L'intervista. Il senatore del Pd ha presentato con Zanda una mozione per evitare condotte "immorali"
Carofiglio: quattro regole capitali salviamo il decoro delle istituzioni
"Dibattito urgente. La maggioranza spieghi il no al Paese"
di LELLO PARISE
Gianrico Carofiglio
BARI - Senatore Gianrico Carofiglio, il presidente Napolitano insiste perché si crei un "clima più civile" fra gli opposti schieramenti. Secondo lei, fa bene o sbaglia?
"Certo che non sbaglia. E lo spirito della mozione presentata dal Pd a Palazzo Madama, del resto, è proprio quello".
Nel documento che sarà discusso nella prossima settimana chiedete ai politici coerenza dei comportamenti pubblici e privati. Ogni riferimento al "caso Berlusconi" non sembra casuale.
"A me interessano fino a un certo punto le clamorose vicende di cronaca che vanno in scena ormai da qualche settimana a questa parte. Sempre per il sottoscritto, piuttosto, è importante l'esigenza di riflettere a proposito dei temi legati all'etica pubblica".
Per favorire un confronto politico più sereno, sarebbe utile se il premier si decidesse a spiegare di fronte al Parlamento come stanno le cose?
"Utile? Io penso che sia indispensabile, innanzi tutto nell'interesse di quel politico. La democrazia è fatta di domande, di risposte. E di consapevole trasparenza. Quella che dovrebbe spingere il primo ministro a chiarire ciò che, finora, chiaro non è. Per nessuno".
Cosa volete ottenere con la vostra mozione?
"Ripeto: noi vogliamo occuparci, in termini generali, del decoro delle cariche pubbliche e della necessità che i membri del governo, e il suo presidente, non abbiano comportamenti disdicevoli".
E' la ragione per cui indicate quelli che suonano come veri e propri "comandamenti"?
"A me piace parlare di regole capitali. Sono quattro. La prima riguarda l'esigenza di non tenere comportamenti personali in contrasto con i valori posti alla base dell'azione politica. Faccio un esempio banale: non si possono sostenere i valori della famiglia tradizionale e poi, per dire, avere l'amante. Il problema non è l'amante, ma l'incoerenza. La seconda regola riguarda il decoro legato alle cariche pubbliche. Cito l'esempio di un magistrato, così nessuno si offende".
Qual è l'esempio?
"Qualora un pubblico ministero andasse in udienza indossando calzoni corti e canottiera non sarebbe immorale, ma appunto indecoroso. Perché contribuirebbe a ledere il prestigio della magistratura e in generale delle istituzioni".
Quali sono gli altri "comandamenti"?
"La terza regola sottolinea l'obbligo di astenersi da comportamenti che possano fare solo ipotizzare un uso privato della funzione pubblica e delle sue prerogative. Immaginiamo un magistrato sotto scorta che utilizzi la vettura blindata del ministero per portare alla sua villa al mare, dove ha organizzato una festa, un paio di ballerine di rumba e un suonatore di mandolino. Sarebbe l'autore di un comportamento deontologicamente censurabile. Il ministro Alfano interverrebbe con l'azione disciplinare. E farebbe bene".
C'è, infine, il quarto "comandamento".
"E' il più semplice: il dovere di dire la verità. Il decoro delle alte funzioni pubbliche è incompatibile con le bugie. Ecco, abbiamo concluso: questo è lo statuto dei comportamenti".
Servirebbe pure ad evitare che un uomo accusato di essere uno stupratore diventi dirigente di base del Pd? Il senatore Ignazio Marino sostiene che nel Pd c'è "una questione morale grande come una montagna".
"Siamo amici e lui è un uomo di valore. Ma proprio per questo dovrebbe prestare attenzione a non fare uscite estemporanee. La vicenda giudiziaria in cui è stato coinvolto tredici anni fa quel coordinatore di circolo, non risulta dal certificato penale. Come l'avrebbe accertata, Ignazio Marino, se fosse dipeso da lui? E dunque: cosa c'entra con questa brutta storia la questione morale?".
Senatore Carofiglio, non c'è il rischio che lo "statuto dei comportamenti" resti un sogno ad occhi aperti?
"Dichiarare, come fanno alcuni esponenti della maggioranza, la disponibilità a discuterlo, è una novità e naturalmente ci fa piacere. Vedremo come andrà a finire. Ma voglio dire sin d'ora con chiarezza una cosa. Queste quattro, elementari regole, enunciano principi sui quali è molto difficile non essere d'accordo. Se la maggioranza dovesse respingerle mi aspetto che spieghi - a noi, ma soprattutto al Paese - qual è la sua idea del decoro, della dignità e della credibilità di chi riveste cariche pubbliche".
"Certo che non sbaglia. E lo spirito della mozione presentata dal Pd a Palazzo Madama, del resto, è proprio quello".
Nel documento che sarà discusso nella prossima settimana chiedete ai politici coerenza dei comportamenti pubblici e privati. Ogni riferimento al "caso Berlusconi" non sembra casuale.
"A me interessano fino a un certo punto le clamorose vicende di cronaca che vanno in scena ormai da qualche settimana a questa parte. Sempre per il sottoscritto, piuttosto, è importante l'esigenza di riflettere a proposito dei temi legati all'etica pubblica".
Per favorire un confronto politico più sereno, sarebbe utile se il premier si decidesse a spiegare di fronte al Parlamento come stanno le cose?
"Utile? Io penso che sia indispensabile, innanzi tutto nell'interesse di quel politico. La democrazia è fatta di domande, di risposte. E di consapevole trasparenza. Quella che dovrebbe spingere il primo ministro a chiarire ciò che, finora, chiaro non è. Per nessuno".
Cosa volete ottenere con la vostra mozione?
"Ripeto: noi vogliamo occuparci, in termini generali, del decoro delle cariche pubbliche e della necessità che i membri del governo, e il suo presidente, non abbiano comportamenti disdicevoli".
E' la ragione per cui indicate quelli che suonano come veri e propri "comandamenti"?
"A me piace parlare di regole capitali. Sono quattro. La prima riguarda l'esigenza di non tenere comportamenti personali in contrasto con i valori posti alla base dell'azione politica. Faccio un esempio banale: non si possono sostenere i valori della famiglia tradizionale e poi, per dire, avere l'amante. Il problema non è l'amante, ma l'incoerenza. La seconda regola riguarda il decoro legato alle cariche pubbliche. Cito l'esempio di un magistrato, così nessuno si offende".
Qual è l'esempio?
"Qualora un pubblico ministero andasse in udienza indossando calzoni corti e canottiera non sarebbe immorale, ma appunto indecoroso. Perché contribuirebbe a ledere il prestigio della magistratura e in generale delle istituzioni".
Quali sono gli altri "comandamenti"?
"La terza regola sottolinea l'obbligo di astenersi da comportamenti che possano fare solo ipotizzare un uso privato della funzione pubblica e delle sue prerogative. Immaginiamo un magistrato sotto scorta che utilizzi la vettura blindata del ministero per portare alla sua villa al mare, dove ha organizzato una festa, un paio di ballerine di rumba e un suonatore di mandolino. Sarebbe l'autore di un comportamento deontologicamente censurabile. Il ministro Alfano interverrebbe con l'azione disciplinare. E farebbe bene".
C'è, infine, il quarto "comandamento".
"E' il più semplice: il dovere di dire la verità. Il decoro delle alte funzioni pubbliche è incompatibile con le bugie. Ecco, abbiamo concluso: questo è lo statuto dei comportamenti".
Servirebbe pure ad evitare che un uomo accusato di essere uno stupratore diventi dirigente di base del Pd? Il senatore Ignazio Marino sostiene che nel Pd c'è "una questione morale grande come una montagna".
"Siamo amici e lui è un uomo di valore. Ma proprio per questo dovrebbe prestare attenzione a non fare uscite estemporanee. La vicenda giudiziaria in cui è stato coinvolto tredici anni fa quel coordinatore di circolo, non risulta dal certificato penale. Come l'avrebbe accertata, Ignazio Marino, se fosse dipeso da lui? E dunque: cosa c'entra con questa brutta storia la questione morale?".
Senatore Carofiglio, non c'è il rischio che lo "statuto dei comportamenti" resti un sogno ad occhi aperti?
"Dichiarare, come fanno alcuni esponenti della maggioranza, la disponibilità a discuterlo, è una novità e naturalmente ci fa piacere. Vedremo come andrà a finire. Ma voglio dire sin d'ora con chiarezza una cosa. Queste quattro, elementari regole, enunciano principi sui quali è molto difficile non essere d'accordo. Se la maggioranza dovesse respingerle mi aspetto che spieghi - a noi, ma soprattutto al Paese - qual è la sua idea del decoro, della dignità e della credibilità di chi riveste cariche pubbliche".
(LA REPUBBLICA 13 luglio 2009)
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