinaria definizione psicologica del berlusconismo.
È Salvo che parla, devastato dall'avvento di «Marina Rossi», che peraltro è da poco sua collega di governo: «All'inizio sei come un bambino che segue il pifferaio magico. Ci sono centinaia di bambini che seguono il pifferaio. La musica li incanta e non sanno dove vanno.
Io invece l'ho capito: lui li porta via dalla realtà, come fa con noi. Noi tutti siamo suoi burattini, gli serviamo solo per giocare; siamo i descamisados a cui regalare un momento di gloria. Poi il gioco continua e sulla giostra sale altra gente: ne ha un assoluto bisogno, nuovo sangue per il vampiro, e a noi ci butta via come zavorra». Vale per il partito, per le liste, per le feste nelle residenze private del pifferaio.
Quando Cleo ha il suo momento di celebrità per un articoletto sulla cassiera-ragazza madre che si è laureata, viene contattata da un collega di partito di Salvo per un posto sicuro in lista. Ma è proprio Toscani che si oppone. Lui nega, poi la molla con una mail. Lei sta malissimo. Scopre che sta da tempo con un'altra.
Questa sì fatta arrivare in Parlamento: «Ho capito chi sei: un uomo squallido che nasconde dietro a una gentilezza untuosa soltanto menzogne, e adesso comprendo anche come andò realmente la storia scandalosa della mia candidatura. Come potevi avallare la mia candidatura, quando ne avevi già un'altra in lista? Solo che a me non la stavi proponendo tu, me l'avevano offerta, e tu l'hai semplicemente bocciata. Sei un verme Salvo e mi fai schifo».
Nelle trattative per le liste, le sedi di partito sono «luoghi di meretricio frequentati da stelle e stelline con book fotografico d'ordinanza». Anche nella realtà, il ministro convive con una deputata del Pdl. È notizia di queste settimane. Cleo elabora il lutto. Ripensa a Salvo che le rivela un sogno: «C'era un'altra donna con te, bionda, e facevate l'amore. Io vi guardavo, eravate meravigliose insieme».
E ancora: «In un anno e mezzo di rapporti sessuali Salvo aveva raggiunto l'orgasmo sempre e soltanto masturbandosi». Lui si rifà vivo dopo un anno. Ma Cleo è ormai lucida e libera: «Nei miei ricordi rimaneva soltanto un lombrico molliccio dall'incarnato straordinariamente pallido». E l'ex pesciolino rosso è diventato un'anatra. La citazione è di Leonardo Sciascia: «E infine i quaquaraquà che dovrebbero vivere come anatre nelle pozzanghere».
2 - Vendette? Meglio quelle letterarie...
Cinzia Leone per "Il Riformista"
Nomi e punteggio, li ha dati solo Moana. Nel suo "La filosofia di Moana" di famosi ce n'erano tanti: Beppe Grillo (7-), Roberto Benigni (8+), Paulo Roberto Falcão (5), Luciano De Crescenzo (7), Nicola Pietrangeli (6), Renzo Arbore (6). Di politici solo uno, mascherato ma trasparente: Bettino Craxi, allora segretario del PSI. Merita un 7½ e per un rapporto sessuale incompleto. Le donne giudicano e scrivono, gli altri si azzannano sul toto-nome.
Nel risiko erotico letterario ci si è arrovellati sull'ossuto amante descritto nelle pagine di Carmen Lera. Un affascinante anchor-man, un leader mediorientale, o un ancor più scheletrico leader della sinistra? E molto si è fantasticato sul misterioso personaggio del libro di Paola Pitagora (giornalista o politico, o tutti e due?) o di quello di Lidia Ravera (direttore, occhi magnetici, passato a sinistra).Tocca sempre a loro ai MADS (maschi adulti di successo): direttori, capostruttura, politici. Idraulici pochi, o solo nel genere hard.
Il potere fa novanta e le vendette si consumano fredde, meglio se per iscritto. Lo sapeva Savelli pubblicando nel '77 "Cani senza collare" una donna "liberata" piena di avventure con uomini facilmente riconducibili a leader della sinistra rivoluzionaria. Lo sa la casa editrice Usa che lancerà a giorni il diario di una maitresse "portatrice sana" di fanciulle in fiore. "Utilizzatore finale" un presidente di origine irlandese. Risposta troppo facile? Il risiko continua.
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