lunedì 27 luglio 2009

LICIA NUNEZ:"Non c'entro con le escort.Berlusconi è un paterno consulente artistico"

la showgirl: «sono indignata, basita, esterefatta»

La Nunez: non c’entro con il caso escort

L'attrice e il premier: "Siamo amici da tempo. Tarantini l’ho incontrato nella sala d’attesa di Palazzo Grazioli"

MILANO — «Indignata, basi­ta, esterrefatta». Licia Nunez da Barletta, al secolo Lucia Del Cu­ratolo, è furibonda. Il suo nome è stato associato a quello di al­cune escort professioniste re­clutate da Tarantini per le or­mai note feste del premier. L’at­trice trentunenne, francamen­te, non ci sta.

Licia, come si sente?
«Come vuole che stia? Non sono una escort, non ho mai preso soldi, non ho mai ricevu­to regali, non faccio parte del­l’entourage di nessuno. Mia mamma appena ha letto tutto questo fango è scoppiata in la­crime! Ha 64 anni ed è un’inse­gnante di Lettere in pensione. Ho una nipotina di 7 anni, ho dovuto chiedere a mio fratello di nascondere i giornali. È gra­vissimo, temo davvero per la mia carriera».

Allora chiariamolo subito. Lei conosce Giampaolo Taran­tini?
«Ci hanno presentati nel set­tembre del 2008. Ero andata a Palazzo Grazioli per un collo­quio privato con il presidente Silvio Berlusconi. Nella sala d’attesa c’era anche questo si­gnore ».

Cosa ci faceva lei a collo­quio privato dal premier?
«Dovevo chiedergli dei consi­gli. Per me è una sorta di pater­no consulente artistico».

Converrà che non è comu­ne...
«Tra noi è nato un bellissimo rapporto nel 2007, in autunno. Lo conobbi a Roma a una festa, lui non era ancora premier. Io ero la protagonista di Vivere, ero orgogliosa di dirgli che lavo­ravo per Mediaset. Fu molto gentile».

Quante volte vi siete visti?
«Sei, sette? Lo incontrai di nuovo a marzo, in un’altra occa­sione mondana. Presi coraggio e mi permisi di dargli il mio nu­mero di cellulare. Incredibil­mente lui mi fece chiamare do­po le elezioni e mi invitò a Pa­lazzo Grazioli ai festeggiamenti per la vittoria. Quel giorno fu lui a darmi il suo numero di te­lefonino. L’ho usato poche vol­te: per augurargli buone vacan­ze, per incoraggiarlo se ha pro­blemi di salute. Dopo il G8 per fargli i complimenti, e anche per manifestargli solidarietà sul caso delle escort».

Quando l’ha sentito l’ulti­ma volta?
«Pochi giorni fa, mi ha chia­mato lui: era indignato per quanto alcuni giornali avevano scritto su di me. Ho già chiesto ai miei legali, Alessandro Var­renti e Annamaria Bernardini de Pace, di diffidare le testate».

L’accusano di essere andata nella beauty farm di Marc Mes­ségué, nel novembre del 2009, con Tarantini, Barbara Guerra e Graziana Capone, tutti nella stessa auto.
«Falso. In Umbria ci andai, ma da sola, e non è reato. Il pre­mier, gentilissimo, mi mise a di­sposizione un’auto con un suo autista, perché io ho la patente, ma non guido. L’avevo cercato per chiedergli dei consigli e per sapere come stava. Lui mi pro­pose di raggiungerlo a Todi».

Lì, però, Tarantini lo vide.
«Pranzammo tutti insieme. E certo, parlai anche con que­sto signore. Ci accomunavano le origini, scherzammo in bare­se. Poi ci scambiammo i nume­ri di telefono, fu più una corte­sia. Io non chiedo mai la fedina penale a uno sconosciuto, per me garantiva il fatto che fosse ospite del premier. Tarantini mi chiamò solo una volta, ad aprile: mi invitava alla sua festa di compleanno, a Casina Vala­dier a Roma. Non andai».

Ha mai ricevuto soldi o re­gali dal premier o da persone a lui vicine?
«Mai. Anzi, sono stata io una volta a fargli un regalo. Una bel­la sciarpa blu di cachemire, in prossimità del suo complean­no, nel 2008. In Umbria lui l’ave­va al collo, mi ha fatto piacere».

Crede che la sua amicizia con il premier l’abbia agevola­ta nel lavoro?
«È un problema di chi lo pen­sa. Qualora poi il presidente mi abbia aiutata non posso che es­sergli grata».

Ha ascoltato le intercetta­zioni del premier con le escort?
«No, non mi interessano. Il mio giudizio su di lui non è cambiato di una virgola: è un uomo vincente, geniale».

Lo ha mai chiamato Papi?
«Mai. Lo chiamo presidente. Magari ogni tanto mi scappa Sil­vio, ma dopo due anni di amici­zia è normale».

Elvira Serra
corriere della sera 27 luglio 2009

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